Piccola Cretarossa – 20/05/2018

Alla Piccola Cretarossa per cambiare una corda lesionata. Con Gabriele e Maurizio.

La mattina Gabriele passa a prendermi, poi ci avviamo assieme nella mitica Meriva bianca alla volta di Livata. Maurizio come al solito e’ partito per conto suo poiche’ passera’ tutto il fine settimana tra le montagne. Arriviamo al bar a Monte Livata, ci incontriamo con Maurizio e facciamo provviste prima di ripartire. Alla grotta ci cambiamo senza troppa fretta, oggi il programma non e’ impegnativo e possiamo prendercela comoda. L’obiettivo principale e’ arrivare alla base del primo P50. Dobbiamo cambiare una corda a cui si e’ lesionata la calza sfregando contro la roccia. Strada facendo vorrei vedere alcune cose che solitamente si lasciano indietro…Se poi non ci sara’ troppa acqua ed avremo tempo, potremmo anche tentare la discesa del secondo P50, ma la vedo come una possibilita’ molto remota.

Dopo esserci preparati, ci avviamo all’ingresso.L’abbozzo di abbeveratoio che si prepara a diventare una coltura di zanzare.Maurizio rientra in attivita’ dopo un malanno ed e’ pieno, se non di energie, almeno di buoni propositi e voglia di fare, quindi si organizza subito per armare il primo pozzetto.Gabriele gli passa la corda e lui si mette all’opera.Dopo l’armo cedono a me l’onore di scendere per primo. La corda si rivela comoda, non tanto per il saltino iniziale, quanto per lo scivolo successivo che e’ diventato alquanto ripido e scivoloso. Quando Gabriele mi raggiunge, sono impegnato a sondare un arrivo che si vede in alto quando ci si infila nel pozzo. Inizio a smartellare per creare lo spazio e poter guardare meglio. Ho allargato un poco ed invito Gabriele a dare anche lui un’occhiata mentre aspettiamo che scenda anche Maurizio. Dopo aver valutato la cosa assieme decidiamo che con ottima probabilita’ e’ un budello stretto che porta anche lui alla sala alla base del pozzo. Gabriele che e’ gia’ pronto, inizia a scendere il pozzo mentre il buon Maurizio fa la sua comparizione. Nel fare spazio per vedere il buco ho notato alcune rocce che, se rimosse, renderebbero piu’ agevole (ovvero “marionabile”) l’uscita dal pozzo. Farebbe comodo il piede di porco. Maurizio dice di averne uno in macchina e si offre di andarlo a prendere. Mentre lo aspetto, inizio a martellare la roccia con metodo ed energia riuscendo a togliere qualche pezzo di roccia. Con il ritorno di Maurizio e l’arrivo dello strumento acconcio, diamo una nuova forma all’imbocco del pozzo. Non si puo’ dire che sia largo, pero’ ora si puo’ entrare ed uscire senza doversi divincolare troppo. Alla saletta successiva ci ritroviamo tutti e 3 assieme. Perdo, o meglio, impiego ancora qualche minuto a rendere piu’ comodo l’armo del saltino da 2 metri che segue. Anche lui ha una partenza che diventa antipatica quando si affronta al ritorno. Dopo averlo sistemato meglio di prima, continuo a scendere per primo. Da sotto faccio una foto di saluto a Maurizio, ha deciso che per lui oggi basta cosi’, non entrava in grotta da parecchio e non vuole forzare. Gabriele scende mentre mi muovo per andare al pozzo successivo, il P25.Eccomi fermo alla partenza del P25. Non c’e’ molto stillicidio, magari anche sotto la situazione e’ buona. Vedremo tra poco.Aspetto Gabriele prima di partire.Oramai questo pozzo e’ abbastanza pulito quindi arrivato al frazionamento a meta’, urlo la libera a Gabriele.Aspetto di vederlo affacciarsi oltre il punto stretto, poi parto.Alla base del pozzo vado comunque a mettermi al coperto. Poggio lo zaino ed inizio a sistemare il materiale d’armo sulla mia bandoliera. Prendo il trapano, con la punta stavolta! Prendo alcuni attacchi con i relativi fix, verifico di avere mazzetta, chiave e coltellino e mi dichiaro pronto. Quando Gabriele mi raggiunge sono al frazionamento iniziale. Ci salutiamo, mi annuncia che ha deciso di aspettare qua. Non posso biasimarlo, la situazione “acqua” qua sotto e’ notevolmente peggiorata, c’e’ uno stillicidio abbastanza forte e sotto promette di diventare ancora piu’ intenso. In queste condizioni l’idea di poter scendere anche il secondo P50 si spegne miseramente. Quindi, giustamente, e’ utile bagnarsi in 2. L’acqua la prendero’ solo io. Faccio una foto a Gabriele e poi parto.Il primo tratto di discesa e’ abbastanza fuori dallo stillicidio, solo una goccia ogni tanto.Quando lo stillicidio inizia a diventare piu’ fastidioso, c’e’ il frazionamento spostato dalla verticale che risolve un poco, ma non troppo. Piu’ si scende e piu’ lo stillicidio diventa intenso. Arrivo alla cengia dove, in prossimita’ del deviatore, c’e’ la lesione alla corda . Mi metto comodo poi osservo la corda, la calza e’ troppo rovinata, non c’e’ altra scelta se non tagliarla e giuntarla ad un nuovo frazionamento. Mentre faccio queste considerazioni sono in piedi sulla cengia. Inizio a guardarmi intorno per cercare un buon punto dove frazionare. Guardo anche verso il basso perche’ ho notato un sasso strano. Caspita! Non