Con Federica, Luca, Angelo, Giulio. Fatta la traversata Falvaterra-Pastena e ritorno. Il posto lo trovate cercando “Monumento naturale grotte di Falvaterra e rio Obaco”. Una visita e’ caldamente consigliata!
Tanto per cominciare…io vi racconto nulla!
Lascio invece la parola a Federica che si cimenta oggi per la prima volta nel raccontare le sue impressioni sulla nuova avventura in cui l’ho trascinata.
Ecco quel che ci racconta Federica:
Prima uscita fuoricorso. Si va in una tipologia di grotta che mi piace definire “grotta acquatica”.
Del gruppo speleo che frequento siamo io, Bibbo (Fabrizio) e Luca, mentre del gruppo Cai, due ragazzi: Angelo, Giulio e la sua Go-Pro che merita una relazione a sé per le sue performance.
Dopo circa un’oretta di viaggio con Luca e Bibbo arriviamo alla famosissima grotta grazie alla quale ormai stavo in hype da una settimana.
Conosciamo lì un amico di Bibbo, uno dei gestori della grotta che ringrazio per avermi prestato la muta di suo figlio. Con molta fatica, dunque, indosso la mia prima muta. Fa un caldo pazzesco, si inizia subito a sudare dopo cinque secondi; tuttavia, l’aspettativa e l’emozione superano di gran lunga la sofferenza del caldo.
Facciamo dunque prima di avviarci la foto di rito.

Dopo la foto ci incamminiamo in una discesa che ci porta alla grotta, prima però una sosta al laghetto delle trote, se non ricordo male.

Una volta visitato il laghetto entriamo ufficialmente nella grotta: avevo già avuto modo di vedere delle foto ma dal vivo è tutta un’altra cosa: è semplicemente stupenda, la grotta più bella che abbia mai visto, solo successivamente mi renderò conto che quello era solo l’antipasto.
Scendiamo da un corda al di sotto del ponte di passaggio turistico e ci troviamo davanti l’acqua bellissima e cristallina con la quale ho il primo impatto: devo dire che per un breve momento mi spezza il fiato, ma l’entusiasmo e la meraviglia mi fanno passare subito la sensazione di gelo, inoltre ho avuto modo di scoprire in quel momento il funzionamento della mia muta e come l’acqua una volta in piedi si riscaldasse molto velocemente lasciando una sensazione piacevole addosso.

Ci incamminiamo e dopo breve tempo raggiungiamo la cascatella dei tuffi. Dopo un po’ di difficoltà iniziale nella salita scivolosa, inauguriamo la serie di tuffi io e Bibbo che saltiamo insieme e successivamente Angelo, Giulio e infine Luca che non si tuffava da molto tempo. Prendendoci gusto faccio un secondo tuffo prima di continuare la nostra esplorazione.

Devo dire che per tutto il tempo che sono stata dentro mi sembrava di essere in un film di avventura; oltre all’esperienza surreale l’acqua a contatto con la luce e il modo subacqueo creava dei colori differenti in ogni stanza della grotta contornata dall’architettura particolare della roccia. Nessun filtro e nessun ritocco avrebbero potuto creare un qualcosa di così perfetto. Sono quei tipi di esperienza che devi vivere per credere.


Continuando la nostra esplorazione ci addentriamo sempre più a fondo per raggiungere diverse altre stanze. Nel mentre riusciamo ad individuare due autoctoni a cui chiediamo informazioni. Un gamberetto minuscolo di cui non ricordo il nome e un altro abitante di cui non ricordo il nome ma che posso mostrare nella foto sottostante, ma credo fosse una larva. Appena Luca lo prende in mano si immobilizza e sembra morto. Ma quando viene riportato in acqua ricomincia a muoversi come se nulla fosse.

Continuiamo il percorso ed arriviamo alla stanza della medusa gigante. Mi avevano anticipato della medusa che io stupidamente avevo associato all’animale ma poi mi trovo davanti ad una roccia gigantesca e brilluccicosa che ricorda le sembianze di una medusa appunto. Ne approfitto per fare una foto a Bibbo considerando che lui è quello che fa di solito foto e di conseguenza non compare mai.

