Tranquilla uscita nella classicissima ma sempre affascinante Grotta dell’Ovito di Pietrasecca. Con Eleonora, Vittorio, Claudio ed io.
Sono a Tagliacozzo a passare le feste di Pasqua. Sapendo che oggi Claudio sarebbe venuto da queste parti per una visita all’Ovito di Pietrasecca, mi sono volentieri aggregato. Appuntamento alle 9 a Pietrasecca. Claudio e’ puntualissimo, quindi mi preparo per tempo e parto verso le 8. Il tempo non e’ molto bello, e’ nuvoloso ed ogni tanto prova a buttar giu’ qualche goccia d’acqua. Visto che ho tempo mi fermo un poco nei pressi della grotta di Luppa, altra grotta affascinante. Sicuramente tornero’ sicuramente a visitarla, anche se e’ ancora da vedere quando.
Dopo la breve sosta riparto. Arrivato al bar del paese mi prendo un cappuccino per stemperare la “fredduria” della mattinata uggiosa. Compro anche dell’acqua e poi me ne scendo allo spiazzo vicino alla grotta.
Mi cambio indossando la salopette della muta e poi inganno il tempo scattando un paio di foto. Ho sentito Claudio pochi minuti fa, ora dovrebbe quasi essere arrivato.
Il sentiero che conduce alla grotta.
La mia macchinina.
Fatti i miei giri ed esaurita la fantasia per le foto inizio ad annoiarmi. Claudio ancora non si vede. Mi decido, riprendo la macchina e torno in paese a vedere. Lo trovo li’ appena prima del paese, appena terminata l’irta salita dalla grotta. E’ insieme a 2 “vecchie” conoscenze, Eleonora e Vittorio. Questi ultimi hanno appena terminato il corso di speleologia tenuto, tra gli altri, dal buon Claudio e sono ancora assetati di nuove esperienze. Per le persone assetate, Pietrasecca, come chiamo confidenzialmente l’Ovito, e’ proprio la grotta giusta! Terminati i saluti riscendiamo assieme e ci prepariamo. Per me e’ questione di poco in quanto ho deciso di indossare l’imbrago solo quando, e se, sara’ necessario.
Vittorio ed io siamo i piu’ veloci, zaino in spalla andiamo avanti.
Eccoci arrivati all’ingresso. Acqua ce n’e’, ma nemmeno tantissima.
Vittorio mette mano alla attrezzatura facendo gli ultimi aggiustamenti.
Il corso d’acqua che alimenta la grotta.
Si, lo so che gia’ l’avete visto l’ingresso, ma ora lo potete ammirare da un altra prospettiva.
E poi ancora da quest’altra.
Tra una foto e l’altra facciamo il bagnetto alla corda infangatissima affidataci da Claudio.
Dopo questi preliminari siamo pronti ad entrare. Passiamo scavalcando il muretto. Non sarebbe necessario, ma ho sempre fatto cosi’ e ci sono affezionato. Vittorio segue il mio esempio.
Stiamo decidendo se inoltrarci ancora un po’ quando sentiamo rumori provenienti dalla chiusa, che non chiude piu’ e rimane alla nostra sinistra.
Altri non sono che i nostri residui amici, Eleonora e Claudio. Passano senza nemmeno accorgersi di noi, devo cacciare un urlo per farli tornare sui propri passi.
Claudio si riappropria della corda ex-fangosa e parte a razzo per andare a sistemarla nel primo tratto piu’ acquatico che incontreremo. Visto che per Eleonora e Vittorio questa e’ la prima visita, li porto a vedere il ramo laterale vicino all’ingresso. Fa piacere anche a me perche’ di solito lo ignoriamo e passiamo dritto mentre invece merita proprio di essere visto, soprattutto in questi periodi con le vaschette piene d’acqua cristallina.
Arriviamo fino alla fine della galleria e poi torniamo indietro scattando qualche foto.
Usciti dal ramo laterale proseguiamo fino a raggiungere Claudio che sta attrezzando la grotta con le corde. Mi sembra cosa buona e giusta mettere le corde anche se si e’ con la muta e non le si deve usare per scendere. In questa maniera ci si assicura l’uscita anche se l’acqua dovesse aumentare nel corso della permanenza. Claudio naturalmente sfrutta l’occasione anche per donare ai suoi ex-allievi una esercitazione con gli attrezzi e li sospinge amorevolmente ad utilizzare le corde invece di seguirmi tra i flutti dell’acqua gelida. Claudio da bravo maestro segue i suoi discepoli mentre si dilettano con discensore, longe e bloccanti. Io, piu’ scapestrato, vado a sguazzare nell’acqua facendo avanti e indietro piu’ volte. Non riesco a trattenermi, e’ proprio rilassante e divertente fare la grotta in questa maniera.
Siamo alla mitica “sella”, incubo di tanti e tanti corsisti, intere generazioni di neo-speleo si sono “incrodati” a questo passaggio, sia all’andata che al ritorno.
