Con Corrado, Gabriele e per troppo poco tempo il nostro inossidabile Tarcisio per una ricognizione nei dintorni di Guarcino, a rivedere buchi vecchi e nuovi.
La mattina Gabriele passa a prendermi, mi aspettavo che con lui ci fosse Elisa ma trovo nessuno, un impegno imprevisto l’ha costretta a rinunciare. Peccato.
Carico in macchina le mie cose e andiamo a prendere Corrado a Lunghezza. Dopo averlo recuperato ci impicciamo un poco con il rientro in autostrada. Impariamo a nostre spese che l’uscita autostradale di Lunghezza non e’ come quelle solite, il casello da cui esci venendo da Roma fatto al contrario ti riporta solo verso Roma, per andare verso fuori l’uscita e’ da un’altra parte. Bizzarrie da progettisti di autostrade! Comunque, essendo noi ignari, dopo aver completato la nostra squadra odierna con Corrado ripassiamo il casello da cui eravamo venuti convinti che subito dopo ci fosse il consueto bivio che ti permette di scegliere la direzione verso Roma e quella verso fuori. Non e’ cosi’! Ci ritroviamo quindi costretti a tornare indietro, arrivare a Ponte di Nona, uscire, fare inversione di marcia e riprendere l’autostrada nel verso giusto. Si impara sempre qualcosa di nuovo.
A Guarcino ci fermiamo al solito bar, quello piu’ in alto, dove ci attende Tarcisio. Con la sua fida mountain bike ha gia’ fatto una sgambata di alcuni chilometri e ora lo troviamo mentre si concede qualche minuto di riposo. Facciamo colazione con lui chiacchierando di cose speleo poi continuiamo fuori a definire cosa faremo nella giornata odierna. Gli spieghiamo il nostro programma di massima che consiste nell’andare a rivedere una dozzina abbondante di grotticelle nella valle che parte da una curva dentro Guarcino, quella dove parte la strada per la sorgente Filette. Visto che una immagine spiega piu’ di mille parole, ecco la traccia del nostro giro. I puntini naturalmente sono le grotte che andremo a cercare. L’unico puntino verde indica una grotta di cui abbiamo il punto GPS, quelli rossi anche se precisi sono punti presi chissa’ come e chissa’ quando, da aggiornare. Da quel che mostra la mappa in questa zona il lavoro da fare non manca.

Nemmeno a dirlo Tarcisio le conosce tutte e si offre di accompagnarci, ma solo per un tratto, all’una ha un altro impegno e dovra’ lasciarci.

Partiamo. Tarcisio inforca la sua bici e noi lo seguiamo in macchina. Per prima cosa andiamo a visitare una grotta facile da trovare e con il nome auto-esplicativo di “Grotta sopra la strada per Fonte Filette”. E’ un ampio sgrottamento, abbastanza fondo da essere catastabile ma senza evidenti prosecuzioni.

Dopo di lei guardiamo alcuni buchi non catastati subito vicini poi proviamo a scendere alla ex-cartiera per una vecchia strada abbandonata che parte proprio davanti alla grotta. Dobbiamo desistere quando la strada si interrompe davanti a un muro di rovi. Tarcisio allora ci guida alla strada piu’ in basso, arriviamo alla cartiera ma il muro di rovi impenetrabile e’ sempre tra noi e le grotte, possiamo far altro che prenderne atto e proseguire. Anche le grotte sepolte dietro un muro di rovi hanno un nome fantasioso, sono le “grotte I e II sotto la strada per Filette”.
Vorremo raggiungere anche “Grotta la cavallara” che sulla mappa sembra poco distante. Tarcisio ce lo sconsiglia, anzi ci sconsiglia di cercare oggi le grotte sulla parte destra della mappa perche’ sono sul lato opposto della valle dove passa il sentiero e servira’ un’uscita dedicata solo per loro. Naturalmente gli diamo ascolto, con un sospiro cancello dalla nostra lista anche le 3 grotte vicino a “Fonte Filette” e proseguiamo sulla strada per la grotta successiva.
Dopo la ricerca poco soddisfacente vicino alla cartiera riprendiamo la macchina, Tarcisio sempre con la bici e andiamo sulla strada di San Luca. Ci fermiamo ad uno spiazzo subito dopo un ripida salita. Tarcisio ci mostra un paio di buchi non a catasto che promettono bene.

