Benvenuto!

Io!Ho sempre voluto tenere un diario con le relazioni delle uscite e delle esperienze in ambito speleologico.

Con questo blog posso avere il mio diario ed inoltre condividere le esperienze che faccio.

Ho iniziato ad agosto 2012 a raccontare le mie avventure ipogee. Spero vi stiano piacendo. Nel caso ne aveste voglia, e’ sempre apprezzato lasciare un commento!

Cosa trovate nel blog? Le relazioni delle gite del fine settimana. Ogni tanto mi spingo a recensire qualche ristorante. Cerco di condire le parole con tutte le immagini che posso.

Ho inserito un paio di sezioni dedicate ai ricordi. Nella prima ho riportato le relazioni delle spedizioni speleologiche a cui ho partecipato. Nella seconda ho iniziato ad inserire immagini di uscite, fatte nel passato, che ritrovo curiosando tra i mucchi di foto che ho salvate sul pc (il piu’ delle volte sotto l’illuminante titolo “varie”!).

Buona lettura e di nuovo benvenuto!
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Grotta Cola – 06/05/2023

Ho partecipato a una escursione del CAI per visitare il Monte Aurunzo prima e Grotta Cola poi. Visto che in parte si parla anche di grotta…eccoci qua.

La mattina Marco mi preleva alla fermata metro e insieme andiamo all’appuntamento dove incontriamo Luisa e faccio la conoscenza con Paolo.

Dopo i saluti ci sistemiamo tutti nella macchina di Paolo e partiamo alla volta di Petrella Liri. Con il resto del gruppo abbiamo appuntamento al bar ristorante “Il Grifone”.

Dopo le presentazioni, i saluti e una colazione suppletiva ci spostiamo con le macchine vicino alla partenza del sentiero, ci prepariamo e via, zaino in spalla per la prima tappa della nostra escursione, la vetta del monte Aurunzo.

La salita parte subito decisa e si formano spontaneamente 2 sottogruppi, i giovani e allenati davanti, guidati da Luisa. Il resto del gruppo, tra cui io, leggermente indietro con un passo adeguato alle nostre possibilita’. Paolo e Marco potrebbero tranquillamente raggiungere il gruppo di Luisa ma gentilmente si alternano tra i due gruppi.

Il sentiero di dipana lungo il fianco della montagna e noi procediamo sotto il sole che oggi si annuncia scottante.

Arriviamo a una parete dentro un boschetto, ci fermiamo a tirare il fiato.

Via, si prosegue.

Ogni tanto faccio una foto al paese che si allontana.

In fila indiana saliamo verso la vetta.

Breve sosta per ricompattarci.

Lontano ancora qualche traccia di neve, forse sono le cime di Campo Staffi che arrivano a 1.800 metri o forse quelle del Monte Viglio che arriva a 2.150 metri, ma posso sbilanciarmi nelle ipotesi solo ora, a posteriori, curiosando sulle mappe online.

Il sottogruppo “veloce” si ferma ogni tanto per aspettare i “lento pede”, ora e’ Marco a guidarlo.

Uno degli innumerevoli massi che costellano il panorama e’ stato utilizzato per indicare le direzioni.

Arriviamo sulla cresta. Ora possiamo vedere anche l’altro lato che si affaccia sulla piana dove dovrebbero esserci tra gli altri anche Tagliacozzo e Avezzano.

Qua il sole e’ tutto per noi pero’ c’e’ un piacevole vento che ne stempera il calore.

Mi fermo a fare ancora una foto ai monti innevati provando ad avvicinarli con lo zoom della fotocamera.

Da queste parti devono essere molto affezionati alle croci, ogni tanto se ne incontra una, piu’ o meno in buono stato.

Il sottogruppo veloce e’ arrivato in vetta ma oramai anche a noi manca poco.

Si fa sosta, chi mangia un panino, chi riposa, chi lascia una firma nel “diario di vetta” conservato sulla croce. Io, dopo essermi cambiato la maglietta fradicia, mi lancio in qualcuno dei miei canti, ma le mie qualita’ canore non vengono apprezzate come si deve quindi mi rifaccio con una foto di gruppo a grande richiesta.

Vicino a Marco c’era la statua di una madonna. E’ stata abbattuta dalle intemperie o dalle intemperanze di qualche gitante, cosi’ Marco si presta a sostituirla per qualche momento.

Dopo la sosta si riparte.

Altra croce, questa messa forse perche’ cosi’ si vede dal paese sottostante.

In fila indiana si scende tutti assieme, ora e’ piu’ semplice tenere il passo!

Il sasso indicatore visto all’andata.

Breve sosta in una delle rare zone d’ombra.

Si prosegue, sempre in una ordinata fila indiana.

Alt, breve deviazione per prendere un sentiero alternativo che passa un poco piu’ in alto.

Ci siamo tutti? Ok, si prosegue.

Lungo il cammino trovo una penna dai bei colori, una delle ragazze che partecipa alla gita, Federica, ne riconosce la specie e me la dice. In cambio le consegno la penna in regalo.

La parete che costeggiamo ora e’ molto popolata da climber e ogni tanto facciamo sosta per scambiare qualche parola con loro.

Siamo di nuovo in paese.

Via rapina, forse non e’ il caso di passare di notte da queste parti…

Si scende lungo una strada e a quanto capisco ora ci stiamo dirigendo verso la seconda meta di questa escursione, grotta Cola.

Eccoci all’inizio del sentiero. Anche se sono anni che ne sento parlare non sono mai stato a grotta Cola quindi sono curioso di scoprirla.

Ma la grotta si fa desiderare e bisogna sudarsela in tutti i sensi. Il sentiero per arrivarci e’ in forte pendenza, inoltre il sole ha iniziato a scaldare l’aria e in alcuni tratti scotta per bene. Fatto sta che uno del gruppo a tre quarti della salita decide di non potercela fare e molto a malincuore, partecipava all’escursione proprio per la grotta, chiede di poter tornare indietro. Paolo ed io lo accompagniamo.

Lo faccio con piacere ma avrei dovuto essere piu’ accorto e fare una sosta intermedia per bere e mangiare qualcosa. La seconda salita per andare alla grotta la soffro parecchio e quando mi ricongiungo al resto del gruppo devo assolutamente provvedere a dissetarmi.

Mentre riprendo fiato il resto del gruppo, che nel frattempo ha fatto pausa pranzo, si arma di casco e parte per l’esplorazione ipogea.

Per parte mia cambio la seconda maglia, ne metto una terza asciutta, bevo un buon mezzo litro d’acqua, mangio qualcosa e poi mi sento pronto a raggiungere il gruppo. Indosso il casco e vado.

Come detto, non conosco la grotta e per ora del gruppo non vedo traccia. Vado avanti lentamente per il percorso che mi sembra il piu’ probabile fermandomi spesso a fare foto. Dopo l’ingresso la grotta sembra svilupparsi in salita, probabilmente e’ una risorgenza fossile. Ogni tanto l’orma fresca di uno scarpone mi conferma che sono nella giusta direzione.

Concrezioni ce ne sono, peccato che la maggior parte siano polverose e coperte dal grigio del tempo. Alcune stalagmiti hanno i segni piu’ chiari di una stillicidio ancora presente.

Proseguo camminando e fotografando.

Arrivati su in cima sento voci amiche. Eccoli. Subito faccio una foto anche a loro.

Non ho tempo per guardarmi in giro, Marco mi dice che ci sono alcuni cunicoli piu’ stretti che oggi non visiteremo ma ora torniamo indietro per andare al secondo ramo.

Durante la discesa ne approfitto per mettermi in coda al gruppo e tentare qualche foto.

Lassu’ c’e’ un vuoto e un buio interessante, sara’ stato visto?

Per arrivare al secondo ramo si scende da dove siamo saliti tornando verso l’ingresso poi si prende a destra nei pressi della parete e si inverte direzione continuando a scendere. Questo ramo sembra piu’ recente del precedente e forse e’ un nuovo percorso preso dall’acqua nel corso della genesi della grotta.

Le concrezioni anche se sempre ingrigite hanno un aspetto meno polveroso.

Un passaggio basso porta all’ambiente dove ci fermeremo.

Eccoci arrivati.

Intorno a noi qualche bella pozza d’acqua.

Una bella colata con colonna.

Capelli d’angelo in via d’accrescimento.

Provo a fare sfoggio delle mie scarse conoscenze ipogee illustrando al gruppo quello che stanno osservando. Mi ascoltano ma senza replicare con domande o curiosita’, probabilmente Luisa e Marco li hanno gia’ resi edotti in materia.

Ancora una vaschetta.

Un gruppo di concrezioni dalla forma bizzarra, eccentrica direi.

Terminata anche la visita al secondo ramo si ritorna verso l’ingresso.

Breve briefing prima di ripartire. Intanto io ricompongo lo zaino ritirando le maglie bagnate che avevo lasciate stese al sole. Il ragazzo, perche’ siamo tutti ragazzi, alla mia destra ne approfitta per annunciare che oggi e’ il suo compleanno e che tornati al paese vorrebbe festeggiare con noi. La nostra approvazione e’ corale.

Si scende.

Ecco Luisa, anche se siamo stati a pochi metri tutto il giorno ho avuto poche occasioni per importunarla con la fotocamera.

L’immancabile quanto utile cartello che ci dice dove siamo.

Eccoci dunque al bar per festeggiare il compleanno con birra e patate fritte a volonta’. Ne approfitto per un giro di foto di tutto il nostro allegro gruppo.

Il festeggiato lo riprendo due volte…e’ il festeggiato!

Purtroppo per me ricordare i nomi e’ sempre un problema e una sola escursione non basta per impararli…

…quindi posso solo testimoniarvi simpatia e il piacere che ho avuto di “escursionare” con voi, sperando di rivedervi presto e spesso.

Un bel giro con tante belle persone, la visita a posti che non conoscevo e anche una grotta interessante.

In conclusione una bella giornata, grazie a tutti per averla resa speciale. Alla prossima.

Pubblicato in Uncategorized | Commenti disabilitati su Grotta Cola – 06/05/2023

Campo Cittareale – 29/04/2023

Angelo, Gabriele, Linda, Luca ed io all’annuale campo di vicino alla grotta della Sibilla.

Venerdi’ 28 Aprile – Il viaggio d’andata

La sera del venerdi’ si parte, o meglio Gabriele, Luca ed io partiamo mentre Linda e Angelo ci raggiungeranno domattina.

Gabriele passa a casa da me e Luca ci raggiunge. Stavolta non mi sono regolato ed esco di casa con il solito zaino piu’ 4 bustone piene zeppe. Una volta stipato il mio bagaglio nei sedili posteriori dell’auto rimane appena lo spazio per Luca. Per sentirmi meno in colpa una delle buste la tengo davanti, ma serve a poco.

Il viaggio e’ lungo, alla fine impiegheremo quasi 2 ore e mezza. Con mia somma sorpresa ad un certo punto del viaggio passiamo per le terme di Cotilia. Davanti alle terme c’e’ una allegra sfilata di chioschi e molti di questi vendono generi alimentari tra cui anche la porchetta. Visto che e’ quasi ora di cena propongo di fare una sosta per mangiare qualcosa.

La proposta viene prontamente accettata quindi fermiamo l’auto davanti al chiosco piu’ promettente. In breve siamo muniti di succulenti panini con la porchetta e prendiamo posto ad un tavolo.

Luca procrastina la cena per andare a dare uno sguardo alle terme. Lo seguo.

Luca, che ne sa tante, mi dice che questi laghetti di acque termali sono chiuse perche’ ci sono emissioni di gas venefici o comunque pericolosi. In effetti lo stato rugginoso del guardrail sembra confermare che qua l’aria perlomeno e’ corrosiva.

Dopo aver fatto conoscenza con le terme torniamo al tavolino dove Gabriele ci ha atteso pazientemente sbocconcellando il suo panino. Lo imitiamo senza perder altro tempo.

Dopo cena ripartiamo e accompagnati dalla sera che scende arriviamo alla zona del campo. Una volta parcheggiato vicino a dove monteremo le tende andiamo dove e’ stato allestito il tendone-mensa che sara’ il cuore del campo nei prossimi giorni.

Qua incontriamo alcuni amici che hanno appena terminato il montaggio dei tendoni e subito si parte con saluti e chiacchiere speleo.

Ecco il tendone-mensa, in fondo se ne esce per entrare in quello che funge da cucina, piena di tante cose buone.

Tra una chiacchiera e l’altra parliamo anche della visita che faremo domani in grotta. Dentro al tendone-mensa c’e’ un pannello con il rilievo della grotta e ne parliamo a lungo consultandolo. Non conoscendo molto bene la grotta avevo ipotizzato di fare una traversata entrando dall’ingresso basso e uscendo dall’ingresso alto. Pero’ Carlo, che la conosce bene me lo sconsiglia, la parte di grotta vicino all’ingresso alto e’ stretta e i pozzi scaricano parecchio.

In alternativa propone il “Giro del ghiro” che e’ piu’ tranquillo. Me lo mostra sul rilievo, e’ disegnato staccato dal resto, in alto a sinistra. Carlo lo descrive e poi aggiunge che non e’ sicuro che sia completamente armato, conclude con un profetico “al massimo ritornerete indietro per dove siete venuti”. Mi lascio convincere, quindi e’ deciso, domani sara “Giro del ghiro”.

Dopo altre chiacchiere speleo condite con un aperitivo a base di vino, qualche fetta di lonza e pane di Terni rigorosamente senza sale prendiamo commiato e torniamo alla macchina per poi montare le tende e goderci un buon sonno.

Sabato 29 Aprile – Inizio ufficiale del campo, andiamo in grotta

Non dormo benissimo, mi sveglio in piena notte per il freddo, non posso credere alle mie ossa ma devo prendere atto che il mio caldissimo sacco a pelo dopo oltre trent’anni di onorato servizio inizia a cedere le armi.

Alle 6 e’ oramai giorno e io sono sveglissimo. Esco dalla tenda e do’ inizio alla giornata. Subito recupero la fotocamera per immortalare le nostre tende, per ora quasi le sole. In lontananza si vede un monte parzialmente rischiarato dal sole ma qua da noi il sole, se arrivera’, non lo fara’ prima di qualche ora.

Mi avvicino al tendone e continuo a fare un giro di foto. La prima per inquadrare la zona della grotta. E’ in quella zona di bosco dove si vedono molti alberi abbattuti, l’ingresso, mi hanno detto, e’ nei pressi del bordo sinistro della zona di alberi crollati.

La valle a sinistra, la grotta si sviluppa sul fianco destro, chissa’ dove.

Ancora la montagna “assolata”, ora la striscia di luce che la rischiara e’ salita parecchio.

Facendo tutti i preparativi vicino alla tenda ho fatto rumori vari cosi’ anche Gabriele si e’ svegliato. Ha resistito in tenda ancora per un’ora ma ora e’ qui, gia’ pronto per la passeggiata di ricognizione che intende fare. Luca invece continua a resistere in tenda.

Pian pianino il campo si anima. Il capo-cuciniere detto Pota ancora manca ma per consenso popolare ottengo il via libera per preparare il caffe’, quindi mi attivo. Entro in cucina e mi impossesso della enorme moka, la apro, la pulisco e vado alla fontana a riempirla d’acqua. Strada facendo saluto Alessio e Manuel che stanno uscendo ora dalla tenda.

Caffe’ fatto, lo degusto continuando ad ammirare il panorama, ecco laggiu’ le nostre tende.

Dopo il caffe’ e qualcosa di colazione torniamo alle tende a vedere se Luca e’ sveglio. Lo troviamo pronto, ora non rimane che attendere l’arrivo di Linda e Angelo.

Eccoli! Intorno alle 9, come promesso, arrivano i rinforzi. Sono in viaggio da parecchio ma sono carichi e pronti al cimento ipogeo.

Senza perdere altro tempo ci prepariamo pro-grotta e torniamo al campo tutti bardati. Nel frattempo sono arrivati altri speleo e anche loro si sono preparati. Tra l’altro il nostro gruppetto del “Giro del ghiro” ha acquisito un componente, anche Alessio verra’ con noi.

Prima di partire c’e’ una lunga sosta. Non si riesce a capire se il pozzo d’ingresso sia armato o meno. Dopo una consulenza telefonica viene appurato che non e’ armato e dopo una ricerca corale troviamo il materiale per armare. Affibbio lo zaino con il materiale a Luca, che deve fare allenamento, e partiamo. Anche Gabriele viene con noi, poi all’ingresso proseguira’ per la sua ricognizione.

La salita in verita’ me la ricordavo meno in salita, parto sparato e infatti a nemmeno un terzo ho gia’ un fiatone da record e sbuffo come un mantice bucato. Mi fermo a fare foto per recuperare almeno una parvenza di dignita’.