e’ un sasso. E’ uno strano animaletto nero, una salamandra, penso. Provo a toccarlo ma quasi non reagisce. E’ un animale di superficie, probabilmente qua morira’. Verifico tra me se posso portarlo fuori. Purtroppo non ho un contenitore rigido dove metterlo. Nel taschino della tuta lo schiaccerei e lo stesso sarebbe se lo mettessi nello zaino. Non potendo fare altro lo sposto di lato almeno evitero’ di calpestarlo durante le mie manovre. Messa in “salvo” la salamandra, risalgo alcuni metri per sistemare il frazionamento. Provo a spostarmi lateralmente ma trovo solo un aumento dello stillicidio. Alla fine il punto migliore e’ sulla verticale della corda. Salgo ancora quel che serve per avere un lasco di corda utile a fare il nodo e poi metto in azione il trapano. Sistemato l’attacco, faccio il nodo alla nuova corda, la sistemo nel moschettone e poi, dopo averla tagliata, ci inseguo la corda vecchia. Una ulteriore controllata tanto per gradire poi scendo. In prossimita’ del deviatore tolgo di mezzo con molto gusto l’odioso spuntone che ha lesionato la corda, passo il deviatore e continuo. Alla base del pozzo lo stillicidio e’ ancora piu’ intenso, non c’e’ quasi modo di ripararsi. Da un lato c’e’ il solito arrivo d’acqua che forma un piccolo ruscello verso il secondo P50.Provo ad affacciarmi al secondo P50 ma il rumore di pioggia che sento mi toglie qualsiasi fantasia a proposito di discenderlo.Sistemo la corda “vecchia” nello zaino per portarla fuori. Trovo anche uno spezzone di corda, lo tengo da parte per sostituire il cordino del deviatore.Da sopra sento urlare, e’ Gabriele che inizia ad essere preoccupato dal lungo silenzio e anche infreddolito. Gli rispondo che va tutto bene e che mi accingo a risalire. Riesco anche ad urlargli di iniziare a risalire il P25 cosi’ da riscaldarsi. Magari riusciamo ad evitare altre attese.Sono stato poco attivo in questo ultimo periodo per un guaio al ginocchio e, anche se oggi non ho fatto molto, la salita la sento. Quando sono in vista del frazionamento iniziale mi prendo del tempo per fare qualche foto ai veli di concrezione che abbracciano la roccia. Sono tanto fragili da rompersi al minimo contatto.Dopo la sosta la sommita’ del pozzo e’ invasa dal vapore acqueo che produco in quantita’ dalla tuta. Di fare foto nitide non se ne parla.Quando arrivo alla partenza del P50 faccio sosta per ricomporre per bene lo zaino con tutto il materiale che porto appeso addosso. Ora che non mi serve piu’, meglio viaggiare comodi. Mi affaccio alla base del pozzo successivo per urlare a Gabriele. Mi risponde da meta’ pozzo, c’e’ da aspettare. Mi metto comodo. Qualcun altro ha fatto sosta dove sono io lasciando un ricordo di se’, una bella cicca di sigaretta. Ora quel bel reperto e’ completamente ricoperto di muffa, magari la prossima volta troveremo dei funghi da pipa!Dopo una congrua attesa inizio a sentire freddo. Gabriele e’ impegnato con l’uscita dal pozzo, la parte piu’ scomoda. Visto che oramai non c’e’ pericolo di caduta sassi, mi metto su corda per risalire a mia volta. Salgo pianin pianino ed esco dal pozzo nel piccolo ambiente che prelude al pozzo dove Gabriele mi attende per proseguire assieme. Al saltino successivo Gabriele nota un punto da martellare per migliorare l’uscita dal pozzetto. Gli passo la mazzetta e poi lo ritraggo mentre lavora di buona lena.Alla fine il risultato e’ piu’ che buono, ora possiamo dire che anche questo pozzetto e’ “marionabile”.Al pozzo successivo Gabriele mi cede l’onore di andare avanti, ed io vado. Fuori e’ ancora giorno, la macchina di Maurizio si intravede sulla strada ma di Maurizio non si vede l’ombra.L’albero d’armo con il simbolo dello Shaka Zulu.E l’ingresso della grotta…pensare che era profonda poco piu’ di 2 metri fino ad un anno fa.Maurizio c’e’! Stava solo dormicchiando in auto.Ecco che arriva anche il buon Gabriele. Maurizio sembra imbronciato ma e’ solo il malumore da appena sveglio.M’illumino d’immenso ipogeo.Pausa fiorellini.Saliamo verso la nostra macchina, e’ il momento di ritornare in abiti civili…o perlomeno asciutti.Posa spelea per Gabriele.Tarzanelli di fango sui calzettoni.Il magico momento in cui ci si cambia.Maurizio ci attende con pazienza.Per completare degnamente la giornata andiamo a prendere qualcosa di caldo a casa di Maurizio.Tra un the ed un caffe’ si avvicina ora di cena, tra poco toglieremo il disturbo. Dopo aver salutato Maurizio, ci avvieremo senza ulteriori indugi a Marano Equo per un meritato piatto di fettuccine.Della cena e’ inutile che io vi dica. Posso assicurarvi che e’ stata ottima. Il ritorno come al solito lo dormicchio facendo ben poca compagnia a Gabriele. Una giornata tranquilla, buona per riprendere confidenza con i pozzi. Alla prossima.

Informazioni su fato63

Pratico la speleologia da qualche anno ormai. Mi sono finalmente deciso a tenere un diario delle uscite. Approfitto del blog per renderlo consultabile e commentabile.
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