Gabriele, io e Luna ancora una volta a passeggio per i boschi in cerca di grotte. Una volta tanto pero’ non siamo tornati a mani vuote.
Come capita sempre piu’ spesso al sabato ci troviamo sempre i soliti quattro: Gabriele ed io, io e Gabriele! Provo a proporre di andare a Bucio Nero’ ma Gabriele decreta:”Troppo freddo, andiamo invece a rivedere i buchi in zona Cofacchi”. Stavolta non ho cuore ad insistere, quindi rimaniamo d’accordo per fare ricognizione ai Cofacchi.
Ma cosa sono i Cofacchi, direte voi. E’ quasi sicuramente un nome di fantasia coniato da Nerone quando, forse insieme ad Elia, trovarono un ampio sgrottamento e gli diedero nome “grotta dei cofacchi”. Se ho ben compreso nel dialetto di Subiaco il termine significa “colbacchi”, per sapere il perche’ di quel nome e’ meglio chiediate direttamente a Nerone. Ad ogni modo nel tempo con Gabriele andammo diverse volte alla ricerca di questa fantomatica grotta, ma non trovammo altro che lo sgrottamento. Alla terza volta decidemmo che la fantomatica grotta dei cofacchi poteva essere solo lui, lo sgrottamento. E’ ampio, bello ma assolutamente non catastabile. Da allora per noi la zona si chiama “cofacchi”.
Quando Luna ha sentito parlare di passeggiata nei boschi ha assolutamente voluto venire anche lei quindi la mattina Gabriele passa a prenderci e insieme andiamo prima a fare colazione, poi passiamo al magazzino a prendere il materiale poi saliamo prendendo la strada per Livata fino a circa meta’ dove parcheggiamo in corrispondenza di un tornante. Stavolta troviamo anche un’altra macchina, forse di arrampicatori. Ci accostiamo e iniziamo a prepararci.

La curva di cui parlo in questo periodo e’ festonata da stalattiti di ghiaccio, molto belle.

Pronti?!? Via! Stavolta Gabriele ha preparato il suo zaino mettendoci dentro tutta l’attrezzatura, tutta roba pesante, si vede che si sente in forze. Lo lascio fare, che io sono ancora stanco dalle fatiche della settimana scorsa.

Prendiamo il sentiero, poi andiamo “a occhio” prendendo di petto la salita, quasi sulla massima pendenza. Ogni tanto faccio pausa con la scusa di scattare foto ai fiori.

In verita’ Gabriele prova a dire: “seguiamo il sentiero basso che sale meno velocemente”, pero’ non lo dice con troppa convinzione, quindi lo costringo a proseguire per la via diretta. Luna nel frattempo scorrazza con gioia facendo la spola tra Gabriele e me. Dopo una salita abbastanza ardua finalmente arrivo a ridosso della parete che e’ la nostra meta, i “cofacchi”, appunto.
Mi giro a guardare che fine abbia fatto Gabriele, lo trovo disteso per terra a riprendere fiato. La combinazione salitona+zaino pesante lo ha stroncato.

Mentre lo aspetto mi cambio, prendo la lampada e vado a dare uno sguardo al primo buco che mi si e’ parato davanti arrivando alla parete.

Parte bene ma poi stringe inesorabilmente senza dare speranze.

Una piantina e’ riuscita a nascere, forse perche’ qua dentro e’ riparata dai rigori dell’inverno.

Quando Gabriele mi raggiunge riprendiamo la ricerca delle grotte. I punti delle possibili grotte li avevo nel GPS che mi e’ stato rubato, quindi l’unico che ha i punti e’ Gabriele. Consultando il suo fido GPS decreta che guardando verso la parete dobbiamo dirigerci a destra…e cosi’ facciamo. Incontriamo svariati buchi, li controlliamo ma non ci danno soddisfazione.

Eccoci arrivati alla nostra forse-grotta. Subito le faccio una foto.

Gabriele si prepara per allargare l’ingresso e rendere la grotta ispezionabile. Io mi allontano un attimo per andare a vedere un altro buco quando mi sovviene che Luna potrebbe spaventarsi al rumore del trapano. Mi convinco che e’ meglio legarla prima che scappi. Non faccio a tempo! Proprio mentre chiamo Luna per assicurarla alla corda che ho portato per lei, Gabriele inizia ad usare il trapano. Vedo lo sguardo di Luna cambiare dallo spensierato all’impaurito. Si ferma a due passi da me poi si gira e inizia a scappare, sorda ai miei richiami. Gabriele assorto nel suo lavoro si e’ accorto di nulla, gli urlo di smettere un attimo perche’ devo riprendere Luna. Gia’ mi vedo dover scendere fino alla macchina per recuperare Luna, non so perche’ ma ha deciso che il suo luogo sicuro e’ quello e di solito la ritrovo la’ quando scappa per la paura. Pero’ per ora la vedo correre sul sentiero parallelo alla parete. Dopo circa un chilometro di richiami e disperazione la ritrovo che scorrazza di nuovo spensierata. Stavolta ascolta il mio richiamo e si avvicina. Quando finalmente la acchiappo per il pettorale la riporto quasi di peso verso il nostro campo base. Questa fatica mi procura un forte mal di schiena ma il sollievo per il pericolo scampato lo rende piu’ tollerabile. Per fortuna quando sono a un centinaio di metri Gabriele sente le mie urla e mi porta la corda con cui lego Luna. E’ una corda da 10 metri quindi avra’ possibilita’ di muoversi, ma per camminarci assieme su un sentiero costellato di rami non e’ la cosa piu’ semplice del mondo, ne’ per me, ne’ per lei. Nei pochi metri che dobbiamo ancora percorrere Luna riesce a legarsi in maniera incredibile e devo intervenire per slegarla. Ritornati alla base la lego, potra’ allontanarsi ma restando sempre a vista. Ad ogni modo e’ deciso, Luna e il trapano sono incompatibili, non ripeteremo esperienze di questo tipo, troppo stress per lei e per me.

