Alla risorgenza di Civitella con tanti amici: Stefano B., Stefano A., Claudio, Maria, Max, Fabio, Fabrizio, Gabriele, Silvia, Adriano, Roberto, Daniela, Simone, Filippo, Jose’ ed io. Rifatta la risalita segnalata, credo, da Claudio G..
Prima di iniziare il bel filmato fatto da Simone: Video di Simone . Come al solito un ottimo lavoro.
Ed ora a noi! Stavolta l’appuntamento “finale” e’ a Civitella, vicino alla grotta, pero’, chi parte da Roma, per la Roma-L’aquila deve passare e quindi e’ quasi naturale incontrarsi alla prima area di servizio. La “nostra” macchina (quella di Claudio in verita’!) e’ composta da Claudio, Stefano ed io. Eccoci tutti riuniti al bar dell’area di servizio. Con la fida fotocamera ho ripreso al volo Stefano ed Adriano. Claudio non crede ai propri occhi, ma non saprei dire a quale proposito.
Stefano se la ride sotto i baffi.
Dopo la pausa colazionatoria proseguiamo senza ulteriori soste. Usciamo a Valle del Salto ed in breve tempo siamo in quel di Civitella. Strada facendo mi chiama Simone. Lui e Filippo arrivano da Orvieto e non sanno dove sia la grotta. Ora sono nei pressi di Civitella. Dico loro di fermarsi a Civitella sulla strada principale cosi’ ci incontreremo sicuramente. Ecco l’incontro tra Jose’ e Stefano.
Ci sono anche quelli della macchina “reale”, un Fabio sorridente lo catturo subito.
Anche Max non si fa negare.
Mi mancava Maria, eccola piccola piccola ma sorridente in fondo al gruppo.
Telefono a Simone e Filippo, li avverto di proseguire per la strada principale ancora un 200m fino ad incontrarci. Nel frattempo arrivano anche Daniela e Roberto. Dopo i saluti, sono mesi che non ci incontriamo, con Roberto andiamo a vedere in che stato sia il sentiero. Nemmeno a dirlo e’ completamente chiuso. Ci armiamo di forbicioni e andiamo ad aprirlo un poco.
Per scrupolo, e anche per verificare se mi ricordo la strada, seguiamo il sentiero fino alla grotta, facendo pulizia dove serve. Il misero anfratto che indico coi forbicioni e’ dove andremo ad infilarci a breve.
Roberto mostra le ferite riportate pugnando aspramente contro i rovi.
Quando torniamo sudati ma soddisfatti, troviamo quasi tutti pronti. Mancano solo Gabriele, Fabrizio e Silvia che vengono da Subiaco e si uniranno a noi per questa gita.
Dopo la fatica, nemmeno un ringraziamento, anzi, mi rimproverano poiche’ col mio ritardo nel vestirmi li sto facendo morire dal caldo. La riconoscenza non e’ di questo mondo!
Mi affanno a comporre lo zaino, la vestizione della muta la faro’ nei pressi della grotta.
Si parte! Ma che bel sentiero che ho fatto. Me lo dico da solo, meglio che niente!
Eccoci nuovamente all’ingresso, ultimi preparativi.
Stefano, anche lui termina la vestizione.
Ancora uno Stefano in preparazione.
Claudio riflessivo.
Stefano ora e’ pronto veramente. Se non entra rischia di sciogliersi.
Jose’ tenta la fortuna, ma si premunisce utilizzando la bombola.
Adriano col mutandone fa la sua porca figura.
Simone tra le bolle di luce.
Infine si entra. C’e’ stata un po’ di titubanza in quanto l’acqua e’ eccezionalmente alta. Sicuramente piu’ alta di circa 40 cm rispetto a 2 anni fa, all’epoca della mia prima, e finora unica, visita. Quando sono pronto mi infilo dentro la piccola pozza d’acqua che prelude all’ingresso per abituarmi alla temperatura. L’acqua e’ freddina, non so chi l’abbia misurata ma sembra sia a 10°C, non male non quasi 40°C all’aria. Per non soffrire troppo lo sbalzo termico mi tiro su il cappuccio della muta, praticamente saro’ sordo per il resto del tempo pero’ mi risparmiero’ di gelare durante le apnee. Entro per quarto o quinto. Per passare si deve infilare la testa sott’acqua e fare una breve apnea di meno di 1 metro. Si riemerge nella stretta spaccatura che si vede anche da fuori, si riprende aria, si tira di nuovo la testa sotto e si passa in un ambiente un poco piu’ comodo. Quando sono a posto chiamo per far avanzare qualcun altro. Arriva Roberto. Purtroppo nel passare urta abbastanza violentemente una roccia e gli si rompono gli occhiali. Gliene rimane solo meta’ per vederci qualcosa. Caparbiamente decide di non desistere, procedera’ a tentoni per il resto della grotta.
