Simona, Augusto,Simone, Giuseppe, Filippo ed io in una simpatica quanto impegnativa uscita al Chiocchio.
Era una uscita programmata gia’ da lungo tempo ed ora eccoci arrivati. Parto da Montebuono dove sono a trascorrere alcuni giorni. Quando parto sono le 6 passate da poco. Ci siamo dati appuntamento alle 7.30 a Terni Est, al “solito” bar della area di servizio. Dico “solito” perche’ da quanto posso ricordare ci si e’ sempre dato appuntamento a quel bar, a prescindere dal gruppo di persone con cui sono andato. Mi prendo un tempo che spero adeguato perche’ faccio la strada per Calvi per poi prendere la superstrada a Narni scalo. E’ la prima volta che vado senza qualcuno che sia pratico. Poi dopo ho anche il dubbio di poter trovare facilmente la strada per il bar dell’appuntamento una volta uscito dalla superstrada. Sembra pero’ vada tutto per il meglio, l’ingresso della superstrada in qualche maniera lo trovo, quando poi mi trovo a Terni Est i giri da fare risultano molto intuitivi. Insomma arrivo in perfetto orario. Dopo i saluti e la colazione decidiamo di proseguire utilizzando solo le macchine di Filippo e quella di Simona ed Augusto. Inzeppiamo la macchina di Filippo con tutto il necessario
non potevano mancare un paio di foto per celebrare l’inizio dell’uscita
Facciamo anche un cambio fotografo cosi’ ci siamo visti proprio tutti
La strada per arrivare alla grotta e’ lunga, me ne ricordo solo alcuni tratti ma penso saprei ritrovarmi in caso di bisogno poiche’ un paio di volte ci son venuto per conto mio. Arrivati, posteggiamo ed iniziamo a prepararci
Alla fine contiamo gli zaini dei materiali, sono 8, ben pesanti, noi siamo 6. Abbiamo progetti ambiziosi, vorremmo arrivare al fondo e porteremo con noi tutto il materiale necessario. Il piano di riserva prevede di arrivare alla sala del Centenario, ma vedremo quel riusciremo a fare.
Prima che il sole inizi a farmi sudare troppo mi carico sulle spalle un paio di zaini e mi avvio. Strada facendo fotografo dei simpatici e colorati frutti. Sarei proprio curioso di sapere cosa sono.
Eccoci all’ingresso, sono quasi le 9, un record! Simone e Giuseppe sono armati di videocamera e riprenderanno l’evento. Visto che abbiamo gia’ troppi zaini, decido che appendero’ le mie cose addosso alla bandoliera e sull’imbrago. Al primo zaino di corde che si svuota faro’ un trasbordo.
Augusto e Simona arrivano, sono prontissimi, mentre io ancora litigo per indossare l’imbrago.
In pochi secondi sono gia’ tutti dentro che vanno come treni.
Si capisce poco di questa foto, dovrebbe essere la prima strettoia, pero’ converrete che e’ suggestiva, sembra uno speleo con zaino visto dall’occhio magico, quello della porta di casa!
Dopo l’ingresso iniziamo con la pietraia scivolosissima, faccio fatica a tenermi in piedi ma in qualche maniera ne esco incolume. C’e’, mi pare (dannata memoria!), un saltino con una corda fissa, ci si cala facilmente. Inizia poi un cunicolo comodamente stretto, pero’ pavimentato malamente da pietre aguzze. Povere le mie ginocchia, stavolta lo frego io, me lo percorro a 4 zampe in punta di piedi e mani.
Si sbuca in una saletta, si gira a destra ad angolo retto e siamo al lastrone. Ci si cala scavalcandolo e si arriva al primo pozzo, quello della cascata Bianca.
Trattandosi del primo pozzo ce la prendiamo comoda e mi diverto ad immortalare Augusto che arma ed il resto della truppa che attende paziente. Ecco Simon regista che filma
Ecco Augusto che procede all’armo, prima che parta faccio a tempo ad appioppargli il grappolo di attacchi che porto a penzoloni.
In compenso mi ringrazia con una linguaccia, ma va bene cosi’!
Simona che pazientemente osserva e verifica
Filippo e Simone in attesa
Foto di gruppo mentre scendo per dare supporto ad Augusto
Ecco il buon Augusto mentre procede alla discesa
E si allontana nel buio
Per rispondere alla mia domanda sul perche’ del nome del pozzo, i miei amici illuminano di fronte a noi mostrandomi una bella colata calcitica bianchissima che risalta notevolmente sulla roccia scura che la contorna, con molto ottimismo provo a fotografarla ma l’ambiente e’ troppo ampio per le possibilita’ della mia fotocamera, vi presento quel che e’ uscito fuori, si intravede qualcosa tra le nebbie
Proseguiamo speditamente anche se ogni tanto serve un rapido consulto della cartina detenuta da Filippo per decidere la direzione
Simona alle prese con un frazionamento in quello che potrebbe essere il pozzo del Panino. Di questo non ho chiesto lumi circa l’origine del nome. Se si tratta di eventi tragici quali la perdita di un ottimo panino nelle profondita’ del pozzo, preferisco non saperlo!