Fedele alle indicazioni ricevute raggiungo la macchia di alberi abbattuti e mi tengo alla loro destra. Mentre arranco verso la parete una voce amica da dietro ci indica che l’ingresso e’ piu’ a sinistra. Correggo la direzione.

Angelo e Luca in virtu’ della loro giovanile prestanza fisica arrivano prima di me. Visto che stranamente ne ho ricordo, descrivo loro meglio che posso cosa devono cercare per trovare l’ingresso.

Ancora pochi metri seguendo la parete e troviamo finalmente l’ingresso. Mi siedo a recuperare il fiato e a sbollire un poco dal sudore. Anche gli altri man mano arrivano e iniziano i preparativi.

Ancora Luca e Angelo sono i primi a essere pronti.

In attesa che il sudore la finisca di colare giu’ per la mia schiena prendo la corda ed inizio ad attrezzare per scendere. Uno dei ragazzi che e’ salito con noi mi dice che solitamente armano la partenza in alto a destra, fanno un deviatore esterno a sinistra, un frazionamento dopo circa 3 metri e poi fino a giu’. Lo ascolto e poi…faccio come mi pare! In pratica faccio la partenza a sinistra poi metto un deviatore dentro quasi alla stessa altezza. Mi sporgo per controllare, la corda non tocca e arriva fino in fondo, andra’ bene?

Mando giu’ Angelo per primo per controllare. Il deviatore non e’ semplicissimo da passare ma poi si arriva giu’ senza problemi. Anche Angelo conferma che la corda non tocca. Andata.

Nel frattempo arriva anche il gruppo degli esploratori tra cui riconosco Federico e Paolo. Andranno a lavorare in una zona della grotta di cui ho gia’ scordato il nome.

Si inizia a fare la fila per entrare. Vado allo zaino per terminare la vestizione e sostituire la maglia fradicia con una asciutta.

Gabriele e’ ancora con noi e fa da comitato d’accoglienza ai nuovi arrivati.

Intanto io mi preparo e poi torno vicino all’ingresso. Linda sta partendo ora e ne approfitto subito per una foto.

Anzi, visto che ci sono gliene scatto una sequenza durante la discesa.

Eccola mentre passa nella zona oscura.

Arrivata.

Visto che son la’ e sono pronto rubo il posto a chi era in attesa e scendo anche io. Alla base del pozzo c’e’ una saletta, che non ricordavo affatto, poi un pertugio laterale che porta alla sala terminale del pozzo. Proprio la sala che ricordavo, quella dove c’e’ la temutissima strettoia in salita. Noi pero’ oggi non la affronteremo perche’ anche il “Giro del ghiro” parte da la’ ma va verso il basso. Una simpatica mappa con il classico “voi siete qua” ci permette di ripassare il percorso.

Dalla saletta sopra sono sceso senza corda. Il passaggio e’ facilmente disarrampicabile ma una corda e’ sempre meglio ci sia. Un’anima buona si occupa di sistemarla al mio posto.

Rapidamente il nostro gruppetto si compatta e partiamo per il giro. Dalla saletta si va verso il basso per un pertugio a lato sul pavimento. Quando lo passo penso sia stretto ma solo perche’ non so cosa viene dopo! Scendiamo lungo un meandrino stretto fino alla partenza di un bel pozzo da 25 metri circa. Il pozzo e’ grande, e’ maestoso, ma la partenza e’ un buco infimo dove anche con l’aiuto della gravita’ entro a fatica. Penso oziosamente, per fortuna non dovro’ ripassarlo in salita altrimenti sarebbero guai.

Al frazionamento subito dopo lo stretto mi fermo ad ammirare un chiodo da roccia piu’ vecchio di me e aspetto che arrivi Linda per darle una mano se serve.

Eccola che arriva. Passa senza problemi. Intanto io passo il frazionamento.

Quando siamo vicini le chiedo di aspettare al frazionamento, dare assistenza a chi la segue e di dirgli di seguire il suo esempio a sua volta. Dopo queste raccomandazioni parto per la discesa.

Quasi in fondo al pozzo trovo un deviatore con un moschettone di quelli ovali da ferramenta che deve avere la stessa eta’ del chiodo da roccia visto sopra. E’ arrugginito per bene, devo lottare con lui almeno un minuto per farlo aprire ma alla fine lo convinco. Il pozzo prosegue in appoggiata sulla mia destra. Pochi metri e sono arrivato, urlo la libera e mi guardo attorno. Sono in una sala allungata col soffitto che si perde nel buio. In fondo, dalla parte opposta rispetto a dove sono arrivato parte una corda in risalita. Nel frattempo vedo Linda che arriva al deviatore domato.

Eccola arrivata. Attendiamo gli altri.

Per ingannare l’attesa Linda mi offre un poco di frutta secca che accetto volentieri.

Quando siamo riuniti alla base della risalita prendo atto che e’ arrivato il momento di affrontarla. Non mi fido molto delle risalite di cui non conosco la “storia” per cui ho approfittato dell’attesa del resto del gruppo per studiarla. Saranno un 15 metri, il primo tratto di circa 10 metri porta ad un frazionamento doppio, non ne vedo lo stato ma il fatto che sia doppio gia’ mi rincuora. La corda non sembra messa male. Vabbe’, andiamo, magari la sfango pure questa volta!

Al frazionamento vedo gli attacchi, sia l’asta dei fix che i dadi e le placchette sono molto molto arrugginiti. Il bello e’ che proprio accanto ci sono 2 fix quasi nuovi. Per qualche istante sono tentato di svitare i dadi e spostare gli attacchi ma non sono certissimo che la cosa sia fattibile, il rischio e’ che mi rimanga in mano qualcosa. Meglio non rischiare. Avverto i miei amici che gli attacchi non sono al meglio delle condizioni e di non sollecitarli troppo.

Continuo a salire fino alla fine della risalita. Urlo la libera e aspetto i miei amici.

La grotta prosegue stretta fino a un pozzetto di 5 metri. Gli attacchi sono a posto ma il nodo “tira” su un attacco solo, mi sistemo per alzarmi e poterlo assestare, poi scendo, subito seguito da Linda.

Visto che son comodo mi sistemo per fare una foto a chi arriva.

Ecco Angelo.

Arrivato anche lui.

E’ il turno di Alessio.

Mentre faccio le foto chiedo ad Angelo di dare uno sguardo intorno. In effetti c’e’ poco da cercare perche’ a qualche metro da noi fa bella mostra una corda che risale. Deve essere la seconda risalita di cui parlava Carlo ieri sera. Mi perdo nel contemplarla e il povero Luca ne fa le spese perche’ mi dimentico di fargli le foto.

Questa risalita e’ piu’ breve e mi sembra che gli attacchi siano in migliori condizioni rispetto a quelli della risalita precedente. Salgo. Al frazionamento faccio una foto ai miei amici.

Mi sistemo e aspetto che arrivi Linda.

Lo spazio all’arrivo della risalita non e’ molto quindi vado avanti a dare uno sguardo. Non dovremmo essere lontani dal punto in cui incontreremo il pozzo Eku.

Dopo un saltino da un metro facilmente arrampicabile mi ritrovo alla base di un ambiente, una spaccatura il cui soffitto si perde nel buio, chissa’ se e’ gia’ stata esplorata. Una freccia indica la direzione da prendere.

Anche da qua riesco ad intravedere chi e’ ancora sotto la risalita.

Anche Linda e’ arrivata e si mette comoda ad aspettare gli altri.

In rapida sequenza salgono tutti, questo se non erro e’ Angelo.

Come dicevo il soffitto si perde golosamente nel buio e mi mette gran curiosita’.

Ecco Angelo che supera la piccola arrampicata per arrivare dove siamo noi.

Questo indubbiamente e’ un punto di rilievo e sospetto si tratti del caposaldo numero 13! Peccato che la numerazione dei capisaldi non sia stata riportata sul rilievo.

Arriva anche Alessio.

…e buon ultimo Luca. A Luca come sempre ho mollato il mio zaino, con la scusa che lui e’ giovane e deve fare esperienza gli lascio volentieri questa incombenza, almeno finche’ non mi mandera’ a quel paese.

Quando siamo tutti vado avanti per il pertugio indicato dalla freccia in nerofumo. Ci ritroviamo in un’ampia sala con stillicidio e una simpatica mappa a ricordarci dove siamo. Come pensavo, siamo nelle vicinanze del pozzo Eku, sembra fatta, si scende un altro poco, si risale fino ad intercettare il pozzo e poi si prosegue verso l’ingresso. Facile.

Una datata freccia indica la direzione. Prima di ripartire Linda decreta che e’ l’una passata, e’ ora di pranzo e conviene mangiare qualcosa. Tutti noi possiamo far altro che concordare, cerchiamo un posto comodo e ci sediamo. Linda gentilmente condivide due mezzi panini con me, per una volta che avevo comprato cibo da portare in grotta…l’ho lasciato fuori, al sicuro dentro la tasca del giacchetto.

La sala ha pareti verticali che scompaiono in alto. Da un lato pende una corda, non raggiungibile, che sembra troncata malamente, chissa’ da dove viene.

Luca approfitta della pausa pranzo per fare qualche foto, cosi’ anche io ho l’occasione per fare finalmente una foto a lui.

Dopo il lauto pasto (grazie Linda!) ripartiamo. Come indica la mappa iniziamo a scendere.

La giustezza della direzione presa ci viene confermata dalla presenza di una corda. Vado a tirarla a me per montare il discensore ma non riesco. La corda e’ tesa. Metto la luce al massimo e controllo, si e’ incastrata alla base del pozzetto da scendere. Provo a scuoterla con vigore ma lei resiste, nulla da fare. Non posso dargliela vinta cosi’, riguardo il pozzetto con occhio critico e mi rendo conto che posso disarrampicare facilmente. Avverto i miei amici di attendere e poi vado. In effetti e’ abbastanza semplice, arrivo dove la corda e’ incastrata, la libero e urlo la libera ai miei amici.

Ben presto siamo una sala con il pavimento fangoso e un camino che scompare verso l’alto.

La parete da salire per arrivare al pozzo Eku e’ qua, davanti a noi pero’…non c’e’ la corda!

Cerchiamo ovunque ci sembra possibile trovare un passaggio alternativo. Non ne troviamo. Luca ci indica delle pedate impresse nel fango delle pareti a picco ad un paio di metri d’altezza, le seguiamo con lo sguardo sconsolato, sono la conferma che li’ doveva esserci una corda che non c’e’.

Risalgo il pozzetto appena sceso per valutare soluzioni alternative. C’e’ un passaggio in alto che permetterebbe di avvicinarsi alla fine della risalita e quindi al pozzo Eku ma ci sono almeno un paio di metri di passaggio orizzontale, esposto e senza appigli che sconsigliano vivamente il tentativo.

Guardiamo ovunque, io vado per un pertugio laterale, Luca per un altro. Ci ritroviamo ad illuminarci reciprocamente ma ne risulta nulla di utile per noi.

Dopo una mezz’ora di “studio matto e disperatissimo” nella ricerca di un passaggio che ci permettesse di completare il “Giro del ghiro” dobbiamo arrenderci all’evidenza. Lo dico ad alta voce per renderlo reale: “Ragazzi, dobbiamo tornare indietro”. Questo vuol dire che dovremo gustarci di nuovo tutte le strettoie fatte all’andata ma con l’aggravante di doverle fare in salita. Un sospiro, un ultimo sguardo al pozzo Eku di cui vediamo la corda irraggiungibile e poi via.

Anche se non proprio allegramente affrontiamo con rassegnazione i “comodi” passaggi che avevamo salutato poco prima.

Il divertimento non manca di certo.

Ecco Angelo in uno dei pochi punti in cui c’e’ spazio a sufficienza per non stare in fila indiana.

Scendo la ex-risalita facendo sempre attenzione a non forzare troppo sugli attacchi “ruzzinosi”.

Aspetto che arrivino gli altri, intanto vado col pensiero al P25 da salire con il suo arrivo stretto.

Tutto sommato fino al pozzo da 25 va benone. Il percorso ancorche’ stretto e’ facile da seguire. Quando arrivo al pozzo da salire aspetto che il gruppo si ricompatti poi mi metto l’anima in pace e vado. All’arrivo in cima al pozzo come pensavo mi ritrovo a faticare per trovare il modo di passare. Gia’ per far passare lo sterno oltre lo stretto devo rimanere in apnea forzata. Tento prima in un verso, poi mi giro, finalmente dopo molti tentativi trovo dei buoni appoggi per i piedi e forzando parecchio riesco a passare col petto. Anche il croll contribuisce non poco nell’ostacolarmi ma con qualche strattone ad arte passa pure lui. Ne sono fuori!

Preso dal passaggio della strettoia non me ne sono accorto ma e’ passata piu’ di mezz’ora da quando sono partito per salire il pozzo. I miei amici ora sono preoccupati dal mio prolungato silenzio e mi urlano di dare loro notizie. Li tranquillizzo mentre termino di riprendere fiato e urlo loro la libera. Mi metto comodo ad aspettare che arrivino.

Per prima sale Linda.

Ne approfitto per farle alcune foto.

Eccola nel momento del passaggio, non ha particolari problemi nel passare la strettoia.

Le dico di aspettare che arrivi Angelo e di aiutarlo con lo zaino. Le chiedo anche di dire ad Angelo di fare la stessa cosa con Alessio e di dirgli di aiutare a sua volta Luca.

Mi sposto piu’ in alto e li vedo tutti passare la strettoia senza difficolta’. Ne sono sollevato nonostante un piccolo principio di invidia.

Siamo vicini al punto da cui siamo partiti. Da sopra inizio a sentire voci di altri speleo che molto probabilmente aspettano il loro turno per affrontare la strettoia in salita.

Un ultimo passaggio fetente prima di arrivare al punto di partenza. Linda cerca di affrontarlo come meglio puo’ ed io magnanimamente la lascio provare.

Quando vedo che non riesce le consiglio mettersi a pancia in giu’, di sollevarsi fino a incastrare una gamba in una spaccatura laterale che le permetta di mettersi in orizzontale rispetto al passaggio. Una volta capito il metodo il passaggio e’ piu’ semplice. Le dico di aiutare chi arriva mentre io vado nella saletta a vedere a chi appartengono le voci che sento.

In attesa di essere tutti insieme mi fermo a salutare gli speleo che stanno affrontando la strettoia in salita. Almeno uno di loro lo conosco di vista e scambiamo qualche parola. Intanto arriva Angelo e poi tutti gli altri.

Siamo di nuovo tutti assieme e alla partenza del nostro giro incompleto. Valutiamo il da farsi, tra una cosa e l’altra siamo in grotta da appena 5 ore e potremmo fare un altro giro. Se ne parla. Linda dice che anche se non e’ stanca per lei basta cosi’. Angelo dice che continuerebbe volentieri ma prima deve uscire a fumare. Luca e Alessio sono freschi come fossero appena entrati in grotta e sarebbero disponibili a continuare. Per parte mia penso che se esco ora difficilmente rientrero’.

Alla fine e’ deciso, usciamo tutti.

Manca solo il pozzetto d’ingresso. Per fare bella figura in uscita, riprendo lo zaino a Luca. Vanno avanti Linda e Angelo e salendo mi confermano quello che avevo immaginato…chi e’ sceso dopo di noi ha completamente cambiato l’armo riportandolo “come doveva essere”, col suo frazionamento intermedio e la partenza dal lato opposto. Lo dico solo per dovere di cronaca, il mondo e’ bello perche’ e’ vario e ognuno puo’ sistemare le cose come piu’ gli danno sicurezza, a patto di non dare disagio ad altri.

Siamo fuori. Quello che segue succede per caso e sono contento che sia successo.

Come dicevo, siamo fuori a riprendere fiato quando vediamo delle persone, indubbiamente speleo, che si avvicinano alla grotta. Li accogliamo pensando debbano entrare ma sbagliamo, l’allegra comitiva e’ diretta a un posto chiamato “Orecchio”, poco piu’ in alto, ci dicono. Ne avevo gia’ sentito parlare ieri ed ero rimasto incuriosito. Sentire la loro destinazione e decidere di seguirli e’ tutt’uno. Anche i miei amici si convincono facilmente quindi partiamo in coda al gruppetto. I nostri accompagnatori arrivano alla parete poi girano verso destra dove questa digrada offrendo un passaggio per salire e superarla. Si perde qualche minuto perche’ le nostre guide non riescono a mettersi d’accordo sulla via migliore da seguire e se mettere una corda o meno. Da bravi ospiti aspettiamo pazientemente che decidano il da farsi poi proseguiamo. La salita non e’ semplicissima ma nemmeno proibitiva e in qualche minuto siamo oltre la parete.

