Alla Piccola Cretarossa a fare il rilievo con Giuseppe, Giuseppe ed io.
Oggi con i nomi per me e’ una giornata semplice, 2 con un “Giuseppe” solo! Per non fare troppa confusione uno lo chiamo Giuseppe, l’altro per oggi sara’ Peppe. La mattina passo alla stazione nomentana a prendere Giuseppe, poi ci rechiamo assieme a prendere l’autostrada per uscirne a Vicovaro-Mandela e fermarci al bar King ad aspettare…Giuseppe, alias Peppe. Quando arriva trasbordiamo tutti i nostri bagagli nella sua macchina, ha i pneumatici invernali e ho il sospetto che oggi saranno molto utili. Quando da Livata prendiamo per Jenne troviamo la strada lucida di ghiaccio e anche con le gomme da neve si fa fatica a restare in strada. Dapprima ci fermiamo ad un chilometro dalla grotta, prima che inizi la discesa. Iniziamo a cambiarci proseguendo a farlo fino a quando passa un ciclista che viene proprio da Jenne. Si ferma a scambiare qualche parola, quando gli diciamo che ci siamo fermati qua per il timore che la macchina non ce faccia ci assicura che la strada e’ ottima e di non avere timori. Le parole convincenti del ciclista ed il pensiero di poter evitare un chilometro a piedi ci fanno rompere gli indugi. Rimettiamo tutto in macchina ed arriviamo cosi’ alla curva vicina alla grotta.Eccoci gia’ quasi pronti.
Ecco Peppe e Giuseppe in versione rapinatori.
Gli ultimi preparativi e scendiamo alla grotta, un estenuante avvicinamento di quasi 50 secondi non scuote i nostri animi temprati a queste fatiche disumane!
Giuseppe libera l’ingresso dai tronchi ed iniziamo ad entrare. Dovremmo iniziare il rilievo da fuori ma ci si stanno ghiacciando i piedi, faremo quel che serve alla base del primo saltino.
Appena dentro troviamo alcune piccole stalattiti di ghiaccio, mentre inizio ad impostare Topodroid per il rilievo ne riprendo alcune.
Mentre Giuseppe ed io siamo impegnati nei passi preliminari per il rilievo Giuseppe alias Peppe, che e’ sceso per primo, ci avverte che intende proseguire per conto suo a visitare la grotta. E’ la sua prima visita alla Piccola Cretarossa ed e’ meglio che vada a godersela invece di annoiarsi a seguire noi che andremo lentissimi. Gli spieghiamo per sommi capi cosa lo aspetta e poi ci salutiamo.
Iniziamo a fare il rilievo, Giuseppe andra’ avanti a segnare i punti di battuta, io mi occupero’ del DistoX e del trasferimento dei punti al Topodroid. Alla partenza del primo pozzetto troviamo ancora delle stalattiti di ghiaccio ma subito dopo il pozzetto sara’ lo stillicidio a farla da padrone.
Accompagnati da una freddissima corrente d’aria proveniente da fuori arriviamo alla partenza del P25. Devo fare assolutamente una sosta per mettere una maglia aggiuntiva. Lo spogliarmi di nuovo e’ un poco macchinoso ma ne ho veramente bisogno, gia’ tremo per il freddo. Terminata l’operazione maglietta sono di nuovo operativo e riprendo Giuseppe nel pieno delle sue funzioni.
Iniziamo a scendere il P25. Il primo tratto stretto e’ il piu’ antipatico ma ce la caviamo con un paio di battute.
La battuta successiva la prendiamo alla cengia a meta’ pozzo.
E con la battuta successiva terminiamo con successo il pozzo.
Rimane ora da affrontare il primo P50, ci prendiamo qualche secondo per studiare la situazione poi procediamo.
Giuseppe scende fino ad una cengia poco sopra il frazionamento, da sopra, anche se con qualche difficolta’ riesco a tirare una battuta.
Proseguiamo in questa maniera, quando io sono al frazionamento intermedio, Giuseppe scende all’ultimo deviatore e poi prosegue. Lo stillicidio qua e’ intenso ma la maglietta aggiuntiva mi isola abbastanza e non sento piu’ il freddo intenso di prima. Appena passato il deviatore noto un pietrone alquanto in bilico. Strano, penso, avevo gia’ notato lo sperone di roccia formato dal sassone ma l’ultima volta ricordo che era ben attaccato alla parete. Boh, qualche roccia buttata giu’ nel frattempo lo ha indebolito fino a renderlo un pericolo. Sotto Giuseppe si e’ riunito a Peppe, urlo loro di rifugiarsi nel meandrino perche’ devo tirare giu’ un sasso. Quando vedo che sono al sicuro vado a saggiare il pietrone con un dito per vedere quanto sia instabile. Appena lo tocco si stacca e cade giu’. Lancio con urgenza il grido “SASSO!” che e’ seguito subito dal sasso che rimbomba giu’. Gia’ che ci sono tolgo di mezzo altra minutaglia e poi termino la discesa anche io. Prendo gli ultimi punti di battuta fino a raggiungere i miei amici e finalmente rivedo Peppe. E’ in versione ninja ma vi assicuro che e’ lui. Ha gia’ visitato il meandrino in cui tanto abbiamo lavorato le volte scorse e sarebbe quasi intenzionato a fare ritorno. Gli facciamo notare il pozzo alle sue spalle dicendogli che e’ un ulteriore P50 da scendere. Confessa che non lo aveva notato. Ora che lo guardiamo, ci accorgiamo che pero’ il pozzo non e’ armato. Mercoledi’ scorso sono scesi Valerio e Giulio, hanno sceso anche altri 2 pozzi per un totale di 15 metri ma evidentemente hanno preferito disarmare tutto per preservare la corda.
