Piccola Cretarossa – 16/09/2017

Giuseppe e Gabriele ed io di nuovo alla Piccola Cretarossa, sta diventando una mania!

Ancora una volta tra la nostra uscita precedente e quella di oggi c’e’ stata una uscita fatta da una squadra d’eccezione, Max, Fabio e Maurizio. Sto’ cercando di tenere traccia delle attivita’, almeno queste prime, svolte nella nuova grotta. Dopo l’uscita quindi, visto che Maurizio ha gia’ dato in termini di relazioni, ho chiesto il piacere di farne una a Max e Fabio. Dopo una paziente attesa di almeno 10 giorni mi sono arreso all’evidenza e sono tornato alla carica con Maurizio. Lui non mi ha tradito nemmeno stavolta ed ecco a voi la sua relazione:

Domenica 10 settembre si riparte con l’esplorazione della Piccola Creta.
L’appuntamento è al solito bar di Monte Livata. Siccome questa volta sono due soci dello Speleo Club Roma a partecipare, l’orario di incontro è rispettato al secondo, al contrario di quanto avviene con alcuni soci dello Shaka Zulu.

Il cielo è di un bel grigio cupo, e mentre iniziamo a cambiarci inizia a piovigginare. Fortunatamente dura poco e quindi si entra in grotta asciutti.

Lo scivolo iniziale è ben differente dall’ultima volta che sono entrato: questa volta la terra si è trasformata in una sorta di fanghiglia appiccicosa, ma fortunatamente nel primo pozzo e nei primi saltini lo stillicidio è limitato e si spera di non bagnarsi troppo dopo le recenti piogge.

Max va avanti in una corsa solitaria e prima di affrontare il pozzo da 25 metri (circa) sentiamo dall’alto che sta già trapanando per montare nuovi attacchi. Si scende questo pozzo con ancora l’assenza di stillicidio importante, si affronta poi quello da 50 (o 60, secondo punti di vista personali) e ci si ritrova tutti e tre alla saletta alla base.
Max continua a trapanare, con Fabio che lo segue da presso. Io decido di fermarmi nella saletta causa fuori forma cronica. Mangio qualcosa, mi disseto, fumo (il fumo tende ad andare ancora verso l’alto), accendo una candela per scaldarmi e aspetto. Ad un certo punto sento un rumore provenire dall’alto, sembra come se stessero franando piccoli ciotoli. Ma dopo qualche minuto mi rendo conto che ciò che sta arrivando è acqua. Tento di mettermi in comunicazione via radio con gli altri per avvisarli, ma la distanza e le giravolte che fa la grotta sono troppe e non c’è verso di farmi sentire, neanche a voce.

Come se un tubo si fosse rotto improvvisamente, arriva tutta insieme una cascatella all’altezza della saletta. Fortunatamente sono dalla parte non interessata, ma l’acqua cade proprio nel punto in cui è posizionata la corda di risalita. Aspetto ancora la risalita dei compagni, che oramai dovrebbero essere stati raggiunti dall’acqua, e mi tengo stretta la candela accesa, stile Nerone.

Quando i due riemergono sembrano già zuppi, ed ora c’è da affrontare il resto della salita sotto un persistente stillicidio, però stile doccia. Nel risalire cerco di dondolare per spostarmi dalla verticale dell’acqua, ma oramai sono zuppo. Così anche gli altri. Tra l’altro abbiamo anche un buon numero di sacchi abbastanza pesanti.

Si progredisce in maniera veloce per tenersi caldi e ci ritroviamo nello scivolo vicino all’imbocco dove sentiamo al di fuori voci amiche che ci incitano. Uscendo ci portiamo dietro un bel po’ di fango dello scivolo. Saranno contenti i prossimi che scenderanno. Una volta fuori veniamo a sapere che di pioggia ne ha fatta tanta, ma proprio tanta. Forse è una grotta da affrontare con condizioni meteo diverse.

Fine della relazione. Grazie Maurizio!

Integro la sua bella relazione con qualche informazione tecnica. I miei amici, oltre a prendere tanta acqua, hanno svolto qualche lavoro utile. E’ stato armato ex-novo l’ultimo pozzo, o meglio, sono stati messi gli attacchi poiche’ la corda l’hanno messa loro e poi giustamente riportata via. A quanto mi hanno raccontato, non e’ stato possibile evitare completamente l’acqua ma spero sia meglio di prima. Finalmente la corda da 100m di Fabrizio e’ stata portata fuori. Ora il pozzo degli Uomini Silenziosi e’ senza corde.

Dopo avervi aggiornati, veniamo ora ad oggi ed alla nostra uscita.