Qua con mio stupore arriviamo ad un tratto in piano, dopo una decina di metri la parete riprende con pareti verticali che si aprono a formare una imponente insenatura la cui apertura e’ parzialmente nascosta da un parallelepipedo di roccia che emerge in mezzo al tratto in piano…con molta fantasia probabilmente l’insieme puo’ ricordare un orecchio. In ogni caso e’ una struttura maestosa e molto interessante.

Entriamo subito a dare uno sguardo all’interno.

Sulla destra c’e’ un bel buco, chiaramente scavato da qualche speleo e dentro si puo’ vedere un ampio ambiente. Uno dei nostri accompagnatori mi dice che oltre all’ambiente che ho visto hanno trovato nulla. Visto che per scendere probabilmente servirebbe una corda mi rassegno a lasciarlo perdere.

Continuando a girare in senso antiorario lungo le pareti incontro un passaggio alto in cui Angelo sta cercando di arrivare in arrampicata, vado oltre. Arrivo al buco successivo appena in tempo per vedere Alessio che vi scompare dentro. Incuriosito gli chiedo se continua e lui, quasi scomparso alla vista, mi risponde di si.

Che fare? Ci penso su un decimo di secondo e poi lo seguo. Il posto e’ strettino ma riesco a passare abbastanza facilmente, chi ha allargato qua ha fatto un buon lavoro togliendo ne’ troppo ne’ troppo poco. Raggiungo Alessio e proseguiamo assieme. Scendiamo una trentina di metri in questo cunicolo fino ad arrivare ad un punto in cui si restringe a diventare una fessura abbastanza stretta. Sotto di noi c’e’ un tratto verticale di circa 3 metri e poi si intravede la partenza di un meandro con dimensioni ragionevoli. Per passare la fessura verticale troviamo una corda e una scaletta. Gia’ questo ci fa capire che volendo proseguire, al ritorno la risalita di questo punto sarebbe una prova impegnativa, almeno per me. Vedo pero’ che anche Alessio e’ titubante. Dopo un rapido consulto decidiamo di tornare indietro.

La salita per uscire e’ meno agevole dell’andata. In un punto particolarmente stretto riesco a dare una sonora botta al casco, sul davanti. Sento un rumore strano ma lo attribuisco alla roccia che mi circonda. Avanzo ancora un poco districandomi dallo stretto. Al passo successivo vado ad appoggiare la mano in prossimita’ di un appiglio quando noto un frammento di vetro che brilla illuminato dal mio led. Lo scanso pensando che e’ proprio una cosa curiosa trovare un minuscolo vetro in grotta.

E’ quando arrivo fuori che realizzo. Per abitudine, quando devo spegnere la luce poggio un dito sul vetro della lampada poi lo sposto all’interruttore. Serve a poco ma e’ un modo come un altro per farlo anche se dovessi trovarmi al buio. Faccio come sono abituato, questa volta pero’ trovo la sorpresa, al posto del vetro che protegge il led trovo un buco. Subito realizzo che i frammenti di vetro visti in grotta li avevo prodotti io! La visita al condotto uditivo dell’orecchio mi e’ costata cara. Con un sospiro rassegnato archivio la cosa e continuo la perlustrazione del posto.

Tornando indietro trovo che Angelo e’ arrivato su, ha trovato un buco non praticabile e ora vuole scendere con la corda. Visto che l’ha gia’ sistemata mi offro come contrappeso legandomi all’imbrago un capo della corda.

Pochi secondi e siamo di nuovo tutti assieme a commentare la bellezza del posto.

Bello si, pero’ ora inizia a fare freddo, e’ ora di tornare. Avevo chiesto a Luca di prendere il punto all’ingresso dell’orecchio, visto che lo rivedo ora gli chiedo conferma. L’ha fatto, ottimo. Possiamo avviarci.

Tornando, sulla parte terminale della parete vedo un’altro buco. Uso Linda come riferimento per documentarlo con una foto. Dopo mi avvicino a curiosare, dentro sembra esserci un pozzo, nemmeno tanto piccino. Si sente pero’ un leggero tanfo di putrefazione. Le nostre guide dicono che e’ stato esplorato ma conduce da nessuna parte.

Siamo al limite della cengia, dobbiamo solo scendere giu’, un ultimo sguardo all’Orecchio e via.

Laggiu’, lontano, il tendone-mensa promette cose buone, c’e’ anche un timido raggio di sole a rendere il tutto ancora piu’ desiderabile.

Seguo Manuel che scende veloce come una capra di montagna.

Ci avviciniamo al campo.

Linda e Angelo hanno i piedi che vanno da soli.

Anche il resto del gruppetto dell’Orecchio ci segue in ordine sparso.

Dopo essersi cambiato Luca si concede un bisognino, potevo non disturbarlo con una foto?

Messi gli abiti asciutti siamo pronti per affrontare la serata di baldoria. Sotto il tendone ritrovo Gabriele, Roberto e tanti altri. Si formano aggregazioni spontanee che poi si sciolgono per riformarsi poco piu’ in la’, il tutto accompagnato da bei bicchierozzi di vino.

Appena fuori dal tendone alcuni valorosi stanno attrezzando la copertura per il fuoco dove verra’ cotta la carne alla brace. Con piacere vedo anche il “coso” per cuocere gli arrosticini, il mio stomaco brontola di approvazione.

Federico torna dalla esplorazione, subito lo raggiungo, dobbiamo fare una foto da mandare a Sgrunge tanto per farle venire voglia di andare in grotta. Ciao Sgrunge, a presto!

Ritorno al tendone dove mi aggiro ascoltando qua e la’.

Tra uno stuzzichino e qualche bicchiere di vino scende la sera, arriva ora di cena. Per la pasta riesco a far mio un generoso piatto che mi sazia alquanto. Purtroppo la carne arriva tardi, quando oramai la stanchezza e il vino mi hanno finito. Iniziano a passare gli arrosticini e riesco ad abbrancarne uno al volo. Dopo l’arrosticino consolatorio pero’ mi dichiaro finito e me ne vado alla tenda. Fine della giornata.

Domenica 30 Aprile -Ricerca Buca di Terzone e rientro.

Visto il freddo sofferto la notte precedente stavolta vado in tenda con un supplemento di copertura e devo dire che dormo molto meglio, complice forse anche il vino e la stanchezza. Naturalmente alle 6.30 sono in piedi e dopo aver sbrigato le mie faccende mattutine mi dedico al laborioso smontaggio della tenda. La mia tenda e’ una di quelle malefiche che chiamano 2″ (due secondi). In pratica ci metti si 2 secondi ad aprirla ma poi mediamente un 2 ore per chiuderla, una vera dannazione! Oggi pero’ affronto il cimento con cuore leggero, qua vicino c’e’ Angelo che e’ esperto di queste tende e so che in caso di disperazione posso chiedere aiuto.

Invece inaspettatamente la tenda si lascia chiudere senza troppa fatica e quasi al primo tentativo. Alla fine faccio una foto contemplando il posto sgombro tra la tenda di Gabriele e quella di Luca dove poco prima c’era la mia.

Il rumore che faccio nello smontaggio sveglia Gabriele, benone, cosi’ posso chiedergli le chiavi della macchina e riporre tutti i miei bagagli.

Oggi il tempo non promette bene. Gabriele che e’ informatissimo sul meteo dice che a ora di pranzo piovera’. Intanto le nuvole basse sembrano voler arrivare fino a noi. Faccio un giro di foto per paragonarle a quelle di ieri.

Nuvoloni grigi, bassi e compatti.

Intanto il campo inizia a risvegliarsi. I cucinieri non sono ancora in attivita’ quindi mi faccio coraggio e preparo il caffe’ con la solita moka gigante. Un corroborante bicchiere abbondante di caffe’ bollente e’ il mio premio, lo accompagno con una bella fetta di pane e nutella che non guasta. Anche Angelo e’ sveglio, tra poco lui e Linda si uniranno con Manuel e Alessio per tornare in grotta. Luca preferisce fare una passeggiata mentre Gabriele ed io andremo a cercare la “buca di Terzone”, ma solo dopo aver trovato un bar per fare colazione.

Pian pianino il campo si popola di speleo pronti a partire.

Il braciere per ora e’ inattivo pero’ magari per pranzo riaccenderanno il fuoco.

Prima di andare via con Gabriele prendiamo accordi con Luca per rivederci a mezzogiorno qua al campo, poi passiamo ai saluti. Passando faccio foto ai nuovi amici, pero’ solo di Katia ricordo il nome.

Sulla strada per le tende fermo Linda e Angelo per un saluto e una foto, per oggi difficilmente ci incontreremo di nuovo.

Una foto anche a Elena, l’unica partecipante in rappresentanza dello GSCO il gruppo di Orvieto.

Dopo i saluti Gabriele ed io partiamo. La ricerca del bar e’ piu’ laboriosa del previsto e giriamo almeno un’ora alla sua ricerca. Tanto per la cronaca il bar e’ vicino al locale birrificio, ben fuori da Cittareale. Sono cosi’ contento di averlo trovato che lo saluto con una foto. Cosi’ ho pure l’occasione di mandare un saluto a Silvana.

Terzone dove dobbiamo cercare la grotta e’ proprio dalla parte opposta rispetto al bar per cui dopo la colazione dobbiamo tornare indietro.

Ripassando per Cittareale ne approfitto per fare qualche foto al castello.

Lungo il tragitto ci fermiamo spesso, ogni volta che ci sembra di vedere un buco promettente che poi si rivela un nulla di fatto. Mi consolo con le foto ai fiori.

Ecco la “Buca di Terzone”!

Riprendiamo il punto e facciamo le foto dell’ingresso.

Gabriele che si e’ documentato mi dice che questo e’ un pozzo da 40 metri. Mi affaccio a curiosare ma non ne ricavo molto.

Con la grotta abbiamo terminato cosi’, riprendo con i fiori.

Il posto pero’ ci sembra interessante quindi diamo uno sguardo proseguendo a piedi lungo la strada. Qualcosa troviamo ma nulla di umanamente percorribile.

Gabriele documenta tutto.

Un buco non male ma e’ protetto dalla rete.

Altri piccoli buchi che degniamo di uno sguardo appena.

E’ Gabriele a trovare qualcosa di promettente.

Entro dentro a guardare ma dopo nemmeno 2 metri il passaggio stringe inesorabilmente. Peccato. Ne prendiamo le coordinate per segnalarla ai nostri amici del gruppo di Terni. Loro sono piu’ vicini di noi e capitano piu’ spesso di noi da queste parti.

Concludiamo la ricognizione con la foto di un bel “bacarozzo”.

Ritornati in macchina Gabriele deve prestarmi una delle sue magliette perche’ la mia e’ zuppa di sudore. Fatto il cambio maglia ce ne torniamo al campo dove finalmente identifico Pota, il capo-cuciniere, colui che ci ha sfamato in questi giorni. Lo ringrazio con una foto, anche se non viene un granche’.

Al campo ritroviamo anche Luca, e’ vicino al fuoco e sta cercando di scongelare i piedi e asciugare le scarpe. Pare che durante la passeggiata abbia incontrato anche la neve e le scarpe che aveva non erano adatte.

Con Gabriele si era detto: “Se non piove rimaniamo per pranzo poi partiamo”. Non piove, quindi visto che e’ mezzogiorno passato e Pota ci ha detto che per l’una sara’ pronto, ci fermiamo.

Per ingannare il tempo mi dedico a sfoltire bruciandoli un cumulo di rami verdi e altre robe simili a liane. E’ una cosa meno facile del previsto ma alla fine coinvolgo anche gli altri e quando arriva ora di pranzo il cumulo e’ quasi sparito.

Arriva la pasta, anzi ne arrivano due tipi, pero’ faccio a tempo a prenderne solo un tipo, l’altra termina prima che io arrivi a lei. La carne alla brace e’ prevista solo per la sera quindi mi consolo con qualche fetta di salame. Oggi il vino lo evito, meglio non esagerare.

A fine pranzo prendiamo commiato dall’allegra compagnia, ringraziamo coralmente gli organizzatori e i convenuti poi andiamo alla macchina per il lungo viaggio di ritorno verso casa.

Bel campo, bella gente. Grazie ancora a tutti. Alla prossima.

Pubblicato in Uncategorized | Commenti disabilitati su Campo Cittareale – 29/04/2023

Bucio Nero’ – 22/04/2023

Una nuova puntata dell’avventura a Bucio Nero’ che ci regala piccole soddisfazioni ed enormi delusioni. Con Luca a proseguire l’esplorazione.

Gabriele questo fine settimana ha impegni non grotteschi quindi chiedo a Luca se ha voglia di andare in grotta. Quando mi risponde di si alzo la posta proponendogli di tornare alla fredda e fangosissima Bucio Nero’ per continuare lo scavo. Con mia sorpresa Luca risponde ancora di si. E’ fatta!

Il sabato mattina passo a prendere Luca al casello di Tivoli, che gia’ abbiamo rinominato come “il solito posto”. Proseguiamo con la mia macchina saltando la consueta sosta per la colazione da “Cicchetti”. Andiamo direttamente al magazzino dove troviamo anche Nerone. Chiacchierando con lui facciamo il materiale poi salutiamo e partiamo per la grotta.

Alle 11 siamo pronti per entrare. Prendo lo zaino del materiale e mi avvio mentre Luca termina i suoi preparativi. Nerone ci aveva detto: “Durante la settimana ho fatto un salto alla piana di fondi di Jenne, c’erano almeno 10cm di neve”. Per nostra fortuna oggi troviamo nessuna traccia di neve e in sua vece abbiamo un bel sole, anche troppo caldo mentre attendiamo alla vestizione.

Come al solito uno sguardo alla dolina vicina a Bucio Nero’. Il disgelo non ha portato nuove notevoli.

Invece qualche gitante si e’ esercitato a costruire manufatti con rami e corda per poi abbandonare tutto sul prato. Luca che ha esperienza afferma che si tratta di scout che probabilmente avevano dei capi-squadra (o come si chiamano in gergo scoutesco) poco attenti a lasciare il luogo visitato come lo avevano trovato. Comunque i manufatti sono graziosi, una via di mezzo delle ciaspole e dei acchiappasogni. Li lasciamo dove sono, magari piaceranno a qualche bimbo in gita.

Ecco Luca che arriva passando anche lui accanto alla dolina intermedia.

Davanti alla grotta sfido definitivamente il caldo indossando il resto della attrezzatura. Oggi sperimento, sotto la tuta ho indossato una giacca di plastica assolutamente impermeabile, vediamo se sara’ utile a soffrire meno il freddo. Anche alla grotta troviamo qualche sorpresa attribuibile a gitanti poco rispettosi. Molti sassi sono sopra la rete che poniamo a protezione della grotta, molti dei ferri che aveva portato Nerone per fare una copertura all’ingresso che limitasse la circolazione d’aria sono spariti (poi scopriremo che sono stati tirati giu’ in grotta. Come se non bastasse questi simpatici individui hanno fatto sparire il dado del fix di partenza…che simpatici giocherelloni, col pensiero auguro che un giorno qualcuno vada a trovarli a casa e una volta la’ si comporti come loro qua.

Per prima cosa entro nel recinto che dovrebbe proteggere la grotta per togliere i numerosi sassi che sono incastrati nella rete poi finalmente tiro da parte la rete per il nostro passaggio. Per mettere la corda non possiamo utilizzare il fix perche’ non abbiamo portato dadi di scorta. Luca trova un attacco naturale abbastanza solido e utilizziamo quello. Il secondo fix per fortuna non ha subito atti di incurante vandalismo. Monto il discensore e scendo. Luca poco prima aveva visto un uccellino volare via dall’ingresso della grotta, gli avevo sorriso con scetticismo. Ora vedo che aveva ragione lui, accanto al frazionamento c’e’ un nido! Non mi ci avvicino per guardare se ci sono uova, non vorrei creare involontariamente danni. Appena sistemato il primo frazionamento interno, un metro sotto la quota d’ingresso, mi metto comodo per far scendere Luca cosi’ che possa sottrarsi anche lui al caldo sole, infatti qua gia’ si sta al fresco.

Scendo e termino di sistemare la corda. Dopo l’ultimo frazionamento manca da affrontare “solo” lo scivolo di fango. Mi stendo con rassegnazione nella melma e scendo nella prima saletta. Urlo la libera a Luca e attendo il suo arrivo. Nell’attesa inizio a togliermi parte dell’attrezzatura per non infangarla troppo e poi mi dedico a fotografare un “bacherozzo” che traffica nella melma.

