A grotta Doli con Gabriele, Angelica,Valentina, Maurizio, Giancarlo ed io.
Mi ero abituato bene; troppo. Stavolta ai miei amici non sono riuscito ad estorcere nemmeno una parola di commento all’uscita. Dovrete accontentarvi della mia relazione. Suvvia, andiamo a cominciare!
Arriviamo a Livata e troviamo, finalmente, la neve. Ci fermiamo all’alimentari a comprare cibarie e poi via a casa di Maurizio per cambiarci al caldo. Oggi nel condominio dove e’ sita la casa di Maurizio non c’e’ acqua, per ora nessun problema, al ritorno vedremo, gli idraulici sono al lavoro.Fuori finalmente un paesaggio invernale. Ne approfitto per riprendere i componenti del gruppo mentre si cambiano. Angelica la riprendo di spalle, altrimenti rischio si adombri e mi tiri lo scarpone che sta cercando di calzare.
Valentina e’ meno violenta e posso importunarla fotograficamente senza tema di ripercussioni lesive per il mio fisico. In questo momento sta agganciando il delta all’imbrago facendo finta di fare fatica come se le stesse stretto. Tanto per non far sfigurare noi, che la fatica la facciamo sul serio.
Ecco un duo da primato, Maurizio mentre infila la tuta e Gabriele, alla sua prima grotta verticale dopo una lunga inattivita’.
Tutti pronti? Foto di gruppo.
Si parte. E’ freddo, pero’ e’ bello fare una passeggiata tra le nevi.
Faccio un poco fatica a riconoscere il sentiero, pero’ la sicura guida di Maurizio ci porta fino a svalicare nel punto giusto ed iniziare la discesa che porta alla grotta.
Ora mi ritrovo, anche se la nebbia tenta di nascondere i dintorni.
Arrivati.
Un’altra foto di gruppo davanti all’ingresso ci sta bene
Il programma e’ quello di scendere per il ramo “parallelo” armando una seconda via sul pozzo lungo, un P50 circa. Sembra che nessuno abbia particolare voglia di andare avanti ad armare. Gabriele ed io ci facciamo forza, prendiamo il materiale necessario ed entriamo per primi. Nella prima saletta ci sono ancora i fogli con i moniti della grotta.
Mi metto a fare foto intorno attendendo che Gabriele scenda.
Ecco anche il severo divieto indirizzato a Nerone.
Arriva Gabriele. Questa, anche se sfocata sara’ una foto storica, quella di un rientro alla grande.
Scendiamo il saltino successivo.
Eccoci in vista della saletta delle concrezioni.
La passo e mi sistemo comodo per aspettare Gabriele.
Si ripete lo stesso schema al saltino successivo, quello che porta al P50 di cui vogliamo raddoppiare le vie.
Anche in questo punto le concrezioni la fanno da padrone.
Beato tra le stalattiti.
Ed eccoci al P50, quello che chiamiamo con semplicita’ “pozzo Parallelo”.
Ripongo la fotocamera e metto mano al trapano. C’e’ parecchio da fare e dobbiamo sbrigarci. Il resto del gruppo e’ andato a fare una veloce visita al presepe allestito da Maurizio all’inizio dell’altro ramo, ma a breve saranno qua e non vogliamo che debbano rimanere troppo fermi. Parto dal traverso, mi sistemo a destra della via gia’ armata e metto i fix per la partenza. Gabriele nel frattempo mi raggiunge cosi’ scendiamo assieme. Al terrazzino di meta’ pozzo ci fermiamo a doppiare l’armo per entrambe le vie. Al frazionamento successivo metto un altro paio di fix, sistemo il frazionamento e ci accingiamo a scendere l’ultimo tratto. Appena in tempo, e’ gia’ qualche minuto che da sopra sentiamo rumori prodotti dai nostri amici. Ora iniziano ad urlarci per sapere a che punto siamo. Scendiamo svelti l’ultimo tratto e diamo la libera.
Ogni tanto qualche sassolino arriva, quindi ci sistemiamo ai 2 lati opposti della base del pozzo. Inganno l’attesa cercando, invano, di fotografare lo sbrilluccichio dei frammenti di mica incastonati nel fango.
Mi rifaccio con la ragnatela di calcite.
Sempre bella.
Qualcuno finalmente arriva, sono al terrazzino di meta’ pozzo.
Chi arriva? E’ Valentina che scende senza fretta, gustandosi la discesa. Se non erro e’ il suo primo P50.
Scende qualcun altro. Tento una foto con la sola luce dello scendente.
E’ Maurizio.
Eccolo che arriva.
Sopra sentiamo alcune urla, ma non si capisce cosa stia succedendo. Per fortuna dopo un poco di paziente attesa si iniziano a vedere le luci degli ultimi due discensori.
Sotto ci si sistema meglio possibile.
Ecco che arriva Angelica, oramai lei con ben 2 P50 nel sacco dell’esperienza, e’ quasi una veterana.
Subito dopo di lei arriva Giancarlo. Ci raccontano cosa e’ successo. Praticamente la corda della via gia’ armata si e’ lesionata. In partenza, vicino al nodo, la corda sfrega leggermente sulla parete e nel tempo la calza si e’ consumata. Giancarlo ha provveduto ad isolare la lesione.
