Di nuovo a Dolina Rea nella speranza che insistendo si conceda. Con Martina, Gessica, Gabriele ed io.
Gabriele passa a prendermi e ci dirigiamo sena fretta a Cicchetti, il solito bar, dove abbiamo appuntamento con le nostre amiche.
Fatta la colazione facciamo un rapido passaggio in ferramenta a comperare una pala poi riprendiamo le macchine e andiamo tutti a Fondi di Jenne. Non e’ vero! Quando arriviamo scopriamo che la macchina che ci seguiva non era quella di Gessica. Dove le abbiamo perse? Per fortuna il cellulare di Gabriele prende anche sulla luna quindi le rintracciamo telefonicamente. Hanno fatto sosta a Livata a comprare cibarie per il pranzo. Iniziamo a prepararci aspettandole. Quando loro arrivano io sono quasi pronto ad andare alla grotta. Aspetto un poco, ma proprio poco, poi raccatto la mia roba, saluto e parto.
Faccio un rapido passaggio a Bucio Nero’, per cortesia e per vedere come se la passa. La neve e’ quasi del tutto sciolta, per il resto sembra tutto bene. La saluto amichevolmente e proseguo.
Strada facendo faccio mentalmente la lista del materiale che ho preso per verificare se ho tutto. Ho la sgradevole sensazione di aver scordato qualcosa ma non riesco a puntare l’attenzione su cosa sia.
Immerso in questi pensieri arrivo davanti alla grotta…la batteria piccola! Ecco cosa ho dimenticato.
Mi serve, devo averla con me prima di entrare. Che fare? I miei amici, li vedo in lontananza, sono alle macchine e devono ancora partire.
Non ho voglia di tornare indietro, l’alternativa che mi rimane e’ quella di aspettarli qua. Deciso. Ne approfitto per fare un giro per le doline. Sistemo lo zaino e vado.
Devo essermi distratto nel mio girovagare, ad un tratto mi accorgo che i miei amici sono quasi alla grotta. Mi sbrigo a raggiungerli.
Quando siamo tutti assieme spiego loro la mia dimenticanza. Rimediamo subito. Prendo la batteria piccola dallo zaino di Gabriele e stavolta sono davvero pronto a scendere. Saluto di nuovo tutti e vado.
Oramai e’ quasi di routine, scendere dentro la dolina, passare la prima strettoia, fare la piccola risalita, dare uno sguardo distratto alla sala di fango prima di imboccare il meandro. Eccomi alla partenza del pozzo. Prima di scendere svuoto lo zaino e verifico de visu che ci sia tutto. Ok. Ricompongo lo zaino e scendo.
Sono in zona di lavoro, la spaccatura da allargare non e’ migliorata. Prendo il trapano e inizio a fare quel che devo. Dopo poco meno di un’ora sento rumori sopra di me. Sono Martina e Gabriele. Martina verra’ a darmi una mano, Gabriele e’ con lei per darle supporto durante la discesa.
Mentre loro armeggiano con corda e discensore io continuo a lavorare.
Martina arriva alla base del pozzo. Salutiamo Gabriele che andra’ a lavorare alla sala del fango con Gessica e la pala nuova.
Visto che Martina e’ nuova del posto, le presento la saletta “il rifugio di Angelica” e la invito a provarne il passaggio. Anche lei lo trova semplice, o meglio “neronabile”. Riprendiamo il lavoro andando avanti ancora per almeno un’ora.
Ma dopo tanto lavoro la situazione non migliora. C’e’ sempre quella lieve gobbetta nella roccia che non permette di vedere chiaramente avanti. Oggi poi non c’e’ per nulla circolazione d’aria, Martina ed io siamo circondati da nebbia auto-prodotta.
Ci consultiamo, non va a nessuno dei 2 continuare, almeno non oggi. Rimettiamo a posto le nostre robe e saliamo. la precedenza alle signore, quindi Martina sale per prima. Ha qualche difficolta’ a portarsi fuori dal pozzo. Visto che anche Nerone l’ultima volta che e’ stato ha lanciato qualche santo nell’uscire dal pozzo propongo a Martina di lavorare ad allargarlo ulteriormente. Gli strumenti li abbiamo, il tempo e la voglia pure. Si fa.
Per lavorare ancora meglio ripercorro svelto il meandro per raggiungere Gabriele e “rubargli” il demolitore in cambio del trapano. Lo trovo tristemente solo che scava fango nella sala. Mentre mi impossesso del demolitore gli chiedo. Gessica non si e’ sentita molto bene ed e’ uscita. Visto che e’ solo gli spiego cosa ci accingiamo a fare dall’altra parte e gli propongo di unirsi a noi. Per ora rimarra’ a finire il lavoro che si e’ prefisso, poi ci raggiungera’
Torno da Martina col demolitore e iniziamo a lavorare. Facciamo un buon lavoro. Quando Gabriele ci raggiunge il posto diventa affollato e poi e’ giusto che anche lui fatichi un poco a lavorare la roccia.
