Una visita alla Grotta dell’Elefante, Gabriele ed io.
All’inizio di questa estate Fabrizio ci scrisse che alla grotta dell’Elefante, vicino Guidonia, era stata trovata una prosecuzione con sviluppi davvero notevoli invitandoci ad andare a visitarla. Visto che Guidonia e’ relativamente vicina a Montebuono, dove sono in vacanza, telefono a Gabriele per proporgli di andare a visitarla. Gli accordi per andare sono presto presi.
La mattina presto scendo al belvedere di Montebuono per andare a prendere la macchina e recarmi all’appuntamento con Gabriele a Guidonia.Dopo esserci incontrati all’uscita dell’autostrada, andiamo senza perdere tempo al “Bar Lanciani” a Guidonia per una meritata colazione. Dopo riprendiamo le macchine per il breve tragitto fino al parcheggio vicino la grotta. Iniziamo subito a prepararci.
Dalla strada principale, prendiamo un sentierino pieno di pattume vario che sbuca in un prato.
Gabriele non ricorda benissimo dove sia l’ingresso quindi lo cerchiamo con impegno per piu’ di mezz’ora vagando in lungo e largo per il prato e dintorni. Alla fine una telefonata a Fabrizio gli fornisce l’imbeccata per trovare l’ingresso della grotta.
Ora che sa, si dirige deciso verso la meta.
Si scende tra le fresche frasche.
Nello scendere mi scivolano entrambi i piedi e faccio un numero da circo rimanendo appeso per le mani ad un alberello sotto lo sguardo stupito e preoccupato di Gabriele. Per fortuna l’unico infortunato e’ il mio amor proprio! Il fosso che percorriamo per una decina di metri e’ stato usato nel tempo come discarica, deve essere una sorta di sport nazionale. In corrispondenza di una galleria artificiale, ci fermiamo a cambiarci.
C’e’ anche un altro ramo di galleria, ortogonale a quello dove ci siamo fermati, pero’ chiude con frana dopo pochi metri.
Appena sommariamente pronto, prendo le mie robe e mi inoltro a curiosare nella galleria. Prosegue dritta una cinquantina di metri.
In corrispondenza dell’inizio di una curva a sinistra, mi fermo ad aspettare Gabriele.
Strada facendo si incontrano tracce di scavi in corso.
Eccolo arrivato. Proseguendo insieme verso l’ingresso della grotta, Gabriele mi racconta che questa galleria veniva usata come rifugio antiaereo durante la seconda guerra mondiale. Ho il dubbio che questa fosse la destinazione d’uso originaria della galleria, pero’ non ho altre informazioni al momento, quindi va bene cosi’.
La galleria, dopo un’ampia curva a sinistra continua dritta alcuni metri fino ad intercettare una frattura che forma la grotta che visiteremo oggi. La parte destra della frattura. Gabriele mi dice che non ha sviluppi interessanti.
La parte sinistra, gia’ attrezzata con la corda, e’ la nostra meta.
Per curiosita’, prima di entrare vado a dare uno sguardo alla prosecuzione della galleria.
Prosegue diritta altri 30 metri circa poi prosegue ancora, ma sulla sinistra parte un altra galleria. Vado per prima cosa a vedere a sinistra. Pochi metri e si incontra un crollo che ha parzialmente ostruito la galleria. Si passa agevolmente, quindi proseguo oltre.
Ancora qualche metro poi un crollo “serio” interrompe la mia passeggiata. Torno indietro per finire di vedere il ramo principale.
Anche lui termina miseramente con un crollo. Nel frattempo Gabriele mi raggiunge e torniamo indietro assieme.
Un millepiedi ci tiene compagnia mentre terminiamo la vestizione. Oggi indossero’ per la prima volta il mio nuovo imbrago “Phedra” e devo dargli una regolata.
Un altro ospite della galleria.
Pronti? Si parte.
Scendo il primo pozzo, dopo parte un meandro armato a mezza altezza nella frattura.
