Una forra in secca ma interessante in compagnia di Claudia, Veruska, Claudio, Fabio, Fabrizio, Stefano ed io.
Stavolta il buon Claudio ha selezionato per noi la forra di Selvagrande, noi abbiamo sposato con entusiasmo la sua scelta. Il viaggio di andata e’ lungo, si deve arrivare ad Amatrice, ma noi lo affrontiamo con molte soste per colazione, spuntini e caffe’ e quindi non ci pesa piu’ di tanto. Finalmente siamo ad Amatrice. Passando faccio in tempo a fotografare un pezzo del cinema intitolato a Garibaldi.
La via principale di Amatrice.
Il bivio per la nostra destinazione finale, Capricchia.
Ci siamo quasi, si iniziano a vedere le montagne.
Ancora un bivio, manca proprio poco.
Eccoci arrivati!
Salendo verso l’inizio della forra il panorama e’ stupendo. Claudio si ferma per ammirarlo e per tentare la difficile impresa di fotografare una delle farfalline che ci svolazzano intorno.
Eccoci arrivati.
Siamo alla localita’ detta Sacro Cuore, come ci insegna il cartello.
Dobbiamo solo scoprire “per andare dove dobbiamo andare, dove dobbiamo andare”. Un gruppo di persone si accingono a partire per una passeggiata, chiediamo a loro ma non bazzicano le forre. Ringraziamo e poi ognuno per la propria strada.
Decidiamo di proseguire per la strada carrabile fino alla chiesa piramidale del Sacro Cuore, magari in cerca di ispirazione.
Qua, di partenza di sentieri che possano condurre alla forra nemmeno l’ombra.
C’e’ chi prende posizione in un punto sopraelevato per scrutare meglio nei dintorni.
Alla fine risolve il buon Claudio chiamando al telefono uno dei suoi numerosi amici torrentisti. Il responso e che dobbiamo tornare indietro allo spiazzo e poi prendere il sentiero indicato dal cartello. Assodato questo, ci spostiamo ed iniziamo a prepararci.
Intanto sistemiamo le corde.
Veruska interroga gli spiriti del sentiero per avere rassicurazioni circa la forra.
Claudia si prepara a tempo di record.
Stefano e’ pronto a partire, lui e Claudio devono riportare una macchina al paese.
Noi rimaniamo ad attendere il loro ritorno. Per non scioglierci dal caldo rimaniamo semi-svestiti a goderci il sole.
Ecco il resto degli attendenti!
La montagna ci chiama.
Mi giro intorno cercando qualcosa da fotografare. Lassu’ in alto si vedono colate di acqua che luccicano al sole.
Ecco, finalmente ritornano i nostri.
Si parte!
Nemmeno 20 metri, il tempo di entrare nel bosco al riparo dal sole, e facciamo sosta. C’e’ un bivio e con lui il dubbio di dove dirigersi.
Mentre ci si decide per una direzione, vado a dare una occhiata a sinistra. Da questa parte il sentiero termina in uno spiazzo con un’area picnic.
Proseguiamo per la strada maestra. Incrociamo anche altri sentieri ma rimaniamo fedeli alla strada.
Cammina cammina arriviamo a percorrere un tratto scoperto. Fa caldo, per fortuna ho deciso di non indossare la muta per il momento.
Siamo confortati dal fatto che alla nostra sinistra, molto piu’ in basso, si vede serpeggiare la forra che percorreremo.
Si inizia a scendere. Con il buon Fabio, esperto in materia, commentiamo le rocce che compongono la parete che costeggiamo. Flysch ed arenaria, decreta il nostro sapiente amico. Naturalmente dal flysch alla quiche il passo e’ breve e quasi scontato, quindi passiamo alcuni minuti a disquisire su torte rustiche e loro derivati.
La discesa continua.
Claudio avanza di buon passo. Veruska e Claudia chiudono il gruppo procedendo con piu’ calma ma comunque determinate ed inarrestabili.
Fabio camminando continua a studiare le rocce che costeggiamo.