E una foto di Luca, con la sua bellissima muta colorata, che in assenza di calzini impermeabili ha sopportato stoicamente il freddo ai piedi.

Una volta attraversata la sala della medusa inizio ad accusare il freddo alle mani. Ci troviamo infatti davanti alla galleria di circa 150 metri che si può percorrere solo nuotando. E da lì ho cominciato a pregare per la nostra anima. No, scherzo, è che avevo messo le mani sullo zaino di Bibbo per non metterle in acqua: cominciano una serie di percorsi metà a piedi e metà nuotando in cui continuo ad accusare il freddo. Affrontiamo in particolare un pezzo un po’ sporco (sifone) verso la zona di Pastena che non è stato molto entusiasmante, ma per fortuna è durato pochissimo. Più arriviamo verso l’uscita più l’acqua inizia ad evaporare dalle nostre tutte e si forma una specie di nebbia intorno noi. Una volta arrivati all’uscita di Pastena io e Luca ci precipitiamo a fare le lucertole sotto il sole mentre sopra di noi persone ci osservano curiose e io mi sento come una persona famosa che viene attesa dai fan. Il riposo mi è servito tantissimo per affrontare il percorso a ritroso e dopo aver mangiato una merendina condita con acqua, Bibbo gentilmente mi ha dato un paio di guanti e uno strato aggiuntivo di muta con il cappuccio. In questo modo è stato molto più agevole affrontare il ritorno.
Mi stupisce come io sia caduta così tante volte e tuttavia sia riuscita non solo a non rompermi la faccia ma anche a non accusare stanchezza più di tanto, ero arrivata al punto che preferivo nuotare piuttosto che alzarmi in piedi e ormai ero completamente abituata alla temperatura.
Torniamo quindi a ritroso in tutte le sale e nella sala piscina prima di rituffarci dalla cascatella non prima però di fare una foto.


Sostiamo alla cascatella e visitiamo un’altra stanza della grotta che porta all’ uscita artificiale con un’acqua che dire azzurra è dire poco, dove Giulio ha avuto modo di sperimentare l’idromassaggio.
Torniamo verso l’uscita dove fuori dalla grotta ci attendono calorosamente una salita ripida di 500 metri e 40 gradi all’ ombra.
Ci togliamo la muta e ci cambiamo per poi concludere meritatamente la giornata in una trattoria, sicuramente stanchi ma con il sorriso di chi sa di aver trascorso una bella giornata.
Per le foto ringrazio Giuseppe, Angelo e Fabrizio.
Fine della relazione di Federica.
Mi piace sempre confrontare il punto di vista di altri partecipanti alle uscite, per cui un grazie sentito a Federica. Ora pero qualche parola la dico pure io…
Arriviamo alla grotta che il cancello e’ ancora chiuso. Sconcertante arrivare troppo presto! Dopo i preparativi scendiamo alla grotta

Passiamo a vedere l’ingresso acquatico, quello che si fa di solito. Oggi non potremo usarlo perche’ ci hanno messo da poco delle trote ed e’ meglio non disturbarle mentre si abituano al nuovo ambiente. Entreremo dall’ingresso turistico.

Giuseppe ci richiama all’ordine, dobbiamo andare!

In grotta Giuseppe si offre come cicerone per una rapidissima visita alla parte turistica. Mentre loro vanno io ne approfitto per terminare la vestizione. Quando siamo di nuovo tutti assieme, scendiamo a livello dell’acqua e iniziamo la nostra avventura! Tanto per la cronaca sono le 10.30 circa.

Fatta la prima curva la scenografia e’ una meraviglia. Come sempre tento una foto ma non rende l’idea.

Al limitare della passerella ci aspetta Giuseppe per qualche foto e per salutarci dandoci appuntamento per il pomeriggio. Ci avviamo alla cascata dei salti.

Eccola, forse perche’ e’ il primo punto interessante che si incontra, ma vederlo e’ sempre una emozione positiva. Dimenticavo di dire, Giulio e’ un vecchio lupo ipogeo e conosce questa grotta, ma il resto del nostro formidabile gruppetto e’ composto da entusiasti ex-corsisti, quindi mi sento in dovere di fare le presentazioni di quel che vedono per la prima volta. Ci fermiamo ad ammirare la cascata mentre la presento ai miei amici.

