Una gelida gita all’Ovito con Carla, Matilde, Stefano ed io.
Oggi e’ sabato e Stefano la mattina lavora quindi decidiamo di partire verso le 14. E’ una fortuna per Matilde, che si decide all’ultimo momento e ce la fa per un pelo. Dopo una preparazione un poco agitata, per cercare la muta per Matilde e poi darle conforto morale nella ricerca del parcheggio sotto casa mia, ci riuniamo con Carla e Stefano e partiamo. Stefano e’ alla guida quindi mi posso rilassare e passare il viaggio in chiacchiera con Carla e Matilde che non vedo da parecchio. Una volta arrivati, per la prima volta da piu’ di 10 anni a questa parte dobbiamo lasciare la macchina in cima alla salita. La ripida strada che porta alla grotta e’ coperta da ghiaccio, infido anche solo a camminarci. Ci carichiamo come muli e partiamo a piedi. Al piazzale dove solitamente si arriva con le macchine troviamo i nostri amici, Fabio e Max. Loro, con la jeep, hanno potuto scendere. Sono entrati in grotta questa mattina ed ora sono usciti e si stanno cambiando.
Eccoli, infreddoliti ma contenti. Come eravamo rimasti d’accordo hanno armato la grotta lasciandola armata per noi. In cambio noi al ritorno faremo il disarmo e recupereremo le corde.
Una breve pausa per i saluti e’ d’obbligo.
Poi partiamo decisi per la nostra destinazione.
L’acqua sembra ben ghiacciata.
Siamo vicini all’ingresso.
Che spettacolo, lo strato superficiale dell’acqua che scorre e’ ghiacciato.
Da qua si vede meglio.
Entriamo con la cautela del caso per iniziare a cambiarci al “calduccio” della grotta.
Visti i tanti bagagli dobbiamo fare il passamano e impieghiamo un po’ di tempo. Le stalattiti di ghiaccio che incombono su di noi non fanno pensare che troveremo molto caldo, ma bisogna sapersi accontentare.
Appena passati le nostre amiche ci ingiungono di tornare indietro, hanno bisogno di un minuto di privacy.
Riprendo a fare foto del ghiaccio vivo.
Stefano si mette comodo e si lascia anche fotografare.
Quando abbiamo finalmente il via libera, andiamo anche noi a prepararci. Eccoci agli ultimi preparativi.
Foto ricordo…era meglio se mi ricordavo di togliere il flash!
Anche qua il ghiaccio sta vincendo la sua partita con l’acqua corrente.
Raccolgo da terra uno scudo di ghiaccio che ha pure l’impugnatura. Tento una foto artistica sfruttando la luce di Stefano ma non posso dire di esserci riuscito.
Camminando per la grotta incontriamo delle simpatiche stalagmiti di ghiaccio. Per fortuna non ci sono lastroni che rendono difficile procedere.
Una panoramica dell’ ingresso. Qua la temperatura e’ gia’ migliore.
Altre formazioni di ghiaccio
Rotti gli indugi procediamo spediti.
Percorriamo i passaggi alti ed asciutti che solitamente con la muta si evitano. Stranamente oggi non abbiamo fretta di cercare il contatto con l’acqua.
Oramai siamo decisamente dentro la grotta. Ora l’acqua non si puo’ proprio evitare. E’ un procedere elettrizzante, quando sono a contatto dell’acqua mi pizzicano le mani dentro i guanti.
Facciamo il passamano con gli zaini per non farli bagnare, ancora.
Siamo alla sella. Arriva la prima gelida nuotata! Non ho cuore di chiedere a Stefano di spegnere la luce ed aspettare che io scatti la foto, quindi viene quel che viene.
Eccolo che emerge dall’acqua ed intanto fa capolino Matilde.
La sella, sfocata, ma e’ lei. Fatto caso che a guardarla bene sembra il profilo di un cavalluccio marino?
Andiamo veloci ed in breve passiamo il laghetto e proseguiamo.
Visto che ci siamo superiamo il bivio per il ramo fossile ed arriviamo fino al sifone.
Stefano e Carla si inoltrano nel lago per andare fino al fondo.
Matilde ed io per questa volta soprassediamo e rimaniamo seduti ad aspettare!
Ma a star seduti sulla roccia gelata non e’ simpatico. Dopo qualche minuto quindi decidiamo di riprendere la via per il ramo fossile, non fosse altro per riscaldarci un poco camminando prima e con la risalita subito dopo. Salgo prima io poi rimango a spiare l’operato di Matilde.
Eccola che arriva.
Frazionamento time.