Purtroppo il tempo e’ tiranno come sempre e presto arriva il tempo di salutare il nostro amico. Ci lasciamo con la promessa di rivederci per una grotta da fare assieme. Grazie Tarcisio.

Noi riprendiamo l’auto e andiamo verso la “Casa di preghiera San Luca” dove parcheggiamo e proseguiamo a piedi per le grotte che abbiamo in lista.

Il posto e’ molto carino. Da alcune risorgenze, non saprei dire se naturali, hanno ricavato dei bei laghetti, le decorazioni di neve fresca completano bene l’ambiente.

La nostra mira ora e’ quella di ritrovare la “Grotta di San Luca”. In verita’ e’ l’unica nei dintorni di cui abbiamo il punto GPS, ma e’ anche una delle piu’ lunghe, quindi la cerchiamo ugualmente. Senza disturbare la casa di preghiere ci avviamo seguendo le indicazioni del GPS di Gabriele.

A pochi metri da quello che potrebbe essere l’ingresso della grotta troviamo un cancello chiuso. Per fare i bravi, dopo esserci consultati, decidiamo di tornare alla casa di preghiera e suonare per chiedere permesso di cercare la grotta.

Presa la decisione andiamo. Dopo un paio di minuti ci aprono e noi spieghiamo cosa cerchiamo e chiediamo permesso di farlo. Non ci danno le chiavi del cancello ma il permesso si. Ringraziamo, salutiamo e riprendiamo la ricerca.

Sempre con la guida del GPS di Gabriele torniamo al cancello. La grotta e’ tra noi e il fondo della valle dove scorre una buona quantita’ d’acqua. Corrado ed io scendiamo per un sentiero accennato che scende tortuosamente giu’. Gabriele ci guida da sopra.

Non e’ semplice trovare la grotta, anche avendo il punto. Il sentiero si biforca e lo facciamo anche noi, cioe’, Corrado va verso il basso, io verso l’alto.

Con qualche difficolta’ mi inerpico fino a quello che avevamo supposto essere l’ingresso, quello che si intravedeva dopo il cancello. Nulla da fare, se era un ingresso e’ stato tappato.

Dopo la fatica fatta per salire non ho voglia di tornare giu’ per poi risalire di nuovo. Con un minimo di fatica salgo ancora e arrivo sul sentiero che corre a ridosso della parete. Gabriele sembra sparito chissa’ dove ma con un paio di urli ci ritroviamo e ci appostiamo sul sentiero a sbirciare cosa combina Corrado.

Il nostro esploratore intanto ha trovato la grotta. Ci invita a scendere per vederla ma decliniamo gentilmente l’invito. Gli urliamo di prendere foto e punto e di risalire.

Una volta ricongiunti decidiamo di proseguire nella ricerca delle altre grotte. Dobbiamo solo cercare una strada per proseguire. Dopo aver consultato i GPS saliamo per uno dei percorsi della casa di preghiera fino a raggiungere una stradina che decidiamo di seguire.

Il nostro percorso e’ costellato di soste perche’ pieno di buchi che a prima vista sembrano interessanti.

Arriviamo a una centrale dell’Enel, c’e’ il cancello ma di lato si passa facilmente. Dovendo proseguire e non essendoci alternative possibili in vista, decidiamo di entrare.

Il posto e’ bello anche se non molto frequentato. Passiamo velocemente ma sempre controllando la presenza di possibili buchi interessanti. Affrontiamo una ripida salita fino ad un nuovo cancello, stavolta aperto…si vede che la faticosa salita e’ stata valutata essere gia’ un valido deterrente.

