Stoccalma – 19/11/2022

Con Elisa, Luca e Gabriele a prendere acqua a Stoccalma. Stavolta le foto non sono farina del mio sacco…ho scordato la fotocamera a casa! Ringrazio quindi Elisa e Luca per aver sopperito alla mia dimenticanza con le foto in grotta che vedrete.

La mattina Gabriele passa a casa a prendermi dopo un incontro intermedio con Elisa. Partiamo ripetendoci spesso che dobbiamo fermarci a Tivoli per prendere Luca. Ce lo dobbiamo ripetere perche’ altrimenti, tra una chiacchiera e l’altra, rischiamo di saltare l’uscita!

Caricato anche Luca ci dirigiamo spediti verso Subiaco. Durante il viaggio chiedo nuove ad Elisa e Luca che non vedo da un po’. Dopo gli aggiornamenti si passa a parlare di grotte, tanto per cambiare.

Dopo una veloce sosta al solito bar “Cicchetti” andiamo al magazzino a prendere il materiale. Troviamo ad aspettarci il buon Nerone che ne approfitta per salutare Elisa e Luca. Prese corde, attacchi e trapano carichiamo tutto in macchina e saliamo a Livata dove poi imbocchiamo la sterrata verso Campaegli.

Il tempo e’ uggioso e a tratti pioviggina ma noi non ci facciamo certo spaventare da qualche goccia di pioggia. Al solito spiazzo a lato strada facciamo sosta e ci cambiamo. Come sempre appena sono mezzo nudo per iniziare a vestire i panni speleo inizia a piovere piu’ forte, cosi’ che a termine vestizione sono gia’ umido addosso.

Quando sono pronto, inaspettatamente per primo, prendo un paio di corde e inizio a scendere verso la grotta. Prima di partire mi accerto che Luca, il nostro baldo ed energico portatore di zaini pesanti, mi segua con il resto del materiale.

Nonostante la pioggerella fastidiosa mi godo la breve passeggiata nel paesaggio autunnale fino all’ingresso della grotta. Chinandomi per togliere la grata di copertura all’ingresso la grotta mi accoglie con un vento umido e tiepido, un ingresso alto e’ molto probabile visto dove siamo.

Oggi siamo qua perche’ Gabriele vuole rivedere alcuni punti della grotta e ragionare sul posto su una eventuale congiunzione con una grotta che si apre a Campo Buffone, in esplorazione da parte del GGCR. Una ipotesi per ora piu’ fantastica che reale ma sicuramente affascinante.

Inizio ad armare. Per prima cosa lego la corda passandola nel buco sul masso che sovrasta l’ingresso. Ci sono affezionato a quel foro, lo feci un paio di estati fa aspettando i miei amici che erano a Stoccolma, all’epoca non ero ancora in grado di andare in grotta e a stento mi reggevo in piedi, per questo motivo li accompagnavo dedicandomi ad altro mentre loro si aggrottavano.

Arriva Luca con lo zaino materiali. Mi passa il blocco degli attacchi cosi’ posso proseguire. La prima corda che ho messo arriva giusta giusta al frazionamento subito sotto. Scendo svelto con la speranza di sottrarmi finalmente alla pioggia. Sulla cengia col frazionamento trovo riparo dalla pioggia ma solo perche’ ad essa si sostituisce un cospicuo stillicidio che ne fa decisamente bene le veci. Mi sistemo svelto, collego la prima corda alla seconda e procedo ad armare. Trovo un solo fix, decido di doppiare l’armo utilizzando un occhiello di roccia. Urlo fuori per farmi passare un cordino. Arriva subito un anello di fettuccia che va bene ugualmente. Sistemo l’armo e inizio a scendere dando la libera sopra. Sento che nel frattempo sono arrivati anche Elisa e Gabriele. La corda struscia leggermente su uno spuntone di roccia, per fortuna dalla forma tondeggiante, se ci si tiene leggermente a destra scendendo la corda si scosta abbastanza da evitare lo sfregamento. Urlo ai miei amici di fare attenzione e prendo appunto mentale di modificare l’armo quando saremo in risalita. Dovrei mettere un deviatore a un paio di metri dalla base del pozzo ma ho terminato i cordini e anche qua con un poco di attenzione si evitano sfregamenti. Alla base del pozzo lo stillicidio non diminuisce affatto, somiglia ad una blanda doccia, mi tiro di lato per ripararmi da sassi e acqua.

In rapida successione arrivano Elisa, Luca e buon ultimo Gabriele. Elisa nell’attesa del resto del gruppo sfodera il suo cellulare per farmi una foto.

Abbiamo compagnia, ma dopo la foto evitiamo di illuminare verso l’alto per non disturbare.

