Lunga camminata di avvicinamento e breve esplorazione al Cavone del Triangolo. Marco, Giuseppe ed io.
E’ una uscita nata quasi per caso. Sarei dovuto andare al Mezzogiorno per l’ultima uscita del corso, ma poi sono sopravvenuti degli impegni familiari ed ho rinunciato. Marco giorni prima aveva chiesto se qualcuno aveva intenzione di fare qualcosa sabato. Lo contatto e ci mettiamo d’accordo. Andremo al cavone, ma piu’ per fare una passeggiata che per altro. Provo a sentire anche Giuseppe, lui e’ di Orvieto e quindi Carpineto e’ un po’ fuori mano, pero’ chiedere non costa nulla. Inaspettatamente mi risponde che gli fa piacere venire, anzi, rilancia chiedendomi se puo’ allargare l’invito ad altri amici. Gli rispondo che va bene, piu’ siamo e piu’ ci divertiamo. Ci lasciamo con un appuntamento per sabato mattina direttamente a Carpineto. Gli spiego brevemente come raggiungere il bar Semprevisa e ci lasciamo. Aggiorno Marco e prendiamo appuntamento alle 8 al solito bar “fico” sulla Anagnina. Mando anche una mail allo SCR estendendo l’invito a chi non fosse impegnato col corso. Durante la settimana ricevo commenti ma non adesioni. Alla fine a partire da Roma rimaniamo Marco ed io. Da Orvieto tutto tace, mi limito a mandare un sms a Giuseppe per ricordargli l’appuntamento. Arriviamo cosi’ al sabato mattina. Il tempo non e’ dei migliori ma sembra reggere. Al bar fico mi incontro con Marco, facciamo una ottima colazione e partiamo. Il tragitto per arrivare a Carpineto e’ il solito, non ve lo descrivo neanche. Arriviamo al bar Semprevisa e andiamo poco piu’ avanti, al parcheggio, dove lasciamo la macchina. Aspettando Giuseppe passiamo al forno a prendere della pizza, ci prendiamo poi un caffe’ e sbrighiamo altri affari a carattere strettamente personale! Sono le 9.30. Giuseppe non si vede, di solito e’ puntuale. Lo chiamo. E’ in macchina, ha avuto un inconveniente ed e’ in ritardo di circa mezz’ora. Lo aspettiamo. Dopo un po’ sono stufo di stare li’, aspettare mi mette ansia. Convinco Marco ad andare a fare una passeggiata per il centro. Passiamo per l’alimentari dove prendo un po’ delle ottime olive che vendono. Finiamo il giro tornando al parcheggio. Mentre siamo alla macchina per poggiare gli acquisti mi chiama Giuseppe. E’ all’inizio del paese. Salgo sulla strada principale e lo aspetto per indicargli il parcheggio. Eccoci tutti! Presento Marco e Giuseppe che non si conoscono, suggelliamo la cosa con un altro caffe’ e poi partiamo per pian della Faggeta. Andiamo solo con la mia macchina. Al parcheggio di Pozzo Comune c’e’ un pullman ed una torma di ragazzi, sara’ una gita scolastica. Visto che Giuseppe non e’ mai stato a Carpineto, faccio da cicerone e passo con la macchina davanti all’ingresso di Pozzo Comune descrivendogli sommariamente la grotta. Dopo il tour turistico torniamo indietro e saliamo al parcheggio di Acqua di Mezza Valle. Mi fermo la, la mia macchina e’ bassa e siamo a pieno carico, non mi arrischio a salire oltre. Ho voglia pero’ di fare una bella passeggiata, propongo ai miei amici di fare a piedi tutta la strada carrabile fino a prendere il sentiero fatto l’ultima volta. Preannuncio loro una lunga camminata, non sono convintissimi, pero’ mi assecondano. In effetti non ho una idea precisa di quanto cammino sia. Strada facendo tento mentalmente un calcolo, se la volta scorsa, la sera, siamo scesi con le macchine in circa mezz’ora e siamo andati ad una media di 20 km orari, potrebbe trattarsi di 5 o 10 km. Una bella sgambata! Ci fermiamo quasi subito a fare delle foto. Su una roccia ci sono dei volti scolpiti, su quella accanto un’aquila, ci deve essere stato un artista eccentrico da queste parti. Ci fermiamo a fare le foto
Il primo tratto di strada non e’ bellissimo, si costeggia sulla destra un fronte roccioso dove ogni tanto si aprono dei buchi.