Arrivano un po’ tutti, ci attendono altri brevi tratti in apnea che non sono individuabili se non si conosce la grotta. Con Max mettiamo una corda come guida fino alla sala dove finalmente si puo’ uscire dall’acqua. Nel frattempo faccio avanti ed indietro un paio di volte per indicare la via agli altri che si stanno accumulando subito dopo l’ingresso. Alla fine pero’ la corda e’ sistemata e passiamo tutti senza difficolta’. Una foto a Daniela e Max finalmente fuori dall’acqua.
Anche se un poco sfocati, vi presento i sublacensi, Gabriele, Silvia e Fabrizio.
Ora che siamo tutti all’asciutto ci contiamo. Alla fine Claudio e Maria hanno deciso di rimanere all’esterno a godersi il caldo. Simone e’ con noi ma deve lasciarci, ha mangiato poco prima di entrare ed ora non si sente bene. Filippo lo accompagna fuori. Il gruppo superstite prosegue. Io dopo quasi 45 minuti a mollo ho preso freddo e tremo abbastanza ma giudico di poter gestire la cosa, conto di riscaldarmi strada facendo. Proseguiamo. Ecco Stefano che posa accanto ad un gruppo di concrezioni dal colore nero. Fabio che ne capisce, ci dice che trattasi con ottima probabilita’ di ossido di manganese.
Stefano, l’altro, se la ride.
Silvia e Fabrizio, chissa’ per quale strano effetto sembrano avere sul casco una lampada al neon di quelle lunghe.
Dopo la traversata di un altro lago, facciamo una rapida deviazione su un breve ramo laterale, molto bello. Daniela si presta come modella e a fare illuminazione aggiuntiva.
Di quella che segue ne ho fatte altre 2 con diverse illuminazioni. Ve le lascio tutte e 3.
Questa e’ la seconda.
E questa e’ l’ultima.
Un altro simpatico gruppo di concrezioni.
Ancora Daniela che pazientemente si presta ad aiutarmi.
Riprendiamo la strada maestra. Siamo attorniati da concrezioni dai colori inusuali, molto belle.
Roberto mi sequestra la fotocamera e prende di mira Daniela e me. Questa e’ misteriosamente bella.
Qua si vede che siamo noi
Quando rientro in possesso della fotocamera mi vendico subito immortalandolo mentre cerca la strada.
Questa non so cosa sia pero’ mi piace.
Altra nuotatina. Probabilmente si tratta del lago dopo la breve risalita fuori acqua tra 2 laghi.
Arriviamo alla parte emersa, passiamo accanto alla risalita da fare. Qualcuno ha lasciato lo zaino qua prima di proseguire per il sifone finale. Anche noi facciamo lo stesso.
La luce e’ strana ma l’effetto complessivo non e’ pessimo.
Costeggiando la parete alla nostra sinistra ci avviamo per raggiungere il resto del gruppo.
Una colonna, la base, piu’ scura, sembra mostrare il livello raggiunto dall’acqua.
Questo, anche se non si vede dovrebbe essere il sifone finale.
Ancora ai bordi del sifone. Gabriele, sembra infuriato ma non saprei dire perche’ o con chi.
Ci fermiamo poco al sifone, preferiamo tornare alla risalita che vogliamo ripetere per mettere a frutto la giornata. Sempre costeggiando la parete tenendola alla nostra sinistra torniamo indietro ma senza ripassare per la strada fatta all’andata. Facciamo un bel giro tra rocce di crollo nere e lucidissime.
Eccoci alla risalita. La corda rimasta in loco da tempo immemore sembra integra ma ad un esame piu’ attento risulta completamente ricoperta di uno spesso strato di calcite. Probabilmente servira’ ripetere la risalita mettendo una nuova corda. Facciamo la conta della attrezzatura a disposizione. Abbiamo placche, abbiamo fix, abbiamo le corde…ci manca il trapano! E’ stato lasciato indietro, ad un paio di laghi da qui. Adriano si offre per andare a recuperarlo. Nel frattempo Max tenta di risalire sulla vecchia corda.