Per quando arriva Luca sono quasi pronto per la seconda parte del fango odierno, il cunicolo successivo. Recupero la corda di servizio che avevamo lasciato in grotta la volta scorsa, la lego al capo terminale di quella su cui siamo scesi e ne prendo l’altro capo per portarlo con me nel cunicolo cosi’ una volta nella minuscola saletta che chiamo pomposamente “campo base” potro’ recuperare lo zaino dei materiali.

Mentre Luca inizia a levare l’attrezzatura io mi distendo di nuovo nel fango con il solito sospiro rassegnato. Dannaz…Malediz…anche stavolta ci sono dei sassi ad ingombrare il passaggio. Avverto Luca e poi con pazienza, sempre ben immergo nel corroborante limo di grotta, mi tolgo i sassi piu’ grandi da dietro la schiena e li passo a Luca. Per fortuna sono solo 4 o 5 quindi in una decina di minuti ce la sbrighiamo. Gli altri son piccini e li trascino con me fino alla saletta.

Sono finalmente al nostro attuale campo da dove partiamo per aggredire il cunicolo successivo nella speranza ci porti avanti nell’esplorazione. Urlo a Luca di legare lo zaino alla corda e poi lo recupero fino ad averlo con me. Luca mi avverte che prima di raggiungermi vuole sistemare meglio i sassi che nel tempo abbiamo accumulato nella prima saletta. Gli rispondo che e’ ok, intanto io rovisto nello zaino per fare di nuovo l’inventario di quel che abbiamo portato. Sistemo un po’ in giro per la saletta tutto il necessario poi prendo il trapano, ci inserisco una delle due batterie, prendo la punta lunga e la inserisco nel mandrino…o almeno cerco di farlo…la punta nel mandrino non ci vuole proprio entrare. Con un adeguato numero di imprecazioni reitero il tentativo, nulla da fare. Aumento la luce per vedere meglio dentro al foro del mandrino. Boh, non sembra esserci roba che possa impedire alla punta di prendere il suo posto. Forse la punta? Nel dubbio la pulisco meglio che posso. Tento di nuovo, nulla. Riesco ad inserirla per poco piu’ di meta’ ma poi si blocca. Punto la punta della punta su una roccia e “accendo” il trapano facendo girare la punta e contemporaneamente spingendo. L’espediente fa l’effetto che mi aspettavo, ora la punta e’ innestata per intero. Ora si deve far fare uno scatto al mandrino per bloccare la punta. Pare semplice a dirlo ma il mandrino a fare il suo dovere non ci pensa proprio. Passo il successivo quarto d’ora a combattere con lui mentre in lontananza sento Luca che sposta sassi con molta energia. Ho fiducia nella sua maestria nel costruire muretti a secco ma il pensiero che possa crollare tutto e bloccarmi la via del ritorno mi attraversa la mente per almeno un decimo di secondo.

Alla fine il primo round lo vince il mandrino, mi arrendo, per ora. Prendo quel che mi serve e vado col trapano nel cunicolo, fino al punto dove stiamo allargando. Mi metto comodo, per quanto possibile in un cunicolo meno largo delle mie spalle, e inizio a lavorare col trapano. Naturalmente fare buchi nella roccia con la punta non bloccata si rivela molto difficoltoso. Ogni tanto si deve tirare il trapano verso l’alto per fare in modo che la punta uscendo tiri fuori la polvere che ha prodotto. Peccato che la punta in questo caso non sia bloccata quindi tende ad uscire dal mandrino. Fare due buchi in questa maniera e’ quasi snervante. alla fine mi accontento del magro risultato e lavoro con quel poco che sono riuscito a fare. Quando fatto torno strisciando nella saletta per avvertire Luca che mi servirebbe il suo aiuto. Mentre aspetto che arrivi torno in zona scavi dove decido di riprendere la mia lotta contro il mandrino malefico. Prendo il trapano, tolgo la punta malmessa, prendo la mazzetta. Quando sono pronto poggio il mandrino sulla roccia e do corrente al trapano per farlo girare, allo stesso tempo con la mazzetta assesto dei colpetti al mandrino. Gli faccio questo servizio per un paio di minuti poi riprovo a far fare lo scatto al mandrino…funziona! Con molta, moltissima soddisfazione innesto di nuovo la punta e finalmente riesco a bloccarla. Ora si puo’ lavorare con meno problemi.

Da quel momento in poi Luca ed io ci alterniamo allo scavo. La prima batteria del trapano termina la carica dopo solo 6 o 7 buchi. Poco male, la cambiamo e proseguiamo. Con la nuova batteria facciamo ancora un paio di buchi poi sospendiamo perche’ Luca spostando sassi ha creato un pertugio da cui si intravede un ambiente e dice di voler provare a passare.

Luca prova…ma non passa, ancora troppo stretto. Facciamo per l’ennesima volta il laborioso cambio di posto tornando al “campo base” e vado io avanti per tentare di allargare ulteriormente. Sto molto nello stretto ma ci provo. Faccio un primo buco ma non va bene, ho preso poca roccia e son sbucato dall’altro lato dello spuntone da eliminare. Mi sposto per quanto posso e punto il trapano piu’ in la’. Inizio a bucare ma nemmeno a meta’ buco la batteria mi tradisce facendo fermare il trapano quasi senza avvisaglie. Cosi mi trovo nei guai. Sono incastrato nello stretto con il trapano in mezzo alle gambe, fermo e con la punta solidamente piantata nella roccia. Provo a togliermi dallo stretto ma nulla da fare, il trapano e’ la mia chiave di volta, mi tiene ancorato dove sono. Aspetto con pazienza un paio di minuti nel caso la batteria si riprendesse un minimo. Nulla da fare. Potrei provare a staccare la punta dal trapano, liberarmi poi dell’ingombro del trapano e uscire dallo stretto. E’ complicato arrivare con una mano al mandrino per sbloccarlo e poi non voglio dargliela vinta al malefico trapano che oggi vuol farmi dannare. Trovo lo spazio per ruotare un poco il corpo del trapano in maniera da poter usare le gambe per fare forza verso l’alto. Bene! La punta si sblocca e va verso l’alto per alcuni centimetri, poi si blocca di nuovo. Non male, tecnica che funziona non si cambia inoltre ora ho qualche centimetro di gioco per dare maggiore impulso quando tiro su le gambe per estrarre il trapano. Una decina di tentativi e riesco nel mio intento, la punta esce dalla roccia e io sono di nuovo libero. Luca, rimasto pazientemente in attesa che io terminassi di smoccolare recupera il trapano poi insieme torniamo al “campo base” per scambiarci di posto ancora una volta. Stavolta Luca va avanti e io rimango a guardare cosa combina.

Alla fine i 2 buchi parziali che sono riuscito a fare non sono stati completamente inutili, Luca con delle sonore mazzettate riesce a rompere lo spuntone che impediva il passaggio. Si affaccia per guardare cosa c’e’ dopo e quello che vede ci elettrizza. Poco piu’ avanti c’e’ un vuoto molto piu’ grande rispetto a quello che ci ha proposto Bucio Nero’ finora. Piu’ avanti Luca vede “nero”. I sassi che tira sembrano fermarsi subito e molte volte nell’acqua. Che si fa? Bisogna scendere!

Torniamo al “campo base”, Luca torna alla prima saletta per mettersi l’attrezzatura, passando scioglie la corda di servizio e io la recupero. Mentre aspetto che torni striscio di nuovo nel cunicolo portando con me la corda. Cerco un armo naturale poiche’ non abbiamo ne’ fix ne’ trapano. Bene, poco piu’ avanti c’e’ uno spuntone di roccia che fa al caso nostro. Faccio un nodo alla corda e la incastro nello spuntone di roccia. Con la mazzetta stacco un bel pezzo di roccia che incastro per fare in maniera che la corda non possa uscire dalla sede che le ho imposto. Appena fatto faccio un bel nodo in fondo alla corda e la butto giu’.

Luca intanto e’ tornato al “campo base” attrezzato per la discesa su corda. Con la tecnica acquisita dopo i molti scambi di posto lo faccio passare avanti velocemente poi mi distraggo a guardare le vermicolazioni disegnate dall’acqua sulla paretina d’accesso al “campo base”. Vedo le gocce d’acqua scivolare a caso tra le piccole macchie di fango. Questo comportamento dell’acqua mi ricorda un gioco composto da una parete verticale lastricata di chiodi disposti a intervalli regolari. Dall’alto di lasciano cadere delle monete che girano intorno ai chiodi in maniera casuale arrivando in fondo sempre in maniera casuale ma statisticamente prevedibile. Gia’ mi immagino impegnato in un esperimento che consiste nel mettere tanti contenitori del medesimo volume affiancati in fondo alla paretina in maniera che possano raccogliere l’acqua che arriva. Se alla fine i livelli di acqua raggiunti nei recipienti formassero una curva gaussiana potrebbe essere un dato interessante.

Dopo le mie filosofiche riflessioni circa le vermicolazioni vado a raggiungere Luca, intento nel tentativo di passaggio. Nonostante ora con l’attrezzatura il passaggio risulti piu’ ostico il buon Luca sembra fiducioso di poterlo passare.

Io posso far altro che osservare con fiducia e speranza i suoi sforzi. Fiducia ben riposta perche’ in effetti in un paio di minuti Luca passa.

Passa ed inizia la discesa appeso al discensore. Purtroppo un “Ah” di disappunto infrange i nostri sogni di nuovi pozzi profondissimi. In totale la sua discesa e’ solo di due metri. In compenso si trova in una sala abbastanza ampia e con la possibilita’, finalmente, di stare in piedi.

Visto che si tratta di un saltino da nulla decido di provare anche io a passare. Nulla da fare, dopo qualche centimetro di speranza mi incastro inesorabilmente col bacino compresso tra le pareti di roccia. Non mi resta altro che rassegnarmi e passare la fotocamera a Luca perche’ documenti la nostra scoperta.

Ecco le foto di Luca. Si trova in una sala lunga piu’ di 3 metri e larga altrettanto. Da un lato il meandro prosegue, stretto naturalmente.

Sopra di lui il soffitto sale restringendosi. Sara’ da vedere.

Questo e’ il pertugio con la corda da cui e’ sceso Luca.

Terminata l’esplorazione del nuovo ambiente Luca mi ripassa la fotocamera e si organizza per uscire. Ripassare in salita la strettoia non e’ affare da poco. Si rivela infatti un passaggio molto tecnico e impegnativo tanto che Luca deve fare almeno un paio di tentativi prima di averla vinta. Lo aspetto nei pressi per dargli manforte ma devo confessare che a forza di stare fermo il freddo mi vince ed inizio a tremare come una foglia.

Quando vedo Luca che esce vittorioso dalla sua tenzone contro la strettoia gli lascio detto di recuperare la corda e fuggo in avanti fino al “campo base” per sistemare il materiale dentro lo zaino. Quando Luca mi raggiunge con la corda ne prendo un capo e vado avanti a godermi un nuovo, sano e freddissimo, bagno di fango. Arrivato nella prima sala dico a Luca di legare lo zaino alla corda e quindi lo recupero.

Mentre attendo che Luca mi raggiunga rivesto l’attrezzatura, quando arriva monto gli attrezzi sulla corda che porta all’esterno e salgo piu’ velocemente che posso. Come sempre il fango rende difficile la salita e spesso devo aiutare la maniglia a far presa sulla corda altrimenti lei scivola giu’ incurante del mio desiderio di salire.

Appena fuori mi spoglio delle mie cose nascoste in uno spesso strato di fango e le porto vicino alla macchina poi torno ad aspettare l’arrivo di Luca.

Eccolo che arriva al frazionamento, gli ho lasciato sia lo zaino che da disarmare quindi mi sento vagamente in colpa quindi lo ricompenso con tante foto.

Eccolo pronto per l’ultimo tratto.

Il sole inizia ora a tramontare, ancora non fa freddo ma ogni tanto c’e’ una folata di vento che mi da’ i brividi.

Fuori tutti!

Richiuso l’imbocco della grotta ci avviamo verso l’auto dove ci rivestiamo con abiti puliti ed asciutti e imbustiamo a dovere tutto l’ammasso di fango che e’ la nostra attrezzatura.

Che dire, questa grotta e’ avara di soddisfazioni, ce ne da’ poche alla volta e non lesina il lavoro pero’ oggi e’ stata una giornata in cui era in vena e si e’ concessa ancora un poco, quel tanto che ci spingera’ ad andare avanti…ma non troppo presto, non appena ci saremo dimenticati di fango e freddo e la curiosita’ prendera’ di nuovo il sopravvento! Alla prossima.

Pubblicato in Uncategorized | Commenti disabilitati su Bucio Nero’ – 22/04/2023

Ricognizione Pian della faggeta – 15/04/2023

Alla ricerca di grotte in quel di Pian della faggeta insieme a Luca e Gabriele.

Si dice delle spose che, se bagnate, sono fortunate. Per gli speleologi questo detto sicuramente non vale! Oggi, mentre pioveva a dirotto, siamo stati a ricercare grotte sopra Carpineto Romano, a Pian della faggeta e ne abbiamo trovate…nessuna!

Ora vi racconto. La mattina Gabriele, nonostante il fatto che il suo sito meteo di fiducia desse ben 4mm di pioggia, passa a prendermi. Dopo la “buca” per pioggia della volta scorsa non ha avuto cuore di abbandonarmi di nuovo, quindi la mattina partiamo alla volta di Carpineto Romano dove abbiamo appuntamento con ben 2 Luca.

Strada facendo la nostra compagnia si aggiorna e la destinazione intermedia cambia. Il “Luca giovane” ci avverte che un impegno imprevisto gli impedira’ di unirsi a noi. Quasi contemporaneamente il “Luca titolare” ci invita a fare tappa a Colleferro per una colazione assieme.

Caso vuole che quando arriva la sua proposta stiamo percorrendo Via della mola, nei pressi di Colleferro. Una rapida variazione di direzione e siamo con lui al bar. Nel frattempo il tempo non cambia e alterna violenti scrosci di pioggia a brevi periodi di calma.

La colazione e’ lunga e colma di chiacchiere di speleocronaca, le attivita’ speleologiche passate, presenti e future, la compilazione degli atti del convegno a Segni e altre robe. Gabriele e Luca poi sfoderano i propri GPS, Luca addirittura ne sfoggia 2 quindi ci dilunghiamo su pregi e difetti di questi utili e preziosi aggeggi.

Non manca qualche accenno al catasto delle grotte, anzi…Gabriele ha preparato i “compiti” per oggi e ha preso dal catasto le stampe delle schede per le grotte che vuole ricercare. Visto che oggi piove le ha scelte tutte vicino alla strada in maniera da non doversi muovere troppo.

Ce le mostra nell’ordine in cui le incontreremo strada facendo:

LA824-OUSO PRIMA DELLA FORCELLA(LA824)

LA545-INGHIOTTITOIO I IN CONTRADA FORCELLA

LA546-INGHIOTTITOIO II IN CONTRADA FORCELLA

LA2053-OUSO TRAVERSATA DELLA GROTTA II DELLE CAPRE

LA843-CATRAVASSO SOPRA POZZO COMUNE

Si tratta di grotte di cui riprendere il punto col GPS e le foto dell’ingresso.

Dopo una lunga, lunghissima colazione riprendiamo le macchine e dirigiamo verso Carpineto Romano.

Prima di arrivare impongo una sosta intermedia per visitare LA2056-POZZO DELLA RADICE QUADRATA, si tratta di una grotticella con uno scavo lasciato incompiuto anni fa a causa di una fastidiosa “sacca” di anidride carbonica annidata proprio in zona scavo.

Per fortuna in quel momento la pioggia sembra aver deciso di concederci una tregua. Per arrivare all’ingresso si deve percorrere il fosso che incrocia la strada. Scendo con qualche difficolta’ a causa del fango e poi comincio a camminare per raggiungere l’ingresso. Solo dopo un po’ mi accorgo che i miei amici non sono scesi con me e mi seguono invece camminando comodi comodi sopra di me seguendo il bordo del fosso. Proseguo ugualmente, anche se solo ora ricordo di non preso dall’auto la fotocamera. Purtroppo la prosecuzione mi viene impedita da un laghetto che riempie il fosso per tutta la sua larghezza. Di bagnarmi i piedi non ho voglia, saluto l’ingresso con un “arrivederci” e salgo a raggiungere i miei amici. Nemmeno il tempo di salire e ricomincia a piovere. Ci sbrighiamo a tornare alle auto e riprendiamo a muoverci verso le grotte da cercare.

Saltiamo il centro di Carpineto Romano prendendo la stradina che chiamo pomposamente 2la tangenziale”, quella che spunta sulla via per Pian della faggeta poco dopo il cimitero.

La prima sosta e’ per l’Ouso prima della forcella. Gabriele parcheggia nei pressi poi scende battagliero mentre io mi affretto a recuperare la fotocamera dallo zaino.