Dei bei broccoletti, la mia tuta gia’ suda freddo. Spero di non dover fare lunghi passaggi stretti con loro a fare da pareti. Una mia tuta di alcuni anni fa usci’ a striscioline da una simile esperienza.
Dopo il meandro parte subito un altro pozzo. Aspetto Gabriele prima di scendere.
Un paio di frazionamenti, un deviatore e sono alla base della frattura. Ho una vaga idea di dove sono. Per non arrivare completamente impreparato, ieri sera ho sfogliato il “mecchione”, il monumentale libro con le grotte del Lazio, trovandovi le indicazioni sulla grotta dell’Elefante ed il suo rilievo. Grazie ai miei studi, ora so che la grotta, alla base dei pozzi, prosegue sia a “destra” che a “sinistra” (naturalmente destra e sinistra relativamente a come rappresentati sul rilievo). La parte a sinistra prosegue alcuni metri, ma e’ la parte destra che pare sia interessante. Sul libro viene riportato che in periodi di secca in corrispondenza del ramo destro si avverte una corrente d’aria fredda. Gabriele, che mentre curiosavo in giro, mi ha raggiunto, conferma quanto ho appreso dal libro. Ci dirigiamo verso il ramo destro.
In terra e sulle pareti ci sono tracce di fango in piccoli blocchi e veli di concrezione. Dovrebbero essere i resti di varie fasi di allagamento della frattura che stiamo percorrendo.
Un teschio di qualche animaletto arrivato qua chissa’ come. E’ un teschio strano per la mia scarsa competenza in fatto di crani. La spina dorsale attraversa centralmente la parte superiore del cranio fino alla fine di quelle che penso siano le cavita’ oculari ed e’ fusa ad esso, diventandone parte. Sarebbe simpatico sapere di quale animale e’ ma per ora la nostra analisi si ferma qua. Dopo averlo osservato per bene, lo rimettiamo al suo posto.
Ci troviamo davanti un cumulo di detriti, breccia minuta, sembra essere caduta dall’alto, ma non si capisce da dove.
Uno dei pezzi di fango.
Qualche minuto di cammino curiosando qua e la’, ci portano fino ad una strettoia. Gabriele mi informa che questo e’ il punto dove e’ stato allargato il passaggio fino a renderlo transitabile. Da qui in poi si entra nelle zone “nuove” della grotta.
Ecco la strettoia. A vederla non sembra proprio proprio larga. Pero’ i segni di passaggio ci sono. Provo.
Con numerosi sbuffi e qualche sospiro riesco a passare. Annoto mentalmente che al ritorno potro’ trovare sicuro giovamento togliendo almeno il discensore dal delta. Mi guardo intorno. Sotto di me ho un saltino da un paio di metri, alla base una sala dal soffitto non molto alto, con roccia, acqua e fango.
Un istmo di roccia che parte alla base del saltino ed arriva fino alla parete di fronte, divide la sala in 2 laghetti profondi un numero imprecisato di metri. Piu’ avanti, tra la fine della roccia e le pareti, c’e’ un generoso strato di fango denso.
Descrivo il tutto a Gabriele mentre aspetto che passi. Dopo una breve attesa in cui non lo sento muoversi, gli chiedo cosa stia succedendo. Gabriele mi risponde che oggi non ha voglia di passare la strettoia. La notizia mi contraria alquanto. Questo vuol dire che l’esplorazione e’ quasi terminata, non e’ prudente addentrarmi da solo e non posso lasciare Gabriele ad aspettarmi per troppo tempo. Insisto un poco ma e’ irremovibile. Mi rassegno. Gli urlo che va bene cosi’, andro’ a dare una occhiata avanti e poi tornero’ indietro nel giro di un’ora. Non vorrei bagnarmi i piedi quindi guardo per prima cosa a sinistra ma ottengo solo di ricoprirmi la tuta con uno spesso strato di fango. Da quella parte il passaggio ci sarebbe pure ma e’ stretto ed e’ chiaro che nessuno e’ mai passato di la’, almeno di recente. Il passaggio quindi deve essere a destra. Mi rassegno a bagnarmi i piedi. Attraverso la pozza d’acqua per circa 2 metri seguendo l’istmo di roccia che vi si immerge per un palmo, giusto quel che basta a infradiciarmi i piedi. Percorsi i 2 metri, a ridosso della parete, trovo la corda che permette di salire e proseguire l’esplorazione.
