Una interessante gita con Matilde, Giuseppe ed io.
Una volta tanto sono io a prendere la macchina. Passo a prendere Giuseppe poi andiamo a Settebagni per l’appuntamento con Matilde. La dobbiamo aspettare ben oltre il quarto d’ora accademico, pero’ appena arriva si fa perdonare con un bel sorriso. A Sant’Oreste parcheggiamo alla, oramai, solita rotonda ed iniziamo a prepararci. Quando fatto, il tempo di una foto e partiamo. La passeggiata in salita e’ piacevole, come sempre. Mi piace assai camminare tra questi boschi. In compagnia di qualche amico, ancora di piu’.
La solita sosta alla carbonaia. E’ stata risistemata dall’ultima volta, molto meglio ora.
All’incrocio con la strada ci prendiamo qualche minuto di riposo.
Poi via, per l’ultimo tratto.
Eccoci al parcheggio dell’eremo.
Giuseppe strada facendo si e’ armato di robusti bastoni, ora sorride soddisfatto per la meta raggiunta.
Ecco che arriva anche Matilde, lenta ma inesorabile!
Il tempo di rifiatare un attimo e riprendiamo il cammino per l’ultimo tratto fino alla grotta.
Eccoci arrivati.
Presento la grotta a Giuseppe, per lui e’ la prima visita.
Come deciso strada facendo, oggi sara’ Matilde ad armare, Giuseppe sara’ il suo assistente ed io come al solito saro’ nullafacente. Matilde deve subito fronteggiare una piccola difficolta’, ieri sera al magazzino ha contato male le corde e solo ora ci accorgiamo che ne manca una. Per fortuna c’e’ uno “spezzone” di corda di almeno 6 metri, ce lo faremo bastare per il primo saltino.
Mentre loro vanno avanti io termino gli ultimi preparativi e li perseguito con le foto.
Pochi metri piu’ avanti inizia il primo pozzo. Gli armatori si danno da fare.
Prima di iniziare, un breve consulto sul da farsi.
Io li raggiungo e mi metto buono buono da una parte a curiosare.
Matilde sistema gli attacchi, mette la corda e parte.
Non riesco a trattenermi, faccio la spia, le dico che da quelle parti deve cercare degli attacchi per fare un deviatore.
Trovato e sistemato a dovere anche il deviatore! Si continua la discesa.
Siamo subito al pozzo successivo, stavolta l’armo sulla verticale e’ un poco esposto quindi gli armanti decidono di partire un poco indietro per stare in sicurezza.
Matilde e’ quasi giu’.
Il pozzetto successivo lo sistemiamo con i multimonti ed un cordino in kevlar passato in un foro nella roccia, tanto per vedere cosa sono questi aggeggi.
Non vi tedio oltre con i dettagli dell’armo. Procediamo velocemente sino al punto che ci aveva incuriosito la volta prima. Stavolta mi sembra ancora piu’ stretto della volta scorsa, pero’ oggi abbiamo l’arma segreta, Matilde! Svelta si toglie l’attrezzatura e scivola dentro con facilita’ estrema. Dentro non e’ larghissimo pero’ con qualche sbuffo e spostando qualche pietra riesce a mettersi comoda.
Oggi di aria non ce n’e’ tanta come la volta scorsa, pero’ Matilde ne sente un po’, meglio che niente, magari aspetteremo il freddo per venire a fare una ulteriore verifica.
Io non ci passo nemmeno quel tanto da potermi chinare a prendere i sassi che Matilde vuole passarci. Lascio il posto a Giuseppe.
Facciamo passamano di sassi per un poco poi cedo la fotocamera a Matilde perche possa documentare quel che vede. Non c’e’ molto da vedere, pero’ quello scuro laggiu’…
Magari togliendo la terra che lo chiude si puo’ arrivare a dare una sbirciata.
Mati-selfie.
Mi affaccio anche io per vedere cosa succede e ci rimedio una foto.
