Corso d’armo a Ferentillo con Martina, Matilde, Simone e Marco.
Veramente al corso c’erano tanti tanti amici e non solo i 4 che ho nominato, pero’ visto che mai e poi mai potro’ ricordare tutti ho deciso di nominare solo i 3 “orvietani” e Matilde…perche’ e’ Matilde!
25 maggio 2018
Il corso inizia ufficialmente nel pomeriggio di venerdi’ 25. Martina, Matilde e Marco, in qualita’ di allievi, sono gia’ li’ per apprendere quel che serve dalle lezioni teoriche. Betta ed io siamo arrivati stamane ad Orvieto ma partiro’ per Ferentillo solo domattina, insieme a Simone. Stavolta Simone ed io, da bravi qualificati, saremo “dall’altra parte” per dare una mano agli istruttori.
26 maggio 2018
La mattina alle 5 mi sveglio. Subito porto Luna a fare un giro, per i bisogni e per attenuare un poco la sua ansia da abbandono. Dopo un saluto veloce a Betta, alle 5.30 sono al bar da Simone. Fatta la colazione, siamo pronti a partire.Ci aspettano un paio d’ore di macchina per essere a Ferentillo alle 8 come richiesto dal programma del corso.
Manca un quarto alle 8 quando siamo a Ferentillo, alla piazza del bar vicino alla palestra artificiale di arrampicata dove si tiene il corso.
Visto che siamo in anticipo ci concediamo un caffe’ e qualche chiacchiera con la simpatica signora che gestisce il bar. Tra l’altro lei ci racconta qualcosa della strana statua, un grifone forse, che sta in alto vicino al bar. Quando ancora non c’era l’attuale strada di accesso al paese, in quel lato della piazza c’era una fontana e la statua ornava tale fontana. Quando la fontana e’ stata sacrificata alla modernita’ e sostituita dalla strada, la statua e’ stata salvata e posta dov’e’ ora. Continuo a considerarla “strana”, ma ora che ne conosco la storia mi e’ molto piu’ simpatica.
Dopo il caffe’ e le chiacchiere andiamo di corsa a raggiungere il resto dei “corsaioli”.
Anche se adesso sono le 8 passate li troviamo ancora quietamente intenti nella colazione. Ho subito l’occasione per riabbracciare Matilde che non vedo da parecchio.
La preparazione va per le lunghe ma sembra la lentezza sia giustificata poiche’ ieri sera hanno tutti fatto le ore piccole per terminare il programma delle lezioni teoriche e la preparazione degli zaini del materiale per oggi. Pian pianino la faccenda si anima, riusciamo a capire che la palestra di oggi sara’ quella all’eremo della “Madonna dello Scoglio” ad Arrone. Quando Simone ed io vediamo che sono praticamente tutti pronti, montiamo in macchina ed andiamo. La strada la ricordiamo man mano che la facciamo. Sinceramente la parte di strada sterrata non la ricordavo cosi’ lunga, su un paio di bivi dobbiamo fare sosta per valutare quale sia il piu’ probabile, pero’ alla fine arriviamo sani e salvi fino al parcheggio che ricordavamo dalla volta scorsa. Al suddetto parcheggio c’e’ nessuno. Prendiamo gli zaini e scendiamo allo spiazzo successivo dove qualche macchina si e’ fermata. Scendiamo da loro sia per avere informazioni su quanto programmato, sia perche’ ad un lato dello spiazzo dovrebbe esserci una fontana. Dobbiamo riempire le borracce per avere di che dissetarci durante la giornata. Falliamo in entrambi gli obiettivi! La fontana e’ a secco e nessuno ne sa piu’ di noi.
Con le pive nel sacco ma molta piu’ compagnia, ritorniamo da dove siamo venuti.
Nel frattempo e’ arrivata anche Martina. Anche con lei non ci vediamo dalla cena GSCO a Sant’Oreste. La rivedo e la saluto con piacere.