Presentazione fatta, mi butto in acqua perche’ devo raffreddarmi un poco prima di arrivare a temperatura di ebollizione. Arrivo al canapone e mi arrampico per primo quindi tiranneggio gli altri dall’alto.

Iniziamo coi tuffi. Convinco Federica, senza troppa fatica devo dire, a fare un primo salto assieme. Unica accortezza prima del salto, Federica , che ha la muta senza cappuccio, si bagna la nuca per attenuare lo shock termico. Il salto viene una meraviglia. Di seguito saltano tutti. Federica si cimenta anche da sola…son soddisfazioni!

Eccoci, dopo i salti, pronti a ripartire.

Ecco Giulio, il veterano, ha approfittato dell’occasione per dare una rinfrescata anche alla tuta speleo.

Si cammina, la parte piu’ chiara delle pareti credo segni il limite normale delle acque quando e’ in regime di piena. Le corde del traverso sistemate molto in alto sembrano confermarlo.

Andiamo senza fretta, lasciandoci meravigliare da quanto la grotta ci presenta. E vi assicuro che ce n’e’ a volonta’.

Ogni tanto si incontrano questi spettacolari festoni di concrezione che meritano una sosta.

Federica e’ sopraffatta, la sorprendo mentre sosta per riprendersi dalla sorpresa, non credo si aspettasse una cosa del genere.

Si continua a camminare per l’ampio meandro serpeggiante formato nei millenni dallo scorrere dell’acqua.

Ogni tanto un laghetto si presenta ad offrirci qualche secondo di refrigerio.

C’e’ Luca che tra le altre cose studia piante e animaletti vari cosi’ ogni volta che incontro un qualcosa mi fermo per farglielo osservare. Trovo un niphargus, un simpatico quanto minuscolo gamberetto. Provo a prenderlo nel palmo della mano ma e’ piu’ rapido di me. Mi rifaccio su un “coso” piu’ grande, eccolo.

Federica e Luca non sanno piu’ cosa guardare, ogni tanto li sorprendo ad ammirare qualche particolare.

Proseguiamo tra pozze d’acqua e tratti a secco. Questo e’ il periodo che preferisco per visitare la grotta. Non c’e’ troppa acqua da poter diventare pericolosa, non c’e’ cosi’ poca acqua da trasformarla in un lungo meandro secco. Certo, cosi’ e’ un poco piu’ faticoso percorrerla, pero’ molto piu’ interessante.

Ogni tanto costringo i miei amici a delle soste per una foto anche se con ambienti cosi’ grandi le foto improvvisate non rendono molto.

Eccoci alla regina della grotta. La medusa!

La descrivo ai miei amici poi iniziamo a prendere posto per fare le foto alla medusa.

Ricambio il favore a Federica presentandovi la sua, le altre ve le risparmio.

Ancora qualche sguardo alla medusa e poi riprendiamo il cammino. Il lago lungo ci attende.

Luca riesce a trovare anche qualche pianta e se ne meraviglia.

Eccola, e’ incredibile la forza della natura anche nelle condizioni piu’ avverse.

Andiamo ancora avanti.

Io continuo ad importunare con la fotocamera.

e poi ancora avanti…

Eccoci arrivati al lago lungo. Mi avvio con decisione pero’ dopo qualche metro mi rendo conto di non aver indossato il cappuccio della muta. Mi accosto ad un sasso per fare quel che devo. Prima di ripartire cedo il mio zaino a Federica perche’ possa tenersi parzialmente fuori dall’acqua e magari sentire meno freddo.

Anche mentre nuoto cerco di fare foto ma naturalmente non possono altro che venir sfocate. Questa pero’ ve la mostro ugualmente. Si intuisce Federica raccolta in preghiera durante la traversata del lago lungo.

