Partenza per Parigi.
Come gia’ detto, Sbardy ed io partiamo da Roma con la gloriosa e mai troppo celebrata “Sbardy-mobile”, Bologna la nostra prima meta. Ivi raccatteremo altri due sciagurati per proseguire con loro alla volta di Parigi. Guido io fino a Sasso Marconi dove arriviamo alle cinque del mattino. Parcheggio in autogrill e sloggio Sbardy dal retro della macchina accasciandomi per un doveroso riposo.
Mi sveglio alle dieci e siamo già parcheggiati davanti alla stazione centrale di Bologna, ho dormito sodo! Aspettando i nostri compari che arrivano in treno da Pordenone (o giù di lì!), degustiamo una congrua quanto tipica colazione, cappuccino e cornetto, per ingannare l’attesa e lo stomaco. Facciamo quattro passi ed in cartoleria acquisto il presente quaderno dove riporterò fedelmente gli accadimenti per mia memoria e vostro sommo diletto! All’orario convenuto, precisi come speleo svizzeri troviamo i nostri amici che ci aspettano, carichi come muli, davanti alla stazione. Ve li presento: Moreno, detto Morenj (si pronuncia Moooorengiiii!) con il quale sono già andato in Vietnam due anni fa. Mai agitato e con un sorriso che rende impossibile arrabbiarsi con lui per alcunché. E’ anche detto piccolo Budda ed in effetti sembra avergli copiato la faccia e la calma illuminata! Il secondo, ma non ultimo nei nostri cuori è Yan Paku. Egli è giovine giovine ed è un concentrato di energia. Di sé dice di aver consumato il cervello in chissà quali baccanali speleo ma sicuramente gliene e’ rimasto abbastanza per venire con noi altri dementi. Sarà il nostro bastone della vecchiaia!
Alle 11.00 abbiamo caricato in macchina i loro “cicciozzi” (nome in codice degli enormi e terrificanti zaini da spedizione) e partiamo allegramente alla volta di Parigi dove c’è Pollo in trepidante attesa.
Come diamine si arriva a Parigi da Bologna? Boh! Acquistiamo una bellissima carta autostradale dell’Europa (si rivelerà una “sola” clamorosa perché mancano metà delle nuove autostrade!) e ci dirigiamo a sinistra, verso l’alto! Dopo qualche indecisione iniziale e vari consulti prendiamo con sicurezza per Torino e poi per Lione via Frejus dove troviamo una comoda autostrada per Parigi. Devo dire di non aver partecipato molto al viaggio. Mi sono steso dietro, sopra i bagagli a dormire un robusto sonno del giusto.
Mi svegliano che siamo vicini a Fontainbleu e mi mollano la guida. Effettuo un trionfale ingresso a Parigi sotto una noiosa pioggerella. Accattiamo Pollo sotto casa sua e andiamo insieme a casa di Gerard e Stephanie, amici dello Speleo Club de la Seine, che ci ospiteranno armi e bagagli per due notti. Arriviamo da loro dopo mezzanotte, scarichiamo il bagaglio. Moreno e Paku rimangono a casa mentre Pollo, Sbardy ed io andiamo a parcheggiare la macchina. Dopotutto siamo a Parigi ed anche se distrutti nel fisico non lo siamo nell’animo. Decidiamo quindi di fare un giro e bere una birra. “Casualmente” arriviamo a Pigalle dove resistiamo stoicamente a tutti gli abboccamenti degli spennapolli prezzolati dei locali notturni. Per vostra conoscenza posso dire che il Moulin Rouge è chiuso per ristrutturazione e che i sexi-shop sono forniti di “cosi” di tutti i colori e di tutte le dimensioni da far impallidire d’invidia anche il più ottimamente dotato! Alla fine del tour culturale terminiamo in bellezza in una birreria dove consumiamo un paio di birre, molte chiacchiere e qualche discreta occhiata alle bellezze locali. Sbardy, ad un certo punto, chiude gli occhietti e reclina il capino di lato. Di colpo mi rendo conto di essere stravolto anch’io. L’energia nervosa dovuta all’emozione del viaggio appena iniziato mi abbandona senza preavviso. Fuori piove come si deve. Usciamo a cercare un taxi. In strada troviamo la compagnia di una decina di disperati, anche loro in paziente attesa. Quando arriva il nostro turno sono adeguatamente fradicio ed infreddolito. Pollo da’ le necessarie indicazioni al taxista e finalmente arrivati a casa dei nostri ospiti riesco a poggiare le stanche membra su di un letto. Sono quasi le sei del mattino!
Turismo parigino.
Alle dieci mi sveglio e trovo tutti a colazione. Mi sento uno straccio ma un’abbondante caffellatte ed un ottimo croissant pongono parziale rimedio alla situazione. Decisiva è la doccia, lunga e calda, che mi concedo subito dopo (chissà quando ce ne sarà occasione in Laos?!? Meglio approfittare).
A mezzogiorno siamo tutti pronti per una sana dose di turismo cittadino. Devo dire che, forse perche’ oramai è la mia quarta visita a Parigi, mi muovo senza problemi per la citta’ anche se il francese rimane tuttora un mistero. In forza della mia esperienza mi auto-promuovo guida turistica per il diletto dei miei amici e partiamo alla scoperta della metropoli (multiforme e tentacolare, come direbbe Sbardy!). Moreno e Paku non hanno mai preso la metro ma si adattano presto e sembra piacergli. Da parte mia ne sono entusiasta di questa citta’, come sempre. Procuro a tutti i biglietti, le cartine della metro e li trascino risolutamente a Pernety dove abita Greta, un’amica di famiglia che mi ospitò anni fa. Peccato! Non la trovo. Visto che siamo vicini a Montparnasse lo raggiungiamo a piedi rabbrividendo per il vento gelido che ci accompagna. Li trascino sul grattacielo per ammirare Parigi dall’alto dei suoi 200 e passa metri.
