Piccola Cretarossa – 24/09/2017

Di nuovo alla Piccola Cretarossa con Federica, Gabriele, Maurizio ed io.

Stavolta avremo una gentile ospite con noi, ieri sera Maurizio ha incontrato Federica alla sede SCR e l’ha invitata a venire con noi. Ci vediamo la mattina sotto casa mia, siamo Federica, Giuseppe, ed io. Maurizio alla fine ha risolto i problemi che aveva con l’auto ed e’ partito per conto suo per passare il fine settimana a Livata come suo solito. Federica vince facilmente l’onore e l’onere di prendere la macchina. La carichiamo per benino e partiamo. Io mi metto dietro a dormicchiare e lascio i miei amici ad intrecciare parole tra loro. Dopo una rapida colazione da “cicchetti” proseguiamo fino al magazzino dove prendiamo il materiale. Una volta equipaggiati ci dirigiamo a Livata senza ulteriori soste. Alle 11 circa siamo al solito bar, riuniti anche con Maurizio. Ancora un caffe’ e andiamo alla grotta dove troviamo il “ciaone” ancora in splendida forma.Iniziamo subito a prepararci.
Gabriele ottimizza i tempi, indossa la tuta gia’ infangata dall’ultima volta. Eccomi con la nostra ospite. Per l’occasione ho recuperato, fresca fresca di sarta, la mia tuta verde. L’ho fatta rattoppare un po’. Il lavoro piu’ importante e’ stato quello di cambiare il velcro che chiude la tuta, ora finalmente non staro’ tutto il tempo con la tuta completamente aperta.  Ora ci sarebbe bisogno solo di allungare il tessuto sulle gambe di buoni 20 cm e poi sarebbe quasi perfetta. Maurizio senza perdere tempo in chiacchiere o foto si prepara svelto, per fotografarlo lo devo inseguire all’ingresso. Gli ultimi controlli alla attrezzatura e siamo pronti ad entrare. In onore di Federica, Maurizio sistema la corda per armare anche il primo pozzetto. Di solito lo scendiamo in arrampicata, ma oggi potrebbe essere scivoloso. Oggi, visto che manca Giuseppe col suo fido orologio, mi sono ricordato di portare il mio cosi’ terro’ sott’occhio i tempi per non rischiare di uscire tardissimo. Inizio subito, entriamo poco prima dell’una. Prima di entrare ci mettiamo d’accordo. Il programma di oggi prevede di sistemare l’armo del pozzo degli uomini silenziosi e poi scendere al meandro per continuare il lavoro lasciato a mezzo la volta scorsa. A sistemare l’armo provvedero’ io, pero’ serve che qualcuno scenda prima di me per togliere la corda dal frazionamento. A questo compito si offre Gabriele che parte per primo senza ulteriori indugi. Io entro per secondo, seguito da Federica e con Maurizio a chiudere la fila. Noi andiamo con calma, tanto Gabriele avra’ bisogno di tempo per scendere il pozzo da 50m, sciogliere i nodi e dipanare la corda giu’ alla base del pozzo. Lo riprendo alla base del pozzo mirella, mentre inizia la discesa del P50.  Gli ultimi accordi su eventuali segnali che ci mandera’ mano a mano che avanza con la sistemazione della corda e poi scompare nel buio. L’attesa non e’ breve per nulla, nel frattempo vengo raggiunto da Federica e quindi da Maurizio. Inizio a sentire un velo di freddo umido che mi avvolge quando sento finalmente l’atteso urlo di Gabriele che annuncia di aver terminato il suo lavoro. Nell’attesa mi sono preparato bardandomi di tutto il necessario (stavolta la punta del trapano e’ attaccata al trapano stesso mediante elastici!). In qualche secondo sono pronto a scendere. Passo il frazionamento di partenza e vado. Scendo lentamente per capire quale sia il punto migliore per deviare la corda. Veramente non ho ancora deciso se fare un altro frazionamento o un meno impegnativo deviatore. Nel dubbio mi sono fatto prestare un cordino da Maurizio. Arrivato ad un terzo circa della discesa vedo il punto in cui la corda tocca la roccia