Anche Eleonora vuole entrare nella storia della “sella”, quindi, per non essere da meno si blocca al frazionamento intermedio. Probabilmente se la sarebbe cavata da sola, ma il nostro animo da salvatori ha il sopravvento e per qualche minuto formiamo un grappolo unico con maniglie e consigli che si intrecciano tra loro. Portato a termine il suo salvataggio possiamo dare il libera a Vittorio che attende pazientemente in sella.
Dopo questo movimentato intermezzo continuiamo la progressione, loro sulle corde, io a sguazzare nell’acqua.
Mentre Claudio e’ ancora impegnato con Eleonora e Vittorio, per far vedere che anche io faccio qualcosa, porto avanti la corda legandola agli attacchi fissi. Con lei arrivo fino al saltino che precede la discesa sul laghetto. Fatto l’ultimo nodo, me ne torno indietro per la via d’acqua. Quando arrivo vedo Claudio che termina di sistemare la partenza della corda che ho appena assicurato. Ma allora, penso, forse ho fatto un armo difficile per i nostri amici meno esperti. Vabbe’, poco male, riscivolo in acqua e sciolgo tutti i nodi fatti. Quando torno sui miei passi trovo un Claudio che borbotta imbufalito perche’ sono andato avanti senza fermare la corda dopo il primo traverso. Che problema c’e’?!? Rifaccio il nodo appena sciolto e assisto al passaggio di Vittorio ed Eleonora. Pace fatta. Mentre Claudio ci raggiunge scendo lo scivolo successivo seguito da Vittorio. Anche li’ rifaccio il nodo. Siamo al saltino di meno di 2 metri che preclude alla discesa sul laghetto. Mi faccio prestare un moschettone a ghiera da Vittorio e lo sistemo sull’attacco che trovo sul posto. Purtroppo pero’ il dado dell’attacco e’ lento, lo saggio con le mani, sembra bloccato. Sospendo le operazioni di armo, anche perche’ mi sovviene un particolare, non ho ancora indossato l’imbrago e, anche se decidessi di calarmi a forza bruta per il saltino, comunque dovrei indossarlo tra un po’ per la risalita del ramo fossile, quindi tanto vale farlo subito. Avverto Vittorio ed inizio ad armeggiare con l’attrezzatura. Ho appena terminato di chiudere il delta dell’imbrago quando ci raggiungono Eleonora e Claudio. Vedendomi impegnato, Claudio passa in testa per scendere il saltino e continuare l’armo. Lo avverto dell’attacco ballerino. Prova a sistemarlo ma il dado non cede nemmeno quando lo attacca con una mini tenaglia. Alla fine decidiamo per sfruttare un fix senza dado che e’ subito accanto. Lo sento lavorare mentre termino di sistemare la mia attrezzatura. Per quando sono pronto, Claudio e’ gia’ sceso ed ha iniziato ad armare il salto che scende al laghetto.
Lo raggiungiamo in un lampo. L’armo della discesa nel frattempo e’ terminato. Personalmente me ne guardo bene dallo scendere su corda e mi avventuro per lo scivolo che riporta dove corre l’acqua e si butta nel laghetto. Mi calo in acqua senza tuffarmi, la mia kikkoLamp non ha il portabatterie impermeabile e stavolta non voglio rischiare come ho fatto alla visita precedente, sono uscito con la batteria che sfrigolava in maniera preoccupante. Poco prima di entrare in acqua mi viene intimato di andare sotto al salto, di legare la corda ed attendere li’ la discesa di Vittorio. Non capisco, pero’ mi adeguo. Perche’ negare un piacere ad un amico il giorno di Pasquetta?!? Mi godo la nuotatina, poi esco e faccio il mio dovere. Avverto Claudio che la corda e’ legata. Sento Vittorio che scende. Assisto al suo arrivo poi gli indico la corda che costeggia la parete del laghetto e permette di uscirne senza immergersi troppo in acqua. Vedo che ora e’ Claudio a scendere. Gli faccio spazio buttandomi di nuovo nel laghetto. Nuoto fino alla sponda opposta dove Vittorio e’ in attesa. Pochi minuti e siamo di nuovo tutti assieme.
Qualche secondo di riposo poi Claudio riprende la testa del gruppo dirigendosi per la via “classica”, quella che sale in alto costeggiando la parete destra.
Sono tentato di prendere la via d’acqua e mentre ci penso mi attardo facendo le foto a loro che risalgono. Sento che mi chiamano, non posso esimermi, parto per raggiungerli.
Ritornati da basso, mi lascio distanziare di nuovo prima di attaccare l’erta che conduce alla risalita su corda che preclude al ramo fossile. Alla base della salita dove mi fermo, e’ tutta sabbia, il posto ideale per un bisognino! Quando li raggiungo sopra, alla partenza della risalita, Claudio e’ gia’ su. E’ il momento di Eleonora di impegnare la corda. Scambio qualche chiacchiera con Vittorio mentre monto sull’imbrago i miei attrezzi per salire. Tra una cosa e l’altra mi scordo completamente della fotocamera e quindi non posso allietarvi con allegre immagini di questo tratto di grotta. Arrivato al ramo fossile finalmente potro’ mettere in atto il mio piano artistico. Ho portato la fotocamera “buona”, quella con le impostazioni manuali, ed il cavalletto. Ho tutta l’intenzione di tentare l’impresa di fare qualche foto decente o che si avvicini almeno alla sufficienza.
