Con Federica, Luca e Gabriele per una visita alla grotta dell’Elefante.
La mattina Gabriele recupera me sotto casa, poi passiamo a prendere Federica a Piazza Bologna. L’appuntamento con Luca e’ al piazzale dell’aeroporto di Guidonia. Quando siamo tutti riuniti ci dirigiamo compatti e convinti al vicino bar per la colazione quindi ci spostiamo nei pressi della grotta per cambiarci e andare.

Tutti pronti? Ok, si va. Il caldo si fa sentire ma andiamo spediti verso la grotta dove ci attende il fresco.

Deve essere passato del tempo dall’ultima visita alla grotta da parte di qualche speleo, il sentiero e’ quasi chiuso e devo andare a intuito per trovare il passaggio.

Devo anche fare mente locale perche’ proprio l’ultima volta che venimmo trovammo la via d’accesso sbarrata e dovemmo sperimentarne una alternativa. Mi ricordo chiaramente questo fatto…ma la strada da prendere un po’ meno! Alla fine la azzecco al primo tentativo e me ne rallegro senza darlo troppo a vedere. Nei pressi dell’ingresso gia’ si avverte il cambio di temperatura, molto piu’ gradevole. Faccio sosta qua per terminare la vestizione. anche gli altri attendono agli ultimi preparativi.

Oggi Gabriele sembra di malumore, o almeno non e’ socievole come al solito. Infatti mentre noi finiamo di vestirci lui si carica lo zaino in spalla e senza tante cerimonie si avvia nella galleria. Noi 3 terminiamo di sistemarci quindi lo seguiamo. Strada facendo mi improvviso cicerone per i miei ex-allievi visto che sono alla prima visita in questa simpatica grotta. Troviamo una pistola, a prima vista sembra vera ma prendendola su ci accorgiamo che e’ di plastica. Una foto la merita comunque.

Avanziamo spediti nella galleria artificiale, quando arriviamo al punto in cui la galleria intercetta la grotta troviamo Gabriele che sta terminando l’armo. Il tempo di un saluto e scende per continuare l’armo.

Quando la corda e’ libera iniziano a scendere i nostri novelli speleo. Mi metto sul bordo del pozzo per far loro una foto ma nel caso di Federica il risultato e’ alquanto deludente.

Con Luca va un poco meglio.

Aspettiamo che Gabriele sistemi la corda del traverso. Non servirebbe perche’ i nostri nuovi amici ed ex-allievi sono molto bravi ma la corda c’e’ e tanto vale usarla.

Nell’attesa cerco di fare qualche foto interessante ai broccoletti che ornano la grotta in questo primo tratto.

I nostri amici aspettano pazienti, io vado a vedere se Gabriele ha bisogno di una mano.

Pare di no, eccolo che gia’ scende il pozzo successivo.

Dico a Federica e Luca (che oggi mi viene di chiamare Giulio per insondabili motivi) di venire avanti.

Il meandro li impegna ma nemmeno tanto.

Al pozzo cambio idea. Scendo prima io, mi fermo al frazionamento per dare un occhio ai nostri novelli speleo quando si cimentano. Sono bravi, ma la prudenza non guasta mai.

Arriva Federica, la avverto di fare attenzione al frazionamento che ora si trova alle sue spalle.

Scende un poco troppo, ma il pozzo e’ stretto, anche per lei, quindi e’ facile rimediare.

Il successivo deviatore non e’ un problema, la lascio alla guida di Gabriele per gli ultimi metri.

Arriva Luca….

Anche lui si cimenta col frazionamento sullo stretto e se la cava benone.

Pochi minuti e siamo tutti giu’. Gabriele presenta ai nostri amici la concrezione in cui la sfrenata fantasia dei primi esploratori ha visto la proboscide di un elefante. Fatte le presentazioni, proseguiamo lungo il meandro, verso la strettoia.

La chiamo strettoia per simpatica memoria, oramai e’ un passaggio comodo. C’e poi il passaggio giu’-su che permette di evitare i laghetti. Passo per primo e aspetto che arrivi il resto del gruppo.

Intanto importuno la roccia che ho di fronte cercando di ricavarne qualcosa di bello…senza gran risultato.

Faccio salire Federica vicino a me per fare spazio a Luca.

Eccoli tutte e due sorridenti mentre li guido nel passaggio angusto che ci portera’ al “mio” meandro, quello che voglio rivedere oggi.