Ancora una volta ci dice bene, in questo momento la pioggia ci concede una tregua. Luca prova a dire: “Vi aspetto in macchina” ma poi si commuove a vedere la delusione dipinta sulle nostre facce ed esce a farci compagnia.

Ci sparpagliamo in giro per cercare la grotta.

Ecco Luca tra sterpi e alberi che fa la sua parte.

Dopo qualche minuto di ricerca siamo di nuovo alla macchina. Gabriele consulta gli appunti presi dal catasto, ma non sono di molto aiuto.

La grotta potrebbe essere vicino questo spuntone di roccia, i GPS indicano la’.

Gabriele si inoltra coraggiosamente tra i cespugli zuppi d’acqua dicendosi convinto di aver trovato l’ingresso ma ne ricava solo una bagnata.

Nulla di fatto. Riprendiamo le auto per le grotte successive, si tratta di 2 inghiottitoi vicini, quelli detti “In contrada Forcella”. Appena sceso dall’auto vedo “nero” sotto un albero e mi incuriosisco.

Mi arrampico per andare a vedere ma non sembra nulla di interessante.

Nel frattempo i miei amici si sono sparpagliati per la piana dall’altro lato della strada, li raggiungo.

Insieme giriamo e rigiriamo cercando i 2 ingressi, ma invano. Un paio di consistenti sgrulloni di pioggia ci convincono ad abbandonare le ricerche.

Risaliamo in macchina e avanti con la successiva grotta, quella delle capre. Dovrebbe essere semplice perche’ e’ vicina a una strada sterrata. Parcheggiamo dove inizia la sterrata e prendiamo a percorrerla.

Stavolta il GPS non l’ho portato ma ho il cellulare e lo utilizzo “come se”.

Le nostre illusioni circa la facilita’ di ritrovamento della grotta terminano davanti a un cancello di un terreno privato recintato a dovere.

Gabriele non vuole rinunciare e si butta a capofitto tra i cespugli alla ricerca di una breccia nel recinto. Luca ed io lo seguiamo poco convinti.

Dopo un breve giro in cui rimedia un’altra bagnata anche Gabriele deve desistere.

Consultiamo brevemente la sua lista per scoprire la meta successiva. Presto individuata, e’ il Catravasso sopra Pozzo Comune. Siamo vicini quindi decidiamo di raggiungerla camminando. Sorpresa, un laghetto! Nella bella stagione e’ solo uno spiazzo erboso che ospita spesso famiglie che fanno picnic, non ricordo di averlo mai visto in questa veste. Gli faccio subito una foto.

Anzi due.

Cammina cammina arriviamo sopra Pozzo Comune. I GPS ci dicono che la grotta che cerchiamo e’ a pochi passi ma nulla si vede. Mi fermo per ammirare il fiumiciattolo stagionale che alimenta Pozzo Comune.

Ma si, facciamo anche una foto panoramica con Luca annesso.

Gabriele trova il punto esatto indicato dal GPS…un cespuglio. Luca, che aveva cercato la grotta mesi prima, ci conferma che anche lui era arrivato qua trovando solo il cespuglio.

Anche questa volta nulla di fatto. Quattro su quattro, non male! Rientriamo alle macchine. Mi ripropongo un rapido passaggio per salutare Pozzo Comune, almeno lei e’ una grotta ospitale e si lascia trovare facilmente.

Mi volto verso i miei amici per avvisarli delle mie intenzioni, cosi’ faccio anche una foto al punto dove doveva trovarsi il catravasso.

Strada facendo naturalmente ricomincia a piovere…

… anzi, a grandinare.

Eccomi nei pressi di Pozzo Comune. Cerco un punto dove guadare il fiumiciattolo.

Faccio sosta qua dove una sostanziosa parte dell’acqua scompare in un inghiottitoio laterale.

Luca, quando mi raggiunge si dice convinto che quell’acqua scompare qua per ricomparire nel salone iniziale. Vabbe’, speravo meglio.

Un saluto alla grotta forse piu’ conosciuta in questa zona. Ciao Pozzo Comune! Oggi l’acqua non manca di certo.

Ancora una foto.

Poi riprendiamo a camminare di buon passo verso le macchine.

Le nuvole basse non promettono certo una schiarita.

Ne siamo circondati!

Gabriele controlla lo stato dei cartelloni che descrivono la zona.

Pero’! Laggiu’ sembra quasi migliorare. Ma ora ci importa poco, sono le 13.30, e’ ora di pranzo e siamo attesi alla “Sbirra” per risollevarci il morale dopo questa infruttuosa ricerca.

Al ristorante ho il piacere di rivedere Luca e sua sorella e di importunarli nuovamente con la fotocamera.

Ci accomodiamo sul tavolino che ci hanno lasciato e aspettiamo il nostro turno per ordinare, siamo arrivati in un momento concitato e i nostri amici hanno molto da fare per seguire tutti.

Alla fine pero’ la nostra pazienza viene adeguatamente ricompensata.

Dopo il pranzetto leggero salutiamo i nostri amici e usciamo per tornare alle auto.

Naturalmente appena usciamo all’aperto riprende a piovere come non mai. Faccio ancora una foto di commiato poiche’ anche Luca ora riprendera’ la strada di casa sua come noi la nostra.

Anche con la pioggia battente, tanti millimetri d’acqua previsti dal meteo e mantenuti dalle nuvole, siamo riusciti a fare il nostro, stando in buona compagnia e tutto sommato divertendoci. Certo i risultati sono stati scarsi ma ne sappiamo comunque un poco piu’ di prima. Alla prossima.

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Grotta di Monte Piccolo – 01/10/2009

Uscita di corso SCR di qualche anno fa…

Devo ringraziare Gabriele che le ha ritrovate in giro per l’infinito web. Non posso ringraziare col suo proprio nome chi ha scattato le foto perche’ non ricordo assolutamente chi possa essere, ma lo ringrazio sentitamente per questo ricordo inaspettato.

Questa uscita per me e’ particolarmente memorabile perche’ oltre a essere per ora la mia prima e ultima uscita in questa grotta, e’ stata anche l’ultima volta in cui ho utilizzato la mia cara vecchia carburo. Dopo questa uscita infatti ho relegato tra i ricordi la sua bella luce e la calda compagnia al fianco per adottare dei freddi led in onore della praticita’ e della modernita’.

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Non e’ una grotta – il meteo e la vita – 08/04/2023

Una volta tanto non scrivo di grotta, ma e’ comunque un tema ad esse collegato.

Questa esternazione forse e’ solo dovuta della mia eta’, che avanza inesorabilmente, al tempo che scappa via.

Ed e’ proprio di “tempo” che parlo. Mi capita sempre piu’ spesso di deprecare i “tempi moderni” in cui i nostri ritmi e impegni sono dettati e condizionati dai vaticini di un sito web, uno qualsiasi dei tanti che predicono le condizioni meteo.

Inizio a rimpiangere fortemente i “bei” tempi in cui non c’era internet e all’appuntamento per andare in grotta si andava sempre e comunque. Odio il fatto che oggi se il sito vaticinante dichiara: “brutto tempo”, tutti i partecipanti ad una uscita decidano di rinunciare.

Per me uscire per andare in grotta e’ sempre stato bello per molteplici motivi, uno sicuramente il piacere di andare in grotta. Ma sicuramente non da meno il piacere di stare insieme a degli amici, qualsiasi cosa si finisca per fare.

Se un sito anonimo, e magari fallace, me lo impedisce, ne sono irritato, E il peggio e’ che sembra io sia l’unico a pensarla in questo modo.

Immaginiamo il sito che ci propina il meteo come un elettrodomestico, un qualcosa che ci fornisce un servizio, uno dei tanti che ci viene offerto dalla vita moderna. Volendo fare un paragone iperbolico, rinunciare ad uscire perche’ il meteo e’ previsto brutto, e’ come rinunciare a mangiare perche’ la lavastoviglie non funziona!

Personalmente anche quando non sono potuto andare in grotta ho sempre avuto esperienze positive. Ho comunque potuto godere della buona compagnia dei miei amici e fare qualcosa di alternativo con loro. Ho sempre bei ricordi delle uscite fatte con previsioni meteo avverse. In alcuni casi le previsioni si sono rivelate errate per la zona da noi scelta, a volte e’ terminata con un allegro pranzo fra amici, altre volte ancora e’ stata occasione per iniziare nuove esperienze.

Ricordo in particolare una uscita alla grotta di monte Fato di tanti anni fa, eravamo Giovanni, detto Pollo, Max ed io. Nonostante il brutto tempo ci vedemmo e andammo fino Supino, al piazzale di Santa Serena, dove parte il sentiero per la grotta. Una volta arrivati la’ dovemmo arrenderci, pioveva a dirotto e non era il caso di fare i 45 minuti di avvicinamento alla grotta sotto quella pioggia. Ci penso’ Pollo a risolvere la situazione, aveva con se’ un’ottima bottiglia di vino rosso e una proposta interessante da farci.

La ricordo come fosse ieri: Tra una bevuta e una chiacchiera l’atmosfera da delusa volge al rilassato, Pollo ci propone di partecipare con lui a una spedizione in Vietnam. Max ed io ci guardiamo, non avevamo mai considerato una cosa del genere. Complice anche il vino e’ facile dire di si e imbarcarci in una bellissima avventura che magari senza l’uscita mancata non si sarebbe mai presentata.

Sara’ forse per questi motivi che trovo sempre positivo vedersi a prescindere da quello che dice il sito del meteo, sara’ forse perche’ la vita mi ha insegnato che il nostro tempo e’ breve e io ne sono estremamente geloso o magari sara’ solo perche’ sono cocciuto…pero’ spero che qualcuno legga queste righe e sia spinto a meditare se sia effettivamente opportuno far decidere un sito internet del proprio tempo.

Ora e sempre, alla prossima!

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Cretarossa – 01/04/2023

Una visita alla Cretarossa con un simpatico distaccamento del GsCaiRoma. Per non tenervi nel dubbio ecco che vado a presentarvi i nomi di chi ha partecipato: Elena, Francesca, Linda, Paola, Silvana, Angelo, Fabrizio (io!), Giulio, Francesco, Luciano, Paolo

Il vero organizzatore di questa uscita e’ Giulio, lui ha composto il gruppo, lui ha preparato il materiale, ancora lui si e’ offerto di passare a prendermi a casa. Quindi grazie a Giulio per aver composto con pazienza la bella giornata passata assieme.

All’insolito orario delle 7.15 arriva Giulio che, dopo avermi prelevato, si dirige all’appuntamento, il parcheggio Metro alla Rustica. Qua incontriamo il resto del gruppo. Dopo aver compattato le macchine compatibilmente con gli impegni post-grotta di ognuno, ci dirigiamo decisi verso Subiaco. Strada facendo riesco a dirottare la sosta colazione al “Civico 69”, un buon bar di Subiaco. Avvertiamo del cambio anche Marco che deve unirsi a noi. Dopo una consistente colazione riprendiamo le macchine. Marco non si e’ visto. Come mai? Una telefonata risolve il dilemma, non aveva recepito il cambio di bar per la colazione e si e’ fermato al “solito posto per il GsCaiRoma”. Quando vede passare la nostra carovana di macchine ci aggiorna dicendo che siamo troppi, che ha impegni nel pomeriggio quindi si asterra’ dal venire. Peccato, commentiamo, sara’ per una prossima volta.

Senza fretta e senza intoppi arriviamo allo spiazzo antistante la grotta. Lo spiazzo in questione e’ parzialmente invaso da una imponente catasta di legno. Dovrebbe venire nessuno a lavorare questo legname, ma a scanso di problemi assumo le vesti da parcheggiatore abusivo e costringo tutte le macchine a stringersi a “pettine” in maniera da lasciare spazio davanti alle cataste.

Terminata la laboriosa sistemazione delle auto, passiamo a prepararci. Io oltre a questo devo spostare le mie robe dalla macchina di Giulio a quella di Elena poiche’ sara’ lei a riaccompagnarmi a Roma.

Ma io invece di prepararmi vado in giro a fare foto ai miei amici col risultato che rallento tutto il gruppo. In primo piano potete ammirare Silvana e Luciano che sono i piu’ veloci a prepararsi in quanto cureranno l’armo della grotta.

La foto, anche se parziale, di gruppo non poteva mancare, da sinistra a destra abbiamo Giulio, Angelo, Linda, Elena, Francesca, Paolo, Paola. Per terra davanti al gruppo c’e’ la mia attrezzatura, lungi da me iniziare ad indossarla! Linda appena arrivati ha affermato che oggi non si sentiva in forma e che non sarebbe scesa…poi vedendo noi ha cambiato idea ed eccola pronta e decisa, come sempre.

Quando tutti se ne vanno verso la grotta finalmente inizio a prepararmi. Vanno via quasi tutti, Elena rimane ad attendere che io termini i preparativi. Fortuna che e’ una ragazza paziente e poi ha la sua amica Francesca che rimane a farle compagnia. Continuo a prepararmi, parte dei miei effetti personali, tra cui il marsupio col portafogli, lo appoggio alla catasta di legna, il resto nella sacca, dei vestiti appunto.

Termino di prepararmi piu’ velocemente possibile, ovvero lento come al solito, poi ripongo le mie cose nella macchina di Elena e insieme andiamo a raggiungere il resto del gruppo. Mentre vado mi giro un paio di volte verso lo spiazzo, ho la sensazione di aver scordato qualcosa ma non riesco a capire cosa. Scruto in mezzo allo spiazzo ma ora e’ desolatamente vuoto. Sara’ una sensazione sbagliata, mi dico.

All’ingresso della grotta l’attivita’ ferve. Silvana e’ in prima linea col suo bel sorriso e sta finendo di sistemare la partenza del primo pozzo.

Tanto per passare il tempo e rompere le scatole ai miei amici faccio un rapido giro di foto, le mie prime vittime sono Elena e Linda. Devo dire che Linda non ne sembra contentissima, pero’ finche’ non passa alle vie di fatto, va bene cosi’.

Poi di giro tocca a Paola, anche lei mi regala un bel sorriso, che non guasta mai.

Tutti in fila a guardare chi lavora, da sinistra abbiamo finalmente Francesco poi Linda, Francesca, Elena e Paolo. Se continuo a nominarli tutti va a finire che riesco a a ricordarmi i loro nomi! Mi sono tutti molto simpatici ma la mia memoria se ne frega altamente di queste quisquilie!

Mentre facevo il mio giro di foto intanto succedevano molte cose. Silvana e Luciano terminato di attrezzare la partenza scendono giu’ per proseguire l’armo. Giulio controlla che tutto proceda per il verso giusto. Angelo, che vuole esercitarsi nell’armo prende delle corde e prepara un’altra via con un deviatore lunghissimo, lo vedete alle spalle di Giulio…

Oramai Silvana e Luciano sono giunti alla base del pozzo d’ingresso e tra poco aggrediranno il successivo. Noi ci organizziamo per la discesa. Alcuni di noi e’ parecchio che non vanno in grotta, penso che potrebbero apprezzare uno sguardo amico che dia loro conforto durante le manovre. Per dar loro manforte senza impegnare la corda dove scenderanno, rubo una corda dal capiente zaino di Giulio e sistemo alla meno peggio una via dove scendere fino al frazionamento nel vuoto.

Giulio rimane a fare la supervisione alla partenza poiche’ io tra poco saro’ fuori vista.

Angelo, che attrezzato la seconda via decide, giustamente, di provarla. Ingaggia subito una prova di forza con il deviatore. Alla fine anche se il deviatore oppone una ostinata resistenza ne esce affaticato ma vincitore.

Lo raggiungo sulla mia corda “arrangiata”, intanto il resto del gruppo inizia a scendere.

Ecco Angelo. Ha gia’ sistemato il nodo sui due attacchi del frazionamento predisposto da Luciano ed e’ quasi pronto a partire.

Partito.

Linda arriva e passa oltre come un lampo.

E’ il momento di Paolo, anche lui se la cava benone.

Tra il passaggio di Paolo e quello di Elena sentiamo rumori da sotto. non capiamo cosa stia succedendo ma dopo poco ci viene chiesta una corda. Il prode Giulio la rimedia prontamente e scende a portarla da noi, dove Elena lo portera’ con se’.

Mentre Elene si dedica al frazionamento spero non vi dispiaccia se prendo del tempo per raccontarvi cosa e’ successo sotto di noi. Stavano iniziando a scendere il secondo pozzo quando uno zaino e’ caduto giu’ per il pozzo. Notizia buona, era uno zaino di sole corde quindi si e’ rotto nulla. Notizia cattiva, era lo zaino delle corde che serviva per armare proprio quel pozzo! Da qui la richiesta, inizialmente inspiegabile, di una ulteriore corda che l’ottimo Giulio ha rimediato con prontezza.