Ci fermiamo qualche secondo a valutare il da farsi. Il rumore di “doccia aperta” che si sente dal P50 sotto di noi non ci rende simpatica l’idea di proseguire la discesa. Decidiamo di rimandare la prosecuzione del rilievo ad una stagione piu’ asciutta. Giuseppe ed io andiamo per il meandrino a proseguire quel ramo di rilievo, Peppe inizia a risalire. Mentre sono intento a rilevare, Peppe grida qualcosa. Non lo sento chiaramente, interrompo tutto e torno sui miei passi per sentire meglio cosa ha da dire. Ci comunica che la corda, sopra il primo deviatore e’ lesionata e che ci ha fatto un nodo. Per ora prendo nota mentalmente della notizia senza pensarci troppo su, avverto anche Giuseppe della cosa e terminiamo il rilievo. Peppe ci urla il libera, per lui il P50 e’ una bazzecola da pochi minuti. Dopo una breve contrattazione decidiamo che il prossimo a salire saro’ io. Sistemo gli strumenti da rilievo dentro lo zaino ed inizio a salire. Al primo deviatore guardo in alto, in effetti la corda struscia contro un piccolo sperone di roccia e si e’ lesionata, la calza e’ rotta. Dovremo assolutamente allungare il deviatore, eliminare lo sperone e forse fare un frazionamento. Sopra il P50 urlo la libera a Giuseppe, aspetto qualche minuto li’ e poi salgo anche il P25. Di Peppe nemmeno l’ombra, fatti bene i calcoli a quest’ora sara’ gia’ alla macchina a cambiarsi. Alla partenza del P25 mi metto comodo ad aspettare Giuseppe, mi cerco un angoletto riparato dalla corrente d’aria fredda che viene da fuori. Per passare il tempo decido di tirare fuori di nuovo il cellulare ed il DistoX per scaricare gli ultimi punti presi e finire il disegno della sezione su Topodroid. Accendo il cellulare e apro Topodroid, il cuore mi perde un colpo, non c’e’ nemmeno un rilievo! Magari vedo male, penso. Svelto tiro fuori il cellulare dalla custodia e riprovo. Nulla! Ah il cellulare si e’ bloccato, magari e’ solo un problema per qualche botta di troppo durante la risalita. Tolgo la batteria, conto fino a venti e la rimetto. Riaccendo con molta apprensione. Ecco Topodroid che parte…sollievo! Ora ci sono di nuovo tutti i rilievi. Accendo il DistoX, scarico i dati, aggiorno il disegno, spengo e rimetto tutto nello zaino. Ancora qualche minuto di pazienza e sento rumori sotto di me. E’ Giuseppe che arriva. Gli prendo lo zaino e poi terminiamo di salire assieme gli ultimi saltini fino all’uscita. Peppe, come pensavo e’ gia’ in macchina, cambiato. Ci conferma che e’ uscito circa un’ora prima di noi.
Dopo esserci cambiati anche noi sotto una dolce nevicata rientriamo in macchina per tentare il ritorno alla civilta’.
Quando siamo a Livata sono le 4 del pomeriggio. Abbiamo fame ma l’ora non e’ delle piu’ felici. Provo a chiamare il ristorante “Da Antonia” a Marano Equo. Spiego che siamo “gli speleologi”, che siamo appena usciti dalla grotta e chiedo loro se possiamo passare per un piatto di fettuccine. Acconsentono!!! Scendiamo giu’ senza fretta ma nemmeno lentamente.
Giuseppe ha talmente fame che risulta sfuocato anche alla fotocamera.
Peppe si contiene, io ho la pancia che fa i gorgheggi.
Eccoci finalmente al ristorante. L’ultima, dolce, fatica sara’ il salire fin lassu’.
Una rapida verifica allo sportellone dell’auto di Peppe che col freddo ha fatto le bizze rifiutando di aprirsi, poi andiamo.
Della cena per pudore non ve ne parlo. Il dopo e’ tutto qua, andiamo al bar dove ci siamo incontrati stamane per recuperare la mia macchina. Visto che il bar e’ aperto ne approfittiamo per un caffe’. Ecco i Giuseppe riuniti e sorridenti. Dopo il caffe’ salutiamo Peppe e ci avviamo verso casa.
Arrivato a casa abbandono Giuseppe perche’ possa tornare a casa e mi tuffo con piacere tra le mura domestiche. Per rassicurarmi prendo subito il nuovo rilievo e lo salvo, fidarsi e’ bene….
Per il vostro piacere ve lo presento in tutto il suo splendore. Alla prossima!