Nonostante il freddino è sempre uno spettacolo e ne approfittiamo per fare alcune foto da bravi turisti quali siamo! Dopo una breve sosta al bar del penultimo piano per recuperare una parte della nostra temperatura, decido unilateralmente che devono visitare anche Montmartre. Riprendiamo la metro dopo esserci consultati, a gesti ed italo-francese, con dei passanti per la linea da prendere. E’ la prima volta nelle mie peregrinazioni parigine che raggiungo Montmartre dal basso della scalinata che porta alla chiesa in cima alla collina di Montmartre.
Affrontiamo la terribile ascesa dopo una breve sosta per qualche foto. Dalla chiesa invasa dai turisti
raggiungiamo la famosa piazza degli artisti che naturalmente non ricordo come si chiama! Fatto un rapido giro decidiamo di cercare un posto dove soddisfare i nostri famelici stomaci che oramai si lamentano apertamente. Ci fermiamo in una bettola dall’aria antica ed il pavimento decisamente inclinato. Capitiamo bene, è a gestione familiare e per essere a due passi dalla piazza, la cucina è buona ed i prezzi onesti. Divoriamo allegramente delle omelette ed un piatto di stufato di agnello che mi terrà compagnia, riproponendosi per tutto il pomeriggio. Scendendo da Montmartre, inizio ad avvertire i primi cedimenti da stanchezza, propongo quindi di tornare a casa, passando per Pigalle prima di prendere la metro. Anche gli altri sono saturi di turismo e, dopo aver messo a punto il piano di battaglia bevendo un caffè, andiamo alla ricerca di Pigalle che di certo è quà vicino ma anche ben nascosta! Dopo qualche breve sosta per raccogliere informazioni, sbuchiamo sul ben noto viale della perdizione. Veniamo subito abbordati da un’antica “bellezza” che sbuca fuori da uno dei locali. La donna si dichiara italiana e per puro spirito di nazionalismo, ci offre un ingresso scontatissimo, 100 franchi per tutti e quattro! Per quel che mi riguarda penso che sarebbe masochismo puro andare a vedere gente che fa sesso! Anche gli altri sembrano avere un orientamento simile, rifiutiamo gentilmente l’offerta e riprendiamo l’esplorazione del boulevard del vizio. Ci avventuriamo qualche secondo in un negozio di feticci, ergo piselloni galattici, e subito dopo nel celeberrimo (!?!) “museo dell’erotismo”. Quest’ultimo sembra divertente da visitare, ma la nostra sete di cultura non supera la stanchezza. Decido che, magari al ritorno, tornerò a buttarci un occhio. Ci dirigiamo risolutamente verso la metro, passando tra gli stand tipo piazza Navona, disposti al centro del viale. In poche fermate siamo a destinazione. Passando davanti alla Sbardy-mobile troviamo una bella sorpresa, una gomma a terra. Di ripararla ora non se ne parla, i nostri piedi agognano un pediluvio, che pero’ rimarrà un sogno.
A casa troviamo i nostri gentilissimi ospiti. Comunico con soddisfazione a Stephanie che ho finalmente domato il portone di casa loro! Il maledetto è uno di quei portoni sadici che si aprono digitando un codice numerico sull’apposito tastierino. La notte prima, dopo numerosi tentativi infruttuosi lo avevo scavalcato soffocando turpi sentimenti di vendetta nei suoi confronti. Per vostra cultura personale ed evitarvi scavalchi notturni, svelo il segreto del fetente! Si deve digitare il codice con una mano mentre con l’altra si spinge il portone, questo perché qualche mente malsana lo ha progettato per richiudersi dopo qualche decimo di secondo dall’aver digitato l’esatto codice! Cedo gratis questa perla di conoscenza per puro spirito di rivalsa nei confronti della suddetta mente! A casetta, dicevo, diamo una sistemata al bagaglio perché poi non ce ne sarà più tempo. Lancio occhiate golose al divano letto, ma non è ancora tempo. Sbardy e gli altri escono per sostituire la gomma a terra. Io rimango a guardare Stephanie che lavora al computer per modificare una foto speleo da inserire nella brochure che stanno preparando al gruppo. Inizia ad arrivare qualche loro amico, stasera faremo una festicciola qui. Faccio una conferenza telefonica a tre con Gerard e Pollo per organizzare la sistemazione della macchina in garage. Sbardy, Gerard e gli altri escono infine per sistemare la macchina come deciso. Rimango ad oziare guardando Stephanie che lavora mentre culla la piccola. A sera la casa si riempie di amici, Qualcuno lo conosco di vista, ma loro non mi riconoscono perché non ho la barba ed ho qualche chilo di meno (circa 20!). Arriva Pollo con la sua compagna Nicole ed un mare di sugo al tonno per la pasta. Iniziamo a cucinare, inizia la festicciola condita dai pianti della piccola, che, eccitatissima per la confusione, non ne vuole sapere di addormentarsi. A turno la ninniamo un po’ tutti per dare sollievo ai genitori. Lei fa finta di chiudere gli occhi per qualche minuto ma poi torna a lamentarsi per avere altre coccole. Mangiamo in abbondanza e beviamo anche di più. Alle due siamo ben cotti e i nostri amici ci lasciano per qualche ora di sonno. Finalmente posso abbracciare il cuscino!