Esplorazione di una nuova grotta sul Soratte con Daniele, Nello, Maria Gianni ed io.
Contrariamente alla volta scorsa, stavolta ho ricordato di portare la fotocamera ma entrando in grotta non l’ho presa. Forse e’ stato meglio perche’ l’avrei frantumata nelle strettoie. Dovrete accontentarvi delle poche foto scattate all’esterno.
Ho appuntamento a S.Oreste alle 9.00 con Daniele, piu’ tardi ci raggiungeranno Maria e Gianni, forse si unira’ a noi anche Nonno Pintus.
Arrivo con largo anticipo, tanto che lungo la strada mi fermo anche a fare qualche foto del Soratte circondato da un mare giallo.
Dopo aver parcheggiato occupo parte del tempo a racimolare l’attrezzatura necessaria dal caos che chiamo macchina. Luna mi guarda ma non commenta. Quando e’ tutto pronto passo all’alimentari per un panino che sgranocchio allegramente comodamente seduto su una panchina con Luna che, chissa’ perche’, guarda adorante il mio panino. Terminato anche lo spuntino sono allegramente arrivate le 9. Ancora si vede nessuno. Mi viene in mente che posso iniziare ad andare alla buca che stiamo scavando, tanto la strada Daniele la conosce. Per prima cosa faccio uno squillo al Nonno Pintus. Mi informa che mi sta dando buca e ci lasciamo dandoci appuntamento alla prossima volta, quando sara’. Chiamo poi Daniele. E’ proprio in quel momento al bivio che porta alla zona operazioni. Lui inizia a scendere mentre Luna ed io prendiamo la macchina e lo raggiungiamo. Facciamo la strada sterrata quasi insieme e parcheggiamo al solito posto. Insieme a Daniele oggi c’e’ anche Nello, ci siamo conosciuti tempo fa durante una passeggiata sul Soratte. Dopo i saluti passiamo velocemente a cambiarci e comporre gli zaini.
Per fortuna l’avvicinamento e’ di pochi minuti perche’ il mio fido ed enorme zaino arancione ha un peso quasi al limite del trasportabile. Ho scelto lui perche’ oggi il tempo promette pioggia e lui essendo di pvc sopporta meglio l’acqua rispetto all’invicta. Mentre ci prepariamo slego Luna che inizia a vagare festosa correndo su e giu’ per la strada. Quando mi vede chiudere la macchina e portare lo zaino alle spalle Luna parte come un missile lungo la strada la chiamo per avvertirla che prendiamo il sentiero, come e’ sua abitudine si intrufola tra le nostre gambe per passare avanti di corsa, un giorno di questi fara’ cadere qualcuno. Stavolta mi sono portato le forbici cosi’ rimango indietro per togliere di mezzo le spine, i famosi “stracciabraghe”, che intralciano il sentiero. Visto che ci sono mi guardo in giro in cerca di asparagi. Ne trovo solo 2 ma sono alti quasi quanto me, prima li fotografo e poi me li mangio!
Scatto anche una foto ad una bella pianta che si e’ “incastonata” nella roccia e poi proseguo senza ulteriori indugi.
Quando arrivo al nostro buco, Daniele e’ gia’ dentro, un metro e mezzo sotto il livello del terreno, a rovistare. Nello si e’ organizzato una postazione comoda e osserva. Poggio lo zaino con sentito sollievo delle mie spalle e tiro fuori tutto il necessario. Rapido conciliabolo con Daniele, mi aggiorna. Il buco, la nostra grotta oramai, prosegue e quasi si potrebbe passare. Unico ostacolo un masso enorme che e’ in bilico. Purtroppo e’ troppo grande per tirarlo su e anche se si riuscisse a tirarlo giu’ rischieremmo di tappare tutto. Decidiamo di demolirlo. Anche questo proposito si rivela di non facile attuazione. Daniele ed io ci lavoriamo a lungo, Nello ci da’ supporto. Ne stacchiamo un bel pezzettone a forma di cuneo e lo tiriamo fuori imbragandolo con la corda. Nel corso di questo lavoro succedono alcune cose, Luna decide che ne ha abbastanza e se ne torna verso la macchina. Nello si presta gentilmente a scendere con lei ed aprirle la macchina. La sistema per il meglio e ritorna. Nel frattempo Maria e Gianni arrivano nei pressi e mi chiamano al telefono per farsi spiegare precisamente dove e’ il posto. Fornisco loro le indicazioni per raggiungerci ed infatti dopo un po’ li sentiamo arrivare. Qualche urlo finisco di guidarli fino a noi. Nel frattempo Daniele ha continuato ad accanirsi sul masso. Ne stacca un pezzo ancora piu’ corposo ma ora ha bisogno di riposare un po’, ci diamo il cambio. Mi diverto ad utilizzare il multi-monti acquistato appositamente per questi lavori. Fisso il multi-monti con una placca al masso e lo tiriamo fuori. E’ molto pesante, dobbiamo tirare tutti e 2 per riuscire ad averne ragione. Dopo questo sforzo si spera di aver finito ma ne rimane ancora un pezzo grande il doppio di quello appena