Inizio a sentire freddo, oramai saranno un paio d’ore che siamo fermi Gabriele ed io. Giancarlo pero’ ha l’asso nella manica. Dallo zaino tira fuori il fornelletto ed il necessario per fare il caffe’. Si mette all’opera per offirci una tonificante bevanda calda.
Angelica intanto cerca di asciugare i guanti al calore della candela portata da Maurizio in onore di Nerone. Tra una foto e l’altra approfitto anche io del calore emanato dalla candela per riscaldare un poco le mani.
Finalmente il caffe’ e’ pronto, ce lo beviamo passandoci la tazza bollente di mano in mano. Dopo il caffe’ ed i panini per fare pranzo, si deve decidere cosa fare dopo. Io mi propongo di andare a scendere i rimanenti pozzi fino all’attuale fondo di questo ramo. Valentina ed Angelica decidono di venire con me, Maurizio e Gabriele decidono di risalire e di avviarsi all’uscita. Giancarlo e’ indeciso. Alla fine anche lui si unisce alla discesa. In fila indiana affrontiamo il passaggio stretto che dalla base del P50 porta alla partenza del P10 successivo (tutte misure approssimative, tanto per dare un’idea).
Il pozzo inizia stretto ma dopo un paio di metri di discesa diventa ragionevolmente comodo.
Non si scende fino alla base del pozzo ma ci si infila in una finestra laterale a circa 4 metri dal fondo. Una volta infilato nella finestra sei in una sala circolare, dalla parte opposta a dove si entra c’e’ un’altra finestra dove parte il pozzo successivo.
Mi metto comodo nella saletta ed attendo i miei amici. La prima ad arrivare e’ Valentina, subito seguita da Angelica, Giancarlo chiude la fila.
Lasciamo Giancarlo il tempo di partire per la sua discesa ed andiamo ad affrontare il pozzo successivo. La partenza e’ pochino stretta ma si passa facilmente. A meta’ c’e’ un frazionamento e quindi si arriva al fondo del pozzo.
Alla base del pozzo aspetto che si riformi il gruppo poi ci inoltriamo insieme nel tratto di meandro, una decina di metri, che al momento costituisce il fondo di questo ramo. Dopo una breve sosta a commentare le possibili quanto improbabili prosecuzioni, prendiamo la via del ritorno.
In una manciata di minuti siamo alla base del P50. Giancarlo e’ sempre indietro a chiudere la fila. Valentina ed Angelica iniziano a risalire assieme. Favorisco la cosa perche’ penso sia una bella esperienza fare insieme ad una amica uno dei primi pozzi lunghi in risalita.
Ad ogni modo, bello o brutto che sia, posizionano croll e maniglia ed iniziano a salire.
Ancora un sorriso al fotografo che rimane qua a prendere freddo.
E poi via!
Quando le nostre amiche sono ad un frazionamento di distanza, Giancarlo ed io iniziamo a risalire. Pare tocchi a me l’onore e l’onere di disarmare la seconda via armata oggi. Giancarlo mi segue dandomi supporto morale. Man mano che salgo smonto il lavoro fatto e filo la corda, e’ da 100 metri (quindi abbondante e pesante!) nello zaino che porto appeso al baricentrico. Arrivato all’inizio del P50 osservo con attenzione la corda della via fissa. In effetti c’e’ una leggerissima “pancia” nella roccia dove la corda sfrega. C’e’ da sistemare l’armo quanto prima. Annoto mentalmente di avvisare Nerone. Alla saletta concrezionata Giancarlo prende la testa del nostro duo. Visto che sono tutti ancora nella saletta sopra di noi ne approfittiamo per passare loro i nostri zaini.
Le gambe di Giancarlo mentre affronta il saltino per la saletta iniziale.
Nella saletta, fangosissima, dove inizia la grotta, facciamo un poco di fila per l’uscita, ne approfittiamo ancora una volta per organizzare un passamano degli zaini cosi’ da risalire l’ultimo pezzo senza pesi. Mentre aspetto il mio turno saluto la saletta con una foto.
Il ritorno notturno verso casa di Maurizio e’ gelido ma non troppo disagevole. A casa scopriamo che, nonostante l’intervento degli idraulici, il problema dell’acqua mancante permane. Gia’ pero’ il potersi cambiare al calduccio e’ un plus non da poco. Gabriele, si aggiusta la pettinatura anche senza l’acqua.
Valentina gioca l’asso…Tira fuori dallo zaino un torrone gigantesco. Non possiamo rifiutare di assaggiarlo.
Con i vestiti caldi ed asciutti addosso, finiamo di sistemare le nostre robe negli zaini e prendiamo commiato da Maurizio.
La nostra destinazione successiva puo’ essere una sola, il ristorante da Antonia a Marano Equo! Prima che arrivi la pasta, Gabriele fa fare un ripasso a tutti sulla grotta mostrandoci il disegno del rilievo stampato in formato “tovaglia”.
Eccolo mentre mi interroga. Alla fine mi rimanda al posto con un 3, ho fatto scena muta. MA ho una giustificazione, sono arrivate le fettuccine!
Anche Giancarlo e’ sorpreso dalla mia impreparazione.
Per fortuna Valentina sembra contenta ugualmente…pero’ se avesse suggerito le risposte…
Le fettuccine mettono fine alle lezioni. Ci dedichiamo al cibo con la solita attenzione e dedizione.
Del fine pasto e del rientro vi dico nulla, perche’ nulla c’e’ da dire. Alla prossima.