Ci diamo un occhiata ma credo siano tutti conosciuti, lo testimoniano i mucchi di sassi sparsi nelle vicinanze. In compenso da li’ si gode un bel panorama, nonostante il cielo grigio si vede in lontananza per chilometri. Provo a fotografarlo ma le foto rendono poco l’idea.
Saliamo ancora, ogni tanto incontriamo dei cavalli al pascolo.
Inizia il bosco, i meravigliosi colori dell’autunno ci avvolgono, veramente uno spettacolo.
Ci fermiamo al curvone dove confluisce un’altra strada. C’e’ un cartello con il rilievo della Rava Bianca.
Trovo pure dei bei funghi che mi sbrigo ad immortalare per il vostro, e mio, piacere.
Accanto al cartello c’e’ l’attacco di un sentiero segnato, peccato non conoscerlo. Ci ripromettiamo di trovare una mappa dei sentieri per le prossime volte e proseguiamo per la strada. Eccoci arrivati allo spiazzo dove 2 o 3 estati fa facemmo un breve campo per tentare di passare in una grotta li vicino. Passiamo oltre, breve sosta ad un tornante dal quale si gode una superba vista della valle sottostante.
Proseguiamo lemme lemme passando accanto allo spiazzo da dove si parte per andare a pian dell’Erdigheta. A lato dello spiazzo c’e’ la grotta di cui mi parlava Daniele la volta scorsa mentre scendevamo.
Il cumulo di sassi subito accanto testimonia la quantita’ di lavoro fatto. Non ho idea di quanta strada manchi, ma continuiamo a camminare senza fretta. Incontriamo altri buchi che non manchiamo di osservare.
Arriviamo in vista di un curvone verso destra. In mezzo alla curva pochi metri piu’ in basso c’e’ un fontanile.
Forse una sosta ci starebbe bene, la propongo ai miei amici e Giuseppe acconsente prontamente dirigendosi senza esitazioni al fontanile. Scendiamo anche noi per un assaggio dell’acqua gelida. Una volta fermi, vista l’ora, cogliamo l’occasione per fare pranzo.
Visto che sono fradicio mi cambio anche la maglietta e indosso la giacca a vento perche’ inizia a tirare un vento abbastanza freddo. Finiamo il pranzo con qualche oliva ed un po’ di acqua fresca. Ci voleva proprio. Riprendiamo il cammino, sempre senza troppa fretta. Inizia a piovere, per fortuna dura poco, quasi non faccio a tempo a mettermi il cappuccio e gia’ e’ terminata. Ancora la strada si snoda davanti a noi, ma quando si arriva?
Giuseppe ha un aria sempre piu’ sconsolata, provo a scherzarci un po’ ma non mi sembra di avere molto successo. Mi consolo con il panorama.
Incontriamo ancora indicazioni di un sentiero, credo sia il nostro.
Ancora un buco.
Ma ecco, passata l’ennesima curva, a sinistra stavolta ecco la fine della strada. Annuncio la cosa ad i miei amici, con allegria dico loro che ora inizia l’avvicinamento alla grotta! Non sono propriamente entusiasti. Il sentiero pero’ e’ praticamente in piano, l’unico impaccio e’ creato dalle foglie umide e scivolose. Visto che le ho, ecco un po’ di foto prese sul sentiero.
Di buon passo arriviamo al punto in cui si abbandona il sentiero. Vicino al cespuglio di more trovo un fungo con sopra una faggiola in equilibrio, a mettercela io, non sarei riuscito cosi’ bene, merita una foto.
Appena iniziata la salita incontriamo un albero maestosamente enorme, non posso negare una foto anche a lui.