Nello spiazzetto che precede il meandro ci riuniamo tutti e facciamo uno spuntino, io bevo un poco d’acqua e rubo un pezzo della merendina di Federica.

Rifocillati e pronti al cimento, partiamo per il meandro. Per i miei novelli amici e’ un impegno grande e inconsueto ma so che ce la possono fare con un po’ di attenzione. Vado avanti, Federica mi segue, Luca segue Federica e Gabriele chiude la fila.

Dopo qualche metro Gabriele decide che oggi il meandro non gli piace. Ci avverte che si ferma e torna indietro. Noi proseguiamo alacremente.

Qualche passaggio e’ piu’ ostico di altri, ma con il giusto piglio si passano tutti.

Vado avanti un po’ poi mi fermo per fare foto. Federica sembra sempre meno convinta di continuare, pero’ intanto prosegue.

Mi ricordo bene questo passaggio dalle volte scorse, si scavalca un masso e si disarrampica per un paio di metri. Per prima si cimenta Federica.

E quindi e’ il turno di Luca.

Andiamo avanti, si suda abbondantemente, d’altronde il meandro e’ molto impegnativo da fare senza corde a rassicurare l’animo di chi lo affronta. Devo dire che a me piace cosi’ ma posso capire che come prima esperienza in “meandrismo” sia impegnativa.

Proseguiamo. Tengo d’occhio i miei pargoli, finche’ c’e’ il sorriso va tutto bene, penso. Ma non e’ cosi’. Federica all’ennesimo passaggio un poco piu’ esposto si dichiara troppo stanca per proseguire. Provo a convincerla aa andare avanti ancora un paio di metri ma non c’e’ verso. Ha trovato una nicchia poco piu’ grande di lei, quindi molto piccola e ci si e’ incastrata. E’ decisissima a non volersi muovere. Hai voglia a dirle che il posto che si e’ scelta e’ scomodo, che poco piu’ avanti c’e’ un piccolo spiazzo dove potra’ riposare…nulla da fare. Mi assicuro che non ci siano pericoli poi la lascio nella sua nicchia e proseguo con Luca.

C’e’ un passaggio in cui ci si deve abbassare, nel farlo quasi vado a dare una capocciata a un millepiedi. Per scusarmi gli dedico un set di fotografie. Lui se ne frega altamente e continua il suo cammino senza degnarmi di attenzione.

Luca mi segue ma qualcosa mi dice che anche lui inizia ad essere stanco.

Arriviamo fino a un caposaldo segnato a vernice. Questo mi conferma che oltre ad aver armato il meandro qualcuno ne ha anche fatto il rilievo. Meno male, l’idea di dover venire io a farlo non mi garbava punto (per dirla alla toscana).

Non posso andare oltre. Sapere che Federica e’ incastrata in quella nicchia non mi lascia tranquillo. Ho visto quanto basta. Ci sono delle correnti d’aria su cui mi piacerebbe investigare ma sara’ per un’altra volta. Propongo a Luca di tornare indietro e vedo che accetta con piacere. Al ritorno troviamo una sorpresa, Federica si e’ stancata della sua scomoda nicchia ed e’ avanzata fino allo spiazzetto che le avevo proposto. Meno male, anche se avrei preferito esserci mentre si spostava.

La raggiungiamo, ma prima di partire facciamo tutti e 3 una sosta allo spiazzo. Li faccio sistemare comodi e poi spegniamo le luci per un poco di relax al buio. Per passare il tempo racconto loro delle allucinazioni visive ed uditive che si possono avere quando si sosta a lungo in grotta al buio e in silenzio. Non so se mi credono ma spero che la loro passione per la speleologia duri abbastanza da poter provare queste bizzarre sensazioni. La sosta e’ piacevole, ma abbiamo ancora da percorrere un bel pezzo per raggiungere Gabriele. Si riparte.

Strada facendo mi ricordo anche di fare la foto a una delle particolari piastrine con cui e’ stato attrezzato il meandro.

Passetto passetto ci avviciniamo alla partenza del meandro, la nostra meta.

Per non fare troppo torto a Luca, ogni tanto faccio una foto anche a lui, ma solo quando il meandro lo permette.

Federica e’ stanca e la sorveglio con attenzione.

Qua inizia la sequenza di foto che la accompagnano in un rapido sonnellino.

Quasi quasi mi poggio un attimo…ma solo un attimo.

Si…solo un attimo…magari chiudo anche gli occhi, ma solo un momento.

Per fortuna arriva Luca…

…che come un principe ipogeo…

…risveglia la bella addormentata in meandro!