Filippo in azione
Luci nell’oscurita’, ma non sara’ un po’ troppo?!?
Altra foto suggestiva di cui si capisce nulla, potrebbe trattarsi di Simona che scende i Pozzi Novelli, ma lascio a voi decidere dando libero sfogo alla fantasia.
Se non erro qui abbiamo Simona che sistema l’armo di partenza dell’ultimo Novello. Da questo punto in poi avro’ meno tempo da dedicare alle foto poiche Augusto mi cede l’onore e l’onere di proseguire l’armo.
Forse Augusto ripreso mentre scendo il 3° Novello? Boh!
Un misero tentativo di fotografare i miei amici dalla base del pozzo
Discesa di anonimo sfocato, forse si tratta di Filippo che ha la carburo
Un Augusto, direi, alla partenza del pozzo. Pozzo che direi essere quello della Conta. Anche qui, non sollecitata da me stavolta, arriva la spiegazione. Mi dicono di fare silenzio e subito l’ambiente sembra riempirsi del rumore cadenzato di una goccia d’acqua che cade da chissa’ dove e rimbomba per qualche curioso fenomeno acustico. In effetti viene naturale contare i rintocchi quasi ipnotici. Dopo questo spettacolo gentilmente offerto dal Chiocchio procediamo oltre
Passiamo per il meandro, attaccato ad una stalattite troviamo un sensore, chissa’ cosa misura!
Non ricordo dove l’ho scattata, pero’ mi piace, che ne pensate?
Anche io in un impeto nostalgico ho portato la carburo, pero’ sono quasi sempre a buio in quanto da circa una mezz’ora il serbatoio dell’acqua della mia fisma ha perso la toppa posticcia che avevo fatto per riparare un buco. Ecco la prima vaschetta da cui ho potuto prendere acqua, questa e’ una foto di riconoscenza.
Da qui in poi mi sono completamente dimenticato di avere la fotocamera. Passiamo un laghetto senza bagnarci grazie alle doti acrobatiche di Augusto. Facciamo il meandro che, dopo un consulto, armiamo in alto, passiamo la strettoia dell’affogato, che ora non ricordo per nulla, arriviamo alla sala delle rocce verdi, che invece ricordo perche’ come al solito chiedo il perche’ del nome e mi viene risposto di abbassare gli occhi. Ai miei piedi, ho delle rocce di un colore che si approssima al verde. Passiamo poi il sifone di sabbia che e’ esattamente quel che il nome descrive solo che per nostra fortuna e’ completamente asciutto. Al pozzo dei cristalli abbiamo qualche indecisione. Alla fine lo armiamo. Quando arrivo alla base mi accorgo che c’e’ un facile bypass arrampicabile. Oramai la corda l’abbiamo messa, la lasciamo la’. Arriviamo cosi’ al pozzo che arriva alla sala del Centenario. Ci siamo! E’ gia’ armato e la corda sembra in buono stato, inizio a scenderlo. Scendo per una ventina di metri nel vuoto poi la corda va verso la parete di fronte dove vedo un frazionamento. Mi blocco e recupero la corda per andare al frazionamento. Per arrivarci devo stare sotto un potente stillicidio, quasi una doccia casalinga, un vero piacere! Quando arrivo a veder bene gli attacchi ho un tuffo al cuore. Ho di fronte a me 2 attacchi, i moschettoni di alluminio hanno uno strato di ossidazione gelatinosa largo almeno 3 dita. Faccio rapidamente la cernita dei moschettoni che ho appresso ed inizio a doppiare quelli ossidati, di cambiarli nemmeno mi sfiora il pensiero, serve sicuramente portare degli attrezzi robusti per aprirli. Dai 2 attacchi iniziali vedo che si diparte un traverso aereo fino alla parete che ho alla mia sinistra. Avvicinarmi prende un po’ di tempo, intanto la doccia continua. Quando arrivo nelle vicinanze dell’attacco vedo che da li’ parte un altro traverso a parete che digrada verso destra. L’unico problema e’ che tutti i moschettoni sono nelle medesime condizioni dei precedenti, andrebbero doppiati tutti. Inizio ad armeggiare per doppiare quello che ho davanti, non e’ semplice ma ci riesco. Ora ho un problema, sono fradicio, ho finito i moschettoni, dovrei tornare indietro a prenderli. Faccio un summit con gli altri urlandogli la situazione alla meno peggio. In qualche maniera ci capiamo, decidiamo per lasciare perdere. Torno indietro recuperando i moschettoni e rifacendomi un’altra bella doccia, ma ora mi importa meno perche’ sono gia’ completamente bagnato ed un poco piu’ di acqua addosso non peggiora la situazione. L’ultimo moschettone lo lascio, in verita’ l’ho dimenticato, pero’ forse e’ stato un bene per chi dovra’ sostituire l’armo. Tento anche di fotografare uno dei moschettoni ma con scarso successo, la macchia grigia 2 dita sopra lo scarpone e’ uno dei lati del moschettone
Quando mi riunisco ai miei compari spiego meglio la situazione e discutiamo cosa fare. Sono le 3 del pomeriggio, tra scendere il pozzo, fare la pausa pranzo e risalire impiegheremmo almeno 4 ore. Andrebbe a finire che non potremmo uscire prima di mattina. Decidiamo inoltre che non e’ il caso di bagnarsi tutti come pulcini. Iniziamo a tornare indietro con buona pace delle corde piu’ lunghe e pesanti che si sono venute a fare una inoperosa passeggiata in grotta.
