Con Nerone a prendere parte all’inizio di una fantastica avventura. Con la partecipazione preoccupata di Luna.
Oggi e’ giovedi’, ho preso un giorno di ferie perche’ Nerone voleva andare a scavare a Dolina Rea approfittando di una pausa nei turni di lavoro. Ho subito aderito perche’ mi sentivo sarebbe stata una grande giornata.
Luna e io partiamo da Roma la mattina alle 7.30, finalmente una partenza adeguata a non arrivare alla grotta a meta’ giornata. Va bene la comodita’ degli appuntamenti in tarda mattinata, pero’ a essere sincero mi mancava il partire presto e avere molte ore in piu’ per fare quel che si desidera in grotta.
Rapido passaggio a Cicchetti per una sostanziosa colazione poi sento Nerone. Sono in anticipo ma lui, come speravo, e’ gia’ pronto e mi attende al magazzino.
Arrivo in pochi minuti, sistemiamo i miei bagagli nella sua macchina nuova, attrezziamo un angolino per Luna sui sedili di dietro e partiamo alla volta di Fondi di Jenne.
Parcheggiamo al solito punto, la neve c’e’ ancora nonostante il caldo della giornata. La superficie bianca pero’, rispetto alla volta scorsa, e’ ghiacciata e porta i segni di un forte vento che l’ha finemente modellata.
Ci cambiamo veloci e ci avviamo, Lascio Luna perche’ corra sulla neve sfogando le sue energie e la contentezza di essere all’aria aperta.
Un rapido passaggio per salutare Bucio Nero’ e proseguiamo. Strada facendo Nerone mi illustra la storia delle doline che incontriamo, lui le ha viste “nascere”, molte di loro fino a 10 anni fa non c’erano.
Eccoci infine a Dolina Rea. Sistemiamo la corda per la discesa e Nerone va avanti. Io mi trattengo per terminare i preparativi e per recuperare le forbici, voglio tagliare alcuni dei rami che ostacolano la discesa alla grotta.
Sono pronto, vado pure io. Mi fermo a tagliare i rami sotto lo sguardo incuriosito di Luna. Luna e’ preoccupata per la discesa, inizia a fare su e giu’ per l’imbocco della dolina, ci pensero’ dopo, ora mi dedico al giardinaggio.
Termino la mia opera, nulla di che, pero’ almeno ora non rischi che un rametto ti finisca negli occhi mentre scendi.
Convincere Luna a scendere non e’ semplicissimo, devo riscendere giu’ alla grotta. Sotto trovo Nerone che si prepara per lavorare. Prendo con me il maleppeggio e risalendo scavo dei gradini nella neve ghiacciata e scivolosissima. Fatto, ora devo solo, vincere la diffidenza di Luna e farla avvicinare. Ci metto un po’ ma riusciamo a trovare un accordo, brava cagnolina. Una volta al guinzaglio passo un paio di minuti a tranquillizzarla quindi la porto con me al bordo della dolina. Si impunta, pero’ ora non riesce a fuggire, la blandisco cercando di calmarla poi, con una mossa repentina, la prendo in braccio. In un attimo siamo oltre il dislivello che tanto la impressionava. La rimetto giu’, ora puo’ procedere da sola. Scende come un fulmine, per lei e’ semplice, ha il 4×4 innato. Scendo anche io anche se con meno eleganza.
Nerone e’ vicino al punto da allargare e valuta il da farsi. Mi avvicino anche io per guardare. C’e’ un grosso sasso che occlude quasi completamente il passaggio, oltre sembra esserci un ambiente, non grandissimo ma comodo per un paio di persone.
Sul sasso ostruttore i nostri amici hanno messo un fix con piastrina, mi allungo, ci metto la corda e proviamo a tirarlo via intero. Nulla da fare, si incastra. E’ deciso, servono le maniere forti, Nerone mi concede l’onore di operare. Mi passa il trapano e vado. In pochi minuti del masso e’ rimasto solo il ricordo e qualche minuto frammento. Togliamo tutto di mezzo, ora la visuale e’ libera e quel che vediamo ci conferma le impressioni precedenti, un piccolo ambiente e poi…
Ancora per passare ce ne vuole. Alternandoci iniziamo a rimuovere sassi e terra sul pavimento della strettoia. Lavoriamo principalmente sulla parete destra, leviamo una quantita’ di terra e sassi per ricavarci uno spazio dove mettere i piedi….
