A Campo Vano con Giuseppe, Gabriele, Chiara, Gianluca, Tarcisio ed io.
A quasi un anno di distanza da quando lo avevo promesso, eccomi qua a Campo Vano per visitare l’area in cui stanno lavorando Gianluca, Tarcisio e Chiara. Da Roma veniamo Giuseppe, Gabriele ed io, siamo tutti in macchina con Gabriele ed arriviamo in ritardo all’appuntamento al bar di Guarcino. Gianluca, pazientemente, ci ha aspettato. Tarcisio intanto e’ partito col trattore perche’ ci impiega molto piu’ di noi a salire fino a Campo Catino. Eccoci infine riuniti e pronti a partire. Per salire a Campo Catino la strada e’ lunga ma in compenso si gode di un bellissimo panorama. La giornata e’ soleggiata ma non afosa. Sara’ una piacevole gita.
Ecco Tarcisio sul trattore!
Lo sorpassiamo salutandolo chiassosamente. Anche lui risponde con la solita allegria.
Continuiamo a salire.
L’osservatorio e la strada che porta a tante grotte.
Ancora qualche curva e siamo arrivati.
Eccoci al piazzale, pronti a tutto.
Arriva Tarcisio, Arriva Gianluca, iniziamo a prepararci.
Il cielo fino a poco fa era terso e senza nuvole. Ora se ne inizia a vedere qualcuna, meglio per noi, avremo meno sole a picchiarci in testa mentre andiamo a Campovano.
Si parte. Tarcisio Ha caricato tutti i nostri zaini sul trattore e parte per il tratto piu’ disagevole fino a Campo Vano.
Noi lo seguiamo a piedi. Senza alcun peso da portare sara’ una piacevole passeggiata.
Gianluca e’ gia’ partito di buon passo.
Lo raggiungo per fare 4 chiacchiere mentre andiamo.
Traversiamo tutta la piana di Campo Catino spostandoci verso sinistra.
Iniziamo la salita fino allo strano “coso” azzurro che Gianluca chiama “la vela”. Tarcisio e’ gia’ in cima che ci aspetta.
Una panoramica di Campo Catino.
Mastro Tarcisio ci indica la via.
e poi riprende il fido trattore per completare il viaggio fino a Campo Vano.
Mentre camminiamo Gianluca mi racconta delle grotte gia’ conosciute nei dintorni e del lungo e faticoso lavoro fatto a Campo Vano. Il sole picchia. Peccato che gli alberi non riescono ad attecchire sopra i 1.700 metri, la loro ombra sarebbe la benvenuta.
Dopo la vela c’e’ ancora un tratto in salita ma su una comoda strada.
La nostra destinazione sembra essere sulla sinistra, vicino ad un rifugio che per il momento non scorgo.
Una palina con l’indicazione di alcuni sentieri.
Facciamo una rapida deviazione per andare a vedere il panorama sull’altro versante.
In fondo alla valle c’e’ un ricovero per gli animali con tanto di fontana per l’abbeveraggio.
In effetti qua nei dintorni sembra di essere tra le dune di un deserto.
Riprendiamo per la nostra strada, le grotte ci attendono.
Eccolo, giu’ in fondo finalmente si intravede il rifugio.
Man mano che ci avviciniamo lo distinguo meglio.
Giuseppe e Gabriele tengono un paso rilassato, io continuo a seguire il passo veloce di Gianluca.
Stiamo entrando nella piana di Campo Vano.
Le mucche sono testimoni inconsapevoli di cotanto evento.
Ogni tanto mi giro a controllare che i miei amici ci stiano seguendo.
I tralicci, come scopriro’ a breve ad uno di essi e’ intitolata una delle grotte.
Gianluca mi mostra questo buco. Dice che quando qua piove tanto e la zona si trasforma in un piccolo lago, buona parte dell’acqua viene smaltita proprio da questo buco.
Eccolo in tutta la sua impressionante semplicita’.
Ancora pochi passi e siamo al sessantunesimo traliccio. La grotta che stanno esplorando ora si chiama appunto “Al 61”. Tarcisio ha iniziato a togliere le tavole che proteggono l’ingresso.
L’ingresso ora e’ ingombro di robe varie ma gia’ si sente una bella aria fresca uscire dalla grotta.
Diamo una mano a creare una copertura per avere un posto dove ripararsi dal sole durante la giornata.
