Gabriele, io e Luna in giro per i boschi di monte Livata a cercare la Grotta dei Cofacchi.
Tempo fa Nerone ci parlo’ di una grotta che trovo’ anni fa e che non e’ mai stata inserita a Catasto. Oggi e’ la giornata giusta per tentare di rimediare.
Dopo una sosta da Cicchetti per la colazione prendiamo decisi la strada che da Subiaco porta a Livata. Stavolta non arriviamo fin su, ci fermiamo a meta’ strada, a quel tornante dove ci sono pareti sulle quali scorre sempre un velo d’acqua. Ora si nota poco, ma d’inverno il velo d’acqua si trasforma in maestose stalattiti di ghiaccio e allora la parete diventa uno spettacolo.
Parcheggiamo la macchina nello spiazzo all’apice del tornante. Accanto allo spiazzo c’e’ anche una fontana della cui acqua fresca approfittiamo volentieri. Ci cambiamo senza fretta.
Si parte per la nostra ricognizione. Dopo nemmeno 3 passi dobbiamo gia’ decidere quale sentiero prendere. Uno sale deciso verso l’alto, non ci piace, il secondo va quasi in piano dritto a noi. Il terzo forse non e’ un sentiero ma e’ il fondo valle dove in inverno scorre un torrentello ora in secca.
Nel fondo valle c’e’ forse un buco da vedere ma rimandiamo l’eventuale discesa al ritorno. Prendiamo la “sana” via di mezzo.
Dopo un centinaio di metri di sentiero questo si unisce temporaneamente al fondovalle. Prendiamo a seguire quest ultimo anche se a posteriori posso dire che questa scelta si rivela molto faticosa da praticare.

Il posto comunque e’ una meraviglia, centinaia di buchi ci fanno girare a casaccio da destra a sinistra e viceversa scansando massi e alberi. Trovo un osso enorme, ma Luna non sembra interessata.

Luna e’ tutta presa dalla passeggiata e corre qua e la’.

Dopo aver visionato una quantita’ di buchi piu’ o meno interessanti, ma nessuno con aria e tantomeno catastabile, decidiamo di lasciare il fondovalle e salire alla nostra destra (per chi ama le definizioni, la sinistra orografica del nostro torrentello in secca). Incontriamo presto una parete che ci ostacola la salita. Iniziamo a costeggiare la parete.

Ogni tanto troviamo dei buchi e ci fermiamo a dare uno sguardo.

Su quelli piu’ promettenti facciamo sosta prolungata per vedere se siamo fortunati. Ma ogni volta dobbiamo riprendere il cammino annotando un nulla di fatto.

Cosa si intravede lassu’? Sembra qualcosa di interessante.

Ma che bello, speriamo bene. Mi avvicino con molta fiducia e speranza.

Niente da fare, uno sgrottamento senza prosecuzioni praticabili o anche solo immaginabili.

Approfitto del fresco per attendere che Gabriele mi raggiunga.

Anche lui va ad osservare lo sgrottamento, ci sembra incredibile che non continui, pero’ e’ cosi’.

Proseguiamo.

Gabriele prende la testa del gruppo, io e Luna seguiamo. E’ quindi Gabriele a notare per primo un buco. A prima vista non sembra migliore di altri appena visti, pero’ meglio verificare.

Per prima cosa togliamo di mezzo le foglie che ingombrano l’ingresso e impediscono l’accesso.

Togliamo anche un paio di sassi, fino a fare lo spazio per affacciarsi dentro almeno con la testa. Stavolta c’e’ un poco di soddisfazione. La nostra grotta sembra gia’ catastabile, pero’ torneremo armati di tuta, buona volonta’ e DistoX per verificarlo.

Salutiamo la nostra forsegrotta, battezzata Tana di Luna, e proseguiamo il giro.

Vicino all’ennesimo scavernamento inconcludente mi fermo a fare foto a degli animaletti corazzati dentro una grotta a loro misura…un poco li invidio.

Il cammino si fa sempre piu’ impervio, ogni tanto incontriamo degli insidiosissimi ghiaioni. Il sentiero che seguiamo probabilmente e’ stato tracciato da animali, infatti ogni tanto il passaggio sul sentiero ci e’ impedito da rami fronzuti che sono alti meno di mezzo metro da terra.

Mi rifaccio gli occhi con un bel fiore…

Siamo ancora in mezzo alla boscaglia quando Gabriele e il suo fido GPS dicono che siamo vicini ad una grotta catastata, quella di Morra Puina. Vale la pena cercarla per riprendere il punto preciso. Giriamo per un bel pezzo intorno al punto segnato, ci allontaniamo in tutte le direzioni per almeno 100m ma della grotta nulla. Alla fine ci dichiariamo sconfitti. Sotto di noi sento il rumore di macchina, la strada e’ vicina. Mi sento un poco stanco, propongo una sosta. Sia Gabriele che Luna sembrano d’accordo. Luna e’ particolarmente soddisfatta quando vede che le ho portato una mezza porzione di carne. Se la mangia in un soffio mentre io sgranocchio frutta secca (rigorosamente scaduta!). Rinfrancati riprendiamo il cammino. Scendiamo verso la strada. Incontriamo prima una sterrata, Gabriele dichiara che e’ la strada che segue il tracciato dell’acquedotto che potrebbe portare l’acqua a Livata se un giorno decidessero di metterlo in funzione.

Inizialmente prendo la strada in salita, vorrei continuare ancora per un po’. Gabriele mi riporta sulla retta via, in discesa e verso la macchina.

La strada sterrata e’ comoda e a tratti si vede sotto di noi la strada asfaltata e anche Subiaco.

Non molliamo, uno sguardo lo manteniamo verso il lato destro della strada in cerca di buchi interessanti ma gia’ sappiamo che nulla troveremo, troppi detriti sono stati ammucchiati in fase di costruzione dell’acquedotto.

Arriviamo infine alla strada asfaltata. L’attacco della strada sterrata penso di non averlo mai notato prima d’ora. Ma lo abbiamo appena percorso ed e’ sicuramente la’ da molti anni. Non si finisce mai di imparare…meno male!

Scendiamo verso la macchina continuando a scrutare la parete a bordo strada alla ricerca di buchi interessanti. Subiaco sotto di noi continua a fare bella mostra di se’.

Qualcosa troviamo ma sono tutti buchi contrassegnati dall’omino stilizzato che e’ il simbolo del nostro gruppo. Sono gia’ stati visti e valutati chissa’ quando.

Girata l’ultima curva eccoci in vista del tornante dove abbiamo lasciato la macchina. Poggio lo zaino, sistemo Luna e prendo dell’acqua fresca dalla fontana per farla bere. Quando lei e’ sistemata, mi cambio e risistemo le mie robe nello zaino.

Ricapitolando, grotta Cofacchi non l’abbiamo cercata e quindi nemmeno trovata. Trovata una forsegrotta da rivedere. Della grotta di Morra Puina, nessuna traccia. Sui buchi lungo strada, giudizio sospeso. Con le pive nel sacco dal punto di vista dei risultati, ma soddisfatti della bella passeggiata, ce ne torniamo a Roma. Alla prossima.