Nel primo tratto in cui ci si aggira tra i massi di crollo mi limito a salire cercando al contempo di intonare qualche canzone, il fiato corto pero’ me lo impedisce.
Iniziamo ad avvicinarci alla zona piu’ bella, ma ancora non sfoggio la fotocamera “buona”.
Una foto a queste stalattiti eccentriche appena un po’.
Siamo arrivati alla zona che mi interessa. Una ultima foto con la fida, solida e solita fotocamera, poi inizio ad armeggiare per tirare fuori l’altra.
Da questa foto in poi potrete bearvi dei miei tentativi di fare foto decenti. Vi lascio soli con loro, ci vediamo tra un poco, godetevele!
Piaciute? Dai, su, almeno un paio sono venute benone!
Terminata la sessione fotografica ripongo tutto l’armamentario e riaccendo la fida fotocamera solita per riprendere la via del ritorno. La sala dei massi di crollo. Eccoci di nuovo alla risalita (oppure adesso dovrei chiamarla ridiscesa?!?). Eleonora e Claudio si apprestano appunto a scenderla.
Vittorio ed io rimaniamo un poco indietro, devo rimettere a posto nello zaino gli attrezzi da progressione. Eleonora e Claudio ripercorrono la via “classica”, quella alta, per tornare al laghetto. Stavolta noi scegliamo di seguire la via d’acqua. Quando raggiungiamo il laghetto ci organizziamo per la breve salita di fronte a noi. Eleonora e Claudio partono per il cimento. Vittorio li segue dopo esserci accordati che prima di salire sciogliera’ la corda in maniera che si possa recuperare da sopra. Chiedo che sia lui a farlo in quanto non ho intenzione di risalire su corda ma di sguazzare nel laghetto e continuare a seguire l’acqua.
Nascondo la fotocamera dentro la muta, tiro su in testa il cappuccio e parto per la mia nuotata. Il piccolo salto d’acqua che alimenta il laghetto crea una zona vorticosa proprio dove vorrei andare per risalire. Preferisco prenderla alla larga, mi avvicino alla parete alla mia sinistra . Cerco e trovo qualche appiglio. Ora riesco ad avvicinarmi senza problemi nonostante la corrente contraria. La risalita controcorrente non e’ semplicissima ma nemmeno impossibile. Qualche secondo di fatica e sono sopra al laghetto. Eleonora nel frattempo si avvia per il saltino successivo, Claudio la segue non appena prendo il suo posto in attesa dell’ultimo componente del gruppo. Ecco che arriva Vittorio. Toglie gli attrezzi dalla corda dandomi le spalle. Terminata l’operazione lo sento gridare la libera. Gli chiedo a chi stia dando la libera visto che e’ l’ultimo a salire. Si gira sorpreso, non si era accorto che avevo preferito nuotare e pensava fossi dietro di lui! Recuperiamo assieme la corda e poi proseguiamo. Il resto dei passaggi sono tranquilli, anche Claudio si e’ parzialmente convertito allo sguazzare nell’acqua. Recupero la fotocamera da dentro la muta solo verso l’uscita. Il movimento ed il camminare fuori dall’acqua mi surriscaldano inducendomi a togliere il cappuccio. E’ un sollievo, anche perche’ torno a sentirci nuovamente!
Eccoci arrivati in vista della entrata.
Stavolta passo anche io per la chiusa non chiusa e poi mi volto a fotografare i miei amici.
Vittorio ha preferito scavalcare come all’andata, magari gli e’ piaciuto.
Alle macchine ci attendono i vestiti asciutti. C’e’ anche una fastidiosa pioggerellina, pero’ per nostra fortuna attacca solo dopo che ci siamo cambiati.
Appena pronti Claudio con Eleonora fanno un salto in paese a comperare delle birre. Non lo sapevo ma hanno portato tutto il necessario per un abbondante spuntino di Pasquetta. Quando tornano con le bibite apparecchiamo sul dietro della macchina per riparare almeno le cibarie dalla pioggia. Eleonora ha portato dei gustosissimi panini frittata e salame, piu’ un salame e la pizza dolce che, ci dice, e’ tradizione mangiare col salame durante le feste di Pasqua. Claudio invece si presenta addirittura con una lasagna. Vittorio ed io, o almeno io di sicuro, abbiamo portato solo l’appetito e lo utilizziamo a profusione per fare onore al bendidio che ci hanno apparecchiato i nostri amici. Dopo una intensa mezz’ora in cui poco si e’ parlato, siamo ben satolli. La pioggia decide di darci una tregua. E’ il tempo di salutarci, ci aspetta il ritorno a casa. Non c’e’ che dire, una ottima gita di Pasquetta. Alla prossima.