Salgo un paio di metri. Trovo un traverso, molto opportuno poiche’ la roccia e’ scivolosissima.
Terminato il traverso inizio a vagare tra giganteschi massi di crollo camminando in uno strato di fango compatto ed appiccicoso, alto piu’ di 20 centimetri. Ci sono molte possibili prosecuzioni e le profonde orme nel fango mi informano che sono state tutte viste piu’ o meno accuratamente. Nel girare trovo una “freccia” che indica verso l’alto, ne seguo la direzione con gli occhi, in effetti il passaggio che indica sembra abbastanza comodo. Seguo l’indicazione dell’artista sconosciuto.
Arrivo in alto. Ora sono vicino alla volta della galleria di cui si intuisce l’inizio. A terra non mancano fango e massi sconnessi. Anche qua ci sono molte diramazioni che appaiono gia’ viste. Per il momento le accantono scegliendo di seguire la direzione principale della galleria ed il filo d’aria che vi sento arrivare.
Rocce consumate da…?
La volta della galleria.
C’e’ da riscendere un paio di metri, lo faccio guardando bene che mi sia possibile poi risalire.
Finalmente la galleria sembra proseguire senza ulteriori ostacoli. Ci sono sempre a terra dei massi di crollo ma di dimensioni contenute che non ostacolano troppo il cammino.
Ho premura, il tempo passa e Gabriele e’ la’ ad aspettarmi. Non mi fermo troppo per fare foto, ne scatto alcune camminando, quindi il risultato e’ scarso.
La galleria improvvisamente sembra scendere. Mi trovo davanti degli strati di roccia contorti che agli amanti del genere fantasy possono far pensare al dorso di un drago. Sotto di esso c’e’ un qualcosa, salto o pozzo, attrezzato con la corda. Anche se a malincuore decido che e’ ora di tornare indietro. Un breve inciso: pensandoci ora, a distanza di qualche giorno, dico a malincuore perche’ allora ho sentito che, se non avessi avuto pensiero per Gabriele, avrei potuto girare in esplorazione della grotta per ore, dimentico di tutto. E’ una sensazione per me esaltante che ho faticato un poco a dominare razionalmente. Erano tanti anni che non mi capitava e mi sembra come se avessi incontrato un vecchio amico da tempo perso di vista.
Prima di voltarmi provo a prendere una foto verso il salto armato ma viene scura, anche la foto magari la faro’ la prossima volta.
Il ritorno non porta sorprese se non tanto fango quanto ne avevo trovato all’andata ed una nuova bagnata ai piedi, stavolta meno fastidiosa poiche’ i piedi era gia’ bagnati. Passata la strettoia ritrovo Gabriele. Ha approfittato della mia assenza per fare un pisolino. Ancora eccitato dalla bella sensazione di aver visto luoghi sconosciuti e, quasi, inesplorati, lo investo con la descrizione di quanto ho visto. Gabriele mi ascolta pazientemente e con interesse, poi riprendiamo la via del ritorno.
Pochi minuti di cammino e poi su corda e sono alla galleria artificiale.
Mi affaccio a controllare, Gabriele e’ subito dietro di me, lo aspetto per immortalare la sua uscita.
Mi metto seduto comodo ed aspetto.
Eccolo che fa capolino.
Ci cambiamo al fresco della galleria poi usciamo al caldo di questa bella giornata estiva.
Un simpatico cartello mi ricorda che siamo praticamente dentro Guidonia.
Una volta alle macchine finiamo di sistemare le nostre robe. Mi dispero un poco per la discreta quantita’ di fango che mi sono portato appresso dalla grotta. Avro’ i miei problemi per pulire tutto senza intasare gli scarichi di casa. Sicuramente pero’ l’esperienza appena vissuta vale qualche piccolo disagio futuro. Alla prossima.