Mostro ai miei amici il buco ri-trovato la volta scorsa (Nonno Pintus ha mantenuto la parola e mi ha detto di che grotta si tratta, pero’ l’ho prontamente scordato!) ma non ci soffermiamo altro che per prendere fiato.
La pietraia ci attende e gia’ ci osserva curiosa da dietro gli ultimi alberi.
Se non altro abbiamo fatto un lungo riscaldamento ed i muscoli rispondono bene! I miei amici oramai sono chiassosi e ciarlieri come dei muti con la bocca cucita!
Per fortuna oramai manca veramente poco, mi fermo a fotografare un cavallo che a pascolo tra le pietre
Non nego una foto anche a Marco e Giuseppe.
Ancora pochi metri, Passiamo la cresta.
Ecco il solito minuscolo menhir alla mia destra.
siamo arrivati alla grotta.
Un paio di scivolate sulle foglie facendo gli ultimi metri e poi finalmente posso poggiare a terra lo zaino. Chiedo l’ora a Giuseppe, sempre imperscrutabile, mi risponde che sono quasi le 3. Caspita, siamo partiti alle 11 e 30! Impiego un po’ di tempo iniziando a preparare quanto serve mentre aspetto di smettere di sudare. Mi pare manchi qualcosa, faccio mentalmente una rapida cernita. Casco, tuta, vestiti, imbrago, chiavetta, attacchi, trapano, acqua, viveri…mi sembra ci sia tutto. Ora vado ad attaccare la corda per il primo pozzetto…ecco cosa manca, la corda! Me la sono proprio dimenticata. Avviso i miei amici che mi guardano in cagnesco.
Li acquieto, non vi preoccupate, gli dico, ci sono delle corde alla base del pozzo. Scendero’ giu’ in qualche maniera, poi vi passero’ la corda e voi armerete il pozzo come si deve. Per fortuna ho sempre con me una piastrina con il bullone da spit altrimenti sarebbe stata davvero dura. Mi faccio dare tutte le longe delle maniglie e i relativi pedali. Collegandoli tutti arrivo abbondantemente alla base del pozzo. Bene. Finisco di vestirmi, compongo lo zaino da grotta, avvolgo lo zaino da “avvicinamento” nel sacco di plastica che lo proteggera’ dalla pioggia. Sono pronto. Mi calo a braccia per il pozzetto, recupero la corda e la passo ai miei amici tramite la catena di longe. Segue un po’ di silenzio, mi viene il sospetto che stiano meditando di vendicarsi lasciandomi qui sotto. Escludo categoricamente la possibilita’, pero’ mi accorgo di essermi messo ad osservare come risalire il pozzo in arrampicata! Ecco che arriva la corda, ecco, ora scendono anche loro. Siamo di nuovo assieme, si parte. Stavolta non potro’ farvi vedere delle foto scattate in grotta poiche’ la mia povera fotocamera si e’ schiantata la settimana scorsa. Vado avanti spiegando la faccenda a Giuseppe, che mi segue. Arriviamo in breve tempo al pozzo delle lavatrici. Al frazionamento del pendolo lo descrivo mentre lo affronto e poi grido la libera. Scendendo continuo a fare un po di pulizia. Arrivo alla sala nozoom e mi infilo direttamente verso il pozzo da 10 che ancora devo scendere. Aspetto li sotto i miei amici. Oggi lo stillicidio e’ piu’ simile ad una doccia che al mite gocciolio della volta scorsa. Nella sala sotto, quella con l’arrivo d’acqua il rumore e’ molto accentuato. Mi metto comodo ad aspettare. Ancora una volta siamo assieme, si puo’ proseguire per il pozzo. Prima di infilarmi nello stretto passaggio per l’ambiente che precede il pozzo facciamo un po’ di pulizia dei sassi. E’ una battaglia persa in partenza, pero’ e’ sempre meglio che niente. Scendo, eccomi al pozzo. C’e’ un breve tratto di corda orizzontale fino al frazionamento che scende. Aspetto che arrivino gli altri e poi scendo. Ci siamo portati il secondo pezzo di corda che stava all’ingresso nel caso serva armare un altro pozzo, come spero. Mentre mi calo