Malaina – uscita del 14/04/2013

Sul Malaina, da Supino a cercare grotte. Gianni, Maria, Netta, Luisa, Laura, Maurizio, Cristian, Fabio, Valentina e Luna.

002FioreAppuntamento all’oramai solito “bar fico” sull’Anagnina vicino a Ikea. Questa volta ho con me Luna, la mia cagnolina. Penso proprio che oggi si divertira’ un mondo! L’appuntamento e’ per le 8.00, arrivo alle 7.30 e inizio a trafficare nella baraonda che ho in macchina per ritrovare l’attrezzatura e fare spazio per eventuali passeggeri. Alle 7.45 arriva Netta abbandono al suo destino il caos del mio portabagagli e andiamo a fare la prima colazione. Di li’ a poco arrivano gli altri e facciamo anche la seconda! Dopo aver disbrigato queste doverose incombenze ci dividiamo in 3 macchine, io avro’ come ospiti Netta e Laura. Partiamo. Nella mia beata ignoranza pensavo saremmo andati a Carpineto, la nostra meta e’ invece Supino! Imbocchiamo la Roma-Napoli per uscirne a Ferentino (il telepass mi fa cilecca per la prima volta nella sua onorata e pluriennale carriera!) e poi proseguiamo per Supino. Non passiamo dentro Supino ma per una stradina laterale che ci porta direttamente sulla strada che si inerpica fino al fontanile dove si parcheggia. Strada facendo ci fermiamo ad un bar dove alcuni di noi, me compreso, comprano dei panini per il pranzo. Arrivati al piazzale ci prepariamo godendoci il sole. Affronto nuovamente il caos del mio portabagagli! Sono l’ultimo devo sbrigarmi! Spero di aver preso tutto. Zaino sulle spalle, Luna al fianco, andiamo!