Terminati i preparativi per lavorare “Al 61”, ci spostiamo all’Abisso Cianetti-Zampighi dove andremo noi per fare il rilievo.
Quello che vedete e’ il lavoro immane fatto da Gianluca e Tarcisio per confinare l’ingresso della grotta. Tutte le pareti di muretti a secco, lo steccato, le tavole di contenimento, le panchine, l’erba di fronte alla grotta sono tutte li’ ad opera di loro due.
Gianluca, da bravo padrone di casa controlla che il salotto buono sia in ordine.
Ecco l’ingresso della grotta.
Gianluca ci spiega meglio i lavori fatti.
Intanto Tarcisio ci raggiunge con gli zaini.
Ora la storia la conosciamo, il materiale lo abbiamo, ora tocca a noi fare qualcosa.
Mi sporgo per ammirare le pareti della grotta. Che lavoro!
Mentre ci prepariamo ripenso con piacere ai 2 amici a cui e’ intitolata la grotta. Pochi minuti per richiamare alla mente le figure serene e sorridenti di questi 2 amici inseparabili, sempre sorridenti e disponibili. E’ proprio bello che siano ricordati con una grotta a loro dedicata e sono onorato di poterla visitare.
Sono pronto. Cerco dove mettere la corda per scendere. Non avevo notato i comodi scalini ricavati dalle pareti di contenimento. Scendo comodamente. Alla base faccio una foto verso l’esterno.
Ci sono addirittura i tubi di drenaggio dell’acqua!
Dopo il primo pozzetto la situazione diventa subito meno comoda. Scendo qualche metro e poi devo infilarmi in uno stretto passaggio che piega a sinistra.
Davanti a me si apre un ambiente. C’e’ la corda. Devo essere al cospetto della “sala della grande gnocca”.
Impegno la corda e mi butto in fuori. Ecco la sala aprirsi sotto di me.
Sento rumoreggiare, e’ Gabriele che arriva. Aspetto sia visibile per fargli una foto.
Scendo veloce fino alla base del saltino e mi guardo attorno. Sono in una sala stretta e lunga, in pratica un allargamento della frattura su cui sembra impostata la grotta. Mi guardo attorno, a testimoniare il lavoro fatto anche qua non mancano i muretti a secco per accatastare le pietre estratte dalla zona di lavoro. Mi infilo nel punto dove la grotta prosegue. Scendo un paio di metri poi devo fermarmi. La grotta si stringe in maniera inesorabile.
Mi giro a guardare da dove sono venuto, dopo il nero in fondo c’e’ la sala della grande gnocca.
Arriva anche Gabriele. Chiedo anche a lui se sente aria. Mi conferma che non sembra essercene. Strano, Gianluca parlava di una corrente d’aria a dir poco impetuosa. Forse oggi e’ in stallo.
Visto che non sembra esserci altro da fare, iniziamo a fare il rilievo, che poi e’ quello per cui siamo venuti qua. Sfodero il mio fido distox ed inizio a prendere i punti con l’aiuto di Gabriele e Giuseppe che si alternano nel supportarmi e sopportarmi. Con non molti punti siamo fuori a goderci il sole. E’ ora di pranzo quindi andiamo a cercare negli zaini le cibarie e le consumiamo con piacere.
Dopo il pranzo e una bella porzione di caldo al sole decidiamo di ripartire. La nostra meta sono l’Abisso dei Vecchi e quello dei Giovani. Gianluca ci ha indicato la direzione per raggiungerli quindi parto sparato mentre i miei amici finiscono i preparativi.
E’ piu’ facile a dirsi che a farsi. In mezzo a tutto questo nulla vedere dei buchi nel terreno non e’ proprio semplice. Gabriele, che gia’ conosce le grotte, anche lui e’ confuso, c’e’ stato in inverno con la neve ed ora non si ritrova.
Giriamo a lungo cercando le grotte senza molti risultati.
Ogni piccola piega del terreno potrebbe nascondere sorprese.
Scendendo io e Gabriele andiamo verso destra, Giuseppe perlustra verso sinistra. E’ proprio lui a trovare le grotte. Dopo tanto girare sentiamo le sue urla di richiamo e ci sbrighiamo a raggiungerlo. Sono piu’ vicine all’abisso “Al 61” di quanto pensavo.