durante la salita. Scendo ancora piu’ lentamente. Alla mia destra mi sembra esserci della roccia buona, se riesco a spostarmi abbastanza magari si riesce anche a salire fuori dallo stillicidio. Decido di aver trovato il punto adatto. Puntando i piedi mi sposta lateralmente fino a trovare uno spuntone di roccia dove ancorarmi in maniera stabile. Decido per il deviatore. Prendo il trapano, pianto il fix e subito completo il tutto con la placchetta, il cordino di Maurizio ed uno dei moschettoni per l’armo. Contento del lavoro fatto mi appoggio leggermente ad una lama di roccia accanto a me. Nel sentirla muoversi avverto un brivido ghiacciato risalirmi su per la schiena. Urlo subito a Gabriele di mettersi al riparo meglio che puo’ ed attendo con apprensione che mi dia un segnale di via libera. Quando arriva mi sento gia’ meglio. Mi riavvicino alla lama di roccia per valutarne meglio la grandezza e la possibilita’ di spostarla di peso su una cengia. La muovo leggermente e quel che vedo mi lascia ancora piu’ preoccupato. La lama di roccia e’ lunga quanto la mia gamba, larga mediamente circa mezzo metro e spessa circa 3 dita, si regge in quella posizione per un miracolo di equilibrio. Nel descriverne le dimensioni ho fatto un poutpourri di unita’ di misura, ma penso rendano ugualmente l’idea di una cosa abbastanza pesante e preoccupante. Per prima cosa escludo di poterla portare di peso a mano. Penso che potrei imbragarla per poi calarla giu’ ma poi ricordo che sotto di me c’e’ il nodo di giunzione che non passera’ mai nel moschettone dell’ultimo rinvio. Alla fine mi rassegno, scosto il piu possibile la corda e spingo la lama di roccia in direzione opposta. Alla minima sollecitazione laterale che vi applico la lama cade. Spingendola lateralmente, come speravo, la roccia cade sulla cengia alcuni metri piu’ in basso esplodendo letteralmente in mille pezzi con un boato assordante. Mi conforta non aver sentito strattoni sulla corda, dovrebbe essersi salvata. Impiego i secondi seguenti a riprendermi dallo spavento ed a sincerare i miei amici, sia Gabriele di sotto che Federica e Maurizio di sopra, che ora e’ tutto a posto. Attacco la corda al nuovo deviatore e proseguo la discesa saggiando e scrutando con attenzione la corda per rilevare eventuali lesioni. Al punto del frazionamento la corda non passa dentro uno dei moschettoni a fare da deviatore, probabilmente Gabriele ha deciso che non serviva. Alla fine e’ stato un bene perche’ cosi’ ho potuto scostare di piu’ la corda. Relativamente con poco sforzo metto la longe per stare comodo e sistemo di nuovo il frazionamento. Continuo a scendere controllando con attenzione la corda. Fino al deviatore trovo tutto a posto. Passo anche lui e continuo la mia lenta discesa. Con la corda rossa riesco ad arrivare quasi a terra, devo solo arrampicarmi su uno spuntone di roccia quel che basta a togliere il discensore. Avevo pensato di dover fare un frazionamento a 2 metri da terra per isolare la giunzione. Meglio di quanto mi aspettassi. Al nodo di giunzione trovo la sorpresa, il capo libero della seconda corda, lungo circa 40 cm e’ quasi tranciato a meta’ lunghezza, un taglio netto, quasi fosse stato fatto con un coltello affilatissimo. Un piccolo brivido ne accompagna la visita, poi riprendo a sistemare rimettendo in posa il traverso di prudenza e quindi la calata fino al meandro dove stiamo lavorando. Terminate le sistemazioni mi preparo a scendere l’ultimo breve tratto e prima di partire urlo la libera ai miei infreddoliti amici, che aspettano sopra. Mentre loro scendono, Gabriele ed io andiamo in zona lavori ed iniziamo ad attrezzarci. Quando siamo tutti, il lavoro prende il pieno ritmo. Visto che