Non mi chiedete cosa sia questa foto, e’ sicuramente una simpatica testimonianza del lavoro di erosione dell’acqua pero’ non ricordo proprio dove l’ho scattata.Inizio il ritorno dando il tormento ai miei amici per fare la pausa pranzo. Mi danno poco retta ma io so essere insistente e quindi alla fine si fermano per non sentirmi piu’. Avevo proprio bisogno di rifocillarmi, anche se non mi ricordo assolutamente dove abbiamo fatto la sosta. Mi ricordo invece che al pozzo dei Cristalli mi perdo, senza accorgermene, la fotocamera. Vado avanti ignaro fino al sifone di sabbia. Fortuna vuole che in quel momento mi venga voglia di fare una foto del passaggio del sifone. Mi prende un attimo di panico, non posso permettermi di perdere la seconda fotocamera in un anno. Mi fermo a fare mente locale. Riesco a farmi una idea abbastanza precisa di dove potrei averla persa. Avverto i miei amici e torno indietro. In effetti la trovo proprio la’, in una pozzetta d’acqua in cima al bypass del pozzo dei Cristalli. La tiro fuori dall’acqua asciugandola con cura, provo ad accenderla. Il familiare “beepbeep” di accensione e’ come il saluto di un amico dato per disperso! Mentre riparto a raggiungere gli altri sento arrivare Giuseppe ed Augusto che sono indietro a disarmare, tutto procede per il meglio. Facciamo il resto del ritorno praticamente sempre divisi in 2 gruppi. Il primo si occupa di salire i pozzi e portare avanti gli zaini. Filippo dopo averli tirati su a forza di braccia per 3 pozzi si dichiara finito e chiede il cambio. Nel secondo gruppo, come vi dicevo, ci sono Giuseppe ed Augusto che si occupano del disarmo. Con calma e pazienza facciamo il percorso a ritroso. Alla Conta, mi pare, ci ricompattiamo un attimo per prendere gli zaini riempiti sin li’ dai “disarmanti”. Ad un certo punto Augusto passa avanti a dirigere il passaggio degli zaini mentre Giuseppe viene aiutato da Simone. Il pasto ed il movimento mi stanno facendo bene, mi sono quasi asciugato ed il senso di freddo intenso che mi era preso e’ praticamente passato. Faccio anche io la mia parte a tirar su zaini e riesco a comprendere perche’ Filippo si sia stancato cosi’ tanto le braccia. Alla Cascata Bianca e’ Simona che si offre quasi volontariamente per rimanere indietro con Giuseppe per l’ultimo tratto di disarmo. Augusto si carica di zaini e parte in solitaria per la volata finale fino all’uscita. Con Simone e Filippo lo seguiamo ad un ritmo piu’ blando, passandoci gli zaini. Al sassone piatto dove si cambia drasticamente direzione confesso di essermi perso per un attimo. Un urlo da parte mia e una risposta parimenti urlata di Filippo mi rimettono in marcia per la giusta direzione. Il ghiaione scivoloso e’ l’ultima fatica, dopo ci attende la tiepida notte estiva. E’ mezzanotte e mezza. Ci mettiamo seduti a bere e consumare alcune delle cibarie avanzate mentre aspettiamo Simona e Giuseppe. Augusto si era avviato, torna indietro ad avvertirci che ci aspetta alle macchine. Aspettiamo per un bel pezzo ma di Simona e Giuseppe nemmeno l’ombra. Visto dove ci siamo lasciati non abbiamo dubbi che usciranno a minuti. Visto che iniziamo a sentire freddo occupiamo ancora un po’ di tempo per delle foto
e poi raggiungiamo Augusto alle macchine.
Sono ancora intento a togliermi la tuta quando la banda si ricompone al completo, abbiamo fatto l’una abbondante. Finiamo di sistemare il materiale mangiando altre cibarie e condendole con un buon bicchiere del vino portato da Augusto. Ricarichiamo tutto in macchina e torniamo in quel di Terni dove recupero la mia auto. Augusto insiste per portarci a degustare un caffe’ anti-sonno prima di partire al “Bar Aci” (se ben ricordo!). Dopo il caffe’ prendiamo commiato. Simona ed Augusto, gentilissimi, mi guidano attraverso Terni per strade e stradine che mai piu’ ricordero’, fino alla strada che via Configni, Vacone, quindi Rocchette, porta a Montebuono. Tra scaricare quel che serve, rendermi decentemente pulito, qualche carezza ai cagnolini festanti ed altre piccole faccende, arrivo a letto che sono quasi 24 ore che l’ho lasciato, una bella tirata! Una bella esperienza in piacevole compagnia, che altro dire se non…alla prossima?!!?