Piccola Cretarossa – 30/07/2017

A scavare nella Piccola Cretarossa, con Nerone, Maurizio, Mario, Gabriele ed io.

Ogni tanto la chiamiamo confidenzialmente la “Cretina Rossa”, ma che non si sappia in giro, che e’ permalosa! Giuseppe e’ tornato a casetta, quindi stavolta siamo solo Gabriele ed io a partire da Roma. Andiamo diretti fino al bar vicino Agosta dove facciamo colazione e ci incontriamo con Laura e Mario. Laura non restera’ a farci compagnia, domattina iniziera’ a lavorare prestissimo e si vuole tenere riposata. Dopo la colazione ci “molla” Mario e ci saluta. Col gruppo cosi’ rinforzato,  proseguiamo per Monte Livata. Quando siamo su, facciamo una veloce tappa all’alimentari, abbiamo sentito Nerone e Maurizio, sono gia’ alla grotta e ci aspettano pazienti. Dovrei prendere solo l’acqua ma poi mi faccio tentare dalla pizza rossa e dal fatto che non c’e’ fila al bancone. Prese le provviste per affrontare la giornata, torniamo alla macchina e ci dirigiamo con decisione verso Cretarossa. Strada facendo assaggio la pizza. Di solito e’ ottima, stavolta la delusione e’ grande, ci hanno rifilato della pizza stantia, di uno o due giorni. Ne mangio un pezzo, ma piu’ per rabbia che per fame, ne incarto poi il resto, “incartando” con lei l’intenzione di comprare nuovamente qualche cibaria a quell’alimentari. Che delusione. L’arrivo alla grotta mi fa passare il malumore da tradimento gastronomico. Come promessoci, i nostri amici sono la’ pronti per iniziare. dopo i saluti, svelti iniziamo a prepararci anche noi.    Indosso la tuta e vado subito a vedere come e’ diventata la grotta dopo il lavoro in comune con i nostri gemellati del GSR. L’avevo lasciata che era un buchetto di circa 3 metri con un sasso incastrato a meta’ e tanta terra alla base. Avevamo visto una piccola diramazione laterale al livello della base di terra. Ora il saltino da 3 metri e’ del tutto sgombro. Scendo per vedere cosa ne e’ stato della terra. Ora la base di terra e’ dimezzata ed ingombra di sassi sistemati come un muretto a secco per tamponare e delimitare la terra. L’altra meta’ della base e’ diventata un altro buco che scende stringendo per ancora un paio di metri. In fondo si intravede qualcosa…potrebbe essere qualcosa di buono, ma per ora decido di interessarmene. Prima di continuare gli scavi c’e’ da togliere sassi e terra da sopra altrimenti rischiamo di rimanere seppelliti. Scende Mario a darmi una mano. Sopra rimangono gli altri a tirare su le cofane ed i sassi imbragati. Nerone e’ a bordo ingresso e funge da motore principale e coordinatore del tiro. Lavoriamo con foga almeno 3 ore. Alla fine possiamo dirci soddisfatti. I sassi sono praticamente tutti fuori e la parte della terra meno compatta ha preso la stessa direzione. Esortati dai nostri amici che reclamano per la pausa pranzo, usciamo fuori a goderci il caldo. Come avevo deciso, non degno di uno sguardo la pizza fedifraga e mi accontento di bere dell’acqua. Dopo il riposo mi armo di trapano e vado giu’, stavolta col preciso intento di andare a ficcanasare nel buco scavato la volta scorsa dai nostri amici del GSR. Il buco nel primo metro e’ largo e comodo, dopo diventa largo quel che basta per infilarci le gambe e poco piu’. Non e’ ancora abbastanza largo per tentare il passaggio. Inizio a lavorare di buona lena con mazzetta, scalpello, maleppeggio e tutti gli strumenti del caso. Scendono a darmi manforte sia Gabriele che Mario e lavoriamo ad allargare e tirare fuori terra e sassi per almeno un’altra ora. Il nostro lavoro porta i suoi frutti. Ora il passaggio, seppur stretto sembra possibile. Viene chiamata una sosta, da fuori ci urlano che hanno le braccia fuse dalla fatica. I miei amici iniziano a salire per guadagnare l’uscita e fare una meritata sosta. Non li seguo subito, devo martellare quello spuntone, si, quello la’, se salta posso provare a scivolare dentro. Eccolo che mi accontenta! Sono pochi millimetri in piu’ ma e’ quel che serve. Mi calo