Fondi di Jenne – 30/09/2017

Giuseppe, Gabriele, Nerone, io e Luna in una allegra passeggiata per la piana dei Fondi di Jenne.

Stamattina Luna era fuori di se’ dalla gioia quando ha capito che sarebbe venuta con noi. E’ montata dietro nella macchina di Gabriele come un fulmine. Una volta preso posto e con esso la sicurezza della partecipazione alla gita odierna, si e’ accomodata sulle gambe di Giuseppe a schiacciare un pisolino. Arrivati alla piana dei Fondi di Jenne parcheggiamo la macchina a bordo strada e ci prepariamo. Appena partiti per la ricognizione, facciamo nemmeno 10 passi che notiamo un simpatico buco. Decidiamo che vale la pena dare una occhiata. Giuseppe e’ il piu’ solerte del nostro piccolo gruppo e subito si prepara indossando la tuta per iniziare a spostare terra e sassi. Anche Luna interrompe le sue corse sfrenate per guardare bene il buco che ha attirato la nostra attenzione. Nel frattempo io inizio a togliere qualche sasso mentre Gabriele continua a perlustrare la piana cercando inoltre le “filagne” con cui tapperemo il buco una volta terminati i lavori. Giuseppe scava accanitamente per quasi un’ora, dopo riesce ad infilarsi di testa nel buco. Gli cedo la fotocamera per “vedere” anche io cosa c’e’. Il buco si inoltra orizzontalmente per un metro circa.  Sopra e’ tutta terra, sotto inizia la roccia. Dopo il metro in orizzontale si approfondisce di qualche centimetro. Forse la grotta, se di grotta si tratta, inizia qua. Dopo l’esplorazione ed il tanto scavare il buon Giuseppe esce a riposare un poco. Io non ho voglia di mettere la tuta quindi scavo alla meno peggio da fuori. Gabriele e’ tornato dalla raccolta delle filagne. Luna si mette comoda per darmi supporto come puo’. Scavo qualche minuto con molto impegno, ma come si era intuito sin dall’inizio, il lavoro sara’ lungo ed impegnativo. Oggi siamo di ricognizione quindi proseguiremo gli scavi in un’altra occasione. Con le filagne portate da Gabriele organizziamo una robusta copertura e riprendiamo la nostra passeggiata. Ripresi gli zaini ci muoviamo di circa 50 metri all’interno della piana. Qua c’e’ un altro buco. Mentre iniziamo a darci una occhiata vediamo un fosco figuro barbuto sbucare dal bosco di fronte a noi. Il fatto che sia accompagnato da una gentile donzella e che inizino a salutarci con fervore ci fa intuire che si tratta del nostro Maurizio e della sua dolce meta’. Maurizio si unisce a noi mentre procediamo ad osservare il nuovo buco. Ancora una volta e’ Giuseppe che si “intuta”. Anche il nuovo buco promette sorprese a lungo termine quindi dopo aver speso con lui una buona mezz’ora lo ricopriamo a dovere e riprendiamo la passeggiata. Maurizio e la sua consorte ci salutano per riprendere la via di casa.  La piana e’ letteralmente tappezzata di buchi, alcuni molto recenti e completamente intasati di terra. Li guardiamo tutti con attenzione. In ogni buco, in quantita’ variabile, manca quasi mai un poco di mondezza a dare un tocco artistico. Pazientemente continuiamo il nostro giro percorrendo la piana nel senso della lunghezza. Andando a cercare dei buchi conosciuti da anni passiamo attraverso una zona con una depressione molto grande. E’ interessantissima ma ancora con troppa terra per darci modo di entrare in qualche punto. Quando passiamo nei punti piu’ interessanti non ci facciamo pregare per scendere a dare una occhiata da vicino.
Lo spettacolo e’ impressionante. Ma ancora senza grandi applicazioni per noi. Dopo aver visto svariati punti di questa interessante depressione, decidiamo di proseguire. Poco piu’ avanti un altro buco recintato. Ed a pochi metri ancora un altro. In quest ultimo la recinzione e’ crollata dentro il buco stesso. Anche qua sembra esserci poco da fare. Continuiamo a spostarci lentamente verso il fondo della piana. Mi volto indietro a guardare, tra un buco e l’altro un poco di strada l’abbiamo fatta. Una dolina enorme. Il centro della dolina e’ nascosto alla vista da un albero. Gabriele si e’ pero’ spostato su un altro dei buchi gia’ conosciuti. Lo raggiungiamo. Il buco e’ protetto dalle filagne e la rete metallica.