Laggiu’ ecco uno degli affluenti della forra che percorreremo. L’acqua non sembra abbondantissima.
Si continua a scendere.
L’aria si e’ fatta poco piu’ fresca, siamo vicini alla meta?
Una diga! Siamo arrivati.
Una ripida discesa di un paio di metri ci porta al livello del greto.
Finalmente siamo sul posto dove partira’ veramente la nostra gita torrentistica. Uno sguardo preoccupato alla diga che sembra malmessa e poi iniziamo a prepararci.
Mi giro a guardare dove la forra prosegue. Oggi non ci sara’ da sperare troppo, credo che di acqua ne vedremo ben poca. Decido per ora di rimanere leggero lasciando la muta nello zaino.
Ho poggiato lo zaino vicino ad una pozza. In acqua c’e’ un lungo filamento di pallini neri. Lo tocco per vedere cosa sia, il filamento e’ gelatinoso, le palline nere all’interno saranno uova ma, ricco della mia beata ignoranza, non riesco ad ipotizzare di quale animale siano. Un rapido consulto con i miei amici lascia immutata la situazione. Le lasciamo volentieri al loro destino riprendendo i nostri preparativi.
Una rapida ricognizione alla diga completa l’esplorazione della zona.
Siamo tutti pronti, Claudio parte come un missiletto alla conquista della forra.
Faccio a tempo a partire e sono gia’ ultimo assieme a Veruska e Claudia.
Sono cosi’ tanto solo, avanti a me si sono dissolti tutti, che inizio a pensare di aver sbagliato direzione. Comunque, come immaginavo, di acqua nemmeno l’ombra.
Ecco Veruska e Claudia in azione.
Ma quello e’ Fabrizio, allora siamo sulla strada giusta.
Dobbiamo ancora scaldare i muscoli ed affrontiamo con cautela i primi passaggi un poco piu’ impegnativi.
Un ultimo tratto in piano ed arriviamo a riprendere il gruppo.
Si sono fermati a completare la vestizione in vista del primo salto.
Eccolo, Vi presento il primo salto. Sembra non male, a parte la mancanza d’acqua. Decido di procrastinare ulteriormente il mio incontro con la muta.
Claudio sistema la corda e scende il primo tratto. Prima di affrontare la discesa lascia le consegne a Fabio chiedendogli di essere l’ultimo a scendere.
Ora tocca a noi. Veruska l’ardita, e’ pronta a partire.
Fabrizio, suo degno compagno di vita, e’ gia’ arrivato a raggiungere Claudio.
Quasi un saluto militare ci rivolge l’intrepida per infonderci fiducia prima del cimento.
Claudia la segue senza indugi.
Fabio segue con occhio attento lo svolgersi di tutte le operazioni. Stefano e’ ancora piu’ severo.
Ma anche lui si scioglie in un sorriso quando arriva il suo turno.
Mentre scende mi accorgo che il gruppetto sotto di noi nel frattempo e’ scomparso. Avranno continuato la progressione verso il salto successivo.
Ora tocca a me, parto sotto lo sguardo imperscrutabile di un severo ma giusto guardiano. Mi sembra doveroso immortalarlo.
Raggiungo i miei amici. Trovo un titubante Fabrizio che si accinge a montare il discensore Oka su uno scampolo di corda. Claudio ha deciso di utilizzare la sua persona per misurare la lunghezza del salto e regolare la corda.
Claudia se la ride, Veruska e’ un filino preoccupata per il suo futuro marito.
Mi affaccio a vedere, il salto non e’ male, c’e’ anche una pozza d’acqua da passare. Credo mi tocchera’ indossare la muta.
Fabrizio oramai e’ completamente catturato dal volere di Claudio, sembra rassegnato a fare da cavia in questa oscura pratica.
Inizia la discesa comodamente calato da Claudio, deve solo stare attento a non scivolare.
Ecco Claudio mentre opera. Stefano lo assiste moralmente…non tenta nemmeno di convincerlo a mollare la corda a meta’ salto.
Mi volgo a guardare dall’altro lato. Fabio scende.
