Andrea ed io, prova con cavo al buco di Paolo. Ricognizione sotto la pioggia. In grotta per cambio moschettoni e visita all’arpa celtica.
E’ domenica dopo pranzo, ancora non piove ma promette bene, anzi, male. Passo al bar dove c’e’ Andrea al lavoro. Gli faccio accenno alla prova che voglio fare al Pretaro e alla mia intenzione di sostituire i moschettoni rovinati al secondo toboga. Andrea la butta la’: “Perche’ non andiamo oggi pomeriggio quando stacco dal lavoro?”. Non aspettavo altro! Rimaniamo d’accordo che mi chiamera’ quando sara’ pronto. Vado a casa a fare riposino. Alle 16.30 circa vengo scosso dal cellulare che squilla insistente. E’ Andrea. Ci diamo appuntamento entro un quarto d’ora da Roby bar. Mi preparo svelto e scendo. Ora si che piove bene!
Mentre aspettiamo Andrea vi racconto cosa voglio fare. Tempo fa avevo comprato uno di quei cavi d’acciaio flessibili che si usano per sbloccare le tubature intasate. E’ lungo ben 5 metri. Ho pensato di utilizzare l’attrezzo per infilarlo nel “buco di Paolo” (speriamo non se ne abbia a male!), lasciarlo li’ e andare poi in grotta a vedere dove sbuca.
Ecco Andrea, andiamo ognuno con la propria macchina, non vale la pena trasbordare il materiale per cosi’ poca strada. Mi fermo al parcheggio vicino al Pretaro, Andrea arriva proprio in corrispondenza del “buco di Paolo”. Mi armo di cavo, di ombrello e lo raggiungo a piedi. Caspita, per manovrare il cavo ci si deve stendere nel buco, di certo non posso farlo col vestito “buono”. Andrea si prepara mettendosi la tuta. Si insinua nel buco ed inizia ad infilare il cavo dove sembra piu’ probabile che abbia una continuazione. Questo entra per circa un metro ma poi si blocca. Andrea fa altre prove ma senza risultati particolarmente interessanti. Sono troppo curioso, devo andare a vestirmi in maniera acconcia. Recupero l’ombrello e me ne torno alla macchina dove mi preparo cercando di non dimenticare nulla. In effetti una cosa l’ho proprio dimenticata, la macchinetta fotografica! E’ per questo che stavolta non ci sono foto “live”. Ritorno indietro in zona lavori caldamente incitato dalle urla di Andrea che inizia a stufarsi di aspettare. Finalmente mi infilo e vado a dare una occhiata. Con sorpresa mi accorgo che l’aria non soffia dai pertugi di fronte a me, ma invece da un buchetto accanto al mio orecchio destro. Provo ad infilarvi il cavo ma e’ difficile da manovrare. Levare il sottile diaframma di roccia che e’ tra me e la sorgente d’aria potrebbe aiutare, serve la mazzetta…Ecco un’altra cosa che ho scordato! Come dice il saggio: “Chi non ha testa abbia gambe”, sospirando per la mia distrazione cronica me ne torno alla macchina. Visto che ora non piove non prendo l’ombrello. Come deve succedere, appena presa la mazzetta, faccio per tornare indietro e ricomincia piovere! Ma ora sono armato di mazzetta, mi infilo nuovamente e distruggo l’ostacolo. Anche cosi’ pero’ non si riesce ad infilare il cavo piu’ di tanto. Tentiamo ancora un po’ per uno ma oramai e’ certo che l’esperimento e’ da considerarsi fallito. Tanto per non lasciare nulla di intentato facciamo un rapido giro per gli altri buchi, naturalmente sempre sotto la pioggia. Il giro si conclude senza novita’ di rilievo. E ora che si fa? Potremmo tornare al bar e farci un gelato ma oramai siamo pronti per andare in grotta e sembra brutto sprecare tutta questa preparazione. Andrea sposta la macchina davanti all’ingresso del Pretaro, apriamo il cancello ed entriamo. Visto che la “missione” e’ quella di andare a cambiare i moschettoni al secondo toboga, prima di proseguire faccio l’inventario per essere certo di avere con me tutto il necessario. Le maglie rapide ci sono, il pappagallo per aprire i moschettoni c’e’, altro non serve. Tra l’altro provo per la prima volta la lampada