Vorrei togliere alcuni spuntoni di roccia che si sono innamorati delle nostre tute e cercano di strapparcele di dosso, pero’ mi accorgo solo ora di non aver preso lo scalpello, l’ho lasciato fuori. Smoccolo un paio di minuti poi, fedele al detto: “chi non ha cervello abbia gambe”, prendo un bel respiro e mi avvio per andare a prenderlo. Lascio i miei eroi impegnatissimi a fare pulizia di pietre e terra.
Giuseppe in posa marziale mentre tiene la corda di risalita.
Con solo pochi sbuffi e sospiri arrivo a meta, recupero quanto dimenticato e prendo la via del ritorno.
Rientrato alla base faccio quello che mi ero preposto mentre i miei strettoistici amici prendono un attimo di respiro. Pochi minuti bastano a fiaccare il mio entusiasmo e a loro per dichiararsi riposati. Cambio di disposizione. Giuseppe ora entra nel buco a dare una occhiata mentre Matilde decide di andare a vedere nei dintorni. Io mi barcameno dando prima assistenza a Giuseppe e dopo seguendo Matilde nella sua esplorazione.
Matilde scende in un buco che e’ proprio sulla verticale della corda. E’ ferma li’ sotto da un po’ quando utilizzo la corda che pende dall’alto per aiutare Giuseppe nel recupero di un sasso molto grande. Improvvisamente, probabilmente smosso dalla corda, si stacca un sasso che atterra proprio sulla schiena di Matilde. Il suo urlo di dolore mi fa accapponare la pelle. Per fortuna passati i primi lunghissimi attimi di paura, Matilde riprende la calma e dichiara che va tutto bene. Meno male! Ad ogni modo Giuseppe ha trovato il modo di ammucchiare piccoli sassi di lato per poi tirarli fuori in autonomia. Lo lascio lavorare e vado a raggiungere Matilde per vedere come sta e se trova qualcosa di nuovo. La trovo impegnatissima a rovistare in varie fessure, il dolore alla schiena quasi dimenticato.
Gironzoliamo per qualche minuto, le mostro tutti i punti che avevo visto la volta scorsa incoraggiandola ad andare a rivederli, ognuno di noi nota cose differenti e non si puo’ mai dire.
Mentre lei sbuffa e sospira nei punti angusti dove l’ho indirizzata, io mi diverto a scattare foto.
Guarda anche la’…
…ed ancora foto sbroccolettate…
Quando torniamo nei dintorni di Giuseppe facciamo un attimo di consulto. Sono le 5 del pomeriggio ed e’ meglio iniziare a riprendere la strada di casa. La speranza e’ di uscire in tempo per andare a cena assieme da Alessandro al Campanile. Facciamo le squadre per il ritorno. Matilde ha armato all’andata quindi si offre per andare avanti, uscire e telefonare ad Alessandro. Giuseppe ha fatto da assistente ed ora sara’ protagonista del disarmo. Io, da nullafacente vengo promosso ad assistente disarmante. Via, si parte.
Pozzo dopo pozzo siamo quasi all’uscita.
Quando arriviamo all’esterno Matilde ci aggiorna. Abbiamo tralasciato un piccolo particolare, lei non ha il numero di Alessandro! Dobbiamo rimandare a piu’ tardi l’organizzazione della cena. Ora e’ buio, il ritorno lo facciamo lungo la strada, e’ piu’ comodo. Al parcheggio Matilde cerca il numero su internet e chiama. Pessime notizie, oggi il ristorante di Alessandro e’ chiuso. Una volta indossati gli abiti asciutti ci muoviamo verso Sant’Oreste per cercare una alternativa.
La birreria che incontriamo lungo la strada sembra proprio fare al caso nostro. E’ un attimo decidere di fermarsi qua per cena. Una buona scelta. Il brindisi a questa bella giornata e’ doveroso.
Il ritorno e’ tranquillo e non starei a dirvi oltre. Stavolta non abbiamo avuto le confortanti conferme in cui speravamo ma nemmeno la negazione di ogni speranza. Potremo continuare ad immaginare mirabolanti prosecuzioni fino…alla prossima!