estratto. C’e’ pero’ una novita’ positiva, oramai il passaggio e’ comodo. Decido di stabilizzare un po’ il masso e di andare a dare un occhio. Sarebbe brutto lavorare ancora come somari per distruggerlo e poi fermarsi pochi metri piu’ avanti. Lo sistemo in maniera che non mi caschi addosso e scendo a vedere. Sono in una frattura che prosegue avanti a me. In basso c’e’ tanta terra che digrada per almeno 5 metri fino a quello che sembra il fondo dell’ambiente visibile. Dal fondo risale dalla parte opposta per alcuni metri ma poi stringe fino a diventare una fessura utile solo per le formiche. Scesi un paio di metri, sulla destra c’e’ un piccolo ambiente, mi ci ficco dentro ma e’ un po’ stretto, torno indietro e vado avanti a vedere se c’e’ di meglio. Sul fondo, togliendo qualche pietra si puo’ proseguire. La prova del sasso sembra promettere bene. Urlo a Daniele la buona notizia e risalgo. Ritorno al masso e lavoro per tirarlo giu’. Come da “legge di Murphy” lui si incastra e non ne vuole sapere di scendere. Ripulendo pazientemente tutti i detriti che gli fanno da spalla, cullandolo facendolo oscillare dolcemente e contemporaneamente incitandolo col pie’ di porco, alla fine riesco a convincerlo e cade con un sonorissimo tonfo. Ora la grotta e’ tutta per noi. Mentre Daniele mi raggiunge portando la fida mazzetta scendo al fondo ed inizio a spostare sassi. Il punto piu’ naturale dove passare e’ ora ostruito dal masso che ho appena fatto cadere. Per fortuna subito di lato riesco a ricavare un passaggio quasi comodo. Daniele si e’ fermato al piccolo ambiente in alto, vuole vedere se vale la pena lavorarci. Mi infilo nel passaggio che ho praticato e scendo di qualche metro scivolando di sedere su un letto di terra. Da sopra sento Daniele, i 2 ambienti sono collegati, mi trovo proprio sopra di lui. Lo avverto di non tirare sassi, lui concorda e scende per seguirmi. Tiro giu’ terra e sassi in bilico mentre scendo. Mmmh, qui stringe non poco. Vediamo da che parte e’ meglio andare. C’e’ un metro di fessura verticale dove dovrei passare a fatica, almeno in discesa. A destra sembra andare ma il passaggio non e’ praticabile. A sinistra sembra un poco meglio. Daniele mi ha raggiunto. Commentiamo la situazione poi mi ficco nella fessura per sperimentare se effettivamente ci passo. E’ stretta, probabilmente con l’attrezzatura mi sarei bloccato. Prevedo che risalire questo tratto non sara’ una passeggiata. Rivedo i possibili passaggi da piu’ vicino ma anche questo ulteriore esame conferma le impressioni precedenti. Daniele mi passa la mazzetta e provo a forzare a sinistra. Tenendomi un po’ alto rispetto alla base della fessura riesco a passare col petto, dopo e’ una passeggiata. Sono in un piccolo ambiente. Potrebbe esserci piu’ di una prosecuzione ma decido di seguire la piu’ evidente. Naturalmente il passaggio e’ semi-ostruito da un masso di dimensioni generose. Con molta fatica e sbuffando come un mantice riesco a spostarlo di lato. Ora il passaggio e’ praticabile. Dico a Daniele di raggiungermi, mi infilo nella prosecuzione appena aperta. Insieme stabilizziamo ulteriormente il masso e poi proseguiamo strisciando nell’angusto ambiente. Avanti sembra chiudere, ma la frattura scende ancora. Puliamo ancora da qualche sasso errante, io mi infilo un poco piu’ avanti, Daniele si infila nel passaggio piu’ evidente ma arriviamo nello stesso punto. Scendo ancora un po’. Mi trovo davanti un bel piano inclinato liscio liscio di circa 3 metri per 3. Anche il soffitto e’ liscio, insieme sembrano una gigantesca trafila per speleologi. Scendo in basso seguendo il bordo del piano inclinato. Probabilmente c’e’ una prosecuzione ma e’ da scavare, meglio vedere se c’e’ qualcosa di piu’ comodo. Dico a Daniele di passare oltre e andare a vedere. In effetti dal lato opposto sembra esserci un passaggio piu’ comodo. La prova del sasso e’ confortante, rotola per diversi secondi, di aria ce n’e’ sempre. La situazione spingerebbe a continuare, pero’ prima di avventurarci facciamo assieme il punto. Abbiamo qualche ora di scavo sulle spalle, siamo scesi senza acqua e stiamo sudando a litri, la risalita promette di essere impegnativa, fuori ci sono Nello, Maria e Gianni che staranno iniziando a preoccuparsi. Forse e’ meglio sospendere e tornare indietro. Prendo la strada del ritorno. Non sarebbe male mettere qualche segno sulla roccia per distinguere il passaggio, rimpiango la carburo con i suoi maleodoranti segnacci neri di nerofumo. Arrivo alla fessura da passare