Ma torniamo a noi. Elena prosegue con il passaggio dei frazionamenti e prende in carico lo zaino con la nuova corda da portare giu’. Nel Frattempo Paolo scende il pozzo.

Elena lo segue prontamente.

E’ il momento di Francesca, passa troppo velocemente perche’ riesca a fotografarla come si deve.

Il successivo a cimentarsi e’ Francesco. Anche lui passa velocemente.

Si guadagna anche un’altra foto.

Dopo Francesco veniamo di nuovo chiamati dal fondo del pozzo. Linda ha deciso di aver fatto la sua parte e che e’ ora di uscire. Sale veloce come una lepre e scompare verso la luce. Subito dopo e’ il turno di Paola. E’ talmente brava che i frazionamenti li passa a occhi chiusi!

Anche il frazionamento nel vuoto e’ una questione che sbriga in poco tempo. La vedo partire poi salgo per togliere di mezzo la corda posticcia che ho messo. Mentre salgo passa Giulio che scende a raggiungere il gruppo.

Fuori trovo Linda che soddisfattissima addenta un panino piu’ grande di lei. Scambio qualche parola per chiederle, mentre ci aspetta, di andare a vedere un buco lungo strada. Non si impegna in modo assoluto, ma se capita provera’ a farlo.

Recuperata la corda scendo a mia volta. Passando ne approfitto per trasformare il deviatore fatto da Angelo in un frazionamento. Questo ne impedira’ l’utilizzo in discesa per il primo tratto ma poco male. Alla partenza del secondo pozzo trovo Giulio che assiste chi si accinge ad affrontarlo. Appena mi vede mi trova da fare, c’e’ da mettere un attacco per “isolare” il tratto di corda di accesso al pozzo da quello dello scivolo che precede. Mi consegna una delle piastrine che ha con se e io mi ingegno per accontentarlo meglio che posso.

Mentre io mi diverto con corda e attacco, Giulio termina col suo lavoro di sorveglianza e parte a sua volta per scendere il pozzo. Lascia alle mie amorevoli cure Francesco e Paola. Mentre Francesco passa mi accorgo che la colata calcitica di fronta a me ha un cuore, piccolo, seminascosto ma indubbiamente un cuore. Tralascio di fare foto a Francesco per farle al cuore inaspettato.

Paola e’ ancora su che aspetta con pazienza il suo turno. Meglio che rimanga la, dove sono io c’e’ una leggerissima quanto fredda corrente d’aria che sottrae velocemente calore a chi come me e’ fermo a fare altro.

Intanto Francesco parte e scende velocemente il pozzo.

E’ la volta di Paola.

Anche ora mi regala un sorriso smagliante.

Breve sosta per il frazionamento

Ancora un bel sorriso.

E poi la seguo mentre sparisce velocemente nel buio.

Ne approfitto per fare una foto all’enorme quanto bel pozzo che scendero’ a mia volta tra poco.

Quando sento la libera mi avvio. Hanno armato in maniera differente da come feci io nelle precedenti uscite. Dopo il frazionamento c’e’ un deviatore su naturale che onestamente non avevo mai notato. C’e’ sempre da imparare qualcosa di nuovo. A un terzo del pozzo c’e’ un altro frazionamento, e’ disassato rispetto alla verticale da cui si proviene ed e’ su attacco singolo e perdipiu’ su concrezione. Mi piace affatto, ma quello c’e’…mi guardo attorno ma non trovo attacchi da utilizzare per doppiarlo e anche se lo trovassi non ho con me il materiale necessario. Arrivo in fondo al pozzo e scendo disarrampicando fino alla saletta dove parte il saltino che arriva alla “saletta delle bionde” dove sento la voce di molte persone. Per affacciarmi scavalco di prepotenza PAola che per fortuna e’ paziente e non se la prende.

Aspetto che Paola scenda poi vado pure io. Mi fermo a meta’ discesa per fare qualche foto.

…e catturare qualche bel sorriso.

Nella saletta trovo Giulio, Francesco, Paola, Paolo,Elena e Francesca. Francesco e Paola scenderanno a raggiungere il resto del gruppo che si dirige senza indugi verso il fondo, i restanti hanno deciso che per oggi hanno avuto la loro razione di grotta e si stanno preparando per uscire. Devo decidere cosa fare. Guardo l’armo fatto per scendere il pozzo successivo. La corda passa per il pertugio stretto, quello dove mi ricordo non riuscii a passare quando provai. Questo fatto decide per me. Mi offro volontario per tornare indietro con il gruppo “basta cosi’ per oggi”.

Sono cosi’ convinto che parto per primo e risalgo il pozzetto per lasciare la saletta delle bionde. Passando trovo lo zaino rosso di Giulio e lo svuoto per cercare un cordino. Nulla trovo, anche giulio da sotto mi conferma di non averne. Comunque qualcosa voglio fare per doppiare il frazionamento su singolo attacco, quindi prendo una delle due corde che erano nello zaino e me la porto dietro.

La salita me la ricordavo meno lunga ma almeno il movimento mi scioglie via il filo di freddo che stavo avvertendo nella saletta. Passo il frazionamento e salgo un poco cercando qualcosa per doppiare l’attacco. Intanto avverto sotto Elena di pazientare.

Cerca e ricerca trovo uno spuntone di concrezione. Lego il capo della corda al frazionamento singolo poi la giro sullo spuntone e tendo la corda piu’ che posso. Se dovesse saltare il frazionamento il mio “raddoppio” probabilmente non reggerebbe, pero’, forse, potrebbe rallentare la caduta. Meglio che niente.

Fatto quel che potevo urlo la libera a Elena e riprendo a salire. Faccio sosta per fotografare il mio vecchio amico, la testa di “Alien” che e’ sempre la’ in paziente attesa.

Sono quasi fuori dal pozzo quando sento Elena che mi chiede se sono al frazionamento. Alla sua domanda mi sovviene che forse avrebbe avuto piacere che io fossi a vista durante il passaggio del frazionamento. Ci penso un paio di secondi poi inverto direzione e torno giu’.

Eccomi di nuovo al frazionamento “maldoppiato”. Ed ecco Elena che si avvicina.

Ho trovato una piazzola di sosta dove stare quasi comodo.

Eccola arrivata. Aspetto che passi il frazionamento, cosa che fa velocemente e senza problemi, poi riparto.

Elena mi segue prontamente ma dopo la salita non riesco a strapparle un sorriso.

Pero’ riprende animo appena esce dal pozzo e si avvia al successivo dove guardando in alto riesce a scorgere ancora la luce del sole.

La costringo ad una sosta fotografica, ma oramai ha recuperato il buon umore alla prospettiva di essere quasi fuori.

Nel frattempo sta arrivando Paolo e giustamente reclama a gran voce la mia attenzione. Solo il tempo di veder partire Elena e poi lo raggiungo.

E’ alle prese col deviatore che tanto lo ha fatto penare in discesa. Pero’ ora lo passa senza problemi.

A lui riesco a rubare un sorriso.

In un paio di minuti e’ fuori dal pozzo. Sento sotto chi sta salendo ora. Mi risponde Giulio. Gli chiedo se preferisce che io resti o che salga insieme a Paolo. Un secondo di riflessione poi il responso, saliro’ con Paolo utilizzando la corda sistemata da Angelo.

Elena e’ salita a velocita’ “smodata” ed e’ quasi fuori. I mi approprio della corda “di Angelo” e parto per la salita.

Paolo mi segue, o almeno tenta di farlo. Accusa problemi al croll, purtroppo non ho possibilita’ di aiutarlo altro che con dei consigli.

Salgo pian pianino osservando le tribolazioni di Paolo con il suo croll.

La luce del sole intanto si affaccia invitante in cima al pozzo.

Dai che ci sei quasi!

Quando siamo quasi al frazionamento sotto di noi si palesa Francesca.

Paolo prosegue nella salita mentre io mi fermo ad aspettare Francesca.

Eccola che parte.

In un lampo arriva vicino al frazionamento.

Eccola qua, solo un attimo per riprendere fiato…

…e subito mi regala un bel sorriso.

Anche a lei il rivedere la luce del sole rallegra l’animo. Dopo che ha passato il frazionamento nel vuoto la vedo salire finche’ mi ricordo di aver modificato l’armo di Angelo e che per l’ultima parte del pozzo dovro’ utilizzare la stessa corda su cui sta salendo Francesca.

Per questo motivo accelero la mia salita e la supero per rubarle la corda prima che la impegni lei.

Eccola arrivata, sorridente, stanca ma contenta.

Dopo l’arrivo di Francesca aspetto ancora un poco fino a quando vedo spuntare Giulio, poi mi avvio per raggiungere le auto. Per prima cosa una foto a Linda che ci aspetta da tempo.

Ecco i miei giovani eroi di Cretarossa!

Cedo la fotocamera a Linda e mi guadagno un bell’abbraccio con sorriso da Francesca.

Il freddo incalza, meglio cambiarsi prima che venga buio.

E’ Linda che mi rende cosciente della mia incoscienza. Chiede: “ma sapete chi e’ che ha lasciato roba sulla catasta di legno?”. Un brivido freddo non dovuto alla temperatura mi percorre la schiena. Ecco cosa dimenticavo! Vado a controllare con una comprensibile ansia. Per questa volta sono stato fortunato, nessuno ha toccato nulla. Tiro un sospiro di sollievo e maledico la mia distrazione.

Una volta cambiato e sistemate le mie robe posso riprendere a importunare le mie amiche con delle foto. Ci guadagno sorrisi a varie gradazioni.

Giulio a sua volta ha atteso il risalente successivo ed ora e’ tra noi per cambiarsi con abiti caldi e asciutti.

Per passare il tempo torno all’ingresso della grotta e fotografo ancora una volta la targa che mettemmo per festeggiare i primi 30 anni di speleologia di Nerone.

Arriva Angelo

Stanco ma soddisfatto.

Poi e’ la volta di Silvana, la punta di diamante dell’odierna squadra d’armo.

E ha ancora l’energia per regalarci un sorriso.

Tra l’arrivo di Silvana e quello di Luciano passa del tempo perche’ Luciano si occupa di togliere i frazionamenti dalla corda “di Angelo”. Giulio nel frattempo si e’ cambiato e mi ha raggiunto. Al segnale di Luciano Giulio ed io ci occupiamo di tirar su la corda liberata. Ecco l’arrivo trionfante da Luciano.

Visto che non ci siamo praticamente visti mai gli dedico qualche foto ora.

Dai, su, ancora una.

Dopo Luciano arriva l’unico componente della squadra di disarmo, Paola.

Ha atteso con pazienza al freddo e al gelo per avere la soddisfazione di disarmare il pozzo d’ingresso.

Anche a lei regalo qualche foto in piu’.

In breve siamo tutti alle macchine chi si deve cambiare si cambia, nel frattempo ci si interroga per decidere se andare a mangiare qualcosa assieme. dopo una rapida consultazione rimane deciso che oggi niente spuntino post-grotta. Si torna a casa diretti.

Appena pronti partiamo. Giusto una rapida sosta durante la discesa verso Jenne per riprendere uno stupendo tramonto.

Come promesso al ritorno Elena mi ospita nella sua auto.

Provo a fare una foto anche a Francesca, ma e’ troppo energica per i tempi di reazione della mia fotocamera.

Con Paolo va decisamente meglio.

Arrivati al parcheggio Metro di La Rustica, dove e’ partita la nostra avventura, trasbordo le mie robe sulla macchina di Paolo che mi accompagna fino a casa.

Ancora una volta una bella giornata in ottima compagnia. Ringrazio tutti per esserci stati e aver contribuito a rendere il tutto piacevole e memorabile. Alla prossima.

Pubblicato in Uncategorized | Commenti disabilitati su Cretarossa – 01/04/2023

Ricognizione Jenne – 25/03/2023

A ricercare grotte vicino Jenne, Gabriele, Marione, io e Luna.

La mattina Gabriele passa a prendere me e una Luna straripante di felicita’ per l’inaspettata gita. Quando salgo in macchina Gabriele mi presenta le grotte da cercare oggi, ne ha stampate le schede e le ha numerate in sequenza secondo il giro che ha deciso di fare.

Abbiamo appuntamento con Marione al solito bar Cicchetti, lui ci avvisa di essere in ritardo ma il nostro avvicinamento subisce un paio di soste per controllo dei carabinieri e rifornimento di GPL, quindi alla fine arriva lui prima di noi.

Dopo la colazione partiamo per la ricerca della prima grotta in lista, la “Fessura del settimo”. Andiamo per la strada che da Subiaco porta a Jenne. In corrispondenza di uno spiazzo dopo una curva troviamo da fermarci e andiamo alla ricerca della grotta.

A lato strada c’e’ un fontanile, Luna sembra molto interessata. Marione, che ne sa, ci informa che e’ un fontanile stagionale, con l’estate terminera’ di avere acqua.

Giriamo nei dintorni cercando la grotta. E’ Gabriele a trovarla.

Eccola, si e’ proprio meritata l’appellativo “fessura”.

Una foto piu’ in dettaglio non svela molto altro.

Non ancora soddisfatti del ritrovamento ci sporgiamo dall’altro lato del ponte e rimaniamo incuriositi da alcune ombre tra le rocce sottostanti. Talmente incuriositi che andiamo a vedere da vicino di cosa si tratti.

Nulla di fatto, sono massi, probabilmente prodotti quando e’ stata fatta la strada e non sembrano avere interesse per noi grottofili.

Imbaldanziti dal primo successo torniamo alle auto per proseguire con la ricerca delle altre grotte in lista.

Saliamo verso Jenne fino ad un’area di sosta.

Parcheggiamo nei pressi di un’area attrezzata per i pic-nic. Senza sapere ne faccio una foto, in fondo si vede una costruzione munita di porta, e’ un bacino artificiale di raccolta dell’acqua che arriva dal vallone di fronte. Piu’ tardi scopriremo che e’ stato utile notarlo, ci cambiamo e partiamo alla ricerca di “Pozzo Pon Pon”.

Il sentiero segnato ci permettera’ di passare sopra la galleria che abbiamo appena passato con le auto e proseguire verso il punto dove e’ segnato l’ingresso della grotta. Passiamo un cancello di sbarramento. Ancora Marione, che ce la sa, ci informa che si tratta di cancelli messi solo per tenere il bestiame al pascolo lontano dalla strada. Per non rendere inutile la precauzione, dopo essere passati lo richiudiamo.

Appena sopra la galleria il panorama e’ stupendo.

Sullo sfondo si vedono delle cime ancora innevate, sempre Marione ce le indica dicendo che si tratta di Campocatino, ne prendiamo atto ammirandole.

Dopo un non breve tratto di salita ci troviamo nei pressi del punto dove dovrebbe esserci l’ingresso della grotta, ma la grotta non si trova. Ci sparpagliamo in giro a cercarla, nelle grotte senza punto GPS (e anche con quelle) non e’ raro che le coordinate abbiano un errore di 50 metri o piu’.

Dopo circa un’ora di giri in giro, tutti a vuoto ci riuniamo fermi a guardare di nuovo il paesaggio e Gabriele trova il modo di telefonare a Nerone, lui conosce la grotta per averla esplorata anni fa. Gabriele ci riporta quanto dice Nerone. La grotta non e’ dove la stiamo cercando ma in verita’ e’ ai lati del vallone che alimenta il bacino d’acqua nell’area di sosta. Partendo da la’ dobbiamo salire di circa 150 metri.

Senza demoralizzarci affatto ci organizziamo per raggiungere il nuovo punto di ricerca. Svalichiamo passando sul versante opposto a quello dove eravamo in infruttuosa ricerca e poi scendiamo “a occhio” verso il vallone.

Dopo aver camminato in discesa lungo sentieri tracciati probabilmente dagli animali al pascolo, giungiamo dopo una mezz’ora in fondo al vallone. Mentre scendiamo troviamo molti muretti a secco, nome locale “macere”, che, ci dice Marione, indicano che il posto in precedenza, chissa’ quando, era coltivato. Quando dall’alto avvistiamo l’area di sosta con il bacino, Marione prende decisamente per quella direzione, Gabriele ed io andiamo dalla parte opposta per sbucare approssimativamente in zona grotta. Quando siamo vicini al fondo del vallone delle ombre accattivanti ci fanno scendere a dare uno sguardo da vicino…ma scopriamo che sono solo quel che vedevamo, ombre. Il canale leggermente inforrato prosegue verso l’alto. Prendiamo a seguirlo.

Dopo pochi metri una bella sorpresa, un buco che sembra grotta. Ci avviciniamo speranzosi.

Poteva essere, ma per ora, almeno, non e’. Dopo nemmeno un metro la nostra forse-grotta chiude miseramente. Documentiamo il ritrovamento mettendolo nella lunghissima lista delle cose da vedere.