Per fare spazio, io vado a dare un’occhiata alla sala del fango. Entro per il passaggio allargato da Angelica e scendo nel fango. Oggi e’ molto morbido, e’ decisamente intriso d’acqua. Prima di iniziare a scavare uso il manico della pala (Gabriele per la quarta volta consecutiva ha dimenticato di portare le sonde!) per verificare la profondita’ del fango in prossimita’ della parete dove ipotizziamo la grotta possa proseguire. Nulla di confortante.
Per un po’ scavo fango, poi scavo fango, poi scavo fango. Divento una sorta di golem. Anche qua si rivela una piccola, minuscola spaccatura. Dalla parte dei miei amici sento il demolitore andare a tutta birra. Scavo ancora, ma non ci metto tanto entusiasmo, e’ un lavoro titanico e poi la sala di fango piu’ la guardo piu’ mi sembra una marmitta. Ci sara’ da ragionarci sopra. Esco dal buco che abbiamo creato e mi guardo attorno. Seguo con gli occhi la fessura che sale in alto dal buco scavato nel fango. Ma…sulla destra c’e’ un buco…Bisogna proprio che io vada darci uno sguardo da vicino.
Mi arrampico e riesco ad entrare. E’ pieno di spuntoni di roccia e la mia tuta non perde tempo, ci fa amicizia immediatamente strappandosi in punti sempre nuovi. Mi metto in piedi, davanti alla mia faccia una nicchia che in fondo gira a sinistra. Come da copione non riesco ad affacciarmi per vedere se girando lo sguardo a sinistra la grotta continua. Mi rimetto in ginocchio. Sotto di me si intuisce la prosecuzione della spaccatura che mi ha condotto qua. Sposto alcuni sassi da per terra, qua la spaccatura sembra piu’ netta. Chissa’ che allargando…
Mi serve il demolitore. Uscire e rientrare non mi sembra un’opzione percorribile. Provo a chiamare Gabriele a gran voce. Dopo svariate urla, riesco a beccare una delle rare pause del demolitore, mi sente. Gli chiedo se posso avere il demolitore. Certo, mi risponde, questione di minuti.
Conosco i miei polli quindi mi metto comodo e ogni 2 o 3 minuti caccio qualche urlo per ricordargli cosa ha promesso.
Alla fine, eccolo, arriva. Scende giu’ nella sala del fango e mi cerca, sconcertato dal fatto di non vedermi. Non gli risultano punti nascosti, quindi e’ perplesso. Rido sotto i baffi per qualche attimo poi mi paleso. Per prima cosa gli descrivo quello che ho trovato. Anche lui ci aveva dato uno sguardo ma senza troppo impegno. Mi passa il demolitore e inizio a ripulire per verificare se la fessura migliora piu’ avanti. La posizione in cui mi sono incastrato e’ scomoda assai. Mentre mi riposo passo il demolitore a Gabriele che si occupa di allargare il passaggio tra lui e me. Insieme lo rendiamo molto piu’ comodo.
La spaccatura alla fine si rivela stretta anche qua, aria? Oggi nulla. Unica nota, nella sala di fango fa piu’ freddo rispetto a tutto il resto della grotta, infatti io non ho ancora freddo, Gabriele che e’ nella sala inizia a sentirne.
Fuori Martina ci avverte che ha sistemato tutti gli attrezzi negli zaini ed e’ pronta per uscire. Si, anche per noi e’ ora di uscire. Risalire dalla sala di fango, senza una corda non e’ semplicissimo, pero’ con qualche grugnito riesco. Dopo mi giro per dare una mano a Gabriele.
Mentre Martina scende e impegna la strettoia d’ingresso, noi verifichiamo che negli zaini ci sia tutto e poi la seguiamo. Ci attende in fondo alla dolina. La raggiungo e aspettiamo Gabriele che pero’ litiga con lo zaino per passare la strettoia. Approfitto della buona volonta’ Martina chiedendole di dargli una mano, nel frattempo io mi avvio per uscire.
Fuori il sole e’ ancora alto ma nascosto dalle nuvole, l’aria e’ decisamente fresca. Sono infangatissimo, mi viene la brillante idea di prendere della neve per pulire un poco i guanti. Risultato, guanti ancora sporchi e mani ghiacciate, una furbata.
Quando siamo di nuovo tutti e tre assieme, andiamo verso le auto a passo deciso. Alle macchine ci attende Gessica con una sorpresa, e’ arrivata fino al bar di Livata e ha preso un caffe’ anche per noi. Non male, lo gusto con piacere, grazie.

Eccoci, stanchi, infangati ma contenti. La foto e’ gentilmente offerta da Gessica.
Dopo aver vestito abiti asciutti scendiamo veloci a posare il materiale e poi al bar a prendere qualcosa di caldo. Il sonnacchioso ritorno a Roma e’ il solito. Alla prossima