Alfin giunti! Sento Gabriele che ci chiama, siamo oramai a pochi metri da lui. Una volta riunito il nostro allegro gruppetto facciamo sosta per uno spuntino e soprattutto per bere tanta acqua per recuperare i liquidi persi. Convinco Federica a mettere mano alle sue provviste. Sfodera un gustoso panino di cui anche questa volta rubo un pezzo. Dopo lo spuntino, qualche chiacchiera e un doveroso riposo, propongo di ripartire. C’e’ un ultimo posto che desidero mostrare loro, la celeberrima “schiena del drago”. Per farlo c’e’ da fare un altro passaggio “tecnico” una risalita in contrapposizione di circa 3 metri. Salgo per primo per mostrare loro il passaggio poi mi sistemo in alto per dare una mano. Passa Federica, passa Luca. Gabriele decide che non ha voglia di fare la risalita, ci aspettera’ qua.
Siamo ora sul plateau inclinato, lo traversiamo mentre descrivo ai miei amici il posto che vedono e alcuni aneddoti che mi sovvengono. Scendiamo per il passaggio fangoso e siamo nella sala del “trivio”. Non credo si chiami ufficialmente cosi’, ma e’ un nome che descrive bene la sala da cui si dipartono almeno 3 meandri. Faccio notare ai miei amici le varie colorazioni della parete che, credo, indicano il livello che aveva l’acqua fino a non troppo tempo fa.

I primi 2 li indico e basta, noi prendiamo per il terzo, che direi piu’ una galleria con tanti massi di crollo ben conditi con fango appiccicoso.

Eccoci! Finalmente posso mostrare loro la roccia contorta che mi piace chiamare “la schiena del drago”.

Non poteva mancare una foto ricordo tutti assieme. Impiego ancora qualche minuto per una sommaria descrizione di come la grotta continui piu’ avanti per quello che viene chiamato “Acheronte”.

Torniamo indietro. Al plateau non ho cuore di costringere i miei cari ragazzi ad una perigliosa discesa in contrapposizione. Propongo loro di utilizzare la corda per scendere fino a dove c’e’ il giu’-su dell’andata. Accettano senza protestare. Spiego loro che io vado a recuperare Gabriele e il mio zaino. Rimaniamo d’accordo che mi aspettino alla base della discesa. Vado. Quando arrivo al “campo base” scopro che Gabriele se n’e’ gia’ andato e, oltre al mio zaino ne ha lasciato un secondo come gradito regalo. Per fortuna e’ leggero.
Ho pensato male, passo il passaggio angusto e lo ritrovo all’uscita del giu’-su. Luca e Federica sono ancora su a decidere se e come scendere.

Li aspettiamo dando loro un urlo perche’ ci raggiungano senza prendere strade strane. Siamo di nuovo tutti assieme. Gabriele affronta per primo il giu’-su, seguito da Luca, Federica e me. Mi attardo un poco per il meandro di ritorno. Quando arrivo alla base del pozzo da salire trovo che Luca e’ gia’ partito.

Gabriele e Federica sono “spiaggiati” davanti alla proboscide dell’elefante.

Giusto il tempo di arrivare a mettermi seduto che Luca urla la libera. Decidiamo che e’ meglio che salga io dopo di lui. Gabriele vuole rimanere ultimo per disarmare. Quando arrivo in cima al pozzo trovo Luca che riposa poco piu’ avanti.

Sistemo le mie robe nello zaino mentre aspettiamo che Federica salga. Eccola arrivata.

Chiude cosi’, senza un vero finale la mia sequenza fotografica, chissa’, magari mi ero stufato, oppure la fotocamera era troppo infangata e si e’ rifiutata di lavorare di piu’ di questo. Chi lo sa! Rimedio a parole.
Qualche minuto e ci raggiunge anche Gabriele. Intanto Federica e Luca, guardandosi a vicenda affrontano il breve meandro fino al pozzetto d’uscita. Pochi minuti ancora e lo risaliamo tutti. Anzi, mentre lo risalgo io, i nostri giovani esploratori partono per vedere anche la parte finale della galleria artificiale. Tornano indietro mentre Gabriele fa capolino dal pozzo. Il tempo di togliere la corda e siamo fuori.
Dopo cambiati, per coronare la bella uscita ci fermiamo al bar per un aperitivo. I saluti e un tranquillo ritorno a casa concludono la nostra giornata ipogea. Alla prossima.