nuova, una NAO. In effetti e’ tutto un altro vedere rispetto alle mie “tikkine” di prima. Al Pretaro, nonostante la temperatura non proprio calda, c’e’ un’aria potente che soffia verso l’uscita. Passiamo velocemente i primi passaggi bassi ed arriviamo al pozzetto. Qui l’aria si perde quasi completamente. Scendiamo il pozzetto e affrontiamo il meandrino evitando anche il primo toboga. Siamo praticamente arrivati. Si risale di un metro, piccolo scivolo con terra e siamo arrivati. Sullo scivolo di terra mi fermo e aspetto Andrea perche’ mi sono accorto di un fatto inusuale. E’ cresciuta una minuscola piantina! Probabilmente un seme portato con gli scarponi e perso in quel punto. E’ affascinante il fatto che abbia avuto la forza, quasi la caparbieta’, di crescere in condizioni cosi’ avverse. E’ certo che durera’ ancora poco ma sono sinceramente ammirato! Dopo questa pausa filosofico-botanica andiamo in zona operazioni. Ecco l’inizio del secondo toboga con i suoi moschettoni massacrati. La ghiera del primo si allenta quasi subito e presto e’ sostituito con la maglia rapida. Per allentare la ghiera del secondo devo combatterci un paio di minuti ma alla fine l’ho vinta io. Sostituisco anche lui con la maglia rapida. Perdo ancora quasi un secondo ad ammirare il mio lavoro e poi prendiamo la via del ritorno. In salita stavolta passiamo per il primo toboga, In cima troviamo un’altra piantina ‘sta grotta e’ praticamente un semenzaio! Dopo la doverosa contemplazione della forza della natura passiamo di nuovo il meandrino in senso inverso e poi affrontiamo la risalita del pozzetto. Avviandoci all’uscita passiamo accanto al ramo laterale che porta alla sala dell’arpa celtica e chiacchierando ne facciamo accenno. Andrea ha il dubbio di esserci mai stato, anche io e’ parecchio che penso di ritornarci ma non ho ancora avuto occasione. Decidiamo di andarci ora. La sala dell’arpa celtica ha questo nome perche’ al centro della sala, non grande, e’ ospitata una grossa concrezione a festone. Se colpita con le dita in punti diversi questa emette dei suoni di varie tonalita’, probabilmente qualcuno con piu’ orecchio musicale di me potrebbe tirarci fuori anche un po’ di musica! Questo tipo di concrezioni vengono anche chiamate “fette di prosciutto” perche’ spesso sono traslucide e se illuminate mostrano delle belle striature. Questa invece si puo’ dire che e’ fossile e quindi bianca e completamente opaca, pero’suona molto bene! Dal bivio alla sala non c’e’ molta strada da fare ma c’e’ un passaggio con terra e sassi posticci su cui ci soffermiamo un po’. Dopo aver sostato nella sala e aver suonato l’arpa al meglio delle nostre possibilita’, racconto ad Andrea della frattura che al momento e’ il punto terminale della grotta in questo ramo e dei lavori che avevamo iniziato con Paolo in quel punto. Decidiamo che torneremo presto a fare una visita da queste parti e prendiamo la via del ritorno. In pochi minuti siamo fuori e troviamo che il tempo non e’ migliorato affatto. Richiudiamo la grotta e ci cambiamo. In pochi minuti siamo da Roby bar a degustare una meritata bibita dissetante. Ancora qualche chiacchiera per gli impegni di settimana prossima e poi me ne torno a casa che e’ quasi ora di cena.
La giornata grigia e piovosa e’ stata rallegrata da un interessante seppur breve intervallo speleo, mi sembra bene! Per competare la condivisione dell’esperienza mi manca solo di mostrarvi i moschettoni che abbiamo sostituito. Ho scattato loro delle foto “postume”, a casa, dopo averli ripuliti un po’.
Ecco la prima, quello di destra e’ il piu’ “anziano” ed il piu’ malridotto:
Questo e’ un particolare del “vecchietto” che mostra le sue rughe
E un’altra foto della allegra coppia in una posa compromettente!
Adesso si che e’ proprio tutto, alla prossima!