Dopo qualche incertezza su dove andare prendo coraggio e vado dove penso sia meglio. Qua all’eremo ci sono 2 palestre di roccia. La prima e’ subito sotto il parcheggio dove con Simone abbiamo lasciato la macchina. E’ bella ma completamente esposta al sole. La seconda e’ piu’ in basso ed e’ parzialmente in ombra. La considerazione che mi fa decidere definitivamente per quella in ombra e’ che Giorgio, solitamente puntualissimo, qua sopra non si vede. Deve quindi essere di sotto. Annuncio ad alta voce la mia intenzione, mi carico lo zaino in spalla ed inizio a scendere.
Alla fine sembra che tutto il gruppo si sia deciso per la palestra in basso, a piccoli gruppi prendiamo la stessa direzione.
L’insegna gigante dell’OTTO Umbria nei pressi delle pareti mi conferma che avevo fatto le giuste considerazioni.
Faccio in tempo a prepararmi prima che arrivino i nostri allievi e si inizi con la verifica e la sistemazione dei sacchi materiali.
Tra qualche spiegone e tanta attivita’ passa la prima mezz’ora.
Qualcuno si dichiara pronto ed inizia a salire per dare il via all’armo, oggetto del corso. Simone e Marco oggi lavoreranno assieme.
Io sono ancora senza un allievo affidato e ancora non sembrano essercene di pronti. Seguo Simone e Marco per vedere le pareti da sopra.
Dopo qualche minuto per valutare le possibili soluzioni, Marco parte con l’armo e Simone lo segue.
Matilde mi raggiunge dichiarando che per oggi saro’ io il suo istruttore. Le sorrido compiaciuto poi andiamo a scegliere un posto comodo dove iniziare con l’armo.
In effetti siamo a pochi metri dai nostri amici ed ogni tanto ci scambiamo saluti.
Dopo aver valutato le possibili soluzioni, Matilde ne sceglie una ed inizia ad operare. E’ talmente presa dalle nuove nozioni che sta mettendo in pratica che nello scendere si scorda di muovere i piedi in maniera coordinata col resto del corpo. Il risultato e’ che si ribalta ed improvvisamente la ritrovo a piedi all’insu’. Per fortuna, tranne qualche secondo di spavento per entrambi, non ci sono conseguenze. Una risata in comune risolve tutto per il meglio.
Mentre Matilde medita su come proseguire l’armo, mi allontano per cercare un salvacorda, per ora ho utilizzato il sacco materiali ma vorrei sostituirlo se possibile. Ne approfitto per curiosare tra le altre squadre.
Mi sposto alla squadra successiva, c’e’ una allieva, che ancora non conosco (ma tra poco scopriro’ che si chiama Gloria!), che con molta decisione mi intima: “Vieni qua e controlla questo nodo”. Un microsecondo di indecisione, poi al suo sguardo di impazienza, mi avvicino. Il nodo e’ a posto, Gloria mi squadra per valutare se fidarsi, poi probabilmente decide di si e mi licenzia con un sorriso riprendendo la sua discesa senza ulteriori indugi.
Mi sposto ancora piu’ in la’ in cerca del salvacorda ma senza successo. Sento Matilde che mi chiama, Ha deciso come proseguire e lo vuole condividere.
Passando per tornare indietro, scatto una foto a Gloria la quale mi ripaga con uno sguardo del tipo: “Fallo ancora e ti uccido”. Mi ritiro in buon ordine.
Eccomi Mati! Che si fa? Ha scelto alcuni dei fix gia’ disponibili in parete e si appresta a sistemarvi le placchette e quindi la corda. Approvo la sua scelta e le chiedo un minuto di pazienza per sistemare la mia corda e poterla seguire da vicino.
Ora siamo su corda. Mentre Matilde sistema l’armo io imperverso con la fotocamera.
I minuti successivi pero’ la ripongo e pongo la mia attenzione esclusivamente all’operato di Matilde. Fa tutto bene ed in pochi minuti stiamo scendendo a terra. La precedo per immortalare questa storica discesa.
Un attimo di respiro prima di ricominciare. Mi giro intorno, anche qua sotto l’attivita’ ferve.
Risalendo approfitto ancora per rubare attimi di questa giornata.