001InizioSalita 005AlValico 007VersoIlFato 009IoConLuna 011GrottaMoteFato 012PrimoBuco 013VersoLaSella 015VistaDellaSella 017VistaDellaValle 019SecondoBuco 021LavoriAlSecondoBuco 023RitornoAllaSella01 025RitornoAllaSellaGianniCristian 027RitornoAllaSellaValentina 029DiscesaAlParcheggio 031VistaDelParcheggio 033AlParcheggio
La destinazione finale e’ sulla sella alla nostra sinistra quindi ci dirigiamo con convinzione verso destra! Mi spiegano che cosi’ si prende un sentiero che sale gradatamente senza particolari pettate. Io fino ad oggi ero sempre salito dritto per dritto, come diceva nonno, “chi non ha testa abbia gambe”!!! Saliamo in diagonale fino a dove si “scavalla”. Luna, pazza dalla gioia corre avanti ed indietro incurante del nostro faticoso arrancare! Arrivati al valico proseguiamo su un falsopiano in salita tenendo l’erta alla nostra sinistra, facciamo in pratica un’ampia curva a sinistra tenendoci alla quota raggiunta. Sbuchiamo in una valletta che percorriamo tutta fino a risbucare sul fianco della montagna avendo, questa volta, l’erta sulla nostra destra. La nostra meta, la sella, e’ davanti a noi, poco piu’ in alto. Cammina cammina arriviamo alla grotta di Monte Fato (“il fato” per gli amici!). Una breve sosta per ammirarla, giriamo li’  intorno a cercare eventuali buchi malandrini che si fossero rivelati solo ora, un goccetto d’acqua per Luna e un po’ per me e poi ripartiamo. Giriamo a sinistra e proseguiamo in quota. Vado avanti con Cristian, e naturalmente Luna, rispetto al gruppo ma dopo un po’ veniamo richiamati indietro. Hanno trovato un buco promettente. Quando raggiungiamo il gruppo sento Gianni che commenta: “Ma guarda tu, sono passato di qui mille volte senza vederlo!”. Penso la stessa cosa, ci sono appena passato vicino senza vederlo, e dire che lo cercavo! E’ una fessuretta larga circa una trentina di centimetri per ottanta. Un bucaccio infimo, per dirla tutta! Tirandoci dentro sassi rileviamo che e’ profonda un paio di metri con un deludente pavimento di fango sul fondo. Aria? Personalmente non ne sento ma gli altri giurano e spergiurano che ce n’e’. Sul fondo si intravede che la frattura prosegue, stretta stretta, perpendicolamente al buco di ingresso. Decidiamo di dedicare un po’ di tempo ad investigare su questa impresa disperata. Mentre alcuni di noi si dedicano al bucaccio il resto della banda riprende il cammino e si avvia verso la sella, meta vera della nostra gita. Rimaniamo, Maria, Valentina, Luisa, Cristian ed io. Ci diamo da fare con entusiasmo, Luisa tenta il passaggio ma e’ impacciata dalla attrezzatura e desiste. Ci lavoriamo ancora un po’ poi ci provo io, ma senza attrezzatura, frego solo il casco a Luisa. Il tentativo e’ doloroso perche’ sento uno spuntone aguzzo rigarmi simpaticamente tutta la schiena pero’ riesco a passare. Sono sul pavimento di fango, per una persona c’e’ spazio a sufficienza per girarsi, quasi comodamente. La frattura perpendicolare e’ stretta come sembrava, anche da li’ aria non ne sento. Esco, lo spuntone non si esime dal deliziarmi ulteriormente la schiena, e riferisco agli altri. Decidiamo di sospendere i lavori e raggiungere gli altri. Ricomponiamo gli zaini e via, verso la sella. Cristian, Luna ed io, i soliti indisciplinati, andiamo un po’ avanti, gli altri ci seguono con calma. Arrivati alla agognata sella dei nostri nemmeno l’ombra. Mi dirigo a destra senza una particolare ragione e dopo un centinaio di metri inizio a chiamare. Mi risponde Gianni. E’ troppo lontano per individuare con precisione la direzione ma almeno ho accertato che non e’ alle mie spalle! Dopo altri urli e qualche centinaia di metri trovo alfine Gianni. Non e’ fermo alla grotta in esplorazione ma sta girovagando nei dintorni della stessa sperando in nuove scoperte. Lo raggiungo e mi indirizza verso il resto della banda. Ancora non li vedo pero’ mi dirigo per la direzione indicata. Nel frattempo ricomincio le urlate, questa volta per indicare a mia volta la strada a Cristian. Eccoli finalmente! Sono a mezza costa di una valletta alberata. Dall’altro lato si vedono ancora delle chiazze di neve. I nostri si stanno dando da fare con buona lena. Fabio e’ nella grotta in fondo al pozzetto, a scavare sassi. Li deposita poi nello zaino che, ad un suo cenno, Netta e Maurizio recuperano issandolo con una corda all’uopo predisposta (con tanto di carrucola a supporto!). Mentre loro lavorano il mio stomaco mi avverte che e’ ora di pranzo (in verita’ sono le 2 del pomeriggio!) e quindi affronto con buona lena la pubblica distruzione di un mastodontico panino con prosciutto e formaggio (in verita’ sono solo le fette di pane, alte 4 dita l’una ad essere grandiose, il companatico in confronto e’ scarsino! Cerco di appioppare a Luna un pezzo di pane ma lei, dopo una annusata dubbiosa ed una timida masticata, me lo lascia li’ tornando ai suoi giri di perlustrazione. Dopo una mezz’ora Fabio esce, infangato come non mai, per termine delle energie. C’e’ da dargli il cambio. Nessuno si offre! Personalmente il bucaccio mi sembra poco allettante e non mi propongo. Alla fine Netta decide di sacrificarsi e si prepara. L’imbrago e’ un po’ riluttante a lasciarsi chiudere ma, grazie anche alla collaborazione ed il supporto di tutti noi, alla fine cede e Netta puo’ partire. Ella si inabissa nel bucaccio portando con se lo zaino. Mentre e’ all’opra intenta sistemo un’altra carrucola prevedendo chissa’ quanti ponderosi recuperi. Recuperiamo il primo zaino, ma e’ quasi vuoto. Lo zaino e’ presto seguito da Netta che ha deciso per una ritirata strategica. Mentre esce si appoggia ad una roccia che sembra essere instabile. Le si muove sotto la mano mentre prova ad utilizzarla come appoggio. Esce senza stare li’ a stuzzicarla, e’ noto che le rocce instabili sono facilmente irritabili, e questa e’ pure grossa! Quando e’ fuori recuperiamo le corde districando l’intrico che si e’ formato tra Netta, la corda di risalita e la corda di recupero sacco. Una volta libera ci racconta che il fondo e’ sostanzialmente un tappo di terra che suona vuoto se ci si batte sopra coi piedi. Il brutto e’ che non ci sono sassi da raccogliere con le mani ma solo terriccio. Se si vuole tornare lo si deve fare con attrezzi adeguati, pale, secchi e robe simili. Mentre Netta racconta continuo a guardarmi il pietrone, quando finisce di raccontare la esorto a dargli una botta per staccarlo definitivamente. Appena lo tocca con il piede di porco lui si stacca dalla parete dove era e si inclina incastrandosi alla parete opposta della frattura. E’ un blocco di roccia di circa mezzo metro cubo! Un attimo di silenzio. Credo che in quel momento abbiamo tutti lo stesso pensiero: “pensa a rimanerci schiacciato sotto”. Lo guardiamo con i peli della schiena rizzati! Un muto ringraziamento alla santa protettrice degli speleologi e poi passiamo ad altro. Decidiamo di radunare tutte le nostre carabattole e tornare al bucaccio trovato oggi. Alla sella Gianni e Cristian ci abbandonano per fare un ampio giro alla ricerca di altri buchi. Ci ritroveremo al parcheggio. Una volta tornati al buco iniziamo a lavorare per rendere praticabile la frattura ma questa si rivela piu’ tenace di noi. Quando desistiamo oramai e’ pomeriggio inoltrato, abbiamo speso un bel po’ di energie e ci manca ancora una bella passeggiata per tornare alle macchine. Senza fretta rifacciamo nuovamente su gli zaini e partiamo. Mi fermo quasi subito per indossare una giacca leggera. Ha rinfrescato. La discesa e’ notevolmente piu’ veloce e abbiamo anche fiato abbastanza per chiacchierare commentando la giornata. In breve siamo alle macchine dove gia’ ci attendono gli altri. Un rapido consulto mentre ci cambiamo. Siamo tutti interessati a finire la giornata davanti ad un bel piatto di pasta!
Gianni conosce un ristorante nei dintorni. Appena pronti ricomponiamo gli equipaggi e poi via! Non sto a descrivervi la crapula serale ma posso assicurarvi che e’ stata un degno coronamento di una bella giornata!

Informazioni su fato63

Pratico la speleologia da qualche anno ormai. Mi sono finalmente deciso a tenere un diario delle uscite. Approfitto del blog per renderlo consultabile e commentabile.
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Una risposta a Malaina – uscita del 14/04/2013

  1. Roberto - BOBBO ha detto:

    “Gianni conosce un ristorante nei dintorni”

    Chissà perché questa frase non mi stupisce! Dovrebbe scriverci un libro con tutti i ristoranti che conosce!!!

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