Ancora esplorazione

22/12 – La vecchia strada per Yen Minh

 

Mi sveglio alle 7.00, ho poco da fare poiche’ ho lo zaino pronto da ieri. In compenso devo fuggire al bagno tre volte prima di essere in grado di partire. La squadra con Giovanni, Moreno ed Andrea parte. Dopo una decina di minuti siamo pronti anche noi. Wine, che e’ con noi, deve andare a parlare con la guida dell’altra squadra e quindi li deve raggiungere con la nostra jeep. Per non fare anche noi un giro inutile, noi dovremo andare nella direzione opposta, scendiamo a meta’ strada dove ci e’ parso di vedere dei buchi. Naturalmente sono solo dei sgrottamenti! Nel frattempo Wine e’ tornato, lo raggiungiamo sulla strada e partiamo per la ricognizione sulla vecchia strada per Yen Minh. Appena fuori Dong Van vediamo un grottone immenso e decidiamo di esplorarlo. Wine trova una guida, il primo vietnamita nano che mi sia capitato di vedere, e partiamo con i nostri zainoni in spalla. Il nanetto ci porta su un sentiero che in breve diventa una impegnativa erta e, mentre lui sale come una capra di montagna, noi gli arranchiamo dietro sbuffando come mantici. Al termine delle nostre fatiche c’e’ un ampio imbocco dove entriamo per cambiarci al riparo del vento. Luca e’ pronto per primo ed eccitatissimo scompare dentro, Max lo segue a ruota. Io finisco di prepararmi, riempio lo zaino con corde, sacca d’armo, placche, cibo ed acqua e li raggiungo. I due sono fermi ad una strettoia, Max ha gia’ trovato un bypass alto e lo sta passando. Anche il bypass non e’ agevole e Luca perde l’orologio mentre lo passa. Lo raccolgo senza dirgli niente e lo metto in tasca. Incontriamo varie sale abbastanza grandi ma senza punti che vadano in profondita’. Camminando sento aria fresca ed infatti dopo qualche metro trovo un altro ingresso. Ci affacciamo per vedere la posizione e vediamo che piove come si deve. Continuiamo a cercare il pozzo che ci permettera’ di arrivare al centro della terra. La nostra fiducia viene miseramente tradita e ritorniamo verso l’uscita. A pochi metri da essa c’e’ una finestra e da questa si vede, 30m piu’ in basso, la sala con l’immenso ingresso che avevamo visto dalla strada. Decidiamo di armare la discesa e Luca ne viene incaricato a furor di popolo. Mentre lui lavora a piantar spit e quindi si riscalda noi ci tiriamo un po’ all’interno della grotta dove e’ piu’ caldo ed iniziamo a mangiare qualcosa visto che e’ mezzogiorno. Luca, smoccolando perche’ pasteggiamo senza di lui, finisce di armare e scende. Noi ci ricomponiamo dopo il pasto luculliano e scendiamo anche noi. L’immensa sala pare continuare solo in un punto, un pozzetto che Luca arma su naturale. Quando arriva in fondo inizia a bestemmiare perche’ anche li’ chiude inesorabilmente. Delusi finiamo di mangiare e poi rientriamo. Io disarmo il pozzo da 30m, Luca e Max raggiungono l’ingresso di partenza passando all’esterno. In breve siamo alle jeep e continuiamo la ricognizione. Incontriamo una valle incassata tra alti conetti che sembra molto interessante. Ci fermiamo parecchie volte a vederla da piu’ angolazioni. Sara’ una fatica mostruosa risalire da li’ sotto ma si deve andare a vedere. Per scrupolo continuiamo ad andare avanti per qualche chilometro e, vicino ad un villaggio, troviamo due bellissime doline che promettono mirabilie. Saturi di novita’ ed intimamente convinti di aver fatto la nostra parte ce ne torniamo indietro soddisfatti facendo allegramente progetti per l’attivita’ dei giorni seguenti. Gli altri sono gia’ rientrati e ci portano notizie confortanti. Hanno fatto un giro mostruoso con la guida sui coni intorno a “La Forra”. Dopo alcuni buchi deludenti la guida li ha portati ad un buco, completamente nascosto dalla vegetazione che comincia con un pozzo da 16m e continua. Hanno lasciato i materiali in grotta e torneranno domani per continuare l’esplorazione. Oggi si sentivano troppo infreddoliti essendosi beccati tutta la pioggia. Il resoconto della giornata me lo fa Andrea mentre sorseggiamo un the in cucina-balcone e puliamo i fagiolini per cena. Sono le 16.00 e Luca, Andrea e Max decidono per uno spuntino a base di beef al tomato arricchito con soffritto di cipolla, roba da stomaci modello altoforno! Io mi astengo per prudenza e mi metto sul letto a leggere. Giovanni va al mercato a fare spesa e poi inizia a preparare la carne. Si mette a tagliarla nel salottino e naturalmente in quel momento arriva un notabile del paese che ci cazzia garbatamente per voce di Wine. Speriamo non ci facciano andar via! Giovanni continua con la preparazione della cena che poi e’ quasi un festino perche’ abbiamo spaghetti al sugo di carne di maiale, fettine di maiale e fagiolini ripassati in padella col pomodoro. Mentre ceniamo arriva un gruppo di vietnamiti che si installano nella stanza libera. Uno di loro viene nella cucina-balcone e segue con interesse tutta la nostra cena rifiutando quello che gli offriamo. Tenta un approccio ma noi non gli diamo molta confidenza, ci limitiamo a dichiararci italiani. Dopo cena Giovanni si arma di una boccia di vodka e va nella loro stanza a socializzare. Dalle risate che si sentono dovrebbe esserci riuscito! Io ho voglia di leggere un po’ e quindi mi preparo il letto, mi lavo i denti e mi stendo beato. Tra poco dormiro’.