guardo attorno, memorizzo un paio di punti da vedere risalendo un paio di metri. Arrivato alla base mi guardo attorno. Sotto di me, un po’ spostato dalla verticale del pozzo, un saltino. Dovrebbe essere quello di cui mi hanno parlato Cristian e Daniele. Mentre Giuseppe e Marco scendono, osservo meglio il saltino. E’ arrampicabile, Cristian mi aveva parlato di un pozzo nel quale serve la corda, forse e’ piu’ sotto. Scendo. Sotto trovo una piccola sala, circolare di 3 metri di diametro. Ai piedi sempre massi di crollo. I miei amici arrivano portando la mazzetta ed il piede di porco. Rompo un poco di roccia e provo ad infilarmi in un punto stretto. Dico a Giuseppe se intanto puo’ risalire a vedere le altre possibili prosecuzioni. Esco presto dal buco in cui sono andato a ficcarmi, non ci sono prosecuzioni evidenti. Marco e’ nella sala, Giuseppe ci raggiunge, non ha trovato nulla di eclatante, vado a vedere anche io. Salendo c’e’ un buco, faccio per infilarmi, ma sotto vedo le luci di Marco e Giuseppe che sono ancora nella sala. Ritorno sui miei passi. Salgo ancora un paio di metri da dove finisce la corda, in direzione quasi opposta alla sala. C’e’ un altro ambiente, grossomodo rettangolare, ai piedi sempre massi di crollo. Ai 2 lati corti ci sono delle possibili prosecuzioni. Appena entrati a destra c’e’ il primo che vedo. C’e’ da rompere un po di roccia per poter scendere in un altro ambiente un metro piu’ in basso. Inizio a lavorare con il martello da armo, intanto chiamo i miei amici chiedendo loro di portare mazzetta e pie’ di pork. Con la mazzetta faccio in un attimo. Scendo, anche la’ sotto altri sassi sconnessi. inizio a spostarne qualcuno. Marco viene ad aiutarmi. Togliamo sassi da un possibile passaggio. Provo ad infilarmici ma e’ stretto, serve altro lavoro. Siamo tutti a portata di voce, facciamo il punto della situazione. Di lavoro ce n’e’ tanto quanto se ne vuole, si potrebbe tranquillamente tirar mattina. Pero’ siamo fradici, ci attende un’altra bella camminata per tornare alla macchina e, soprattutto, non vogliamo fare tardi per cena, la Sbirra ci aspetta! E’ necessario che si inizi a tornare indietro. Marco ed io usciamo dal pertugio in cui ci eravamo ficcati e andiamo a vedere dalla parte opposta dove Giuseppe sta cercando di creare un varco. Quando e’ largo a sufficienza provo ad entrare anche la’ ma e’ sempre stretto e, sinceramente, meno promettente dell’altro. Rinnoviamo l’intenzione di andare. Un po’ a malincuore lascio sul posto mazzetta e piede e mi avvio verso la corda. Inizio a salire. Quando arrivo grido la libera. Per come e’ posizionato il pozzo dovrei riuscire a salire il tratto fino alla sala nozoom senza tirar giu’ sassi. Alla sala aspetto un po’. Quando sento arrivare Giuseppe inizio a risalire. Nemmeno tocco la corda che mi arrivano in testa un paio di sassi grossi un pugno, devo sistemare ancora. Mi fermo e dico a Giuseppe di passare nella sala cosi’ se la puo’ visitare mentre attende il suo turno. Gli passo la corda presa all’ingresso, mi sembra inutile riportarla indietro, la lasciamo la’ per le prossime volte. Inizio a dirgli di fare passare anche Marco, quando eccolo spuntare. Mi blocco e dico anche a Marco di passare nella sala. Quando i miei amici sono al sicuro, inizio a fare pulizia. Appena tocco si stacca un bel blocco. Per fortuna non l’ha fatto sulla nostra testa! Impiego circa un quarto d’ora a raschiar via sassi ma ora mi sembra decisamente meglio. Mi segno mentalmente che ci starebbe proprio bene un deviatore lungo, dal masso alle mie spalle, mi riprometto di farlo la prossima volta. Continuo