Probabilmente era un buco interessante ma la recinzione e’ stata smontata ed il buco riempito di sassi. Lo etichettiamo come da rivedere e proseguiamo.  Torniamo alla dolina con albero. Come al solito e’ Giuseppe il prescelto per la discesa esplorativa. Vorrei fare il bravo ed aspettare gli esiti della sua visita ma la mia curiosita’ pero’ e’ troppa, mi raccomando con Luna di fare la buona e scendo anche io. Il fondo sarebbe interessante se non fosse invaso da un mare di mondezza. Non poteva mancare la bombola del gas, un classico. Ogni volta mi stupisco della perseveranza di chi e’ stato cosi’ tenace dal trascinare una bombola fino ad un punto cosi’ ameno e distante da tutto. Sembra ferma qua da molto tempo, non ci azzardiamo a toccarla, dovesse decidere di esplodere. Finita l’esplorazione del mondezzaio alberato, torniamo in superfice. Luna e’ contentissima e lo manifesta con una corsa gioiosa. Proseguiamo verso il fondo della piana. Anche la si vede una interessante dolina. Giuseppe ed io seguiamo Luna verso quel punto, Gabriele si distacca e prosegue verso la nostra destra. Ecco la dolina. Ci deve essere un accumulo di fango veramente importante, c’e’ poco altro da vedere. Giuseppe arriva fino a giu’ ma non trova punti interessanti. Finita la perlustrazione della dolina ci troviamo a decidere dove proseguire con la nostra passeggiata. Vicino a noi parte un sentiero, Gabriele aveva accennato al fatto che seguendolo avremmo trovato un’altra grotta. Giuseppe ed io decidiamo di essere interessati e di prendere il sentiero. Ci manca solo Gabriele. Iniziamo ad urlare il suo nome come ossessi per chiamarlo a noi. Dopo un paio di minuti di urla proviamo con il cellulare. Non siamo fortunati, qua non c’e’ campo. Un paio di secondi di titubanza ce li concediamo ma poi prendiamo per il sentiero e continuiamo il giro. Il sentiero si inoltra nel bosco e va pure in salita. Dopo il primo tratto arriviamo a valicare, Giuseppe decide di aver sudato abbastanza e si sveste della tuta speleo.  Io inganno l’attesa fotografando un simpatico fungo nato su un ramo quasi marcio. Arrivati ad una nuova piana proseguiamo ancora sul sentiero. Ogni tanto incontriamo qualche dolina che non ci da’ soddisfazione piu’ di tanto. Il sentiero fa un’ampia curva a sinistra, decidiamo di continuare a seguirlo, il nostro calcolo e’ che al massimo arriveremo in una valle parallela ai Fondi di Jenne. Ancora una piana che si allunga sia alla nostra destra che a sinistra.  Incontriamo anche dei simpatici cartelli. Ci dicono, rispetto alla direzione da cui arriviamo, che se prendiamo a sinistra possiamo arrivare ai fondi di Jenne in 50 minuti mentre se prendiamo a destra ci vuole 1 ora e 40 minuti per arrivare alla stessa destinazione. Fatto un rapido calcolo decidiamo prendere a sinistra. Meglio 50 minuti! Visto che tanto siamo scesi, ora si deve risalire. Dopo un paio di svalichi arriviamo a quello che affaccia ai Fondi di Jenne. Tento un fischio al “pecorara” per richiamare l’attenzione di Giuseppe. Dopo qualche tentativo infruttuoso rimedio con un urlo. Addirittura giu’ in fondo si vede la macchina di Gabriele, ma di lui, Gabriele, neanche l’ombra. Iniziamo a scendere abbandonando il sentiero. A meta’ discesa facciamo sosta. Ora i cellulari prendono, tentiamo di nuovo di contattare Gabriele con le moderne tecnologie. Gabriele ci risponde ma non riesce a farci capire in quale punto della piana sia in questo momento. Alla fine ci accordiamo per proseguire grosso modo verso la macchina tutti quanti fino ad incontrarci.  Alla fine il fatidico incontro riusciamo a farlo e proseguiamo insieme a vedere una ennesima dolina. Anche questa molto ampia, invisibile fino a pochi metri da lei. Ci fermiamo a contemplarla. L’approfondimento centrale sembra recente ma non presenta buchi interessanti. Sono quasi le 3 del pomeriggio, e’ ora di tornare alla macchina, tra poco dovrebbe raggiungerci Nerone. Ecco Gabriele in tutto il suo sorridente splendore. Siamo a poche decine di metri dalla macchina quando vediamo arrivare quella di Nerone. Gli urliamo dei saluti mentre parcheggia e si avvia deciso verso il centro della piana. Si ferma ad uno dei primi buchi visti