Spedizioni

La prima spedizione alla quale ho partecipato risale al ‘96-’97 nel nord del Vietnam.

Nei due anni precedenti c’erano state, la pre-spedizione per acquisire informazioni e quindi una spedizione nella regione di Cao Bang.

Prima di iniziare cerchiamo di visualizzare un po’ la zona, vediamo…

Avete presente il Vietnam? NO!!! Beh, pure io prima di andarci! Immaginate una forma allungata tipo uno spillone curvato con la capocchia a nord e la punta a sud. Lo spillone e’ grossomodo incastrato tra il Mare della Cina a est, il Laos a ovest e la Cina a nord. Al centro della capocchia potete vedere la citta di Hanoi, se da Hanoi tirate su lo sguardo a nord, verso la Cina trovate la regione di Ha Giang.

Bene! Ci siamo tutti? Allora continuiamo. Ricapitolando, l’avventura ha avuto luogo nella regione di Ha Giang, piu’ precisamente nel paese chiamato Meo Vac a ridosso del confine con la Cina. Siamo alla seconda meta’ del Dicembre’ ’96, e’ quasi Natale quando dopo un viaggio massacrante in jeep arriviamo finalmente in Meo Vac. Immaginate un paesino di baracche di legno con al centro un campo di calcio sprofondato un una ampia conca e circondato da un suggestivo paesaggio di una miriade di alture tondeggianti (carsismo conico, mi dicono). Siamo una allegra comitiva di 10 persone, pieni di entusiasmo nel vedere quel ben di Dio di doline e buchi inesplorati a profusione. La nostra permanenza a Meo Vac e’ durata solo pochi giorni a causa di problemi con le autorita’ locali ma quel breve periodo e’ stato comunque proficuo.

Abbiamo esplorato varie cavita’ che vanno da buchi infimi e senza speranza a grotte veramente meritevoli tra le quali ricordo:

  • Basta Nuddles – profondita’ circa 500m. Ingresso ampio, galleria enorme in discesa, serie di pozzi di lunghezza via via crescente fino all’ultimo di circa 200 metri. A circa –100 c’e’ una risalita su concrezione di 2m con strettoia orizzontale. Sul fondo ci sono alcuni ambienti ma non sono state trovate prosecuzioni.
  • May be tomorrow – profondita’ circa 300m. Non so dire di piu’ in quanto non ho partecipato alla esplorazione.
  • A chi tocca non s’ingrugna – profondita’ 100m. Pozzo unico, enorme,con accumulo di massi sul fondo. Da sotto si vede che un masso incastrato tra i bordi del pozzo forma un ponte sospeso nel vuoto. Ci ha dato i brividi pensare di aver sostato a lungo su quel masso!
  • A pranzo da Maria – praticamente orizzontale sviluppo poco piu’ di 60m. Interessante per le concrezioni veramente notevoli.
  • La forra – lieve pendenza, sviluppo di piu’ di 200m. Parte da una parete a picco alta uncentinaio di metri con una enorme spaccatura a V rovesciata e continua cosi’ fino al sifone finale. All’interno pareti quasi verticali che si perdono nel buoi e il corso d’acqua alla base ne hanno decretato il nome.
  • Il traforo – lieve pendenza, sviluppo di piu’ di 100m. Quasi sulla cima di un cono con ampio ed evidente ingresso diventa in breve una galleria fossile che in un centinaio di metri sbuca sull’altro lato del cono.

Come dicevo dopo circa una settimana ci “invitarono” a lasciare Meo Vac e ci siamo trasferiti a Dong Van, un paese un poco piu’ a nord di Meo Vac. In Dong Van abbiamo avuto appena il tempo di disfare i voluminosi bagagli, fare qualche piccola ricognizione nei dintorni. Senza alcun preavviso siamo stati sloggiati anche da li’.

L’ennesimo trasloco ha posto fine alla spedizione speleologica ma ci ha lasciato una gran voglia di tornare per terminare un lavoro che sembrava appena iniziato e lasciava immaginare chissa’ quali cavita’ inesplorate!

Nota vacanziera. La spedizione e’ terminata con una gita in mare! Siamo infatti andati a fare una gita in barca di quattro giorni nella meravigliosa Ha Long Bay che merita sicuramente una visita (avete mai visto il film Indocina? Una parte e’ girato li’).