Per Matilde e’ arrivato il momento di un cimento veramente sfidante. Abbiamo deciso che deve avere il suo battesimo del fuoco nel piantare uno spit. Dopo un rapido spiegone da parte mia, Matilde si arma di martello e piantaspit ed inizia a martellare di buona lena.
Come e’ successo a tutti, il primo spit non si scorda mai, forse anche perche’ ci vuole un tempo infinito a metterlo. Da parte mia approfitto del tempo per fare una panoramica della parete.
Matilde e’ concentratissima, non si lascia distrarre nemmeno dalle mie foto.
Riceviamo anche visite di buon vicinato. Riccardo si ferma per un sorriso e qualche chiacchiera, lo ricompenso subito con una foto.
Sotto qualcuno si gode un poco di riposo all’ombra. A proposito di ombra, mi accorgo che inizio a guardarli con invidia. E’ da stamane che non bevo e la lunga permanenza al sole inizia a pesarmi in termini di disidratazione.
Per il momento devo stringere i denti. Matilde e’ letteralmente alle battute conclusive della sua battaglia contro la stolida, e solida, roccia. Pochi minuti dopo puo’ mostrare con orgoglio l’anello montato sul suo primo spit.
Ora sotto di noi il gruppo dei “riposanti” e’ decisamente piu’ nutrito.
Dopo aver fatto il nostro dovere scendiamo a raggiungerli per fare pranzo. Io mi aggiro cercando un poco d’acqua. Ne rubo un sorso a Matilde poi arriva Marco a salvarmi. Porta con se una intera confezione di bottigliette d’acqua frizzante, e nemmeno troppo calde. Me ne regala una e la scolo con un solo lungo sorso. Finita la prima bottiglietta, inizio a sentire sollievo ma ancora non basta. Sfacciatamente ne chiedo un’altra e Marco generosamente me la cede. Anche lei fa la stessa fine della prima, ma la gusto con piu’ calma. Ora va decisamente meglio. Possiamo proseguire.
Faccio una salita tanto per non freddare i muscoli e nella salita tento una foto strana con un primo piano della maniglia su corda.
Intanto, dopo il pranzo, le pareti sono di nuovo impegnate.
Simone e Marco hanno fatto quel che dovevano sul tratto di parete che avevano scelto ed ora stanno disarmando tutto per dedicarsi ad altro.
Anche Matilde riprende le sue cose per cimentarsi in altro.
Oramai Matilde ha rotto il ghiaccio con l’armo ed e’ pronta per continuare a far pratica. Alessio si offre volontario per seguirla ed insieme partono per nuove avventure.
Visto che sono momentaneamente disoccupato, mi dedico a fare foto in giro.
La giornata comunque volge al termine e gia’ si formano piccoli gruppi che commentano le attivita’ fatte.
Cerco relax salendo e scendendo sulle varie corde messe durante la mattinata e non ancora disarmate.
Durante la discesa mi fermo a curiosare seguendo l’impegnativo disarmo di un traverso.
Passando mi fermo a salutare Matilde ed Alessio. Matilde e’ impegnata nel piantare un fix con il trapano quindi ha poco tempo da perdere in sorrisi.
Faccio chiacchiera con Alessio. Da quando ci siamo incontrati stamane, continuo a rinfacciargli scherzosamente che qualche settimana fa il suo gruppo ha rifiutato il mio aiuto per una uscita di corso al Chiocchio. Lui continua a replicare che la colpa e’ di Simone, che faceva da intermediario, il quale ha interpretato male la loro risposta. Anche stavolta finisce pari e patta con una risata, che non guasta mai. Guardo sotto, quasi tutto il gruppo e’ pronto per dare termine alla giornata. Anche Matilde ha terminato col fix. Li avverto che forse e’ ora di andare ed anche loro iniziano a salire disarmando.
Mi fermo ancora per dare una mano a Matilde a ricomporre lo zaino materiali e a restituire cordini e moschettoni presi in prestito da varie persone. Sistemato tutto, mi tolgo l’imbrago, sistemo il mio zaino personale e mi avvio verso le macchine. Alla parete alta trovo il motivo per cui da un certo momento in poi non ho piu’ visto Martina, Marco e Simone. Eccoli qua.