Ora siamo su un nuovo sentiero, quasi pianeggiante. Alla destra c’e’ una ripida scalinata che, a detta di un cartello in legno, dovrebbe portare in un posto dal nome invitante, “Al mondo perduto”.

Per ora rimandiamo la piacevole salitella per andare a cercare la, “Grotta Simone Smorfa”. La troviamo giusto sul sentiero. Prendiamo il punto, facciamo le foto poi entro a dare uno sguardo. Non e’ grande ma visto che non abbiamo il rilievo cerco la piccola bussola che ho in tasca e mi ingegno per farne una bozza. Tanto per la cronaca la grotta ha un ingresso stretto ma subito dopo allarga diventando un ambiente quasi comodo, piu’ di un metro direi. La grotta avanza in direzione Nord-Ovest per un paio di metri e poi gira verso Ovest dove prosegue per circa 4 metri. Termina formando un piccolo ambiente dal soffitto alto una 60ina di centimetri. Dove c’e’ la curva girandomi in direzione opposta al fondo noto che c’e’ un altro ingresso ma ancora piu’ piccolo di quello che ho scelto per entrare. In pratica la pianta della grotta e’ una grossolana “Y”. La grotta inoltre e’ attualmente utilizzata come tana da qualche animale, lo testimoniano le numerose cacchette fresche che scanso con l’aiuto di un sasso.

Terminato il nostro lavoro torniamo indietro per affrontare la scalinata, sembra essere il modo piu’ semplice per andare verso le altre grotte. Il nostro obiettivo ora e’ la “Grotta di Sant’Agnello”…e nel contempo magari scoprire cosa e’ il “Mondo Perduto”.

Saliamo, ognuno col proprio passo.

Dopo non pochi scalini arriviamo infine al “Mondo Perduto”. Dobbiamo fare una deviazione per vedere cosa sia, anche perche’ l’infallibile GPS di Gabriele dice che la grotta che cerchiamo e’ nei dintorni.

Avvicinandoci sveliamo il mistero, una palestra di arrampicata!

Chi l’ha attrezzata ha aggiunto un tocco artistico, ogni via e’ indicata da un sasso decorato. Me li guardo tutti, sono molto belli.



Mentre io sono vicino alla parete a guardare meglio un anfratto, Gabriele prosegue oltre, dice che la grotta e’ piu’ avanti.

Lo seguo. Dopo qualche metro Gabriele decide che la grotta non e’ raggiungibile da qua. Non sono d’accordo e quindi vado ad infilarmi in un intrico di spini e rami fino a che il mio GPS mi dice che la grotta e’ proprio davanti a me e io davanti ho solo la parete alta almeno 20 metri!

Smoccolando perche’ mi scoccia dover dare ragione a Gabriele, torno indietro con le pive nel sacco e subisco le battute di scherno dei miei amici. Una pausa comunque ci voleva, tutti insieme andiamo a riprendere le scale. Sospendiamo le ricerche della “Grotta di Sant’Agnello”. Col senno di poi e uno sguardo piu’ attento alla cartina, quando sono a casa scopro che la grotta ha l’ingresso nei pressi dell’Eremo di Sant’Agnello, per trovarla bastava arrivare all’eremo!

In cima alle scale troviamo un piccolo bacino che raccoglie l’acqua che gli arriva da piu’ su. Un cartello ci avvisa che la zona e’ stata derattizzata. Il cadaverino di un topo di discrete dimensioni giace infatti in fondo al bacino. Speriamo che quest’acqua non finisca in qualche acquedotto.

Il super-cellulare di Gabriele e’ sempre attivo in qualsiasi momento e situazione quindi facciamo sosta in attesa che termini la telefonata.

Il passaggio c’e’ quindi andiamo avanti. La prossima grotta e’ molto piu’ avanti e si chiama “Grotta di Barsanofio”. Il sentiero e’ comodo e quasi in piano.