Eccoci all’inizio del ramo fossile. Per quante volte lo si possa visitare, e’ sempre un piacere rivederlo.
I nostri amici ci hanno raggiunto nel frattempo. Sale Carla.
Quando siamo tutti riuniti faccio un rapido sondaggio. Ho una fame da lupi. La mia proposta di uno spuntino viene accettata.
Mi accontenterei della frutta secca che ho portato, pero’ Carla rovista nel suo sacco e tira fuori il jolly. Un salamino! Dichiara inoltre che deve essere finito qua perche’ non ha intenzione di portarlo indietro. Niente male. Non ci facciamo certo pregare ed iniziamo ad attaccarlo in forze tagliando via fette alte 2 dita. In pochi minuti di lui rimane solo il ricordo. Stefano completa l’opera sfoggiando una triplice boccetta con grappa, limoncello e non so che altro. Ora si che si puo’ continuare!
Iniziamo la nostra passeggiata tra “la citta’ dei sassi”.
Qua gli ambienti sono troppo ampi per riuscire in una foto degna di questo nome, ma io, anche sapendolo, mi accanisco ugualmente nel continuare a scattarne.
A meta’ della citta’ dei sassi, sulla destra, incontriamo il primo ramo laterale. Al contrario di altre volte, oggi nessuno raccoglie il mio invito a visitarlo. Improvvisamente i massi di crollo lasciano il posto alle concrezioni. Un angolo di grotta deliziosamente festonato da migliaia di formazioni di tutti i tipi.
Ci fermiamo per dedicare il tempo necessario ad ammirare queste meraviglie.
Una medusa incorniciata dal buio.
Una colata bianchissima.
Dopo l’angolo delle meraviglie ci si ritrova sulla destra un altro grande buio, e’ la seconda diramazione. Di questa non tento nemmeno la proposta di visitarla, mi limito a raccontare che ci sono dei punti che mi piacerebbe rivedere. Proseguiamo.
Un angolino simpatico.
Cammin facendo gli ambienti diventano sempre piu’ giganteschi.
Per terra e’ cosparso di vaschette e stalagmiti.
Tento qualche foto…
…ma come al solito…
…lasciano, diciamo, molto spazio alla immaginazione.
Cosa puo’ fare il paziente lavoro dell’acqua.
Matilde e Carla, alla loro prima visita al ramo fossile, non sanno piu’ cosa guardare.
L’ultima parte della grotta con una scenografia di concrezioni a dir poco monumentale.
Che dire di queste?
Matilde un attimo prima di essere masticata dal drago di pietra.
Senza parole!
Mi aggiro immagazzinando centinaia di immagini con gli occhi e qualcuna con la fotocamera.
Stiamo abbastanza in silenzio, c’e’ poco da dire. Mi scordo persino di cantare come faccio di solito.
Eccoci al fondo.
Facciamo ancora qualche giro, Stefano ed io sfoggiamo qualche aneddoto sulla grotta mentre continuiamo a girare gustandoci il posto.
Ad ogni passo si scopre un angolo interessante.
Riesco pure a ritrarre i miei amici in un momento in cui sono fermi.
Ancora qualche foto poi iniziamo a tornare. Il freddo patito non e’ stato poco e le nostre energie ne hanno risentito. Meglio tornare prima di sentirsi stanchi.
Sulla strada del ritorno continuo a fotografare.
Eccoci di nuovo alla sala delle meraviglie.
Mi giro ad aspettare i miei amici. Siamo proprio in corrispondenza del bivio per la seconda diramazione.
La citta’ dei sassi almeno al ritorno ve la risparmio. Eccoci alla discesa per tornare al ramo attivo. Il rumore dell’acqua torna a farci compagnia.
E’ il turno di Matilde.
E’ andata.
Dopo la discesa di Matilde la fotocamera si rifiuta di funzionare ulteriormente quindi la ripongo. Il ritorno e’ gelido ma tranquillo. Disarmiamo le corde e portiamo tutte le nostre cose fino all’ingresso dove ci cambiamo con i vestiti asciutti prima di affrontare l’ultima fatica, la salita fino alla macchina. Durante la nostra permanenza in grotta si e’ fatta sera e quando ne usciamo e’ notte fonda. Ora il gelo sembra una cosa solida, abbiamo i piedi trasformati in tavolette di ghiaccio. Arrivati alla macchina ci accertiamo intanto che parta poi la spostiamo dei pochi metri necessari a verificare che il ristorante li’ vicino sia aperto. E’ aperto, la decisione e’ unanime, andiamo a mangiare! La giornata si conclude cosi’ in maniera degna. Alla prossima.