Sono impegnatissimi in una gara di risalita.
Raggiungo la sommita’ della parete passando per il sentiero ed arrivo giusto in tempo per incontrare Simone.
Mentre aspettiamo Martina a Marco, cerchiamo di fare un paio di belle foto.
Sotto intanto vedo passare il resto del gruppo, anche loro sono diretti alle macchine.
Ecco arrivare Martina.
Ed ecco Marco, sembra non aver risentito minimamente della giornata impegnativa.
Martina invece dice di essere un poco stanca e si prende il suo tempo per terminare la salita.
Aspetto che i miei amici sistemino il loro materiale poi torniamo insieme alle macchine. Quando sono tutti pronti facciamo una lunga fila di macchine per tornare alla base. Tutto il gruppo fa tappa obbligata al bar per una birra. Simone ed io dobbiamo fare una sosta al supermercato, dalle cucine hanno avvertito che mancano un paio di cose e dobbiamo procurarle. Quando arriviamo al bar sono gia’ molto avanti con le bevute ma con poco sforzo riesco a rimettermi a paro.
Mentre viene sistemato tutto per la cena, vedo scendere l’oscurita’.
Ma anche al buio si chiacchiera benone.
La cena poi ci vede tutti uniti e concordi. Tutto buonissimo. Complimenti ai cuochi!
Prima del dolce Andrea, il direttore del corso, ci chiama e facciamo un rapido briefing con tutti gli istruttori. Viene deciso che l’indomani non andremo in grotta ma faremo una nuova giornata in parete, e’ logisticamente piu’ semplice visto il numero di allievi. La cena viene chiusa ufficialmente solo quando l’ultima goccia di grappa viene stillata dalla bottiglia che e’ provvidenzialmente comparsa al momento del digestivo. La povera Matilde ha acconsentito a che io dormissi nel letto sopra al suo. Ancora non conosce la potenza del mio russare. Io, per non rischiare di svegliarmi dal rumore che faccio, mi metto i tappi alle orecchie! Ma forse, a vedere la sua faccia disperata, gia’ immagina cosa la aspetta. Buonanotte?!?
27 maggio 2018
Io mi sveglio ben riposato, ma a vedere le occhiatacce che mi mandano i miei compagni di stanza, probabilmente sono il solo ad aver dormito. Matilde confessa di aver tentato di zittirmi a calci ma senza alcun risultato. Cerco di fare la faccia pentita ma non serve a molto, se un giorno ci dovesse essere una occasione simile, credo mi faranno dormire in una stanza da solo! Mi preparo svelto e vado a vedere per la colazione.Dopo esserci rifocillati pian pianino diamo inizio alla giornata. Oggi la destinazione la conosciamo bene, andremo alla palestra di roccia vicino alle cascate delle Marmore. Partiamo in un gruppo quasi compatto ma poi ci sgretoliamo strada facendo, chi per comprare cibarie, chi per prendere un caffe’, chi per altre commissioni. Simone, Marco ed io andiamo diretti. Nel tempo di scendere e prendere il materiale, anche gli altri arrivano.
Ecco anche Matilde, pronta ad un’altra dura giornata d’armo.
Siamo un bel gruppone che si avvia verso le pareti.
Marco lo lasceremo incarcerato? Ma no, per stavolta lo porteremo con noi.
Saliamo il breve tratto dal parcheggio allo spiazzo dove ci sono le pareti.
Per terra ci sono dei macigni enormi che pero’…sono finti. Quello che hanno preso Simone ed Alessio pesera’ un paio d’etti, pero’ e’ impressionante vederselo tirare addosso!
Eccoci ai bordi dello spiazzo. La ringhiera col cavo d’acciaio indica che dopo c’e’ la parete strapiombante.
Si inizia con qualche parola di Andrea, il direttore del corso.
Dopo iniziamo a prepararci.
Martina e’ pensierosa.
Matilde e’ telefonica.