La temperatura e’ gradevole, la giornata e’ soleggiata e camminando in effetti si sente caldo. Luna infatti e’ accaldata e riesce a trovare una pozza d’acqua dove si accuccia per prendere del refrigerio.

Saliamo ancora nella speranza di trovare la nostra grotta. Incontriamo ancora piccoli buchi che sicuramente non sono lei.

Arriviamo ad un punto in cui la piccola forra che seguiamo si produce in un salto di non piu’ di 3 metri. Controlliamo con attenzione la paretina che lo forma e poi decidiamo che per oggi la ricerca di grotta Pon Pon puo’ terminare qua.

Ripercorriamo la forra in discesa per tornare alle auto. Mi fermo ancora per guardare da vicino altri buchi. In corrispondenza dell’ultimo mi squilla il telefono, e’ Marione. Ci aspetta da tempo alle auto e iniziava a preoccuparsi. Una volta rassicurato circa l’assenza di problemi mi annuncia che per lui e’ tardi e si appresta a tornare a casa. Ci salutiamo e poi proseguo verso le auto.

All’area di sosta trovo Gabriele che si gode il sole. Lo aggiorno su Marione e poi andiamo assieme alla macchina.

Una foto alla galleria e al sentiero che ci passa sopra.

All’area di sosta c’e’ pure una cartina che ci informa di dove siamo, Gabriele si avvicina per consultarla.

Peccato non ci dica anche delle grotte!

Passiamo all’obiettivo seguente con ancora molta fiducia. Le grotte da cercare sono 2 e molto vicine tra loro. Prendono il loro nome da un aggettivo: “mortale” che magari nel dialetto locale significa qualcosa d’altro. Il punto che il GPS ci indica e’ poco distante, ma la zona e’ tutta recintata. Camminando troviamo un cancello aperto che sembra invitarci ad entrare. non ci facciamo pregare. Riusciamo ad arrivare al punto dove dovrebbero esserci le grotte ma nulla troviamo. Ci sono delle casupole in rovina e piene di rovi, magari hanno utilizzato le grotte come stalla o altro e ci hanno costruito delle mura davanti? Boh! Proviamo ad interrogare delle signore che ci guardano incuriosite dalle ville vicine. Affermano di non averne mai sentito parlare. Salutiamo, ringraziamo e torniamo alla macchina. Decidiamo che e’ l’ora giusta per prendere qualcosa al bar al centro di Jenne, siamo vicini. Facciamo pochi metri e vediamo un’altra signora, Gabriele suggerisce di chiedere informazioni anche a lei. Sembra sapere nulla di grotte nelle vicinanze, ma gentilmente corre a chiamare il figlio perche’ magari ne sa. Anche lui dice di saperne nulla e ci consiglia di chiedere ai vecchi del paese. E’ deciso, appena possibile chiederemo al bar, magari il proprietario le conosce ‘ste grotte “mortali”.

Visto che e’ di strada passiamo alla grotta successiva, quella “sotto S. Angelo”. Appena scesi dall’auto Gabriele si dirige a destra sulla strada. Scendiamo un sentiero ma ci troviamo davanti dei cancelli che ci impediscono di proseguire.

Torniamo indietro con le pive nel sacco ma ancora decisi a riprovare.

Saliamo alla chiesa.

Ci fermiamo per darle uno sguardo con piu’ attenzione.

Sembra dedicata a San Michele Arcangelo, la fotografiamo per Giorgio che ne ha addirittura scritto un libro.

Tentiamo una nuova discesa da dietro la chiesa. Troviamo un passaggio scosceso assai ma riusciamo a giungere sul punto dove avremmo dovuto trovare la grotta…ma non la troviamo.

Scossi dal crescente numero di insuccessi, ma non vinti, ci spostiamo al bar per poi andare alla grotta successiva. Ci dice jella anche in questo caso! il bar e’ chiuso, quindi sfuma il nostro progetto di una bevanda fresca e di raccolta di informazioni. Ci consoliamo con una barretta di cioccolato che avevo portato con me in caso servisse. E’ servita!

Ci spostiamo vicino alla sede del municipio dove c’e’ un grosso parcheggio per cercare la “grotta stalla sotto il parcheggio”.

Anche qua, cerca che ti ricerca troviamo poco o nulla. Provo ad arrivare ad una casupola e dentro ci trovo una parete di roccia che non credo si possa considerare grotta.

Qua trovo un pertugio ostruito da un muretto a secco, se e’ la nostra grotta non c’e’ modo di appurarlo.

Tornando sconsolato alla macchina mi accontento di aver trovato una cassaforte da rottamare.

Nota positiva di questa tappa? Troviamo il distributore di acqua vicino al comune. Fornisce gratuitamente acqua liscia o gasata. Almeno abbiamo potuto avere la nostra bevanda rinfrescante!

Magro bottino oggi, 6 grotte cercate, una trovata. Magari torneremo con Elia che conosce questi posti molto meglio di noi.

Ultima sosta allo sgrottamento appena fuori Jenne dove hanno attrezzato una sorta di presepe permanente. Entro un attimo, solo il tempo di verificare l’assenza di prosecuzioni che possano farla considerare grotta, poi proseguiamo verso casa.

Non tutte le ciambelle riescono col buco, si dice, ma oggi ce n’e’ venuta quasi nessuna! Vabbe’ abbiamo fatto quel che potevamo con tutto l’impegno possibile, lo testimoniano i numerosi nuovi graffi che ho collezionato su mani, braccia e gambe. Alla prossima.

Pubblicato in Uncategorized | Commenti disabilitati su Ricognizione Jenne – 25/03/2023

Falvaterra – 19/03/2023

Con lo SCR tutto e tanti altri amici per una divertente uscita in quel di Falvaterra.

Vista la mia nota difficolta’ nel ricordare i nomi nemmeno provo a elencare ora tutti gli amici che ho incontrato e le persone che ho conosciuto durante questa simpatica riunione con grotta annessa. A tutti vanno comunque i miei ringraziamenti per aver reso speciale la giornata. Un grazie speciale ai padroni di casa, Augusto e Giuseppe.

Ma ora iniziamo a raccontarla questa bella giornata.

La mattina partiamo di buon’ora, siamo Betta, io, Luna, la nostra cana titolare, e Mimmi, la sorcetta canina che ci ha “prestato” Claudia per alcuni giorni. Anche se siamo partiti presto, tra una sosta e l’altra riusciamo ad arrivare leggermente tardi. I saluti ai tanti amici aggravano ulteriormente il mio ritardo nel prepararmi, tanto che alla foto di gruppo arrivo in mutande e calzari semi-calzati.

Dopo la foto inizia la diaspora, chi si avvia alla grotta, che a preparare per il pranzo che seguira’, chi a fare ancora una buona dose di chiacchiera. Giuseppe parte di corsa verso la grotta con Max, Fabio e altri, devono recuperare uno “scaldabagno” mi dicono i piu’ informati. Augusto invece lo vedo che sta intruppando e vestendo di muta un nutrito gruppo di visitatori che si appresta ad accompagnare a visitare la grotta. Io torno a sedermi nel tentativo di finire di prepararmi.

Come sempre non posso azzardarmi ad indossare da subito la muta intera, metto addosso quella minimale, raccatto tutto il resto e mi avvio piu’ in fretta che posso visto che sono rimasto ultimo. Per fortuna a farmi compagnia durante il tragitto dalla segreteria all’ingresso della grotta vengono Claudia e Luna, cosi’ facciamo la strada chiacchierando con piacere del piu’ e del meno poiche’ e’ veramente tanto tempo che non ci vediamo.

Non andiamo all’ingresso turistico della grotta ma scendiamo alla risorgenza. Una volta arrivato trovo con sollievo che c’e’ ancora qualcuno che deve entrare.

Mentre termino i preparativi anche gli ultimi entrano. Rosa mi incita a sbrigarmi ma oramai conosco i miei tempi e piu’ veloce di cosi’ non potrei proprio.

Indossare la giacca della muta e’ la solita sauna, quando finisco sono gia’ sudato e grondante sudore. Ultimo giro di foto per fotografare Claudia che mi fotografa, Maria che tiene d’occhio Luna e poi entro nell’acqua gelida per cercare ristoro.

Il portale d’ingresso, oramai buio e silenzioso mi attende, oramai e’ un vecchio amico e lo rivedo volentieri anche se il passaggio di tante persone ha un poco intorbidito l’acqua e ne ha diminuito poco il fascino.

Una foto ai miei amici che stanno rientrando alla base e poi parto. L’iniziale sensazione di gelo ha stemperato il calore del mio corpo, ora inizio a stare bene.

Procedo in solitaria per il tunnel iniziale, e’ artificiale e scavato per bypassare il sifone che si trova sulla destra entrando. In questa maniera le piene sfogano con maggiore velocita’. Dopo il primo tratto artificiale inizia la grotta vera e propria. In un punto quasi asciutto che non ricordavo affatto trovo uno speleo in attesa. Non lo conosco, forse e’ uno dei ragazzi che fanno servizio alla grotta insieme a Giuseppe e Augusto. Lo saluto velocemente e passo oltre.

Subito dopo trovo il primo laghetto con la breve risalita con cascatella. C’e’ un poco di fila per salire dal lato a sinistra dove c’e’ la corda. Decido di non aver voglia di aspettare quindi affronto la risalita arrampicando dal lato opposto, quello destro.

Mentre riprendo fiato vedo passare un personaggio oramai mitico, Giorgio, anche conosciuto come “il signore anziano”. Provo a fargli qualche foto ma sfila via troppo velocemente per i tempi di reazione della mia fotocamera.

Una foto al primo laghetto non poteva mancare. Oramai il fiato l’ho recuperato e la fila per salire e’ quasi smaltita. Riparto.

All’incrocio con la passerella della parte turistica si gira decisamente a destra per proseguire la grotta.

Dopo la curva si vede l’ultimo tratto di passerella e inizia la parte di grotta non attrezzata.

Maria e’ sopra, sulla passerella, chiama Giorgio e Alessandro per far loro una foto. Anche io mi cimento ma con i soliti scarsi risultati.

Pochi passi e siamo al laghetto con la cascata, un salto di 5 o 6 metri, molto bello e divertente. Anche qua c’e’ tanta fila. Saluto Flaminia, la mia spelo-nipotina, poi mi tuffo per andare a recuperare una corda che vedo imprigionata in mezzo alla cascata.

Con un poco di fortuna recupero la corda e con gran faccia tosta mi arrampico velocemente. In cima trovo un altro controllore che non conosco che mi sembra abbastanza scocciato dalla mia intromissione. Faccio finta di nulla e vado avanti. Incontro un altro amico, Marco che a sua volta e’ con un amico. Faccio una foto anche a loro prima di proseguire.

Ma perche’ tanta fretta, vi direte. Ma io sono qua appositamente per spiegarvelo. Strada facendo mi e’ sovvenuto il discorso udito sul recupero di uno scaldabagno che giace da tempo abbandonato nella grotta. Beh, ho deciso di andare a vedere di cosa si tratta, quindi devo sbrigarmi altrimenti mi perdo tutta la fase del trasporto. Tra l’altro, lungo il tragitto, non ricordo chi, ne’ quando, mi ha corretto, non si tratta di uno scaldabagno ma di un vecchio bidone per la benzina.

Riprendo a camminare ma devo subito fermarmi a fare una foto a Carla, anche lei non la vedo da tanto tanto tempo e sono felice di averla incontrata di nuovo oggi, ma dopo la foto devo proprio scappare…presto, presto che e’ tardi, sembro proprio il bianconiglio!

Ancora una breve sosta per una foto a lei…penso sia Patrizia ma al momento e’ solo speranza di non aver fatto confusione!

Dopo il primo tratto affollato mi ritrovo a camminare da solo. Ne approfitto per tentare qualche foto, coi soliti scarsi risultati. Ve le lascio guardare in pace senza troppe parole.

Cammina cammina incontro il gruppo guidato da Augusto. Vanno avanti spediti quindi da principio mi accodo ma poi piano piano li supero fino a guadagnare la testa del gruppo. Approfittando di un piccolo salto da passare faccio l’ultimo sorpasso passando di lato. Mentre passo saluto Augusto e gli chiedo quanto manchi per il bidone, “un quarto d’ora” e’ la sua risposta. Proseguo di buon passo.

Ogni tanto faccio sosta per provare una foto.

Vedo delle luci in lontananza, sara’ mica la “squadra del bidone”?

Si! Sono proprio loro, mi avvicino per salutarli come si deve ma sono impegnatissimi ad imbragare il bidone in maniera da poterlo trasportare.

Mi fermo ad osservare. L’imbragatura e’ terminata e ora valutano se legarci un bidoncino di plastica come galleggiante. Alla fine rinunciano, darebbe piu’ fastidio che altro. La “squadra del bidone” e’ composta da Fabio, Giuseppe, Max, da un ragazzo che non conosco e mi presentano. Ha un nome simpatico, Fabrizio. C’e’ anche un ragazzino che se ne sta in silenzio e in disparte, non ci faccio caso piu’ di tanto.

Inizia il trasporto. Il bidone e’ ben pesante ma se fosse integro galleggerebbe rendendo il trasporto agevole. E invece no, ha piu’ buchi di un colabrodo e riesce a riempirsi d’acqua ad una velocita’ prodigiosa. Fatta una prova impiega non piu’ di 5 secondi a riempirsi e sprofondare.

Il fatto che non galleggi rende il trasporto oltremodo lento perche’ ogni pochi passi si deve fare sosta per svuotarlo. Faremo innumerevoli soste. Per dare una mano mi approprio dello zaino di max con le corde e vado avanti facendo foto.

Luci che ci vengono incontro!

Questa sarebbe Flaminia e sarebbe venuta una foto bella come merita la mia speleo-nipotina se non fosse per una luce importuna che compare al momento sbagliato a coprirle la faccia.

Dopo il piacevole incontro riprendiamo il trasporto.

Poi di nuovo sosta svuotamento con manutenzione dei cordini che imbragano il bidone, ogni tanto tendono a scivolare via e si deve sistemarli di nuovo.

Via di nuovo col trasporto. Finalmente guardo meglio il presunto ragazzino e mi accorgo che e’ una giovane ragazza. Non posso fare a meno di fare la mia classica brutta figura e subito vado a rivelarle il mio grossolano errore. Dopo avermi ascoltato mi guarda con una espressione un poco schifata e conferma: “Si, sono una ragazza e ho 14 anni”. Dopo aver appreso che oltre a queste caratteristiche ha anche Marta come nome e Fabrizio come papa’, mi ritiro in buon ordine soddisfatto di aver completato con successo la mia gaffe quotidiana.

Questa e’ una delle tante soste, pero’ mi sembra venuta bene come foto quindi ve la propino.

Ne ho tante altre da mostrarvi…e infatti eccole qua.

Iniziano i punti piu’ acquatici, iniziano i problemi, il bidone tende ad inabissarsi pericolosamente in fretta mettendo in difficolta’ la “squadra del bidone”.

Doverosa pausa di svuotamento dopo il passaggio con acqua alta.

…e poi di nuovo via come il vento!

Mentre aspetto mi guardo intorno cercando punti interessanti da fotografare.

Incrociamo il gruppo di Augusto che e’ di ritorno dalla “medusa”, la caratteristica quanto gigantesca concrezione che e’ uno spettacolo da vedere. Augusto si ferma un paio di minuti a parlare con la “squadra del bidone” che intanto riprende fiato.

Riprendiamo il trasporto.

Intanto Augusto e il suo gruppo ci superano e proseguono verso l’uscita.

Il trasporto del bidone infame prosegue, lento ma inesorabile.

Andando verso l’uscita aumentano i punti con l’acqua alta. Ora si devono usare altri metodi di trasporto, ancora piu’ lenti ma che assicurano di non perdere il caro bidone nelle profondita’ delle acque. Praticamente ad ogni passaggio tiriamo fuori le corde dallo zaino, improvvisiamo una teleferica con una delle due corde e l’altra viene usata per tirare il bidone prima che affondi troppo. Dopo il passaggio si rimettono le corde nello zaino e si prosegue.

Questa e’ Marta. Per farmi perdonare (o no?!?) le ho affibbiato il bidoncino di plastica. Devo dire che assolve diligentemente al compito assegnato, non lo molla un secondo.

Giuseppe! Che altro dire?

Visto che abbiamo un attimo di sosta per attrezzare il passaggio successivo Fabrizio convince Marta a fare una foto assieme accanto al bidone.

Come al solito esagero e ne faccio altre.

Questo e’ Fabio, cosi’ avete visto da vicino tutta la “squadra del bidone”.

Ancora un momento conviviale prima di ripartire.