Passa ancora un anno, c’e’ ballottaggio tra il ritorno in Vietnam e una spedizione in Nuova Zelanda. Alla fine vince il Vietnam. Si inizia ad organizzare la nuova spedizione che avra’ come campo base Dong Van. Come al solito gli impegni sono tiranni, non tutto il gruppo dell’anno prima si conferma, alcuni rinunciano a malincuore e altri si aggregano con entusiamo. Alla fine a partire siamo in sei. Vi risparmio il racconto del viaggio che e’ lungo e sofferto. Arriviamo a Dong Van la seconda meta’ di Dicembre ’97 e iniziamo a perlustrare la zona. Per primi esploriamo i buchi individuati l’anno prima. L’unico che merita l’abbiamo chiamato “pozzo del banano (di Bibbo!)”, dopo un inizio maestoso con un immenso pozzo di circa 50m finisce su un ampio ambiente dove tutte le possibili prosecuzioni sono tappate da un mare di fango. E’ come un avvertimento di quel che ci aspetta, ce ne renderemo conto con l’andare dei giorni!

Passano i giorni, ci dividiamo in due squadre che vagano giornate intere tra i conetti. Ogni piccola valle ha la sua bella dolina che promette mirabilie, ne esploriamo fino ad averne la nausea. La maggior parte chiudono dopo pochi metri inesorabilmente in immani tappi di fango. In pochi casi riusciamo a passare quel livello. Solo qualche volta la squadra dove ero anche io e’ riuscita a trovare un pertugio. Una di queste siamo passati in un mare di detriti grazie ad un sasso piatto del diametro di circa 60 cm che facendo da tappo aveva preservato libero l’accesso. Siamo entrati sperando che nel frattempo fuori non piovesse visto che sul fetido buco incombeva un muro di detriti, alquanto instabile, di qualche metro cubo! All’interno abbiamo trovato un fiumiciattolo che attraversava immensi saloni di crollo per poi infilarsi in un buco in una parete di roccia di poche decine di centimetri. Siamo usciti, un po’ scoraggiati, facendo il rilievo. All’altra squadra e’ andata un po’ meglio. Dopo innumerevoli buchi nel…fango hanno trovato una grotta con uno sviluppo di circa 400m.

Dopo una settimana di ricerche avevamo accumulato parecchi chilometri di camminate, svariate discese di pozzi tappati dopo pochi metri e alcune grotte interessanti ma a sviluppo prevalentemente orizzontale. Siamo fortemente delusi per i risultati e per il tempo che e’ stato da nuvoloso a decisamente piovoso per tutta la settimana. Dopo un riunione di consiglio decidiamo di aver fatto abbastanza e decidiamo di levare le tende. Partiamo con l’intenzione di sostare un po’ a Meo Vac ma, rifiutandoci di pagare una tassa inventata appositamente per noi, non veniamo accettati. Strada facendo ci fermiamo nel paese di Quan Ba ma troviamo che la zona era stata appena lasciata da un team di speleo australiani che avevano esplorato li’ per 12 giorni. Basta poco per decidere che non conviene fermarsi e, seppur con rammarico, decidiamo di chiudere la fase esplorativa di quei luoghi e di tornare ad Hanoi dove avremmo valutato se puntare una nuova zona o concederci un lungo periodo di turismo puro.

Ammetto di essere stato tra i piu’ strenui difensori del turismo puro ma anche quelli del gruppo che propendevano per l’esplorazione di un’altra zona non erano motivatissimi. Le ultime resistenze si piegano al volere della maggioranza e quindi chiudiamo ufficialmente la spedizione.

Nota turistica, siamo andati a stare a Hue’ City visitando poi citta’ e localita’ vicine. Notevole la citta’ di Hoi An, antico porto che viveva di scambi commerciali con la Cina e la cui architettura ne ha subito forte influenza. Divertente la gita sul Parfum River che attraversa Hue’ City.

Dopo la seconda spedizione in Vietnam pensavo che non avrei partecipato ad altre. Non mi andava di sottopormi ancora di anno in anno alla rinuncia volontaria alle ferie estive ed al necessario regime di risparmio necessari per andare un mese in spedizione.

Ho seguito cosi’ dai racconti di amici e conoscenti il seguito delle esplorazioni in Vietnam (nella regione di Son La dove sono stati esplorati numerosi trafori di notevole sviluppo) e l’inizio delle spedizioni in Laos.

Nel dicembre 1999 non ho resistito e mi sono aggregato con entusiasmo alla seconda spedizione in Laos.

Il Laos, simile al Vietnam, e’ una stretta striscia di territorio compresa tra il Vietnam ad est e, principalmente, tra Thailandia e Cambogia. La zona dove siamo stati e’ nella parte centrale dove il fiume Mekong fa da confine naturale tra la Thailandia ed il Laos. Non abbiamo visitato la capitale, Vientiane, perche’ era piu’ comodo raggiungere la zona partendo da Bankok.

