Erebus – 9/08/2017

Con Gabriele all’Erebus per iniziare qualche verifica circa la congiunzione con la grotta di San Sebastiano.

Sotto un sole cocente arriviamo al parcheggio e sistemiamo le nostre robe per la scarpinata che ci attende. Dopo un tratto in piano prendiamo il sentiero che porta agli eremi. La copertura degli alberi ci assicura un minimo di riparo dalla calura.
Strada facendo c’e’ anche la ricostruzione di una carbonaia. Facciamo sosta a documentarci. Funghi, magari poco commestibili, ma belli a vedersi. Il caldo e la fatica si fanno sentire ma non demordiamo. Un momento di pausa all’incrocio con la strada carrabile. Ci prendiamo anche il tempo per un selfie. Chi dice che un segna-sentiero non possa anche essere spiritoso e’ smentito da lui!  Il sentiero prosegue. Qua la vegetazione e’ meno folta ed il caldo si sente maggiormente. Le soste diventano piu’ frequenti. Uno dei buchi soffianti che si incontrano sul sentiero. Ne ricordo altri 2 ma devono essere stati tappati nel sistemare il sentiero. Eccoci finalmente al primo eremo. Come gentilmente ricorda l’iscriziono, si tratta dell’eremo di santa Maria delle Grazie. Dopo una lunga sosta alla fontanella, riprendiamo il cammino, oramai manca poco. Per terra trovo una bella penna colorata, chissa’ di quale uccello sara’? Avvicinandosi all’eremo successivo il panorama e’ sempre impressionante. Piccola deviazione, andiamo a dare uno sguardo all’ingresso della grotta di San Sebastiano. Visto che in inverno soffiava, ora mi aspetto che aspiri. Visto che si tratta solo di una visita all’ingresso, lasciamo gli zaini con le attrezzature vicino alla panchina. L’eremo di San Sebastiano. Sara’ San Sebastiano che rinuncia ai beni terreni?!? La vasca per l’acqua ricavata da uno sgrottamento proprio accanto all’eremo. Eccoci finalmente all’ingresso della grotta. Vado subito a controllare, in effetti aspira quasi con violenza. Mentre sistemo alcuni bastoncini di incenso con la flebile speranza di risentirne l’odore all’Erebus, Gabriele si gusta l’aria fresca. Fatto quel che dovevamo, prendiamo la via del ritorno…ecco di nuovo l’emulo di San Sebastiano all’interno dell’eremo. In effetti dalla grotta di San Sebastiano avremmo potuto proseguire dritti senza tornare indietro, pero’ il sentiero dopo l’ingresso della grotta lo ricordo quasi chiuso e visto che siamo poco vestiti non ci ha sorriso l’idea di scorticarci con rami e spini. Il panorama dalla panchina. L’eremo in cima al Soratte. Qua fa veramente caldo. Scendiamo rapidamente lungo il sentiero fino a rientrare sotto gli alberi. Un paio di tornanti e siamo al bivio per l’Erebus. Davanti all’ingresso ci prepariamo svelti e scendiamo al fresco della grotta. Gia’ scendere il primo pozzetto iniziale e’ di gran sollievo. Camminando verso il pozzo succesivo noto una farfalla. La forma ed i colori mi ricordano qualcosa ma rimando ulteriori indagini a piu’ tardi (in effetti dopo, a casa, ho ricordato di aver visto farfalle simili all’isola di Rodi. Si tratta della Panaxia Quadripunctaria, o qualcosa di molto simile, che si trova in migliaia di esemplari in un parco dell’isola di Rodi che ho visitato tanti anni fa) Scendiamo verso il punto che vorrei verificare. La progressione e’ tranquilla, ora ci possiamo godere il fresco della grotta ed andare con calma.
Mentre aspetto che Gabriele mi raggiunga fotografo i soliti broccoletti, gioia per gli occhi e disastro per le tute.
Eccolo che arriva. Uno dei punti da verificare. Lo spazio non e’ molto, entro mentre Gabriele mi attende pazientemente fuori. Scatto qualche foto e lo raggiungo. Trovo anche un teschio, non capisco di quale animale ma gli faccio una serie di fotto da tutte le angolazioni, magari qualche “teschiologo” sapra’ dirci qualcosa in merito. Uscendo troviamo un altro punto interessante. L’aria qua soffia, ci piace. Per oggi possiamo fare poco, abbiamo terminato le corde. La prossima volta torneremo meglio attrezzati per passare oltre. Iniziamo a risalire. Al penultimo pozzo salgo per primo ma a meta’ strada mi accorgo che la corda e’ gia’ impegnata  da una dolicopode che la sta scendendo. Ci metto un poco a convincerla a tornare indietro ma quando si decide, risale piu’ veloce di me. Eccola sana e salva in cima al pozzo. Libera! Gabriele inizia a risalire.  Altro saluto alla farfalla di Rodi! L’ingresso di Erebus, poteva mancare una sua foto? Il caldo, appena usciti, ci assale di nuovo. Ci rimettiamo vestiti al minimo per fronteggiarlo. Per il ritorno non torniamo in cima rifacendo il percorso dell’andata ma prendiamo a sinistra e continuiamo per il sentiero. Sicuramente stiamo allungando ma almeno e’ tutta discesa. Al bivio prendiamo per il sentiero che indica per il percorso vita. Il sentiero e’ abbastanza comodo e non troppo caldo grazie alla vegetazione fitta. Eccoci alla strada in piano, quella del percorso vita. Strada facendo troviamo anche una meravigliosa fontanella. L’acqua che ne esce e’ calda ma quasi non ci facciamo caso. Approfittando del riposo mi faccio anche un selfie, tanto per non lasciare solo Gabriele nelle foto. Senza parole…La lunga passeggiata termina al parcheggio dove abbiamo lasciato le macchine. Dopo esserci cambiati andiamo al bar a prendere qualcosa di dissetante e rinfrescante. La giornata e’ stata torrida ma proficua. Alla prossima!

Informazioni su fato63

Pratico la speleologia da qualche anno ormai. Mi sono finalmente deciso a tenere un diario delle uscite. Approfitto del blog per renderlo consultabile e commentabile.
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