sono le 2 e un quarto del pomeriggio, Federica approfitta per mangiare il suo panino. Alla curva a gomito della volta scorsa si potrebbe gia’ passare ma continuiamo ad allargare poiche’ dopo un paio di metri si deve allargare ancora ed e’ opportuno che il passaggio precedente sia comodo per tutti. Pensavo peggio, il passaggio successivo lo rendiamo transitabile in un paio d’ore. Riesco a passare la prima volta con qualche sbuffo e sospiro ma poi torno subito indietro per continuare a lavorarci e rendere il passaggio piu’ agevole. Alle 4 e mezzo il buon Maurizio cede le armi e decreta che per lui e’ arrivata l’ora di risalire, deve quasi aver finito i sigari! Federica lo segue, sono circa le 5 meno un quarto. Gabriele ed io continuiamo a lavorare per non freddarci troppo. Ora il passaggio non e’ troppo scomodo, torno nel nuovo piccolo ambiente che al momento termina questo ramo della grotta e cerco di convincere la fotocamera a fare il suo mestiere per potervi mostrare qualcosa. Il punto piu’ promettente sembra essere verso l’alto dove sembra allargare.   Davanti a me la situazione e’ desolantemente stretta. Guardo in piu’ punti ma la situazione non cambia, dovremo provare ad arrampicare. Gabriele mi urla che Maurizio e’ arrivato su e che lui si avvia. Tornando indietro fotografo i passaggi appena allargati. Questo e’ l’ultimo.  Questo e’ quello della curva a gomito E questo e’ l’ambiente dove abbiamo fatto base oggi. In fondo c’e’ il primo tratto di meandro da cui sono partiti i lavori. La lucina lontana e’ quella di Gabriele. Mentre mi accingo a raggiungerlo, Gabriele arriva alla partenza del P50 e trova la sorpresa…C’e’ ancora Federica che deve salire. Noi eravamo sicuri che Maurizio fosse salito per secondo! Sono le 5 e mezza circa quando Federica inizia a salire. Visto che c’e’ da attendere ancora, me ne torno indietro per dare ancora qualche mazzettata alla roccia ed arrotondare qualche spigolo.Alle 18 e venti arriva la sospirata libera da parte di Federica. Gabriele inizia a risalire. Per stare tranquillo ed al riparo dai sassi me ne torno al “campo base”, smonto lo zaino e lo riempio di nuovo sistemandone meglio il contenuto. Sento freddo, mi decido, e’ ora di cambiarmi la maglietta. Tiro di nuovo tutto fuori dallo zaino, recupero la maglia asciutta ed inizio la laboriosa svestizione. Faccio tutto con molta calma, tanto di tempo ne ho. Gia’ a torso nudo sento meno freddo, con la maglietta asciutta e’ uno spettacolo. Mi rivesto. Ricompongo ancora una volta tutte le mie cose nello zaino, bevo un poco e mangio della uvetta. Da Gabriele nessuna nuova, ho stimato l’orario in cui dovrebbe arrivare, manca ancora un quarto d’ora. Cerco un posto comodo dove sedere e aspetto. Quando mancano solo pochi minuti allo scadere dell’orario di arrivo stimato, mi sposto alla partenza del pozzo e rimonto l’attrezzatura. Qualche minuto dopo le 19 arriva la libera anche per me. Il freddo ha ripreso a mordere ma ora mi riscaldero’. Non ricordo fatti notevoli durante il percorso fino all’esterno e penso di avervelo raccontato gia’ a sufficienza le volte scorse. Esco che e’ notte, Federica ci comunica che preferisce non fare troppo tardi quindi torneremo a casa senza cena, la mia bilancia ne sara’ contenta. Il ritorno, come l’andata, lo dormicchio sui sedili di dietro e lascio a Gabriele l’onore e l’onere di tenere compagnia a Federica che guida. Oggi poteva andare meglio? Boh! Vedremo alla prossima!

Informazioni su fato63

Pratico la speleologia da qualche anno ormai. Mi sono finalmente deciso a tenere un diario delle uscite. Approfitto del blog per renderlo consultabile e commentabile.
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