la risalita. Arrivo al frazionamento, lo passo. Mi pendolo con cautela e ritorno sulla verticale. Bene, ora non c’e’ piu’ pericolo di tirare sassi sotto. Grido la libera. Mi sembra di sentire che risale Giuseppe. Da li’ in poi la salita si svolge tranquillamente. Grido sempre la libera e sento la risposta di Giuseppe fino alla ex-strettoia del vecchio fondo. Quando arrivo al passaggio orizzontale prima dello scivolo di fango urlo nuovamente la libera ma nessuno mi risponde. In cima allo scivolo di fango mi fermo ad aspettare, fuori e’ buio, probabilmente fara’ anche freddo. Sistemo un sasso piatto a fare da sedile, mi accomodo utilizzando lo zaino come schienale. Spengo la luce, aspetto. Un pipistrello inizia a fare avanti e indietro, io non lo vedo ma lui probabilmente mi percepisce ed gli faccio una bella paura. Passa il tempo, da sotto, nessuno, tutto tace. Passa un quarto d’ora, inizio ad impensierirmi. Ancora 5 minuti poi torno indietro. Sento un rumore, tendo l’orecchio, si, non mi sono sbagliato. E’ Giuseppe che arriva. Faccio finta di nulla ma sono sollevato. Riaccendo la luce, eccolo che fa capolino dalla base dello scivolo. Aspettiamo insieme Marco, quando lo sento avvicinarsi, mi avvicino alla corda. Meglio che inizi a risalire. Appena fuori vengo attaccato da un vento teso e ghiacciato. Grido la libera e corro allo zaino. Devo cambiarmi alla svelta o mi prende un accidenti. Inizio a tremare violentemente. Cosa ho di caldo? Sempre tremando come una foglia tiro fuori tutti gli indumenti asciutti che ho. A malapena percepisco che i miei amici sono usciti anche loro e come me si stanno sbrigando a cambiarsi. Ho alcune maglie ma non ho pantaloni asciutti quindi devo tenere quelli che ho anche se bagnati. Calo a meta la tuta, restare a torso nudo e’ una vera e propria tortura. Finalmente riesco ad infilare la prima maglia, gia’ meglio. Infilo la seconda, benone. Indosso la giacca a vento e sopra mi infilo nuovamente la tuta fradicia. Ora lentamente il tremore si placa, torno a ragionare. Anche Giuseppe e Marco si sono cambiati, ora riesco anche a scambiarci qualche parola senza balbettare dal freddo, si parla di ristorante, sono le 8, arriveremo proprio in orario perfetto. Mi metto anche il cappelletto di lana, ora si che si ragiona. Faccio una foto ad una lumaca enorme.
E’ il momento per delle foto ricordo, una per ognuno ci vuole proprio.
Una bella bevuta, inzeppiamo gli zaini con le nostre robe e siamo pronti per andare. Prima di partire una illuminata tutto intorno, non ci pare di star scordando nulla. Arriviamo alla cresta e scendiamo la pietraia spostandoci sulla sinistra per intercettare il sentiero che costeggia il canalone e ci portera’ al parcheggio di acqua di mezza valle. Una volta nel bosco mi devo spogliare un po’, non c’e’ il vento che tirava su all’ingresso della grotta e poi la passeggiata mi ha riscaldato. Alla macchina la temperatura e’ confortevole, ci cambiamo senza fretta. Ammucchio tutto quanto nel saccone di plastica che portero’ direttamente a casa a lavare. E’ tutto troppo bagnato ed infangato per poterlo lasciare in macchina ad asciugare. Non credo che la mia dolce meta’ ne sara’ contenta ma non vedo altra soluzione. Arrivati al parcheggio lasciamo la macchina per la passeggiata piu’ lieta della giornata, ho una fame da lupi. HNon vi racconto come e’ proseguita la serata, posso solo dire che alla fine eravamo degnamente sazi e rilassati. Il ritorno a casa e’ stata una dura prova per tutti, soprattutto per Giuseppe che ha dovuto far ritorno dalle parti di Orvieto. Che altro? Manca solo un…Alla prossima!