Ricognizione Fondi di Jenne

Con Alessia, Corrado e Luca a fare il giro delle grotte di Fondi di Jenne.

Appena decisa questa ricognizione di molte delle grotte conosciute a Fondi di Jenne, cerco di fare bella figura con i miei amici e preparo addirittura una mappa con le grotte e il tragitto che faremo per visitarle. Questo e’ il risultato

Naturalmente me ne porto anche una versione su carta dove riporto sommariamente a mano, cioe’ con molte imprecisioni, il giro che abbiamo fatto.

Ma ora cominciamo dal comincio! La mattina Alessia mi raggiunge a casa e insieme ci avviamo per raggiungere gli altri al bar vicino al casello di Vicovaro-Mandela. Arriviamo con qualche minuto di ritardo e al bar troviamo Corrado che gia’ borbotta. Aspettiamo l’arrivo di Luca poi partiamo alla volta di Fondi di Jenne. Ho portato da casa il materiale necessario quindi per stavolta possiamo evitare il passaggio al magazzino.

A Fondi di Jenne parcheggiamo al solito posto nonostante le proteste di Corrado che preferirebbe lo spiazzo piu’ avanti. Io sono affezionato a questo posto e poi il percorso che ho disegnato parte da qui, sono irremovibile. Iniziamo a prepararci godendoci il sole di questa bella giornata.

Luna aspetta paziente osservando con curiosita’ i nostri preparativi. Ci distribuiamo i pesi, Ad Alessia mollo la corda, a Luca, che deve allenarsi a portare i pesi, cedo ben volentieri il trapano. Per me tengo della ferraglia e poco altro.

Si parte per tour delle grotte di Fondi di Jenne! La prima tappa obbligata e’ Bucio Nero’, il nostro cantiere infinito, ma prima di arrivarci faccio fare ai miei amici delle ampie deviazioni per mostrare loro tutte le interessanti doline e i recenti sprofondamenti che ci sono tra le macchine e la grotta. Davanti alla grotta il mio paziente gruppo di valenti camminatori deve pazientemente, appunto, subire il mio spiegone sulla storia della esplorazione di questa grotta. Quando finisco di parlare ripartiamo per la grotta successiva.

Sempre zigzagando tra doline e buchi vari arriviamo a Dolina Rea. Anche qua facciamo sosta e mi dilungo assai nel raccontare la grotta e la sua esplorazione.

Si riparte. Ora dobbiamo andare a visitare la III Fossa di Jenne. Nemmeno io la conosco quindi avro’ poco da dire su di lei. Il percorso e’ sempre a zig-zag tra le doline che incontriamo fino al limitare della piana. Inizia la salita e i miei amici possono godere di un poco di silenzio, rotto solo dal mio ansimare. A fine salita, siamo sulla cresta dove passa uno dei sentieri segnati, ci fermiamo a riprendere fiato. O meglio, io riprendo fiato perche’ gli altri non hanno nemmeno il respiro affrettato dopo la salita appena affrontata. Me li guardo con invidia mentre recupero una respirazione quasi normale.

Ora dobbiamo affrontare la discesa fino alla grotta. A meta’ strada mi ricordo che voglio riprendere il punto del buco trovato lo scorso anno, lo dico ai miei amici che senza alcuna protesta fanno con me la consistente deviazione per cercarla. Dico loro: “il buco che cerchiamo e’ vicino a un albero caduto. Il tronco e’ abbastanza grande (30cm di diametro) ed e’ disposto lungo la linea di pendenza”. A dirlo e’ semplice ma davanti a noi c’e’ una miriade di tronchi con molte delle caratteristiche richieste! Vado avanti con caparbieta’ tralasciando i vari alberi che mi suggeriscono i miei amici. Arriviamo in un punto in cui il panorama intorno mi sembra familiare. Guardo attentamente e trovo l’albero che cerco. Chiamo a raduno i miei amici per presentare loro la forse-grotta.

Vista cosi’ non fa molta impressione ma ho fiducia in lei e intanto accendo il GPS per riprendere il punto che poi nomino “Bucio Bibbo”.

Dopo questa deviazione riprendiamo il cammino verso la III Fossa di Jenne. Cammina cammina arriviamo a destinazione. Da quel che dice il rilievo la grotta ha un pozzetto iniziale, poi uno scivolo di alcuni metri e una bella e ampia sala. Bisogna scendere a controllare perche’ tempo fa ci e’ arrivata notizia che l’ingresso e’ stato ostruito da una frana ma, ha detto Gabriele, che ora il passaggio si dovrebbe essere riaperto.

Ci prepariamo velocemente per scendere, sono proprio curioso. Sistemiamo la corda e scendo per primo.