Appena arriva Gabriele gli chiedo lumi su come continua la grotta perche’ non la ricordo affatto. La risposta e’ che ora ci attende il meandrino, parto ad esplorarlo. Lo guardo con sospetto perche’ si preannuncia di un bel fangoso tutto da strisciare. Vabbe’, oramai siamo in ballo e non mi sembra il caso di tirarsi indietro. Il primo contatto del fianco sinistro con l’acquetta fangosa e’ un vero piacere. Dopo il meandrino arriviamo al pozzo con 2 bocche, una delle quali rimane proprio sotto i piedi quando si esce dal meandro. Il pozzo e’ gia’ armato, ha ancora il curioso deviatore fatto con uno spezzone di corda annodato alla corda di discesa. Ricordo che lo feci alla mia prima visita a questa grotta. Prima di scendere aspetto Elisa per avvertirla di non lasciarsi cadere nel pozzo quando esce dal meandro.

Alla base del pozzo trovo lo stillicidio notevolmente aumentato. Parte un nuovo meandro, mi affaccio a guardare, una simpatica “S” col fondo pieno di fango e acqua ci attende. Alla partenza del nuovo meandro c’e’ un telo di plastica, probabilmente un residuo del periodo in cui si era fermi qua a scavare il meandro. Provo a togliere il telo tirandolo con decisione ma non riesco, e’ parzialmente sepolto sotto il fango. Mi riprometto di tornare in tempi meno umidi a fare pulizia. Arrivata Elisa mi ficco nel nuovo meandro cercando di evitare piu’ possibile il contatto con l’acqua gelida. Accompagno il passaggio con un numero adeguato di sbuffi e borbottii. Elisa mi segue efficiente e silenziosa come sempre.

Al termine del meandro c’e’ un altro pozzo, mi affaccio, valuto sia un P5, armato su un solo attacco. Prendo mentalmente nota di doppiarlo. Alla base del pozzo sono in un ambiente, una saletta con un camino che sale e un notevole arrivo d’acqua che proviene dal camino. La grotta prosegue davanti a me, si deve scendere ancora un paio di metri sulla stessa corda del P5 e poi sembra iniziare un nuovo meandro, camminabile. Aspetto i miei amici nella saletta. Quando siamo tutti spedisco prima Elisa e poi Luca ad illuminare sopra il camino. Circa 8 metri sopra di noi sembra partire un cunicolo. Visto che sembra interessante e che continuare a scendere lungo la grotta potrebbe essere cosa molto bagnata, propongo di fare una risalita per dare un occhio in cima al camino. Inoltre e’ un’ottima occasione per provare sul campo quelli che chiamiamo “MultiFix”.

Mi armo di pazienza e mi arrampico per il primo tratto. Trovo un punto dove stare comodo e mi faccio passare il materiale dai miei amici. Per prima cosa saggio la roccia con la mazzetta. Il primo strato e’ marcio, ma dopo un paio di centimetri la roccia suona bene. Per il primo attacco mi tengo sul classico e pianto un fix, l’unico che abbiamo. Una volta assicurato inizio ad armeggiare tra roccia, trapano e multiFix.

Nell’attesa, sotto di me, i miei amici si dedicano alla fotografia prendendo di mira un altro dormiente.

Per sperimentare i multiFix oggi non siamo nella migliore situazione, ho scordato a casa il “bussolotto con l’attacco SDS, quindi ci dobbiamo arrangiare con quello che abbiamo. In pratica dopo aver fatto il foro da 6mm con la punta SDS si deve cambiare mandrino, mettere quello per le punte normali, cilindriche, innestarci il bussolotto datoci in dotazione con i multiFix e con lui terminare la sistemazione dell’attacco. A dirla sembra cosa semplice ma gia’ il cambio di mandrino si rivela difficoltoso. Quando poi cerco di far entrare il multiFix nella roccia, lui si rifiuta facendo scattare la frizione del trapano. Purtroppo la roccia e’ piena d’acqua e la polvere prodotta dal trapano produce una poltiglia appiccicosa che non facilita l’avvitamento del multiFix. Subito imparo un’altra cosa, il trapano non lo si puo’ reggere con una sola mano, si rischia di farsi male, me ne accorgo al primo tentativo da una fitta al polso quando si torce violentemente. Con pazienza tolgo il multiFix semi infisso, faccio il cambio mandrino, rimetto la punta, ripasso il foro per pulirlo, cambio nuovamente mandrino e stavolta riesco a mettere il nostro primo multiFix in grotta!

Ora, con 2 attacchi disponibili attrezzo una sosta degna di questo nome e poi chiedo a Luca di raggiungermi cosi’ potra’ aiutarmi preparando il necessario. Quando siamo sistemati a dovere riprendiamo le attivita’. A essere sinceri per fare una risalita mi manca anche la scaletta, poco male, andremo piu’ lenti tanto non credo oggi finiremo.

Sotto di noi Elisa e Gabriele stanno decisamente annoiandosi e a prendere freddo. Per passare il tempo decidono di andare oltre e andare a vedere gli altri punti della grotta che Gabriele voleva esplorare. Li salutiamo e continuiamo con il nostro lavoro.