Eccoci pronti!
Pochi minuti e siamo tutti in parete impegnati a far fruttare la giornata.
Anche oggi Alessio ha preso in custodia Matilde. Iniziano ad armare di buona lena.
Oggi io invece inizio con Marco. Sistemiamo le corde partendo dal cavo d’acciaio poi utilizziamo l’albero sul bordo della parete per andare sulla verticale. Mentre andiamo continuo a guardare Marco. Ha tante robe addosso, ma continuo ad avere l’impressione che ci sia qualcosa che non va. Lo scruto ma non riesco ad inquadrare cosa sia. Guarda e riguarda, trovo il particolare che mi sfuggiva. Non ha il casco! Richiamo la sua attenzione sulla cosa. Ha un attimo di smarrimento perche’ non se ne era accorto nemmeno lui, poi sale a rimediare.
Per terminare l’armo ci vorrebbe un attacco doppio. Non abbiamo il trapano, pero’ Marco non si spaventa per cosi’ poco e si attiva per piantare uno spit a suon di martellate. Mentre lui si attrezza per operare, io mi guardo in giro. Sia alla nostra destra che alla nostra sinistra le attivita’ fervono.
Matilde ed Alessio lavorano alacremente.
Subito alla nostra sinistra c’e’ Claudia che istruisce il “gigante buono” (non mi ricordo il suo nome, spero che il “buono” sia veritiero e mi perdoni!)
Qualcuno e’ gia’ arrivato in fondo alla parete. Lo guardo con un po’ di invidia, la’ sotto deve esserci un bel freschetto.
Marco ha sistemato la partenza della sua via, io la mia l’avevo gia’ completata rubandogli tutti gli attacchi buoni…Lui deve fare esperienza con qualche difficolta’…altrimenti che corso d’armo e’?!?
Arrivo abbastanza giu’ da verificare di persona quel che ipotizzavo. Qua fa fresco, si sta molto bene. Troviamo anche degli armi “naturali” a forma di uncino, devono essere delle infiorescenze metalliche!
Arrivo a terra, la corda per fortuna e’ bastata. Faccio un giro per salutare chi e’ giu’ e per sgranchire le gambe.
Marco mi raggiunge. Insieme andiamo verso la sponda del fiume. Arriviamo appena in tempo per catturare il passaggio di una serie di gommoni che partono per il rafting. Ci fermiamo a guardare mentre passano. Non ho mai fatto rafting, dovro’ provare una volta di queste.
Marco, infaticabile, riparte sulla corda. Ritorno da lui perche’ non si senta abbandonato. Anche il duo Matilde-Alessio e’ quasi alla base.
Ora Matilde sembra accusare il dispendio di energie. Ma e’ solo una impressione.
Io continuo a fare foto tutto intorno riprendendo momenti della giornata. Finalmente rimediamo il trapano rubandolo a Matilde nel passamano dalla nostra sinistra fino a loro. Con Marco mettiamo velocemente un paio di fix per sistemare meglio l’armo delle nostre vie. Purtroppo al secondo fix la batteria annuncia di essere scarica. Mentre Marco termina di piantare i fix, io risalgo per cambiare la batteria e poi consegnare il trapano ad Alessio.
Un dolce richiamo arriva alle mie orecchie; “E’ ora di pranzo”. Avverto Marco e mi avvio. In effetti e’ da un po’ che sento un piacevole profumo di carne alla brace, ma non osavo pensare fosse roba nostra. Pensavo piuttosto ad una zona picnic nelle vicinanze con tanti allegri gitanti. E invece arrivando in zona pranzo mi accorgo di essere stato pessimista. Trovo tanta roba buona ad attendermi e non mi faccio pregare.
Dopo un soddisfacente pasto ritorniamo di nuovo nei pressi delle pareti. C’e’ Andrea che vuole fare il punto su quanto abbiamo fatto stamane.