Sistemata Luna riprendiamo il lavoro e in meno di un’ora l’ingresso e’ abbastanza ampio per una visita. Gabriele si cambia, indossa la tuta ed entra.

Gli passo la fotocamera per documentare. Si tratta di una galleria alta non piu’ di 50 centimetri che corre parallela alla parete esterna. Guardandola dall’ingresso si vede sulla sinistra un ambiente largo circa 2 metri e lungo almeno 4 che termina con quella che Gabriele col suo consueto ottimismo definisce “saletta”. Se ci sono prosecuzioni non sono evidenti. Dall’altro lato, sulla destra la galleria prosegue per 3 metri anche qua senza prosecuzioni visibili.

Vi lascio scorrere in pace le foto scattate da Gabriele a documentazione della grotta.







Alla fine del reportage recupero la fotocamera per fare una foto da un piccolo pertugio laterale all’ingresso mentre Gabriele da dentro illumina una complessa ragnatela.

Quando mi riaffaccio all’ingresso trovo Gabriele in buona compagnia. Luna ha pensato bene di entrare a visitare la grotta.

Termino l’esplorazione con una foto a questi simpatici fiorellini.

Ancora un paio di foto all’ingresso.

Questa con la corda per avere un’idea delle dimensioni.

Dopo aver deciso che la grotta e’ catastabile Gabriele decide che si chiamera’ “grotta Tanaka”, mi spiega il significato di questo nome esotico ma subito lo scordo e lo storpio in “katana” lasciando il mio amico incredulo per l’ignoranza abissale che dimostro.
Contenti e soddisfatti per questo primo successo riprendiamo le nostre cose e torniamo a camminare lungo la parete, stavolta verso sinistra. Finalmente ritroviamo il famoso sgrottamento “dei cofacchi” che per noi da’ il nome a tutta la zona. Una foto e’ doverosa.

Stiamo cercando un buco che trovammo la volta scorsa. Sembrava interessante perche’ soffiava. Purtroppo il punto lo avevo preso io e non l’ho piu’ quindi dobbiamo cercarlo di nuovo.

Cammina cammina il buco soffiante non lo ritroviamo piu’, in compenso trovo un’altra forse-grotta che ha l’ingresso una piccola stalagmite di ghiaccio.

Mi infilo a dare una sbirciatina, avanza “comoda” per circa 3 metri poi il soffitto si abbassa troppo. Si intravede qualcosa ma e’ meglio andare a controllare da vicino.

Quando riemergo dalla visita alla forse-grotta mi accorgo di aver perso Gabriele.

Ipotizzando sia andato avanti proseguo anche io chiamandolo ogni tanto. Nessuno mi risponde. Quando arrivo in un punto in cui la parete sembra interrompersi capisco di star cercando nella direzione sbagliata. Torno indietro.

Lungo la strada ci sono sempre dei bei buchi che sembrano ma non sono.

Da lontano vedo delle belle stalattiti di ghiaccio, le fotografo ripromettendomi di andare a vederle anche da vicino.

Ripasso per la forse-grotta e le dedico una foto, sperando se la meriti.

Alla fine ritrovo Gabriele e lo convinco ad entrare nella forse-grotta. Oggi e’ lui ad aver portato l’attrezzatura, io contrariamente al solito sono venuto solo con i vestiti da camminata. Eccolo pronto per la nuova esplorazione.

Luna si trova un angolino tranquillo.

Gabriele entra e io mi stendo subito dietro di lui ad ascoltare il suo resoconto.

Anche Luna si avvicina per ascoltare meglio. Gabriele controlla il punto dove avevo visto io. Interessante ma c’e’ troppo lavoro da fare. Voltandosi sulla destra trova un buco che sembra promettere cose belle. Al momento e’ largo una ventina di centimetri ma visto che dopo sembra allargare decidiamo di scavarlo un poco.

Gabriele si arma di trapano ed inizia a lavorare. Nel frattempo io mi dedico agli insetti strani che mi camminano accanto.

Gabriele scava a lungo ma poi si dichiara stanco. Mi prende la “curiosita’ esplorativa” e decido che anche se mi lordero’ devo andare a scavare anche io. Rimango dentro almeno un’ora ma il risultato e’ un passaggio quasi transitabile. Esco per convincere Gabriele a rientrare per dare uno sguardo e verificare se vale la pena reiterare la fatica in questo buco. Prima protesta dicendo che gli e’ preso freddo ma poi si lascia convincere, si rimette la tuta e si infila dentro. Alla fine non riusciamo ad avere un responso certo ma decidiamo che vale la pena perderci ancora una giornata.
Questa decisione conclude la nostra ricognizione, prepariamo gli zaini e scendiamo a valle per seguire il sentiero facile. Come mi ero detto, passo per prima cosa a visitare la paretina di ghiaccio.

Anche da vicino e’ molto bella.




Terminate le foto artistiche riprendo il sentiero. Devo dire che e’ sicuramente meno ripido, ma qua in mezzo alla valle c’e’ ancora neve perlopiu’ ghiacciata e il sentiero non e’ proprio agevole da seguire, soprattutto se avete una Luna legata che tira come un cane che tira!

Ecco Gabriele col suo fido e pesantissimo zaino.

L’arrivo alla macchina con l’ultimo sprazzo di sole termina la nostra gita.

Il ritorno e’ tranquillo, Luna sonnecchia tranquilla sui sedili di dietro mentre noi chiacchieriamo di cose speleo, come sempre. Alla prossima.