 

23/12 – La valle delle meraviglie

 

Luca mi sveglia. Sono le 7.00 ed avrei continuato volentieri a dormire. Mi alzo e vado in cucina -balcone a degustare una tazza di the e biscotti con la marmellata. Alle 8.30 siamo tutti pronti, la prima squadra va a continuare la grotta lasciata ieri. Partono con la speranza di non finire nemmeno oggi. Max, Luca ed io dobbiamo aspettare ancora perche’ Wine deve farsi dare i permessi per la zona che vogliamo visitare oggi. Ne approfitto per cambiare zaino e prendere l’invicta che e’ piu’ comodo per la lunga camminata che abbiamo in programma. Finalmente partiamo. Andiamo a fermarci all’inizio di un sentiero che porta alla valle che vogliamo visitare. Arriviamo giu’ e vediamo una dolina molto grande che dall’alto non avevamo visto. Sembra molto promettente ci prepariamo a scendere sotto l’occhio attento di una ventina di indigeni. Max inizia ad armare il pozzo esterno togliendo di mezzo la florida vegetazione. Per la prima parte del pozzo trova tre armi naturali e dopo dieci minuti siamo tutti giu’. Subito parte un altro pozzo . Max pianta uno spit di partenza e poi Luca si occupa del successivo. Scendiamo e siamo su un gradone di fango e pietre alto circa 4m. Armiamo su naturale e scendiamo con cautela cercando di compattare l’orlo del gradone pestandolo energicamente con i piedi. Quando arrivo io Luca e’ gia’ impegnato a pulire dai detriti una strettoia alla base del gradone. Molti sassi dopo siamo dall’altra parte della strettoia. Ci si apre davanti una enorme sala. Davanti a noi, da sinistra a destra, scorre un fiumiciattolo attorniato da massi enormi e montagne di scivolosissimo fango. Seguiamo il corso d’acqua annotando mentalmente gli arrivi laterali che incontriamo, proponendoci di esplorarli tornando indietro. Speriamo di non averne tempo! Siamo in una galleria di dimensioni ciclopiche con alla base il corso d’acqua, massi e tanto, tanto fango. Incontriamo un paio di punti stretti ma poi la galleria riprende piu’ grande di prima. Non osiamo dirci quello che stiamo pensando, ma siamo eccitatissimi. La nostra speranza e’ di incontrare da un momento all’altro un bel pozzo che ci porti sotto lo strato impermeabile che ci ha bloccato in tutte le grotte esplorate finora… Anche questa volta abbiamo perso! Ad un certo punto il nostro entusiasmo si spegne, ci troviamo davanti ad una parete di roccia con l’acqua che sparisce in un buco di 40cm di diametro alla base della parete. Non ci perdiamo subito d’animo e per la successiva mezza ora esploriamo con ostinazione tutti i possibili passaggi alternativi. L’unico risultato e’ che ci smerdiamo completamente di fango. Delusissimi ci fermiamo ad inveire vicino al fetido buchetto che ci ha rovinato la festa. Mangiamo qualcosa mentre decidiamo il da farsi. Io approfitto della sosta per fare un bagno per togliermi di dosso un paio di chili di fango. Visto che comunque la grotta merita, faremo il rilievo ed esploreremo i rami laterali. Uno di questi si rivela una piacevole sorpresa. Troviamo una galleria veramente deliziosa, lunga circa 200m ed in leggera pendenza. Sembra un vialetto, la pavimentazione e’ costituita da un deposito calcareo marroncino allegramente