Quando arrivo sotto scendo ad affrontare lo scivolo con la speranza di trovarlo libero. Vana speranza, e’ solidamente tappato.

Mentre faccio le mie verifiche mi raggiunge Alessia. Per prima cosa blocchiamo la discesa di Luca che non sembra necessaria poi le cedo la fotocamera per farmi fare una foto che documenta il crollo. Questa spero di ricordarmi di inviarla al Catasto.

Fatto quel che dovevamo, soddisfatti ma non contenti ritorniamo fuori a a goderci il sole.

Mentre Luca si esercita nell’ammatassare la corda noi ci prepariamo a ripartire.

Con qualche saliscendi nel bosco arriviamo alla successiva grotta in programma, la II Fossa di Jenne. Quasi per magia all’improvviso appare una grossa dolina, anche senza la conferma del GPS sappiamo per istinto che la nostra grotta e’ lei. Ci avviciniamo.

In fondo alla dolina c’e’ l’ingresso della grotta.

Non mettiamo la corda per arrivare all’ingresso. Alessia e Luca scendono a dare uno sguardo e confermano che nemmeno dopo serve. Cedo loro la fotocamera per documentare e scendono. Risalgono con poche informazioni e una foto presa nel punto dove la grotta chiude con tanti sassi sul fondo. Guardando la cartina noto che nel camminare per raggiungere la grotta siamo passati dal comune di Jenne a quello di Vallepietra. Nessuna paura, con la prossima grotta ritorneremo a Jenne e cirimarreo fino a fine giro. Riprendiamo la nostra camminata.

Eccoci di nuovo nel territorio di Jenne e di fronte alla grotta successiva, la I Fossa di Jenne. Sembra promettere bene, inizia con un bel pozzo.

Iniziamo a fare i preparativi per scendere. Non ricordo la lunghezza del pozzo, spero la corda basti. Per prudenza inizio ad armare sugli alberi a bordo pozzo e mi faccio sicura dall’albero grosso a qualche metro utilizzando la cordella con cui di solito assicuro Luna quando serve.

Arrivo ad abbracciare gli alberi a bordo pozzo e butto giu’ la corda. Il pozzo e’ meno fondo di quanto si potesse intuire da fuori. La corda e’ abbondante anche partendo dall’albero grosso. Disfo l’armo fatto, tolgo la cordella e ricomincio tutto daccapo. Nel frattempo Alessia e Luca si preparano a scendere. Sono involontariamente volontari ma vedo che si preparano con piacere. Il primo a scendere e’ Luca cosi’ potra’ fare da cavalier servente ad Alessia assicurandola durante la discesa.

Ed ecco Alessia che scende con un sorriso che rincuora.

Ancora una foto poi la blocco, mi son ricordato che devo passarle la fotocamera per documentare cosa trovano all’interno.

Inizia subito ad operare. Ecco una foto dall’alto di Luca in attesa.

Queste sono le foto del loro giro.

Mentre loro sono impegnati nell’esplorazione della grotta, io rimango ad aspettarli mentre Corrado decide di fare un giro nei dintorni alla ricerca di nuovi buchi. La sua ricerca pare abbia successo! Mentre i nostri esploratori stanno iniziando ad uscire Corrado torna annunciando di aver trovato un buco promettente. Arriva anche Luca e urla la libera. Appena Alessia esce a sua volta smontiamo tutto, sistemiamo le corde e partiamo a vedere il nuovo “bucio”.

Per arrivarci dobbiamo scendere a valle e risalire la collinetta di fronte a quella dove siamo…mai una cosa semplice! Con un sospiro partiamo per visitare la scoperta di Corrado. Si tratta di un buco piccolo, ma promettente. Per prima cosa gli faccio una foto.

Poi rubo il casco a Luca e provo ad illuminare avanti. Si intravede qualcosa.

Anche Luca verifica, ma poco si puo’ fare. Bruciando una foglia umida verifichiamo che questo buco soffia, non violentemente, ma soffia. Prendo il punto memorizzandolo come: “bucio Corrado”.

Riprendiamo il nostro giro. Ora tocca ai “Pasqualitti”, un paio di pozzi abbastanza vicini tra loro. Sembra semplice arrivarci ma ogni volta che ci spostiamo dobbiamo svalicare per passare da una valle alla successiva e non e’ mai una salita da nulla. Strada facendo, con la scusa di fare foto “artistiche” mi fermo a riprendere fiato.