Si inizia ad incontrare degli speleo, forse ci stiamo avvicinando alla cascata. Questo e’ Alessio, se non erro.

Riprendiamo il trasporto usando sempre piu’ di frequente le teleferiche.

Forse Marta mi ha perdonato, ora sorride quando la inquadro per una foto.

Finalmente arrivati alla cascata. Max e Fabio la saltano e vanno avanti a sistemare il loro lato della teleferica, noi intanto fissiamo la corda dal nostro lato.

Il bidone e’ gia’ in posizione e freme per saltare anche lui.

Tanti amici in rientro dalla gita fino alla medusa si fermano a curiosare durante i preparativi. Ne sono quasi costretti, abbiamo praticamente bloccato il passaggio della cascata.

Una volta fissata la corda di teleferica da entrambi i lati, parte Fabrizio con la corda di tiro e poi il bidone scende velocemente e senza intoppi. Ora possiamo passare tutti. Vorrei tuffarmi quindi affido la mia fotocamera a Marta che si appresta a scendere con la corda. L’avrei portata con me ma l’ultima volta che ho saltato e’ entrata un poco d’acqua…non fanno piu’ le fotocamere di una volta!

Ed eccoci qua, in vista della passerella, siamo praticamente fuori. Per la parte finale del tragitto si e’ aggiunto alla “squadra del bidone” anche Alessandro, che piu’ tardi conoscero’ come “quello con la barba” dalla allegra e viva voce della sua ragazza.

Prima di andare recupero la fotocamera da Marta e la ringrazio con una foto. Anche la fotocamera deve esserle riconoscente perche’ finalmente si impegna e le riesce di fare una bella foto.

Mentre Max e Fabio e Giuseppe attrezzano per far salire il bidone sulla passerella noi altri facciamo arrivare il bidone fino al punto in cui sono loro.

La corda e’ sistemata. Tra poco il bidone partira’ per l’ascesa fino alla passerella.

Improvvisamente mi ricordo di un particolare affatto secondario. Entrando avevo detto a Betta che sarei stato poco in grotta e invece seguire l’avvincente avventura della “squadra del bidone” ha portato via un mucchio di tempo. Prendo commiato e mi appresto a uscire. Giuseppe mi affida un compito, avvertire in segreteria che stanno uscendo col bidone e di scendere col pick-up per caricarlo.

Faccio un paio di passi ma vengo subito fermato da Patrizia, pronta per la sua razione di foto. Non posso proprio negargliele.

A lei si uniscono subito anche una simpatica signora di cui ignoro il nome e Flaminia.

Dopo le foto fuggo come un ladro affrontando di buon passo e un gran fiatone la salita per tornare alla segreteria. Trovo Betta tranquilla, ha passato piacevolmente il tempo in compagnia di altre persone che sono rimaste fuori dalla grotta. Luna freme dalla voglia di saltarmi addosso per manifestare la sua contentezza per il mio ritorno dopo una lunga separazione. Dopo i saluti la prendo con me per andare a cambiarmi vicino alla macchina. Strada facendo avverto in segreteria della uscita del bidone. Una volta ripresi gli abiti asciutti torno al piazzale dove gia’ si inizia a vedere tanta roba buona da mangiare.

Nel frattempo il bidone e’ uscito dalla grotta ed e’ arrivato fino a noi. Chiedo subito a Giuseppe di fare una foto con lui.

Questi sono Fabrizio e Marta. A prima vista, con i capelli, senza muta e bidoncino ho stentato a riconoscere Marta ma la presenza di Fabrizio vicino a lei ha dissolto gli ultimi dubbi. Purtroppo qua la fotocamera ha fatto di nuovo i capricci quindi la foto e’ quel che e’…

Pian pianino il pranzo prende corpo. Dopo un sostanzioso antipasto a base di bruschette, pomodoro, mozzarelle, formaggi vari, frittata agli aspragi selvatici e altre delizie, iniziano ad arrivare vassoi pieni di salsicce. Dopo essermi sfamato a dovere vado a fare visita ai fochisti che continuano a produrre salsicce e bruschette a profusione. Giuseppe per dare una mano prova a mettere bocca nel processo “cuciniero” ma se lo filano poco, e’ in minoranza.

La fotocamera continua a fare le bizze ma io continuo a non darle respiro. Qua riesco a riprendere Irina e Giuseppe.

Ancora una foto a Carla, anche se la fotocamera non collabora. In fondo si intuisce appena Rosa, ancora meno si vede Alessandro.

Ma il vero protagonista della festa rimane il bidone. Anche Augusto e Marco si fermano a contemplarlo.

Mi avvicino e mi fanno notare che questo e’ un bidone “storico”, risale al 1929…quasi preistoria industriale!

La fotocamera sembra iniziare a riprendersi. Qua abbiamo Carla e Maria.

Foto di gruppo al pasto.

Un quartetto importante, Irina, Giuseppe, Stefano e Giorgio.

Siamo a fine pasto, siamo tutti ben satolli e ora possiamo pensare ad altro. Fabio, il direttore dell’ultimo corso ha portato i diplomi per un paio di allievi che ancora non lo avevano ritirato. Quale occasione migliore?

La prima a mostrare con orgoglio il proprio diploma e’ Patrizia.

Poi, con passo deciso arriva il momento di Giuseppe.

Eccolo mentre mostra il suo diploma e accetta il nostro applauso.

Oramai sono sazio anche io, ho da poco estorto un’altra salsiccia a Maria, che ora siede vicino a Betta per riposare un poco.

Ecco un duo eccezionale, Gianni e Augusto. Una foto se la meritano sicuramente.

Di loro non ricordero’ mai il nome, ma sono simpatici quindi ve li presento in forma anonima.

Termino il giro di foto con Carla e Patrizia. Quest’ultima ha portato le ottime mozzarelle che abbiamo mangiato oggi, speriamo ricapiti presto occasione per assaggiarle.

Terminata la grotta, terminato il pranzo, fatte le foto, rivisti tanti amici e conosciuti di nuovi. Come sempre arriva il momento di tornare a casa. Lo faccio volentieri perche’ la giornata e’ stata bella e piena di emozioni. Grazie a tutti e alla prossima.

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Bucia dell’ortaia – 18/03/2023

Ancora una volta Gabriele e io dalle parti di Canterano alla ricerca di Grotta Morritana e poi alla (ri)esplorazione della Bucia dell’ortaia a Rocca di mezzo.

Il venerdi’ pomeriggio arriva una bella sorpresa, avro’ il sabato libero da impegni. Subito chiamo Gabriele e gli propongo una visita alla Bucia dell’ortaia, sono sicuro gli piacera’ l’idea. Lui accetta volentieri e aggiunge ai nostri obiettivi la ricerca della grotta Morritana. Non ho nulla da obiettare, quindi il nostro programma e’ deciso.

La mattina Gabriele passa a prendermi e andiamo. Ci fermiamo al solito bar “Cicchetti” e poi facciamo un salto alla locale ferramenta a prendere alcuni arnesi da scavo. Dopo aver sbrigato tutte le faccende accessorie ci dirigiamo verso il nostro primo appuntamento, la ricerca di grotta Morritana.

Parcheggiamo la macchina allo spiazzo della volta scorsa e ci prepariamo, visto che la volta scorsa sono riuscito a tornare dalla ricerca con una mano sanguinante stavolta mi sono premunito indossando ginocchiere e guanti. Prima di partire facciamo una bella foto del nostro gruppo ristretto.

Come affrontare la ricerca? Gabriele si dice sicuro che salendo ancora lungo la strada asfaltata troveremo un sentiero che ci portera’ alla grotta senza dover affrontare faticosi dislivelli. Non conoscendo bene il posto non trovo alcuna pecca nella sua proposta quindi lasciamo la macchina dove l’abbiamo parcheggiata e saliamo a piedi per la strada.

Arrivati in cima di sentieri non se ne vedono. La strada termina con un piazzale e in fondo inizia una viuzza a scalini che scende nel paese. Mentre siamo ancora interdetti e indecisi vediamo passare un uomo al quale mi affretto a chiedere informazioni. Gli spieghiamo cosa stiamo cercando e stavolta e’ lui a rimanere interdetto, ci dice: “La Morritana e’ la’, da quella parte. Pero’ io sono nato qua e non ho mai sentito parlare di grotte vicine alla Morritana”. Una chiacchiera tira l’altra, tanto che alla fine decide di accompagnarci. Ci indica un sentiero in discesa che porta ad un’altra strada asfaltata di cui non immaginavamo l’esistenza. A meta’ del sentiero ci indica anche un punto in cui un suo conoscente aveva ricavato un riparo per il somaro. Ci inoltriamo subito tra rovi e ginestre per dare uno sguardo ma risulta nulla di interessante.

Arrivati dunque sulla nuova strada, fatti pochi passi ecco che ci si palesa davanti agli occhi una bella parete. Il nostro accompagnatore ce la indica: “Ecco, questa e’ la Morritana”.

Mentre Gabriele cerca di domare gli eternamente ribelli lacci delle sue scarpe faccio una foto alla nostra guida come ringraziamento per la sua disponibilita’. Dopo qualche altro commento sulla Morritana e qualche altra chiacchiera prendiamo commiato dalla nostra simpatica guida e andiamo avanti sulla strada a cercare un qualche sentiero che possa guidarci alla grotta.

Camminiamo di buon passo ma lungo la strada troviamo un susseguirsi di terreni privati ben recintati senza tracce di sentieri. Una fontana piena di pesci e’ l’unica nota interessante che posso riportare dalla nostra ricerca.

Gli faccio anche un paio di foto sott’acqua.

Dopo circa un chilometro di cammino senza alcuna traccia di sentiero ci dichiariamo sconfitti e torniamo alla “nostra” strada. Gabriele afferma con convinzione che il nostro sentiero inizia proprio la’ al piazzale. Torniamo quindi al piazzale e dove inizia il sentiero che abbiamo appena percorso avanti e indietro, ci addentriamo nuovamente tra sterpi, rovi e ginestre. Proseguiamo a fatica rimediando graffi vari e distribuendo generosamente imprecazioni. Quando davanti a noi intravediamo ancora una casa capiamo di aver sofferto invano.

Riprendiamo per il piazzale e andiamo verso la macchina con le pive nel sacco, rassegnati ad affrontare la salita gia’ sperimentata la volta scorsa.

Arrivati alla macchina accendiamo il GPS, leggiamo l’irridente messaggio per cui, secondo lui, mancano circa 200 metri e iniziamo a salire. La salita non e’ migliore della volta scorsa ma stavolta sono meglio equipaggiato e pronto a tutto. Con fatica ci avviciniamo al punto dove dovrebbe esserci l’ingresso della grotta.

Forse sara’ perche’ non gli ho dato fiducia ma quando sono sul punto indicato nulla trovo. Aspetto che Gabriele mi raggiunga poi facciamo degli ampi giri nella speranza che l’ingresso di un qualcosa imparentato con una grotta ci si palesi. Nulla. L’unica cosa cosa interessante sono questi funghi che fotografo per distrarmi dalla delusione.

Dopo circa un’ora di giri a vuoto nei dintorni del punto dove doveva essere l’ingresso della grotta decidiamo di aver perso abbastanza tempo con grotta Morritana. La salutiamo in maniera irriverente, come merita e scendiamo verso la macchina.

Ecco Gabriele che arriva.

Ripreso fiato andiamo a Rocca di mezzo dove ci aspetta la Bucia dell’ortaia, la grotticella che fu esplorata tanti anni fa e riscoperta da noi durante la precedente ricognizione da queste parti.

Altra breve pausa per prepararci, io mi infilo anche la tuta speleo per risparmiare ai vestiti il fango che sicuramente troveremo. Appena pronti partiamo.

Girato dietro la chiesa prendiamo il sentiero che supera il recinto per gli animali e arriviamo all’ingresso della grottta. Almeno questo lo troviamo senza difficolta’.

Passato il primo punto stretto mi ritrovo all’ingresso vero e proprio. Da qua la grotta fa una “S” prima di proseguire.

Gabriele si attarda per gli ultimi preparativi. Non posso attendere oltre, mi armo di cazzuola, quella appena comprata proprio per spostare la terra che troveremo piu’ avanti, e procedo oltre la “S”.

Ai lati del cunicolo ci sono alcune diramazioni ma sono tutte strette e parzialmente invase da terra.

Sulle pareti trovo ancora molti ragni, li fotografo anche se Gabriele ha decretato che sono nulla di interessante.

Sono al punto dove mi fermai la volta scorsa. Il passaggio basso e’ ingombro di terra ma con poca fatica e l’attrezzo giusto dovrebbe volerci poco a liberarlo. Mentre attendo Gabriele mi applico nello sterro del passaggio.

Mentre scavo di buona lena mi capita di alzare gli occhi e rimanere sbalordito per la mia incredibile distrazione. Proprio sopra di me c’e’ un altro passaggio, comodo comodo. Come ho fatto mai a non vederlo prima? Vabbe’ ho fatto esercizio e creato una via alternativa…che nessuno usera’ mai! Passo e mi ritrovo in un ambiente largo un paio di metri da cui riparte il cunicolo. Ai lati ancora punti interessanti ma interrati.

Il cunicolo scende un poco, in corrispondenza del punto piu’ basso c’e’ un punto interessante, decido di attendere Gabriele prima di andare a darci uno sguardo da vicino.

Oltre il punto basso la grotta risale e si produce in una sala col pavimento interamente in fango che sale con decisione. La grotta deve essere frequentata da qualche animale, forse un istrice, che ha lasciato le sue impronte sul fango nel tentativo di salire o scendere il pendio fangoso.

Mi guardo intorno ammirando le forme tondeggianti della grotta che fanno supporre almeno una componente ipogenica tra le cause della sua formazione.

Sento dei rumori, e’ Gabriele che arriva. Lo chiamo e attendo al varco con la fotocamera pronta.

Ora che ho supporto posso andare a scendere nel punto interessante. Tolgo un paio di sassi, sposto un poco di sassi e creo lo spazio necessario per infilarmi. E’ ancora stretto ma non tantissimo. Scendo un paio di metri poi altro fango mi impedisce di scendere oltre. Con molti sbuffi e qualche mala parola mi sistemo meglio e riesco a liberare il passaggio dal fango molesto. Con qualche contorsionismo mi infilo e riesco a scendere ancora un paio di metri.

Ora ai miei piedi c’e’ ancora fango, la spaccatura diventa stretta e lunga. La grotta sembra proseguire sia davanti a me che alle mie spalle. Trovo un sasso e riesco a lanciarlo alle mie spalle, verso il basso. Lo sento “tonfare” dopo un paio di metri ancora. Davanti non riesco a vedere. Con rassegnazione mi accingo a risalire. Prima di partire faccio una foto a Gabriele che mi assiste dall’alto.

Risalgo con fatica i primi 2 metri dopo aver allargato il passaggio togliendo ancora del fango. Prima di affrontare il passaggio successivo, il piu’ impegnativo, passo la fotocamera a Gabriele per una foto mentre sono incastrato.

Provo prima da un lato ma non trovo appigli. Dopo qualche sbuffo a vuoto rinuncio e mi giro. Ora va meglio, sempre stretto ma piu’ facile da affrontare.

Nel frattempo Gabriele ha trovato delle ossa e insiste per far loro un servizio fotografico.

Riprendiamo la strada per l’uscita. Nella saletta dove si affaccia il pertugio alto io vado avanti e Gabriele si sofferma ad osservare le pareti della piccola sala. “Ma qua ci sono dei nomi incisi!” esclama. Gli ripasso la fotocamera ed eccoli qua.

Tra i nomi ci sono anche alcune date, addirittura una firma completa datata 1977. Magari qualcuno si riconoscera’ leggendo questa relazione!

Dopo le firme mi becco anche io una foto.

Quando recupero la fotocamera provo a ricambiare ma con scarso successo.

Mi rifaccio all’uscita.

Terminata la nostra breve esplorazione andiamo alla macchina dove approfittiamo delle panchine al sole per riprendere fiato.

Il sole e’ piacevole e anche il panorama e’ per nulla male.

Dopo il riposo riprendiamo le nostre cose e prendiamo la strada di casa. Lungo la via incontriamo un bel portale e dobbiamo fermarci a controllare di cosa si tratta.

E’ chiuso da un muro, ci sporgiamo a guardare dentro ma l’impressione e’ che sia una cavita’ artificiale, almeno nella parte che riusciamo a vedere. Rimandiamo una ulteriore analisi a un altro giorno.

Ci sarebbero altre grotte da rivedere vicino l’autostrada, ma ora non abbiamo voglia, la nostra sete di ricerca e’ stata gia’ sfogata, si torna a casa. Una bella giornata nata per caso. Alla prossima.

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