dentro cercando di limitare gli strappi alla tuta che si impiglia dappertutto. Qualche sbuffo e sono passato. Dall’altra parte trovo l’ambiente che avevo immaginato delimitandolo con i piedi. E’ una salettadi forma vagamente ovale, alla mia sinistra un buco. Anche a destra c’e’ forse un buco, ma e’ ingombro di sassi. Per ora mi dedichero’ a quello a sinistra. Mentre svolgo le mie esplorazioni, da fuori iniziano a preoccuparsi. Le loro prime urla di richiamo non le sento proprio. Scende Gabriele a vedere cosa ne e’ stato di me. Quando si avvicina, finalmente lo sento e lo rassicuro. Prima di uscire con lui, scatto svelto alcune foto, la prima al buco che intendo allargare.    Provo ad infilare la fotocamera dentro il buco e scatto una foto alla cieca, non riesco a trarne alcuna conclusione. Ho l’impressione ci sia un filo d’aria ma non e’ nulla di eclatante. Nella pausa il buon Nerone ci inizia con pazienza all’arte di costruire una palizzata attorno alla grotta per impedire che gli animali al pascolo vadano a caderci dentro. Imparo anche qualche parola in subbiacciano che non fa mai male. In particolare facciamo ampio uso di filagni e ci aiutiamo con lo stringo’! Alla fine il risultato e’ visivamente quasi decente. Dal punto di vista della stabilita’ e robustezza, molto meno. Nerone evita di criticare apertamente la nostra opera prima ma il suo sguardo ci dice che abbiamo meritato una sufficienza stiracchiata in “recintologia”. Dopo la pausa ludico-formativa, riprendiamo i lavori ipogei. Torno giu’ armato delle migliori intenzioni e di tutti gli attrezzi necessari. Tempo una mezz’ora ed abbiamo ricavato un passaggio comodo, largo abbastanza anche per Mario. Decidiamo di allargare anche il buco, almeno quel tanto da infilare la testa e vedere cosa nasconde. Finito di allargare, mi infilo con la testa dentro e scruto. Mi ritiro un poco deluso. Non si vede alcuna prosecuzione evidente. Decidiamo che vale la pena controllare anche l’altro buco, quello che in origine era parzialmente occluso dai sassi. Ora da quel lato la situazione e’ peggiorata, in quello che era un possibile buco, ora c’e’ tanta terra. Decidiamo che e’ il momento di tirare fuori terra e sassi. Gabriele mi raggiunge nella nuova saletta, gliela presento e poi entriamo in azione. Gabriele si occupa di caricare le cofane di terra e sassi, io sono a meta’ strada per agevolarne la partenza, in cima si sistema Mario e fuori Nerone e Maurizio operano di forza bruta per recuperare i pesanti secchi. Ecco Gabriele intento nel suo lavoro, ha appena inviato una cofana piena e si accinge a riempirne un’altra. Continuiamo a scavare come forsennati per almeno un’altra ora. Dopo tanti secchi ci arriva una supplica da fuori. Hanno le braccia “finite” non ce la fanno piu’ a tirar su nulla. A malincuore iniziamo a smobilitare. Le ultime fatiche sono dedicate a tirar su tutti gli attrezzi da scavo che avevamo portato giu’. Esco buon ultimo, stanco ma soddisfatto, qualcosina abbiamo trovato e magari la prossima volta… Mentre mi riposo e mi cambio faccio un rapido giro di foto, una per Maurizio col passo da boscaiolo. Una per Gabriele mentre sistema le corde. Ed una a Mario mentre commenta la giornata ed a Nerone che fa un primo giro alla macchina per portare il materiale.Nerone deve rientrare quindi ci saluta subito. Noi chiudiamo la giornata con un passaggio al bar per una bibita fresca insieme a Maurizio. Dopo la pausa rinfrescante, lo lasciamo in quel di Monte Livata a godersi la vacanza e caliamo a valle dirigendoci con ferma sicurezza al ristorante di Marano Equo dove fanno delle fettuccine degne di nota. Una buona cena ci ricompensa degnamente della fatica fatta. Il ritorno e’ tranquillo. Alla prossima.

Informazioni su fato63

Pratico la speleologia da qualche anno ormai. Mi sono finalmente deciso a tenere un diario delle uscite. Approfitto del blog per renderlo consultabile e commentabile.
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