Il punto di riunione e’ accanto all’albero dove abbiamo lavorato Marco ed io. Non e’ scelto a caso, e’ una delle poche zone d’ombra nei pressi delle pareti. Dalla disamina degli armi fatti vengono fuori molte osservazioni interessanti. Andrea suggerisce possibili soluzioni alternative e Pierluigi propone delle ottimizzazioni dei materiali.
Dopo il commento ragionato sul lavoro fatto, ci sparpagliamo per formare nuove squadre. Stavolta e’ Martina che mi requisisce, in effetti sinora non le ho dato molto retta finora. Recupero del materiale, saluto Marco e vado.
Mi sono attardato troppo. Quando siamo pronti e’ rimasta libera solo una parete laterale. Andrea, che stava seguendo i nostri preparativi, prende in simpatia Martina e le propone subito un nodo complicato, il “coniglio” inseguito. Lei non si lascia intimidire e subito inizia a lavorarci con impegno.
La prima prova va quasi bene, pero’ abbiamo scordato di sistemare il salvacorda (un pezzo di manicotto anti-incendio), quindi Martina preferisce cominciare daccapo. Andrea vede che l’allieva se la cava e prosegue nel suo giro.
C’e’ capannello al picco poco lontano, pero’ non riesco a sentire cosa stiano facendo di bello. Simone con un’altra allieva e’ pure lui alla nostra destra, poco piu’ sotto. Ogni tanto gli lancio un urlo di saluto.
Martina ha terminato il suo nodo ed e’ pronta per scendere. Io invece ho fatto nulla! Mi devo sbrigare se voglio seguirla.
Scendiamo un poco. Mi accorgo che ci serve fare un frazionamento, lascio Martina a studiare il punto migliore dove mettere un attacco e risalgo. Il trapano lo trovo, mi manca la punta da fix. Vado in cerca e la prendo in prestito da Giorgio. Tutto contento vado alla scatola dei fix per prenderne uno…e la trovo vuota. Lo stesso per gli spit ed identica situazione per i multimonti. Ho quasi deciso di lasciar perdere quando trovo qualcuno mi presta un multimonti. Svelto cambio la punta mettendo quella da 6mm e me ne ritorno fieramente dalla mia allieva. La posa in opera del multimonti non spaventa certo l’indomita Martina la quale se la cava quasi senza sforzo. Oramai siamo agli sgoccioli della giornata e qualcuno gia’ si affaccia per salutare. Ci scambiamo di cuore degli arrivederci che speriamo vivamente di poter mantenere.
Dopo aver frazionato col multimonti, chiedo a Martina di scendere fino all’albero poco sotto. Ora e’ la’ che si cimenta nell’attrezzamento di un deviatore. Mentre osservo il suo operato noto che anche Simone ha deciso di chiudere la giornata.
Ecco Martina. Anche il deviatore non l’ha potuta mettere in difficolta’. La aspetto mentre disarma il tutto e risale.
La nostra armatrice oramai arrivata al salvacorda.
Marco si e’ gia’ cambiato e sta facendo uno spuntino. Poco lontano Simone rimette a posto il materiale.
Sono tra gli ultimi a cambiarmi, tutto intorno si formano allegri capannelli spontanei in cui si parla di armo, del corso, di grotte e altre cose simili.
Simone il tenebroso, una foto se la merita.
Faccio un giro per restituire ai legittimi proprietari tutti i materiali presi a prestito. Ho cordini, moschettoni, attacchi ma con pazienza ogni cosa ritrova la strada di casa.
L’ultima tappa del corso sarebbe alla base a Ferentillo per la cerimonia di consegna degli attestati, pero’ Simone ed io chiediamo licenza di andare via prima. Simone deve andare a sistemare il bar per il lunedi’ ed io devo evitare una denuncia per abbandono da parte di Betta.
Mentre sistemiamo le nostre robe in macchina facciamo nuovamente i saluti a chi scende. Un ultimo abbraccio con Martina e Marco, poi andiamo.
Per strada un po’ di traffico nei soliti punti vicino Narni ed Orte ma poi la strada fila liscia fino ad Orvieto. Concludendo, sono state delle belle ed impegnative giornate con tanti amici per renderle anche allegre. Grazie a tutti e alla prossima.