Il tempo di voltarmi ed e’ successo tutto, Fabrizio e’ arrivato. Le sue urla di tripudio mi confermano la necessita’ di indossare almeno in parte la muta. Claudio ora scende per testare l’adeguatezza del proprio lavoro.
Stefano si prepara a scendere mentre Fabio arriva tra noi.
E’ il momento delle nostre intrepide amiche, Veruska per prima.
Mentre il resto del gruppo affronta la discesa io mi occupo di completare la vestizione. Alla fine opto per indossare solo il sottomuta. Visto il perdurare della mia assenza dalle scene, Fabio prende l’iniziativa e mi sorpassa con un abile ed imprevedibile colpo di mano, scendero’ per ultimo. Ho cosi’ l’occasione per fotografarlo anche dall’alto.
Si cala rapido e lo seguo riprendendo la discesa.
Lo seguo. L’incontro con l’acqua e’ traumatico, fredda e lievemente maleodorante. Per fortuna il sottomuta fa il suo mestiere ed attenua l’impatto con l’acqua. Stefano si occupa di recuperare la corda.
Purtroppo anche la fotocamera ha sofferto dell’impatto con l’acqua e si produce in foto nebbiose nonostante i miei vani tentativi di asciugare l’obiettivo. Riprendo cosi’ Claudia in una atmosfera quasi da sogno.
Ecco Claudio in azione.
Claudio mentre affronta il cambio pendenza.
Ora si scende veramente.
Ciao ciao…
Veruska si prepara.
Eccola in azione, notare il movimento sinuoso dell’anca.
Si e’ proprio meritata tutta la sequenza.
Quasi arrivata al tratto piu’ verticale.
Ancora poco e scomparira’ alla vista completando la discesa.
E’ la volta di Stefano.
Un sorriso prima del cambio pendenza.
Anche qua, alla base di questo salto, c’e’ una pozza d’acqua. Dai commenti che sento credo di capire che si possa evitare di entrare in acqua. Non mi dispiacerebbe. E’ il mio turno, inizio la discesa.
Il salto visto da sotto.
La vasca d’acqua alla base. Spostandosi lateralmente si riesce ad evitarla e arrivare all’asciutto. Ho fatto in questa maniera e pensavo di essermela cavata, per fortuna Claudio provvede a tirarmi lui un poco d’acqua altrimenti avrei rischiato di rimanere asciutto!
Si prosegue.
Fabrizio sosta sorridente per una foto.
Stefano improvvisa un concerto col suo fischietto.
Mentre il gruppo si avvia…
…il buon Fabio inizia la sua discesa da ultimo. Anche lui si e’ meritato tutta una sequenza di foto.
A meta’ strada.
Sosta foto.
Lo spostamento laterale, Fabio la sa lunga.
L’arrivo all’asciutto.
Recuperata la corda proseguiamo anche noi.
Giu’ in fondo, piccini piccini, si intravedono i nostri amici.
Siamo arrivati nella zona dell’affluente visto dalla strada mentre venivamo.
Eccolo, di acqua appena un rivolo.
Camminiamo di buon passo fino a raggiungere Veruska e Claudia che chiudono il gruppo in avanscoperta.
Giustamente si fermano a sguazzare un poco nella pozza d’acqua formata dall’affluente.
Facciamo una breve sosta con loro poi ripartiamo.
Raggiungiamo gli altri che intanto sono arrivati al salto successivo e lo stanno attrezzando.
Mi affaccio a buttare un occhio, e’ il salto piu’ alto finora. Dopo di lui ci sara’ l’ultimo, ancora piu’ alto, da ben 38 metri se ben ricordo.
Claudio inizia a scendere…
…E scompare svelto oltre il ciglio del salto.
Mentre il gruppo affronta ordinatamente il salto io mi “assento” qualche minuto per indossare la giacca della muta, sembra che alla base ci sia un’altra pozza ed inoltre inizio a sentire un poco freddo.
Fatte le mie cose, riprendo ad aggirarmi facendo foto. E’ il momento di Veruska.