Arrivati a 3/4 della risalita deve rinunciare, lo strato di calcite sulla corda e’ cosi’ spesso e tenace che la corda si incastra nella gola degli attrezzi e non permette di salire oltre. Riscende piano piano sui bloccanti.
Nell’attesa che Adriano torni, il buon Stefano si attrezza per preparare un the caldo. Quello che ci vuole con questo freddino.
Il the e’ pronto!
Adriano torna vittorioso, beviamo il the, prepariamo il materiale per la risalita e andiamo. Max opera in parete, io gli faccio sicura. Cedo la fotocamera, a Fabio credo, per documentare. Ecco quel che ne e’ uscito. Qui ci sono io mentre mi preparo a fare sicura.
Max davanti alla parete con Jose’ accanto.
Inizia la risalita.
Il tratto verticale, il piu’ ostico, e’ passato.
Max e’ arrivato, ora e’ in corrispondenza della vecchia corda. Si addentra per il meandrino che dovrebbe portare al sifone. Quando torna dice di non aver trovato il sifone e di essersi fermato ad una strettoia.
Recupero la fotocamera, mi preparo per salire anche io. La mia attrezzatura e’ un poco rimediata perche’ e’ quella che tengo di riserva per la forra e finora ho negligentemente evitato di regolarmela addosso. Perdo qualche secondo a sistemare il pedale poi parto. La salita e’ proprio quel che ci vuole per togliermi da dosso gli ultimi sprazzi di freddo. Salendo disarmo la risalita. L’unico armo su naturale naturalmente decide di cedere mentre mi ci sto avvicinando. Per fortuna sono appoggiato con i piedi quindi cado di pochissimo e senza conseguenze. Quando raggiungo Max finiamo di sistemare la corda e mettiamo un traversino con la corda che ho portato su all’uopo. Mentre riprendo fiato salgono gli altri e vanno a vedere il meandrino.
Quando gli altri rientrano alla base, dentro e’ rimasto solo Adriano, mi addentro anche io. Si cammina su uno stretto camminamento di concrezione, ai lati tanta sabbia.
Le concrezioni sono immacolate e mi fermo spesso tentando di catturare un poco della loro bellezza.
Il pavimento e’ una sottile crosta di concrezione di un bianco candido. Alcune stalattiti sembrano esservi rimaste conficcate dentro.
Il passaggio e’ largo ma non molto alto avanzo strisciando per rovinare il meno possibile.
Questa vi piace?
Arrivo alla strettoia e ci trovo Adriano.
Il passaggio, senza attrezzature, sembra fattibile. Per Adriano sicuramente, per me, forse. Decidiamo di tentare. Probabilmente l’eccentrica colonnina proprio in mezzo al passaggio fara’ una brutta fine ma proveremo a salvarla. Ci togliamo gli imbraghi. Tenta Adriano per primo. Passa senza troppi problemi. Prosegue qualche metro in esplorazione. Mi dice che l’ambiente si allarga e continua. Mi cimento nello stretto passaggio, non posso perdermi l’esplorazione. Il passaggio si rivela ostico. Devo espirare tutta l’aria dai polmoni e restare cosi’ il tempo necessario, pochi istanti, a far passare il torace. Il fatto di essere in leggera discesa aiuta. Un ultimo strattone di cui costole e sterno mi sono grate, e passo. Credevo peggio. Si e’ salvata anche la colonnina eccentrica per la quale temevo.
Passo un facile saltino e sono in compagnia di Adriano in una bella sala larga circa 4 metri ed alta altrettanto. Alla base altro fango sabbioso e, qua e la, delle minuscole stalattiti cascate dal soffitto.
Andiamo avanti. Passiamo uno splendido separe’ di stalattiti fuse assieme ed entriamo in un altro ambiente.
Capelli d’angelo.
Bello no?!?
Anche queste niente male…
Non e’ semplice passarci sotto senza romperle, pero’ ci si riesce.
Purtroppo, o per fortuna, arriviamo al sifone. E’ un metro sotto di noi preceduto da un imbuto di fango denso e colloso. L’acqua e’ limpidissima, si intuisce un ampio ambiente dentro l’acqua. Vien voglia di tuffarsi. Adriano ci prova. L’acqua e’ gelida e poi si intorbidisce in un batter d’occhio col fango che trascina giu’ nello scendere in acqua. Non possiamo far altro per il momento. Decidiamo di tornare indietro, gli altri staranno aspettandoci.