Proseguiamo a scavare terra fino a raggiungere il nostro scopo. Ora possiamo infilare le gambe nello spazio ricavato e lavorare piu’ comodi alla prosecuzione.
Sempre alternandoci rimettiamo mano al trapano e lavoriamo alla roccia. E’ sempre la parete di destra a farne le spese, sembra essere la piu’ disponibile a farsi modellare per i nostri scopi.
Il tempo passa, leviamo sassi, il passaggio si allarga. Nerone, anche se con la sua solita flemma, mi incita un paio di volte a tentare il passaggio. Provo, ma invano. E’ ancora troppo stretto. Continuiamo gli scavi. La terza volta sembra quella buona ma c’e’ ancora qualche spuntone fastidioso da togliere. Scaviamo ancora. Assestiamo alla roccia un colpo decisivo e finalmente viene via uno dei pezzi di roccia che ostacolavano il passaggio.
Riprovo…stavolta vado senza problemi! Scivolo avanti con i piedi, passa la pancia, passa il torace, passa infine anche la testa. Mi metto in ginocchio, poggio su uno strato di terra. Mi guardo intorno. Quello che nella nostra fantasia era l’inizio di un meandro lungo chissa’ quanto, alla luce della cruda realta’ si rivela una stanza di piccole dimensioni. Sono in un ambiente vagamente ovale, lungo 1,5 m sull’asse maggiore longitudinale, circa 1 m sull’asse minore. La terra che costituisce il pavimento si infila in un interstrato alto non piu’ di 5 cm. Sulla parte bassa non ci sono prosecuzioni possibili a meno di uno scavo immane.
Con un poco di sconforto nell’animo inizio a urlare a Nerone la pessima notizia. Nel frattempo inizio a guardare in alto, piu’ per completare la panoramica per Nerone che per altro.
Aspetta!!! La’, in alto a circa 2 m di altezza c’e’ una finestra, dopo si intravede una prosecuzione. Urlo a Nerone la bella notizia e gli ingiungo di passare anche lui la strettoia, ora e’ decisamente “neronabile”.
Non posso aspettare la nuova grotta mi chiama, scalo in opposizione sulle pareti il breve dislivello fino alla finestra. Sono arrivato. Intanto Nerone inizia il passaggio. Avidi di esplorazione i miei occhi cercano di catturare tutti i particolari di questa nuova meraviglia.
Sono in ginocchio all’ingresso della finestra. Davanti a me c’e’ uno stretto cunicolo in discesa, dopo si intravede qualcosa ma e’ indefinito, per ora. La grotta sembra proseguire a destra dove parte un meandro con direzione circa ortogonale alla finestra. Sulla parete alla mia destra, tra la finestra e l’inizio del meandro c’e’ una meraviglia di rudiste inglobate nella parete ma molto ben visibili. Le ammiro per un tempo che mi sembra lunghissimo vista la mia impazienza di proseguire. Visto il recente successo del guardare in alto, lo faccio di nuovo. Bene, anche sopra la mia testa c’e’ un foro nella parete da investigare. Rompo gli indugi, mi alzo in piedi e vado avanti con la familiare emozione che accompagna questi momenti.
Nerone intanto e’ quasi passato. Anche lui come me si guarda intorno cercando indizi di prosecuzione nell’angusto ambiente cercando di adattare la grande sala immaginata finora con la stanzetta dove si trova. Non si e’ ancora accorto della prosecuzione in alto, mi urla per chiedere dove io sia.
Interrompo la mia esplorazione per tornare indietro e fare luce a Nerone e indicargli il passaggio. Quando la mia luce fa capolino nella saletta, Nerone alza gli occhi per guardare. E’ sorpreso, non si era ancora accorto del passaggio. Gli spiego che la risalita e’ semplice da fare, gli chiedo di recuperare gli attrezzi da scavo e di raggiungermi. Gli spiego della meraviglia sulla parete destra della finestra e di fare attenzione a non sporcare le rudiste mentre passa.