Oramai un saltino da nulla come questo non la scuote minimamente.
Un saluto alla sua amica Claudia prima di scomparire alla vista.
E’ il momento di Fabio, riesco a posizionarmi bene quindi lo riprendo bel un bel tratto.
Eccolo al punto di non ritorno.
E’ andato.
Dopo di lui scendo io, stavolta e’ Stefano a scendere per ultimo.
Breve sosta per una foto verso il basso. C’e’ anche il sole.
Arrivato! Urlo la libera a Stefano che scende veloce.
C’e’ la pausa spuntino. Fabrizio ne approfitta per insultare Stefano, ma e’ solo per amicizia.
Claudia si rifocilla con la frutta secca. Me ne offre e ne assaggio anche io una manciata.
Claudio e’ inarrestabile, rifatta la corda nello zaino, riparte. Noi lo seguiamo zitti zitti, buoni buoni.
Per evitare un salto ci muoviamo lateralmente per un breve tratto, il passaggio per tornare al greto non e’ delle migliori. Claudio si mette a mo’ di barriera umana rischiando di beccarsi addosso tutti i pietroni che facciamo cadere scendendo.
Si prosegue.
Una sosta per ammirare le pieghe della roccia nella parete di fronte a noi.
Veruska e’ ammiratissima.
Un altro passaggio delicato che facciamo senza corda.
Una vasca da passare a nuoto. Oramai, indossata la giacca della muta, non temo l’acqua fredda.
Veruska mi mostra un serpentello, provo a fotografarlo prima che lo rimetta in acqua ma e’ troppo agitato e questo e’ il risultato.
Ecco finalmente l’ultimo salto!
Claudio e’ gia’ all’opera.
Stavolta ha preso Stefano come cavia per la regolazione della corda e lo sta calando con la consueta precisione.
Claudia si e’ scelta un posticino comodo per immortalare l’evento.
Veruska cerca la concentrazione prima della performance.
Fabio si rilassa un attimo.
Fabrizio si e’ auto-nominato primo assistente e segue Claudio nelle manovre per calare Stefano. Ogni tanto per spirito di amicizia, di collaborazione e curiosita’ scientifica suggerisce a Claudio di mollare la corda per vedere cosa succede. Claudio non si lascia convincere a rovinare una cosi’ bella manovra per delle prove pure poco ripetibili!
Stefano e’ arrivato, la corda e’ regolata alla perfezione. Claudio riprende il momento storico.
Ora e’ veramente tutto pronto, scende anche lui.
Ogni tanto si ferma a fotografare la corda per verificarne lo stato, un professionista fatto e finito!
Dopo le verifiche prosegue la discesa.
Mi sporgo un poco di piu’ per seguirlo meglio.
Ancora una foto per il mio amico e poi ripongo la fotocamera, la batteria inizia a dare cenni di cedimento e vorrei fare ancora qualche foto piu’ avanti.
Scendono tutti il bel salto. Stavolta, per fare bella figura, vado io per ultimo. Con qualche contorsione su corda riesco pure ad evitare di entrare completamente in acqua, che non e’ male.