La strettoia al ritorno la provo per primo io. Mentre mi preparo noto, sul lato della strettoia, le inconfondibili macchie nere di carburo. Segno e conferma che “anticamente” qualcuno e’ passato di qua. Il passaggio al contrario non e’ cosi’ semplice come mi figuravo. Stavolta la gravita’ mi e’ contro e la muta anche. Dopo molti sbuffi ed imprecazioni devo rinunciare e tentare un’altra soluzione. Adriano sembra sinceramente preoccupato di rimanere tappato tra sifone e strettoia e con me incastrato a precludergli il passaggio. Mi propone di passare lui per primo ma gli nego questo piacere, oramai mi sono incaponito e devo risolvere. Mi tolgo la giacca della muta, con un centimetro buono in meno addosso sono sicuro di farcela. Togliersi la giacca in questo stretto non e’ cosa agevole ma in qualche maniera ci riesco. Tiro la giacca oltre la strettoia e riprovo. Mi corico di lato con la spalla sinistra in basso ed incastro il torace nel punto stretto. Ripeto per l’ennesima volta l’esercizio di svuotare i polmoni, cerco appoggio per i piedi e mi spingo. Purtroppo il mio appoggio era proprio sulla colonnina eccentrica che avevamo cercato di salvare con successo all’andata. Stavolta non ce l’ha fatta. Mi scuso mentalmente con lei e proseguo col passaggio, la posizione non e’ delle piu’ comode ma almeno promette risoluzione. Trovo un nuovo appoggio, ripeto l’esercizio preparatorio e mi spingo. La costrizione e’ notevole ma sopportabile e comunque sento il torace scorrere in avanti. Una manciata di secondi e il punto critico e’ passato. Una breve pausa per riprendere fiato e poi libero la strettoia per il passaggio del pazientissimo Adriano.
Rimettersi la giacca della muta col braccio cosparso di sabbia non e’ il meglio della vita pero’ serve farlo e lo faccio. Adriano mi raggiunge in pochi secondi. Brighiamo alcuni minuti per rimettere addosso le attrezzature e poi torniamo indietro. Quando sbuchiamo sul terrazzino ritroviamo i nostri in attesa. Annunciamo loro le nostre scoperte e poi scendiamo a raggiungerli. Scendo per ultimo liberando la corda del traversino e sistemando l’armo della corda che rimarra’ per la prossima volta che verremo. Una volta alla base della risalita raccontiamo del sifone con maggior dettaglio mentre sistemiamo l’attrezzatura negli zaini per affrontare il ritorno. La fotocamera inizia a dare segni di cedimento quindi la ripongo. Voglio tenere un po’ di carica per il dopo grotta. Il ritorno e’ tranquillo, una bella passeggiata intervallata da brevi nuotate, ora che ho ripreso temperatura sono anche piacevolmente rinfrescanti. Uscendo recuperiamo la corda che avevamo messo come guida. La breve apnea finale chiude la nostra bella uscita. Fuori ritroviamo quasi tutti, anche Claudio e Maria, un poco accaldati. Mancano solo Simone e Filippo che hanno preferito rientrare. Alle macchine dopo essermi cambiato recupero la fotocamera e ricomincio ad imperversare. L’orientamento generale sarebbe quello di andare a cena assieme. Purtroppo sono nemmeno le 4 del pomeriggio, difficile che qualche ristoratore della zona sia disposto ad accoglierci. Silvia, con santa pazienza si arma di telefono e prova in tutte le maniere ma senza risultato. Si merita comunque un grazie di cuore per l’impegno profuso.
Visto che per il momento non sembra esserci soluzione decidiamo per un sostanzioso aperitivo a Pescorocchiano. Terminiamo i preparativi ed andiamo.
Eccoci finalmente al bar con birra e patatine. Faccio un rapido giro di foto per catturare tutti.
L’altro lato del tavolino.
Foto misteriosa ed inquietante!
Dopo la birra siamo ai saluti. Nel frattempo Stefano ci ha detto che preferirebbe andare a casa per motivi familiari. Non gli si puo’ dire di no, quindi la “nostra” macchina si avvia verso casa. Strada facendo apprendiamo con una punta di invidia che la “macchina di Max” si e’ fermata ad un ristorante e stanno banchettando. Vabbe’, me ne faro’ una ragione, la famiglia prima di tutto, anche delle fettuccine! Almeno faccio a tempo a cenare con Betta, e non e’ poco! Alla prossima…