Solito appuntamento sotto casa mia, strada facendo ci fermiamo da “Cicchetti” a fare colazione. A Subiaco facciamo sosta al magazzino a prendere del materiale. Durante la salita a Livata ci arriva il responso di Maurizio, oggi non verra’, deve ancora smaltire del tutto i dolori della uscita precedente. Fatto tutto quel che dovevamo, verso le 11 siamo davanti alla grotta ed iniziamo a prepararci. Il prato e’ stato ornato da un simpatico saluto. Oggi sfoggero’ la tuta nuova e’ bellissima cosi’ pulita! Nonostante qualche goccia di pioggia riusciamo a terminare i preparativi senza bagnarci. Iniziamo a scendere. Giuseppe va per primo.  Pochi minuti e siamo alla partenza del pozzo Mirella, quello da 25 metri. Giuseppe parte per la discesa. Arriva anche Gabriele. Dopo Giuseppe parto io, mi fermo alla cengia a meta’ dove c’e’ il frazionamento. Urlo per avvertire Gabriele di dove sono, poi riparto. Arrivato alla partenza del pozzo degli Uomini Silenziosi trovo Giuseppe ad attendermi. Non potrebbe fare altrimenti visto che non c’e’ la corda. Recuperiamo lo zaino bianco che avevamo lasciato li’ la volta scorsa. Dentro c’e’, filata, la corda rossa da 60m. Vinco io l’onore e l’onere di armare nuovamente il pozzo, dovro’ stare attento perche’ Giuseppe non ricorda se e’ stato fatto il nodo a fine corda quando l’ha filata nello zaino con l’aiuto di Gabriele. Mi armo di pazienza, mazzetta e tutto il resto del materiale. La corda la lascio nello zaino, la tirero’ fuori mano mano che scendo. E’ infatti una occasione unica per togliere un poco dei sassi posticci che ancora ingombrano il pozzo. L’attivita’ di pulizia ed armo prende piu’ di un’ora. Alla fine sono stanco ma contento. Il frazionamento intermedio lo faccio tirato, ho la sensazione che la corda possa non bastare per arrivare in fondo. Al deviatore subito sotto, oramai la base del pozzo e’ a vista, finisco di tirare fuori la corda e trovo la sorpresa, il nodo di fine corda non c’e’. Una volta tirata giu’ la corda, illuminando in basso vedo che arriva a malapena a sfiorare la base del pozzo. Ho fatto bene a risparmiare corda. Arrivo alla base del pozzo ed urlo la libera ai miei amici, sono sicuro che la accolgono con gioia perche’ l’umido ed il freddo oggi si fanno sentire. Scende Giuseppe. Appena mi raggiunge gli dico del nodo di fine corda. Se desidera conservare in buona salute se stesso ed i suoi amici spero si ricordi d’ora in poi di fare il benedetto nodo prima di filare una corda nello zaino! Mentre attendiamo la discesa di Gabriele ci diamo da fare per mettere un fix vicino alla verticale della corda ed armare un traverso. Il passaggio e’ quasi banale e magari il traverso e’ inutile, pero’ visto che si cammina a fianco di una spaccatura che da’ direttamente su 50 metri di pozzo mi sembra prudente che ci sia. Per quando la luce di Gabriele fa capolino, e’ tutto pronto.    Iniziamo a spostarci al piano di sotto, in zona lavoro. Poco a destra di Giuseppe parte il meandro dove abbiamo lavorato la volta scorsa e dove lavoreremo oggi. Scendo e subito mi tolgo l’attrezzatura per passare la strettoia. Una volta dall’altra parte importuno Giuseppe costringendolo a fermarsi per illuminare il tratto prima della strettoia, Provo a fare una foto al vuoto sopra la strettoia, probabilmente si sarebbe potuto passare anche da la’, senza troppo lavorare, pero’ me ne accorgo solo ora. Quando siamo tutti assieme, iniziamo a lavorare di buona lena, sono le 2 del pomeriggio passate ed abbiamo 3 ore scarse di lavoro se non vogliamo uscire tardissimo come la volta scorsa. Gabriele e Giuseppe si dedicano alla curva piu’ avanti, io mi armo di mazzetta, ne abbiamo 2 oggi, e mi accanisco sulla strettoia che abbiamo appena passato. Alla fine Giuseppe riesce a passare oltre la curva ma dopo un paio di metri si deve fermare di nuovo. Dal lato mio ottengo il discreto risultato di rendere la strettoia molto piu’ comoda. Sono quasi le 6 del pomeriggio, e’ ora di prendere la strada del ritorno. Mentre Gabriele e Giuseppe si rifocillano, io mi rivesto della attrezzatura e parto per salire il primo pozzo. Alla base del 25 mi fermo ad aspettare. C’e’ Gabriele che sale dopo di me. Mentre aspetto di vedere la sua luce giro attorno cercando qualcosa di interessante da fotografare. Trovo un simpatico animaletto, ne ho visti parecchi di simili in mezzo al fango dell’ingresso, probabilmente il tapino e’ rimasto attaccato a qualcuno di noi ed ora si trova sperduto qua a 50 metri sotto terra.  Quando Gabriele arriva ne sono lieto, a stare fermi il freddo morde. Dopo un breve scambio di battute con lui mentre riprende fiato, riprendo i miei attrezzi e salgo il pozzo da 25. Anche qua mi fermo ad attendere Gabriele. Quando arriva all’ultimo frazionamento, mi rificco dentro per prendergli lo zaino, una ottima occasione per muovermi un poco. Pochi minuti dopo eccolo fare capolino. Gabriele mentre finge di essere un poco stanco. Visto che oramai siamo quasi fuori aspettiamo assieme l’arrivo di Giuseppe. Quando anche lui e’ nei pressi, riprendo il cammino. Fuori trovo ancora la luce del giorno ed il “ciaone” che mi saluta.  Sono uscito proprio al tramonto, infatti quando esce Gabriele e’ gia’ notte fonda. Dopo una decina di minuti si vede un’altra luce nel buio. E’ Giuseppe, gli vado incontro. Eccolo mentre rimette a posto la copertura di “filagne”. Stavolta siamo usciti a tempo, quindi alle 21.30 siamo puntualissimi per la cena al ristorante a Marano Equo. Solo qualche minuto di attesa ci divide dalla meritatissima cena.Vi risparmio le immagini del pantagruelico pasto! Che dire di questa uscita? E’ gia’ un paio di volte che la grotta e’ un poco avara nel concedersi. Forse ci siamo abituati male le volte prima, per fortuna c’e’ sempre un allegro “Alla prossima!”.

Informazioni su fato63

Pratico la speleologia da qualche anno ormai. Mi sono finalmente deciso a tenere un diario delle uscite. Approfitto del blog per renderlo consultabile e commentabile.
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