Ora la forra prosegue asciutta e senza altri salti, rimane solo di trovare il sentiero di uscita. Chi tra noi, non io, e’ stato bravo ed ha studiato la forra dice che il sentiero parte alla nostra sinistra. Cammina cammina, questo sentiero non si vede. Alla fine ne imbocchiamo uno, sulla sinistra, che sembra promettere bene. Claudio non ne e’ convinto, ma la maggioranza decide per seguire il sentiero e lui democraticamente si adegua. Strada facendo, passiamo in una zona in via di disboscamento, il sentiero e’ ingombro di legna tagliata e pronta per essere portata via. La cosa ci rincuora, continuiamo a salire di buon passo fino ad arrivare ad un bivio. Scegliere la direzione non e’ semplice. Fabio prende in salita, verso sinistra, e va in avanscoperta. Prima di perderlo di vista decido di seguirlo, lo stesso decide Claudio appena dopo di me. L’ho quasi raggiunto quando lo sento gridare che questa e’ la direzione sbagliata, il paese di Capricchia, la nostra meta, e’ proprio dalla parte opposta. Non per sfiducia, ma per pura curiosita’ mi affretto ad andare a guardare. In effetti laggiu’ si intravedono dei tetti. Facciamocene una ragione, questa non e’ la direzione giusta. Scendiamo urlando la lieta novella ai nostri amici che, con sollievo, prendono a destra, la via in discesa. Claudio e’ contrariato, e’ sempre convinto che la via giusta era ancora un’altra che avremmo incontrato seguendo ancora il greto del torrente. Non ci passa nemmeno lontanamente per la mente l’ipotesi di tornare indietro fin la’, quindi proseguiamo incrociando le dita. Ora il paese e’ alla nostra destra, ogni tanto si intravede. Camminiamo in piano su un sentiero quasi carrabile. Tra noi ed il paese c’e’ solo un profondo strapiombo, un altro ramo della forra probabilmente. Camminiamo circa un chilometro sul nostro comodo sentiero fino a giungere dove si conclude lo strapiombo e si puo’ passarne dal lato opposto. Ora il paese e’ praticamente di fronte a noi. Non avremo fatto la via piu’ diretta ma questa ultima parte e’ sicuramente molto comoda. Ancora un quarto d’ora di cammino di buon passo e siamo finalmente in vista della nostra meta. Un cartello ci rassicura che abbiamo percorso un sentiero “ufficiale”, magari non proprio segnato a dovere ma comunque confortevole.
Una breve sosta presso il cartello, giusto il tempo di ricompattarci . Siamo all’incrocio con la strada fatta stamane per andare alla partenza della forra.
Ecco le nostre eroine che chiudono il gruppo.
Foto ricordo al monumento di Capricchia.
E poi tutti a cambiarsi.
Coi vestiti asciutti e’ gia’ meglio. Claudio e Stefano, piu’ Fabio a supporto, partono per andare a recuperare la macchina di Stefano. Noi aspettiamo quietamente approfittando della pausa per un momento di relax. Veruska stringe relazione con una simpatica abitante di Capricchia estorcendole informazioni sulla vera ricetta della amatriciana, gloria e vanto locale. Alla fine le chiede anche dove potremmo andare a mangiare qualcosa. Sono appena le 5 del pomeriggio, difficile trovare qualcosa. Alla fine ci indica un ristorante poco fuori Amatrice.
Al ritorno dei nostri con le macchine, partiamo senza indugi, la fame preme. Al ristorante, una cocente delusione, hanno appena finito di sistemare il locale dopo il pranzo e non hanno intenzione di lavorarci ancora fino alle 8 di sera. Non possiamo farcela, salutiamo e riprendiamo la nostra strada.
Oramai sono alla disperazione culinaria, propongo di arrivare a Taizzano per degustare le fantastiche pappardelle al sugo di lepre ma la proposta non raccoglie grandi favori. Strada facendo, come ben ricordava di aver visto all’andata Claudio, incontriamo un ristorante. La fame ci rende temerari e speranzosi. Veruska si rende nostra ambasciatrice e chiede ospitalita’ per un pasto frugale. Ottimo! Ci accordano un piatto di pasta! E tra l’altro sara’ pure amatriciana! Ci sistemiamo fuori ad aspettare dissimulando calma e compostezza.
Quando ci chiamano dicendo che e’ pronto li spaventiamo con un abbordaggio scomposto, tanto che, intimoriti, si sbrigano a chiarire che per ora e’ solo il tavolo ad essere pronto. Poco male, prendiamo posto iniziando l’attacco del pane e del vino, tanto per placare i morsi della fame. Quando arriva l’amatriciana facciamo un tifo da stadio e ci litighiamo fino all’ultimo filo di pasta. La nostra gratitudine verso questi ospitali ristoratori sara’ imperitura!
Dopo esserci sfamati riprendiamo il viaggio di ritorno che quietamente conclude la giornata. Che altro dire se non…alla prossima.