sbrilluccicante, ai lati ci sono degli ordinati marciapiedi di fango artisticamente decorato sulla superficie da spaccature poliedriche. Purtroppo anche il viale dell’ultima speranza finisce miseramente e quindi torniamo indietro rilevandolo. Continuiamo col nostro lavoro fino ad incontrare un altro ramo laterale con un arrivo di acqua. Andiamo a vedere, io e Max prendiamo due vie diverse e ci incontriamo dopo pochi minuti. Stiamo decidendo di tornare indietro quando il rumore di un crollo di una certa consistenza ci blocca. Per qualche istante siamo pietrificati dal terrore, Luca era dietro di noi, lo chiamiamo senza ottenere risposta. Preoccupatissimi torniamo indietro col cuore in gola chiamandolo di continuo. Quando arriviamo dove c’e’ stato il crollo urliamo ancora. Finalmente Luca ci risponde da lontano! Si era allontanato molto tempo prima del crollo. Lasciamo perdere ulteriori esplorazioni della zona e torniamo indietro sempre rilevando. Ancora piu’ avanti Max esplora da solo un ramo laterale che dopo 30m termina con un pozzo da risalire corredato di cascata. Oramai siamo alla strettoia iniziale. Qualche minuto per risalire, rilevare e disarmare i pozzi e siamo fuori, sono le 17.00. Mentre ci cambiamo si avvicinano degli indigeni curiosissimi che ispezionano con metodo tutto il contenuto degli zaini e l’attrezzatura speleo. Luca gli fa vedere come si pianta uno spit e gliene regala uno, Max gli mostra come il carburo si incendi se bagnato e loro ne rimangono sinceramente colpiti! Nel mio zaino trovano la macchinetta fotografica e Luca ne approfitta per scattargli una foto. Preparati gli zaini partiamo decisi per il sentiero, adeguatamente ripido, che ci riportera’ alla jeep. Alle 17.30, col fiatone, arriviamo alla strada dove Wine ci aspetta. Lo informiamo sulla grotta e poi prendiamo la strada del ritorno. All’ingresso del cortile della casa del popolo incontriamo Pollo che sta andando a comprare le birre per cena. Appena arrivato mi metto a stendere l’equipaggiamento bagnato e, viva le comodita’, mi faccio una lunga doccia calda. Ristorato, mi metto in salotto a scrivere ma l’arrivo di un dirigente vietnamita , di Ha Giang mi dice Wine, mi impedisce di continuare perche’ devo fare un po’ gli onori di casa. Il mio ospite e’ ubriaco come una zucchina. Mentre passano placca al volo i miei compagni che devono fare avanti e indietro tra camere e cucina-balcone per preparare la cena. Ogni volta che riesce a fermarne una lo costringe a bere una salutare tazza di the e non li lascia andare se non dopo una adeguata dose di strette di mano, baci ed abbracci. Io sono seduto di fronte al dirigente ubriaco e cerco di parlare con il ragazzo che lo accompagna e si preoccupa che non caschi malamente. Il ragazzo parla inglese, forse correttamente, ma con una pronuncia incomprensibile. Dopo una decina di tazze di the mi defilo elegantemente e vado a dare una mano agli altri che sono occupatissimi a preparare il pasto serale. La preparazione della cena a base di spaghetti aglio, olio e peperoncino e di patate col tonno procede a gonfie vele. A fine pasto lavo i piatti e mi preparo per un meritato riposo.

 

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