Strada facendo trovo anche un buco attappatissimo da cui si sente uscire aria fredda. Fosse l’abisso della mezza eta’!!??!!
Gabriele vicino all’abisso dei vecchi.
Il piu’ giovanile abisso de giovani!
Giuseppe si incarica di sollevare la pesante paratia che protegge l’ingresso dell’abisso dei giovani. Si rivela essere un abisso ancora in formazione, sara’ profondo meno di 1 metro, con scarse probabilita’ di un facile approfondimento futuro. C’e’ un sassone ad impedire il passaggio dopo i primi centimetri di discesa. Lasciamo Giuseppe a combattere con il macigno.
L’abisso dei vecchi sembra invece piu’ promettente.
Lui ha anche la carta’ d’identita’, quindi tutto a posto.
Gabriele e’ dentro, ora tocca a me.
Ancora un saluto a Giuseppe e poi vado.
La grotta e’ piccolina, intima quasi. Nonostante cio’ non lesina in quanto a fango. Si divide in 2 piccoli rami. A sinistra va Gabriele, a destra vado io. Al fondo, smuovendo sassi riesco a vedere una possibile prosecuzione ma e’ da allargare, passero’ l’informazione a Gianluca quando ci rivedremo stasera. Inizio a fare il rilievo partendo dal fondo del ramo dove sono. Quando mi ricongiungo a Gabriele impieghiamo qualche minuto a scambiarci delle foto.
Ecco Gabriele in tutta la sua prestanza ipogea.
Da dove siamo fino all’uscita sono ben 3 punti di battuta. Quando siamo fuori il buon Gabriele attenta alla mia vita. Butta di nuovo in grotta uno dei guanti dopo essersi premurato di smuovere e rendere fortemente instabile un masso in cima al pozzetto d’ingresso. Anche stavolta la sfango e recupero il guanto senza conseguenze. Andiamo a recuperare Giuseppe al vicino Abisso dei Giovani. Lo troviamo in cerca delle sue robe, si e’ perso una tikka ed un altro paio di oggetti. Si aggira preoccupato cercando. Si ricorda che forse ha lasciato qualcosa all’ingresso dell’abisso Cianetti-Zampighi e quindi parte per il recupero. MEntre lo aspettiamo faccio il rilievo anche dell’abisso dei giovani impiegando ben 3 punti di battuta per lui. Quando Giuseppe torna e termina le sue ricerche volgiamo il nostro sguardo ed i nostri passi verso l’abisso al 61 per raggiungere i nostri amici. Il cielo nel frattempo ha messo a nuvolo compatto e sembra intenzionato a piovere.
Eccoci arrivati al fortino.
Gianluca si sta cambiando, e’ soddisfatto della giornata di lavoro, sembra che siano arrivati quasi a poter passare.
Una foto ricordo e’ d’obbligo. Finalmente conosco Chiara, la terza componente del trio “fedelissimi” di Campo Vano. Oggi e’ arrivata un poco dopo ma ha fatto appieno la sua parte.
Si smonta il campo, e’ ora di rientrare.
Tarcisio e’ stanco di guidare il trattore e se ne affrancherebbe volentieri. Mi propone di guidarlo io poiche’ stavo dicendo di avere un trattore simile in campagna da mia madre. La cosa mi incuriosisce e quindi acconsento. Quando ci prendi la mano e’ quasi divertente, almeno la prima volta. Quando arrivo a Campo Catino ho la schiena sconquassata dalle vibrazioni. Spengo il motore e scendo per sgranchirmi. In pochi minuti arrivano tutti e siamo al bar per un caffe’.
A Campo Catino prendiamo commiato da Gianluca che deve rientrare. Riscesi a Guarcino insieme a Tarcisio ci premiamo con una birra fresca, degli stuzzichini e qualche chiacchiera a commento del lavoro a Campo Vano.
Dopo il piacevole momento di relax, salutiamo Tarcisio e riprendiamo la strada di casa. Oggi abbiamo visto un bel posto in cui si sta facendo un grande lavoro all’insegna dell’amicizia. Sono contento di esserci stato e di poter aiutare anche se in minima parte. Il ritorno me lo sonnecchio mentre il buon Gabriele guida e Giuseppe fa del suo meglio per tenerlo sveglio. Qui finisce l’avventura del signor Buonaventura…alla prossima!