Tra una sosta e una piccola deviazione per vedere dei buchi che si rivelano poco interessanti arriviamo ad una casupola da cui fuoriesce un torrentello d’acqua. Il sentiero e’ addirittura segnato e continua in avanti.

Riprende la salita. Oramai siamo a pochi metri dalla grotta.

Eccola! Nella foto avrei dovuto esserci io ma proprio sul piu’ bello il super-cellulare di Gabriele cede le armi e si spegne, quindi ci scambiamo di posto e la foto la faccio io.

Corrado intanto e’ andato a guardare l’ennesima risorgenza. Ci raduniamo per decidere il da farsi. Avanti a noi ci sono segnate 6 grotte da rivedere di cui 3 abbastanza vicine al sentiero. Ci fanno gola, pero’ il tempo che abbiamo a disposizione sta per scadere, sono quasi le 3 del pomeriggio e a breve iniziera’ a fare buio. Conviene tornare indietro.

A valle l’acqua scorre con fragore. Dall’altro lato della montagna alcuni buchi ci invitano ad andare a trovarli ma sara’ per la prossima volta. Facciamo ancora una sosta per mangiare un boccone e gustare il caffe’ caldo portato da Corrado, poi ripartiamo.

Arrivati alle scale iniziamo a scenderle con attenzione, in discesa sono temibili come ardue in salita.

Distanzio un poco i miei amici quindi mi fermo per far loro una foto.

Dopo innumerevoli scalini inizio con piacere a vederne la fine.

A una decina di scalini dalla base della scalinata metto un piede in fallo e scivolo giu’ rischiando di fare tutto il resto della scala col sedere. Mi rialzo sacramentando il giusto. Un sommario controllo mi conferma che l’unico a rimanere ammaccato e’ il mio amor proprio. Mi fermo ad attendere i miei amici.

Per tornare indietro decidiamo di non fare la strada dell’andata ma di seguire il sentiero in maniera da imparare la strada per tornare la prossima volta senza passare per il convento e la centrale.

La nostra scelta si rivela corretta, scendiamo giu’ velocemente senza rinunciare a piccole deviazioni per buchi inconcludenti. La temperatura inizia a scendere sensibilmente.

Incontriamo anche anche dei pannelli molto molto esplicativi!

Incontriamo ancora una palina che indica il mondo perduto nominandola “falesia drytooling”. Interrogo i miei amici sul significato di queste parole ma anche loro confessano ignoranza.

Troviamo anche una bella fontana, proprio un bel sentiero con tutte le comodita’!

Alla nostra sinistra, una cinquantina di metri piu’ in basso, si intravede lo spiazzo dove abbiamo lasciato la macchina. Vorrei tagliare la strada scendendo giu’ per il bosco ma i miei amici sono di avviso contrario. Un poco deluso mi adeguo e proseguo con loro per il sentiero. Al bivio il cartello ci indica che dobbiamo tornare indietro sulla strada in piano per arrivare alla macchina.

All’incrocio troviamo anche un pannello con la cartina del posto. Ci fermiamo per riconoscere sulla cartina i posti dove siamo stati oggi.

Questo e’ il dettaglio della cartina, in pratica quello che abbiamo seguito oggi e’ il “Sentiero Frassati”. Gia’ con la fantasia disegniamo il tracciato della prossima passeggiata: partenza dall’osservatorio, seguendo la strada fino alla grotta del Vermicano e quindi piu’ avanti fino ad incontrare il “Sentiero Frassati” che utilizzeremo per tornare nei pressi dell’osservatorio. Dove il sentiero curva verso l’eremo dovremo deviare facendo un poco di fuoristrada, buono per la ricerca grotte.

Dopo aver fantasticato sulla cartina torniamo alla macchina dove ci attendono i vestiti asciutti che personalmente indosso con piacere. Quando terminiamo i preparativi noto che intanto la sera inizia a scendere e la temperatura anche. Ci rifugiamo in macchina e partiamo. Una breve sosta da “Erzinio” per comprare delizie locali serve a terminare degnamente la giornata. Alla prossima.