Quando arriviamo al valico Luca sulla nostra sinistra vede una delle 2 grotte che stiamo cercando. Deve essere il “Pozzo ad Est di Pozzo Pasqualitti”, nome che denota una spiccata fantasia da parte di chi l’ha coniato! Fatti i conti delle distanze e delle pendenze decidiamo di andare prima a “Pozzo Pasqualitti” cosi’ poi avremo un percorso in discesa. Arrivati al punto dove e’ segnato l’ingresso…troviamo nulla. Facciamo tutti e 4 un largo giro per vedere se si tratta di un errore delle coordinate ma nulla. Ritorniamo sul punto dove e’ segnato l’ingresso e notiamo che sotto lo strato di foglie ci sono tante pietre “smosse”.

Facciamo pulizia e verifichiamo l’esistenza di un vuoto malamente tappato con uno dei bastoncini che rischia quasi di sparire dentro. Nulla da fare, “Pozzo Pasqualitti” a dirla con Nerone si e’ “rappilato”.

Ci muoviamo compatti verso la grotta successiva, quella col nome fantasioso! A meta’ strada anche Alessia fa la sua scoperta. Un nuovo buco che segniamo come “Bucio Alessia” in suo onore.

Ancora pochi passi e siamo alla grotta.

A vederla non sembra granche’, ma sicuramente e’ messa meglio della precedente.

Ancora una volta e’ Luca che si offre “spintaneamente” per scendere a dare uno sguardo. La discesa da fare non e’ molta ma i sassi della parete sono molto instabili e deve fare attenzione per non crollare giu’ con loro. Alla fine la sua sentenza e’: “Tappa subito” e la nostra grotta finisce cosi’, miseramente.

Anche se il “Pozzo a Est di Pozzo Pasqualitti” ci ha un po’ deluso, e’ arrivata ora di pranzo e decidiamo di fare sosta qua per sgranocchiare qualcosa.

Ci sistemiamo a corona intorno alla grotta e facciamo quel che dobbiamo. In verita’ io faccio altro che scroccare la roba di Alessia perche’ di mio ho portato nulla. Alla fine le rubo solo “coso strano” che lei chiama “surimi” e un pezzetto di parmigiano. La parte finale del pranzo e’ la migliore, Alessia ha portato con se’ il necessario per fare il caffe’, una delizia per chiudere il magro pasto.

Degustato il buon caffe’ preparato da Alessia riponiamo tutto e partiamo per “Pozzo Saverio”, la grotta successiva. La strada da fare non e’ molta e per fortuna in discesa, andiamo veloci. Questa grotta gia’ da lontano si presenta bene.

Ci avviciniamo con cautela, e’ un bel pozzone.

Corrado, per non essere da meno di Gabriele, ha il telefono che funziona e riceve una chiamata. Si ferma a bordo pozzo per rispondere.

Di lato ci sono degli alberi a bordo pozzo, li utilizzo per affacciarmi e dare uno sguardo.

Ancora una volta i prescelti per la discesa sono Alessia e Luca, anche loro si avvicinano al bordo pozzo per vedere cosa dovranno scendere.

Faccio le prove del caso, la corda basta. Grazie ad un paio di cordini armo una via in maniera che la corda non tocchi. Appena pronto Luca inizia la discesa. Alessia lo segue velocemente. Ancora una volta le lascio in consegna la fotocamera per documentare quello che vedranno.

La prima cosa che trovano e’ un manufatto in ferro che li lascia incuriositi. L’ho guardato con attenzione dovrebbe essere la struttura di un ombrello da pastore, uno di quelli enormi con la struttura in ferro e robuste stecche di legno. Lo lasciamo in grotta dove e’ stato abbandonato in chissa’ quali tempi remoti.

Il pozzo d’ingresso visto dalla base.

Il cunicolo terminale.

Quando i nostri esploratori sono fuori ancora una volta smontiamo tutto, Alessia mi impone di disinfettare una piccola ferita all’indice della mano destra che butta allegramente sangue, nemmeno a dirlo nel suo zaino modello EtaBeta c’e’ tutto il necessario per le prime cure.

Dopo aver sistemato la mia ferita riponiamo tutto e ci carichiamo gli zaini in spalla. Facciamo il punto della situazione, sono le 4 del pomeriggio, il sole inizia a calare e la temperatura, finora gradevolissima, inizia a scendere. Decidiamo per un doloroso taglio al percorso originario, salteremo tutte le grotte “Sam” andando direttamente al Pozzo della Creta Rossa. Luca controlla la direzione da prendere e partiamo.

E’ un percorso lunghetto ma semplice, l’ultima parte fino alla strada asfaltata e’ in discesa.

Per arrivare alla strada c’e’ un piccolo dislivello di un metro da superare, lego Luna col guinzaglio e con lei provo a scendere. Sono poco accorto e nel punto piu’ ripido le foglie mi tradiscono privandomi dell’appoggio del piede mentre contemporaneamente Luna mi tira con forza. Conclusione, rovino a terra in maniera indecorosa. Per fortuna il folto letto di foglie a lato strada mi protegge dalle conseguenze fisiche della caduta, rimane solo un altro graffio indelebile sul mio stracciatissimo amor proprio!