stamane. Lo raggiungiamo la’. Luna come al solito arriva per prima ma non fa molte feste al nuovo arrivato. La posso capire, Nerone quando fuma la sua pestilenziale pipa e’ quasi inavvicinabile! Dopo i saluti lo ragguagliamo rapidamente su quanto fatto e visto nella mattinata, poi Nerone si arma dello zaino ed insieme partiamo nuovamente per buchi. Facciamo circa lo stesso giro gia’ fatto la mattina. Una sosta particolare la facciamo ad un buco che stamane ci era sfuggito. Nerone racconta che lo ha visto dall’alto scendendo dal costone fatto da Giuseppe e me nemmeno un’ora fa. Il nome per questa dolina e’ subito trovato, lo battezziamo “Buco da lontano”. Ancora una volta e’ Giuseppe il volontario quasi spontaneo che scendera’ per primo. Nerone si puntella e gli fa sicura. La discesa di Giuseppe ci rivela che e’ abbastanza semplice arrivare alla base. Si puo’ scendere e salire anche senza corda. Nerone lo segue subito. Io aspetto pazientemente almeno una decina di secondi poi scendo anche io. Lo sgrottamento in cui ci infiliamo termina in un buco appena percorribile. Mi avvicino per vederlo meglio. A terra ci sono centinaia di ossa di vari animali. A turno ci infiliamo a vedere dentro il buco. Per primo entra Giuseppe, poi va Nerone e quindi io. Ricaviamo tutti l’impressione che potrebbe essere interessante scavare qua ma che servira’ molta fatica di molte persone per vedere qualche risultato. Dopo l’esplorazione ed il consulto riprendiamo per l’esterno. Nerone porta con se’ uno dei teschi come trofeo. Proseguiamo col nostro giro. Prendiamo la direzione verso Cretarossa. La nostra ultima meta sara’ il “Pozzo della Neve”. Strada facendo incontriamo ancora qualche sprofondamento relativamente recente che non lascia ancora molte speranze. Cammina cammina arriviamo ad attraversare la strada. Dall’altra parte inizia un sentiero, c’e’ anche la cartina che ci spiega dove siamo.  Nerone di buon passo ci fa strada. Noi lo seguiamo con calma, gustandoci la passeggiata. C’e’ pure il cartello indicatore che indica la nostra destinazione. Quando il sentiero prende a destra verso un’area pic-nic, Nerone taglia per il bosco verso sinistra. Ancora pochi passi e siamo di fronte alla grotta. L’imbocco della grotta e’ veramente imponente. Nerone sistema la corda su un albero e scende. Giuseppe lo segue prontamente, oramai lo spirito “esploratorio” lo ha definitivamente catturato. C’e’ un saltino di un paio di metri da scendere ma i nostri prodi non si lasciano impressionare. Gabriele, io e Luna ci disponiamo all’attesa. I nostri esploratori intanto scendono il saltino. Che devo fare? Sono curioso! Pochi minuti di attesa esauriscono la mia pazienza, scendo anche io. Trovo i miei amici infilati in un buco leggermente sopraelevato, dove mi dicono inizia un breve meandro. Gironzolo un poco a vedere  qualche punto ma senza trovare nulla di entusiasmante. Saluto e riprendo per l’uscita. Perlustrato con attenzione l’imbocco del pozzo della neve riprendiamo la strada per le macchine. Anche al ritorno troviamo qualche buco ma non prestiamo loro molta attenzione, ne abbiamo visti veramente troppi per oggi. Siamo di nuovo sulla piana che ci ha visti gironzolare per tutta la giornata. Arrivati alle macchine Nerone studia il teschio che ha riportato come trofeo. A giudicare dai canini potrebbe essere un cane o anche un lupo. Prima di separarci facciamo ancora qualche chiacchiera per abbozzare i prossimi lavori che faremo qua sui buchi piu’ promettenti.Ci lasciamo con tanti buoni propositi, peccato ci siano piu’ impegni possibili che fine settimana a disposizione! Dopo aver salutato Nerone, noi prendiamo la strada verso casa. Stavolta pero’ abbiamo tutto il tempo per concederci un buon piatto di pasta al ristorante di Marano Equo. Non staro’ qui a tediarvi con il racconto degli enormi piatti di fettuccine con cui chiudiamo degnamente la giornata! Il ritorno e’ tranquillo e sonnacchioso. Alla prossima.

Informazioni su fato63

Pratico la speleologia da qualche anno ormai. Mi sono finalmente deciso a tenere un diario delle uscite. Approfitto del blog per renderlo consultabile e commentabile.
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