Probabilmente qualcuno piu’ bravo di me ad arrampicare potrebbe arrivare su in libera ma io sinceramente non me la sento ne’ mi sento di chiedere a Luca una cosa del genere…e poi abbiamo i multiFix da continuare a provare. Mi sistemo meglio che posso per proseguire con un attacco piu’ in alto. Con l’aiuto di Luca che si occupa del cambio mandrino andiamo molto piu’ veloci. Ci sono altri problemi. Il bussolotto per avvitare si riempie di fango, per le prime volte dovremo portare qualcosa per pulirlo, il mandrino non fa ben presa sul bussolotto e questo inizia a girare su se stesso. Per ogni multiFix devo ripetere la sequenza: foro, tentativo di infissione, pulizia del foro e infissione, una cosa lunga. Arrivo ad un punto buono, mettendo il prossimo multiFix potro’ salire di un buon metro. Ora la roccia sembra migliore. Inizio a sistemare il multiFix, entra per meta’ ma dopo il trapano inizia a girare a vuoto. Male, molto male, stavolta e’ il bussolotto che ha ceduto le armi, si e’ spanato, serve piu’ a nulla. Posso nemmeno togliere il multifix, rimarra’ cosi’ fino alla prossima volta. Altro attrezzo da portare, un pappagallo per risolvere queste situazioni. Visto che l’ho messo “a tetto” e quindi lavora ad estrazione provo ugualmente a metterci un anello e ad appendermi. Anche cosi’ il multifix tiene benone! Naturalmente mentre faccio i miei esperimenti mi ritrovo puntualmente sotto l’acqua, me ne accorgo quando inizia a gocciolare allegramente negli scarponi.

Mentre sperimento ritornano Elisa e Gabriele dalla loro ricognizione. Dicono di essere completamente fradici e che la grotta piu’ avanti e’ praticamente allagata. Per salire devono aspettare che io mi tolga dalle scatole perche’ sono sulla loro verticale e potrei tirar loro dei sassi. Mi chiedono di sbrigarmi perche’ iniziano ad avere freddo. Alla mia destra ho una stalagmite che sembra solida, ne faccio un attacco naturale e poi scendo recuperando il materiale. Quando sono comodo termino di doppiare l’armo naturale e poi scendo lasciando il via libera ad Elisa e Gabriele. Luca rimane ancora su a sistemare il materiale da riportare indietro. Elisa arriva, ha freddo e trema, la faccio sedere sedere accanto a me e la friziono per scaldarla, ben poca roba ma meglio di niente. Mentre cerco di alleviarle il freddo la rimprovero anche, come sempre ha mangiato poco prima di entrare in grotta e non si e’ portata zucchero, miele o caramelle per darsi carica durante la permanenza in grotta. Per fortuna Gabriele completa presto la salita e libera la corda cosi’ che Elisa si puo’ riscaldare salendo.

Dopo Elisa parto io. Sara’ il freddo, sara’ la bravura, ma faccio fatica a starle dietro, riesco a raggiungerla solo alla base del pozzo iniziale. Le chiedo il piacere di aspettare un attimo perche’ vorrei sistemare l’armo del pozzo. Ora la vedo piu’ tranquilla, il movimento l’ha scaldata. Mi sono ricordato di avere delle caramelle nel taschino, gliene porgo una da sgranocchiare mentre aspetta.

Salgo piu’ veloce che posso e una volta al frazionamento sistemo l’armo spostando la corda un poco piu’ lontana dallo spuntone di roccia. Nel frattempo arrivano anche Gabriele e Luca.

Queste foto credo siano di Luca mentre attende il suo turno per salire.

Fuori dalla grotta Elisa ed io torniamo veloci alla macchina e possiamo finalmente indossare dei bei caldi abiti asciutti. Subito recupero il mio cellulare per rubare un sorriso a Elisa.

Dopo cambiato mi affaccio verso la grotta per vedere se arrivano i miei restanti amici. Poco prima che inizi a preoccuparmi vedo finalmente spuntare Gabriele.

Eccolo che arriva infreddolito come non mai.

Gli chiedo di Luca. Mi dice che e’ rimasto indietro per disarmare, gli ha lasciato la sua chiave. Lo aspetto ma quando non lo vedo arrivare decido di andare a vedere. Arrivo fino all’ingresso dove trovo Luca che incurante del freddo ammatassa le corde. Lo aiuto rimettendo la grata all’ingresso e poi saliamo all’auto. Anche a lui una bella foto.

In analogia alle spose varra’ il detto “grotta bagnata grotta fortunata”? Non lo so, magari si!

I punti della grotta che Gabriele voleva rivedere per questa volta non erano frequentabili, il primo esperimento con i multiFix e’ andato ma c’e’ molto da migliorare. Rimane comunque un’altra esperienza di cui tenere memoria, con la compagnia di buoni amici. Alla prossima.

Informazioni su fato63

Pratico la speleologia da qualche anno ormai. Mi sono finalmente deciso a tenere un diario delle uscite. Approfitto del blog per renderlo consultabile e commentabile.
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