Mentre Nerone sale io vado in giro a vedere che meraviglie possiamo aver scoperto. Come ho detto, appena passata la finestra di ingresso a questo nuovo mondo vedo davanti a me una condottina di circa mezzo metro di diametro, in fondo, illumino con la torcia di profondita’, si vede una sala col fondo scuro, fango probabilmente. La condotta non e’ transitabile senza del lavoro. Vado oltre. Un metro avanti a me la grotta prosegue a destra. Faccio un passo avanti e mi affaccio su un meandro che continua sia a destra che a sinistra. A sinistra, a 2 metri da me, un foro nella parete sembra portare alla stessa sala intravista dal cunicolo, il primo visto. Anche questo foro non e’ transitabile. Ad ogni modo mi avvicino e mi affaccio, vedo la sala nella sua interezza. Sembra una marmitta circolare profonda un paio di metri col fondo invaso dal fango. Potrebbero esserci un paio di prosecuzioni, da scavare nel fango. Una e’ a sinistra e probabilmente porta alla base della saletta dopo la strettoia d’ingresso. Una e’ a destra, diametralmente opposta alla prima. Sembra lei la possibilita’ migliore. Per ora la mia indagine si ferma qua, il passaggio e’ troppo stretto e poi probabilmente serve mettere una corda per scendere.
Torno sui miei passi, Nerone e’ ancora impegnato con la risalita, vado dalla parte opposta del meandro. Meandro che continua serpeggiando per almeno 5 metri. Sul pavimento corre una spaccatura larga pochi centimetri e fonda un metro circa, probabilmente e’ la via presa dall’acqua che scarica nella sala fangosa. Il soffitto del meandro e’ alto piu’ di 2 metri, le pareti, candide e di ottimo calcare, sono distanti oltre u metro. In fondo il meandro restringe, oltre sembrano esserci 2 diramazioni, ancora una a destra e una a sinistra.
Sento che Nerone e’ arrivato, torno da lui per fare gli onori di casa. Lo raggiungo e subito gli faccio notare la bella parete di rudiste, poi lo lascio a fare da solo le sue scoperte e valutazioni. Deve essere emozionato anche lui, si e’ persino dimenticato di accendere la sua pipa dal fumo pestilenziale!
Terminata la sua esplorazione tiriamo fuori gli attrezzi, conveniamo entrambi di lasciare per la prossima volta l’accesso alla sala di fango e di dedicare i nostri sforzi ad allargare il fondo del meandro.
Siamo in zona lavoro. Per prima cosa tiro alcuni sassi a sinistra. Bene, sembra esserci un pozzo! Da come le pietre rimbalzano sulle pareti non deve essere molto largo. Alcuni di loro si fermano prima altri continuano. Tanto per alimentare le nostre fantasie grandiose stimiamo un pozzo tra i 10 e i 20 metri.
Iniziamo ad allargare. La roccia in questo punto e’ particolare, la parte superiore, vicino alla parete sinistra e’ molto fratturata, inframezzata da fango e e sembra avere degli strati verticali. La parte inferiore e’ molto piu’ compatta, anche se anche lei fratturata, sembra una pietra sorella del calcare che forma le pareti del meandro, gli strati sono quasi orizzontali, salgono leggermente verso destra.
Nerone ed io lavoriamo alacremente per un paio d’ore alternandoci. Ora la parte superiore del passaggio e’ libera ma ancora troppo stretta per chiunque. Attacchiamo la parte bassa che pero’ e’ molto piu’ ostica. Si fa tardi, Nerone dichiara che deve andare, tra poco attacchera’ al lavoro e deve riposare un poco.
Sono molto contrario ad andare, gli dico di iniziare a radunare il materiale e scendere, io lo raggiungero’. Nel frattempo continuo ad accanirmi sul passaggio. Questione di minuti poi sento Nerone che mi intima di lasciar perdere. Faccio finta di non sentirlo. Gli dico che sto per arrivare ma sono smentito dal mio accanito martellare. Nerone con la pazienza e la tenacia della goccia d’acqua che perfora la roccia continua a ripetere che dobbiamo andare. Il lavoro da fare e’ ancora lungo. Con un sospiro lascio perdere e raggiungo Nerone. Alla base della risalita trovo Luna ad aspettarci. Usciamo assieme, come all’andata la aiuto nel pezzo piu’ ripido.
Fuori fa ben piu’ freddo rispetto a dentro la grotta. Commentando con Nerone le nostre scoperte torniamo alla macchina a passo veloce. Cambiarsi al gelo e’ sempre un piacere masochistico, ma e’ compensato dal tepore dei vestiti asciutti.
Il ritorno, anche se sono solo con una Luna sonnacchiosa, e’ piacevole, sono cullato dai recenti ricordi di quanto abbiamo scoperto e la mia fantasia gia’ viaggia verso chissa’ quali altre esplorazioni. Alla prossima.