La zona dove siamo andati e’  la provincia di Khammouan di cui Thakhek e’ il capoluogo

Questa e’ stata una spedizione decisamente differente dalle precedenti. Appena arrivati in Laos, a Thakhek sulla riva del Mekong abbiamo avuto difficolta’ a reperire le jeep e la guida. Semplicemente chiedevano un prezzo esorbitante. Dopo molte discussioni decidiamo di rinunciare alla guida e di spostarci con i mezzi pubblici e a piedi. Riduciamo al massimo il bagaglio e partiamo. Dopo 60Km, una memorabile giornata su un autobus che da noi non verrebbe accettato nemmeno da uno sfasciacarrozze, arriviamo a Gnommalat. Da li’ procediamo a piedi. La prima meta e’ a circa 8Km, il paese di Tahtot sulla riva di un lago artificiale. Ospiti di una famiglia sulla loro palafitta ci dedichiamo ad esplorare la zona. Una squadra si occupa di una grotta subito al di la’ del lago (trovano tra l’altro alcuni resti di un sito preistorico). L’altra va in ricognizione nella campagna circostante puntando decisamente una lunga parete verticale che delimita la zona. Viene trovata e rilevata una grotta ad andamento orizzontale di circa 300m di sviluppo. Tra l’altro viene visto l’ingresso di un‘altra grotta dove si notano strani segni, somigliano tanto a punti di battuta!

Il sospetto che la zona sia gia’ stata esplorata viene confermato dal fatto che nella grotta sul lago viene trovata una lapide. Pare che intorno al 1950 (non ricordo bene la data!) alcuni studiosi accompagnati da militari francesi abbiano sostato al paese. La difficolta’ nel capire i nostri ospiti non ci permette di capire di piu’ ma ci convince che e’ tempo di cambiare aria!

Partiamo in una soleggiata mattina dei primi giorni del nuovo millennio. siamo carichi come muli e ci aspetta una lunga passeggiata (una ventina di chilometri) nella giungla. Quasi allucinati dalla stanchezza arriviamo a Vang Yen un paesino di una decina di palafitte dove troviamo senza fatica una cordiale ospitalita’. Sulla carta e’ segnata una parete che delimita il territorio per alcuni chilometri. E’ quella la nostra meta. Una parte la si scorge dal paese. Come al solito ci dividiamo in due squadre, la prima esplorera’ la parete nelle vicinanze, la seconda si allontanera’ di alcuni chilometri.

Tutte e due le squadre sono fortunate, vengono trovati alcuni ingressi vicino al paese che formano un complicato complesso di inghiottitoi e risorgenze collegate da un canale naturale. a circa 3 Km dal paese troviamo un inghiottitoio. E’ quest ultimo il colpo grosso! In questo periodo il fiume che vi entra e’ poco piu’ di un rigagnolo ma l’enorme mole di tronchi ammassati a coprire completamente l’ingresso (una volta larga alla base almeno 10m e alta almeno 5m) danno una idea della mostruosa quantita’ d’acqua che si riversa li’ dentro nella stagione delle piogge. Viene esplorata la parte attiva seguendo il corso del fiume sotterraneo fino al “lago della morte” cosi’ chiamato per l’aspetto poco rassicurante dato dai numerosi tronchi affioranti che ne rendono praticamente impossibile l’attraversamento col canotto. A meta’ strada tra l’ingresso ed il lago viene trovato un camino che sale con forte inclinazione (percorribile comunque senza corde) fino alla gigantesca zona fossile. Da questo camino si arriva in una sala larga circa 250m sull’asse maggiore con alcuni ingressi secondari. Dalla parte opposta parte una vasta galleria che continua per alcuni chilometri.

Nonostante la eccitante scoperta siamo costretti a tornare nel mondo civilizzato e a lasciare l’esplorazione a meta’ perche’ terminiamo il carburo ed i viveri scarseggiano. Dai rilievi fatti sembra probabile che le grotte trovate vicino al paese e il mostro distante 3 chilometri possano essere collegate!

Il ritorno e’ un poco mesto ma meno faticoso, abbiamo meno peso sulle spalle! Ripercorriamo a ritroso il viaggio dell’andata andandoci a godere qualche giorno di dolce far nulla su un’isola della Thailandia.

Questo e’ tutto, spero di aver suscitato la vostra curiosita’ e di non avervi annoiato troppo. Mi scuso con i miei compagni di avventure per non averli nominati nel mio scritto ma siamo troppi, mi sarebbe servita una pagina solo per elencarci tutti in maniera degna e lo spazio e’ tiranno! A loro tutti va comunque il mio grazie per esserci e per avermi sopportato durante questi viaggi cosi’ particolari e impegnativi soprattutto dal punto di vista dei rapporti interpersonali!!!

Chi volesse leggere ancora a proposito del Vietnam potra’ a breve scaricare il testo integrale dei diari di viaggio.

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