Dopo aver sorpreso e preoccupato tutti con la mia caduta poco acrobatica proseguiamo il cammino verso la “Creta Rossa”.

Dei miei amici forse solo Alessia non l’ha gia’ vista. Rientro subito nei panni di cicerone ipogeo e appena arriviamo a ridosso del recinto inizio a parlarne a beneficio di tutti.

Naturalmente andiamo a vedere l’ingresso da vicino e cerco di animare la loro curiosita’ descrivendo cosa vedrebbero se decidessero di scendere la grotta.

Ancora una foto al pozzo iniziale e siamo pronti a continuare il nostro giro, il tempo stringe.

Una foto ad Alessia e Corrado. Stamattina Corrado ha accolto Alessia, che non conosceva, con alcune battute in tema col suo umorismo particolare e sfrenato. Per fortuna Alessia non e’ tipo da farsi scoraggiare facilmente ed ha risposto a tono. Ora pace sembra fatta.

Dopo la foto pacificatrice andiamo velocemente a visitare Piccola Creta.

Alessia non rimane molto impressionata dall’ingresso, in effetti dopo aver visto quello maestoso di Creta Rossa si puo’ comprendere. Ristabilisco la sua stima per questa bella grotta descrivendola con dovizia di particolari. Alla fine sembra ricredersi. Bisogna ricordarsi di dire a Nerone che il recinto ha subito seri danni e necessita di manutenzione.

Ripartiamo velocissimamente verso la grotta successiva, l’imponente Pozzo della Neve.

Per arrivare al suo ingresso aumento di parecchio il passo e in breve il mio fiatone fa da controcanto al silenzio del bosco. Per fortuna l’ingresso della grotta arriva prima del mio crollo fisico. Ci fermiamo a fare qualche foto mentre spiego loro la grotta.

Oramai siamo al tramonto, dobbiamo sbrigarci se vogliamo rivedere le ultime 2 grotte.

Solo una breve sosta per consultare la palina con le frecce dei sentieri. Alessia e’ convinta di essere passate per di qua quando ha percorso il “Cammino dei Lupi”, la palina sembra darle ragione.

Ancora una foto al sole che tramonta fiammeggiando tra gli alberi.

Alessia si presta come modella mentre Corrado fa delle foto al tramonto.

Riprendiamo veloci il cammino, attraversiamo la strada, inizia a fare scuro e la temperatura e’ decisamente calata, dobbiamo sbrigarci. Chiedo a Luca di andare verso “Pozzo Baffone”.

Siamo ritornati sulla piana di Fondi di Jenne e naturalmente riprendiamo a notare vari sprofondamenti nel terreno. Mi fermo solo per una foto veloce a quello piu’ interessante.

Come gia’ altre volte la ricerca di pozzo baffone e’ vana. Di lui nessuna traccia. In questa zona negli ultimi anni e’ stato fatto un lavoro di taglio di svariati alberi, probabilmente il pozzo infastidiva ed e’ stato “rappilato”. Dopo molti e ampi giri troviamo una piccola zona nei dintorni del punto d’ingresso dove c’e’ segno di sassi “smossi”. Ma se l’ingresso e’ quello devo dire che hanno fatto un ottimo lavoro.

La notte si avvicina a grandi passi, ci spostiamo velocemente verso l’ultima grotta del giorno, “Dolina Tamagotchi”. Avremmo dovuto scenderla ma sara’ per un’altra volta.

Per questa visita ci accontentiamo di guardarla da fuori.

Riprendiamo il cammino, il buio intanto e’ calato e la temperatura anche. Il gelo inizia a mordere. Arrivati alla macchina troviamo una sorpresa, Gabriele e’ qua che ci aspetta. Oggi non e’ potuto venire perche’ impegnato con una visita “archeologica” ma e’ stato molto simpatico a raggiungerci quando finito. Subito dopo averlo salutato come si deve facciamo delle foto di gruppo.

Foto di gruppo sparso.

E una anche con me.

Veramente una bella giornata con un giro interessante ed impegnativo. Spero che i miei amici si siano divertiti almeno quanto me. Anche Luna sembra soddisfatta e molto stanca perche’ si accoccola subito in macchina a dormicchiare. Dopo un tempo adeguato dedicato ai saluti ci chiudiamo in macchina per il ritorno a casa, come al solito tranquillo, condito da qualche chiacchiera sulla giornata appena trascorsa. Alla prossima.

Informazioni su fato63

Pratico la speleologia da qualche anno ormai. Mi sono finalmente deciso a tenere un diario delle uscite. Approfitto del blog per renderlo consultabile e commentabile.
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