orizzontali alti, anche al ritorno sbuffo un po’ per alzarmi abbastanza e far passare il petto ma poi e’ semplice. Subito dopo ecco il punto temuto, la strettoia in salita. E’ resa ancora piu’ simpatica dal fatto che alla base spancia un po’ e non ci sono appoggi per i piedi. Ci ripromettiamo con Daniele di portare qui una scaletta per le prossime volte. Dopo un adeguato numero di sbuffi e sospiri riesco a passare, salgo ancora un po’ per non tirare troppa roba a Daniele e quindi gli do’ il via libera. A giudicare dai rumori anche lui trova i 2 passaggi molto agevoli e divertenti. Siamo di nuovo fianco a fianco. Ancora un paio di metri di risalita e siamo nella frattura iniziale. Sento Gianni chiamarci a gran voce, mi affretto a rispondere che ci siamo e che e’ tutto a posto. Ancora un’ultima arrampicata e sono fuori. Ha piovuto mentre eravamo in esplorazione, trovo tutti i nostri amici piu’ o meno intabarrati in poncho o altri ripari. Li vedo sollevati, a noi e’ sembrato un attimo ma in effetti saremo stati via piu’ di un’ora. Intravedo con gioia la bottiglia dell’acqua e la assalgo con entusiasmo mentre anche Daniele ci raggiunge. Aggiorniamo i nostri amici su quanto scoperto. Ancora eccitati dalla scoperta parliamo di almeno 30 metri di profondita’ esplorati ed altri 10 da scendere. Ora a mente fredda credo che in effetti ne avremo sceso poco piu’ di 20, ma la mia speranza e’ riposta nei 10 metri ancora da scendere! Commentando e raccontando iniziamo a ricomporre gli zaini. Maria e Gianni, probabilmente sono un po’ infreddoliti, decidono di precederci alle macchine, hanno parcheggiato distante da noi e devono fare un bel pezzo a piedi. Nello e Daniele decidono che si fermeranno nei pressi per mangiare. Io rimango d’accordo con Maria e Gianni che andremo a S. Oreste a mangiare qualcosa assieme. Alla macchina trovo la pazientissima Luna ad attendermi. La sloggio dalla macchina per cambiarmi, risistemo tutto e sono pronto. Saluto Nello ringraziandolo per tutto e saluto Daniele prendendo accordi per sentirci telefonicamente la sera. Raggiungo Maria e Gianni. Sono in macchina parcheggiati a lato strada. Concertiamo per il pranzo. Gianni propone la pizza al taglio a S. Oreste. Io rilancio proponendo Alessandro al Campanile. Sembrano propensi. Certo sono quasi le 3 del pomeriggio e’ un po’ tardi per presentarsi da lui. Comunque tentar non nuoce, provo a telefonargli. Mi risponde lui e lo metto a parte della nostra scandalosa intenzione di farci sfamare da lui. Sentiamo che tiene consiglio e poi decreta che un antipasto ed un primo lo puo’ ancora organizzare. Accettiamo subito, mettiamo in moto le macchine e partiamo per raggiungerlo. Solo un piccolo intoppo, la strada bagnata e’ diventata un poco scivolosa, affronta una salita troppo piano e mi fermo a meta’ costringendo Maria ad una perigliosa retromarcia. Ritento prendendo un po’ di rincorsa e passo senza altri problemi. Dalla strada asfaltata in poi quasi voliamo, parcheggiamo nello spiazzo sotto al paese, quello dove tengono mercato la domenica. Come al solito da Alessandro e’ un bel mangiare, l’antipasto e’ vario ed abbondante, i primi da 1 diventano 3 e noi facciamo onore a tutto. Arriva anche a proporci il secondo ma saggiamente rinunciamo. Durante l’allegro pasto, commentando la nuova esplorazione definiamo il nome della grotta abbozzato con Daniele. Consultiamo addirittura il dizionario Santorestese! Alla fine decidiamo che si chiamera’ “Spacca Bida”. Il pasto e’ anche condito di racconti di esplorazioni passate, di prossime attivita’ in programma ed altre chiacchiere. Arriviamo cosi’ allegramente al dolce, finiamo con un caffe’ e poi possiamo dirci soddisfatti. Salutiamo tutti ringraziandoli per la gentilezza e per averci salvato dall’inedia e poi andiamo. Gianni propone una passeggiata per il paese, perche’ no… Ci porta su per vicoli fino alla chiesa
e poi ancora piu’ su fino ad una piazza dove mi indica una anonima porticina di metallo.Questo e’ il “Mortale”, mi dice. Conosco cosi’ il punto della grotta con un pozzo da 85 e tanta aria che si apre proprio dentro la cantina celata da quella porta. Dopo questa presentazione giriamo per la piazza cercando una fessura con aria che Gianni si ricordava essere nei paraggi ma non la troviamo. Pian pianino riscendiamo verso il parcheggio. Il tempo per altre 2 chiacchiere, un paio di foto al panorama
e ci salutiamo. Cosi’ e’ finita un’altra bella giornata e, come sempre, non mi resta che salutarvi con un “alla prossima!”.