Dopo il lago arriviamo al sifone. Dal lato di Pastena e’ il solito coacervo di “monnezza” varia. Avrei voluto farne foto, me ne dimentico mentre tranquillizzo il gruppo, titubante circa l’opportunita’ di affrontare il pattume. Spiego loro che nonostante l’aspetto decisamente poco invitante, e’ tutta roba che galleggia e sotto l’acqua e’ quasi pulita. Mostro loro come dovranno nuotare per spostare la zozzeria che si presenta loro davanti, poi, per avvalorare quel che dico, mi tuffo nel pattume e lo scosto mostrando che l’acqua sotto sembra trasparente. Il sifone e’ comodamente aperto, ha una luce di almeno 50 cm. Aspetto di vedere che inizino a seguirmi, poi parto fendendo la monnezza con decisione e robuste manate. Quando l’ambiente torna ad essere bello torno a fare foto e costringo Federica a farmi da modella.

Proseguiamo. Federica mi chiede un paio di volte quanto manca, probabilmente ha un po’ freddo, ma non se ne lamenta. Non mi preoccupo, per fortuna ho pronto un rimedio per lei. La informo, non so di preciso, ma ora saremo almeno a 2/3 della grotta. Non manca molto a Pastena.

Ecco Angelo, anche lui fresco di corso e’ attrezzato con una goPro e anche lui e’ impegnato a fare foto e video. Ogni tanto ci scambiamo le inquadrature!

Luce! Siamo arrivati a Pastena.

Camminiamo godendoci la piacevole sensazione di aver concluso la prima parte della nostra gita.

Ancora una foto prima di affrontare l’esterno.

Il lago iniziale della grotta, o meglio finale per chi percorre la parte turistica.

Eccoci all’enorme imbocco della grotta. Non ci penso nemmeno ad uscire al sole. Gia’ a questa distanza il caldo e’ asfissiante. Giulio e’ del mio stesso parere. Ci fermiamo qua a fare uno spuntino. Federica, Luca e dopo un po’ Angelo, escono a prendere il sole. Mi chiedo come facciano.

Dopo la sosta richiamiamo i nostri “lucertolini” prima che si stordiscano troppo al sole. E’ la mezza, l’ora di ripartire. Prima di andare svuoto il mio contenitore stagno (che proprio stagno non e’ perche’ un filo d’acqua e’ entrato) e costringo Federica ad indossare un ulteriore sottomuta dotato di cappuccio. La fornisco anche di guanti in neoprene. Ora penso potra’ affrontare il ritorno senza troppa sofferenza. Propongo anche a Luca un sottomuta aggiuntivo, ma lui risponde che sta bene cosi’. In effetti non mi sembra aver accusato il freddo, quindi non insisto. Se servisse a lui o ad Angelo, ce l’ho. Abbandoniamo la nostra piazzola di sosta poco prima che arrivi una visita guidata.
Iniziamo il ritorno a Falvaterra. Sono emozionato, sono anni che desidero fare la doppia traversata Falvaterra-Pastena-Falvaterra, fosse anche solo per evitare la noiosa spola con le macchine tra Falvaterra e Pastena. Ma poi cosi’ mi posso godere doppiamente la grotta e il fresco. E’ un vantaggio non da poco. Oggi per la prima volta avro’ la soddisfazione di mettere in pratica il mio desiderio, anche grazie al volenteroso gruppetto che mi accompagna. Meritano sicuramente una foto!

Si ricomincia a nuotare.

Ora per affrontare il lago lungo mi sono legato una corda alla vita e all’altro lato ci ho assicurato lo zaino. Lo zaino poi l’ho passato a Federica come salvagente. Cosi’ magari la traino, penso. Nei miei ricordi nuotavo per lunghi tratti senza faticare, ora la realta’ e’ ben differente, figuratevi la mia sorpresa quando Federica mi supera senza fatica!

Proseguiamo fino al sifone. Passando all’andata dobbiamo aver smosso del limo marcescente, ora l’acqua puzza sensibilmente. E’ la prima volta che affronto il sifone al contrario, ci metto qualche secondo a decidere quale sia il passaggio, pero’ poi lo azzecco al primo colpo. Subito dopo il lago lungo ci attende.

Riprendiamo il cammino alternato a brevi nuotate.

Il ritorno, come mi aspettavo e’ piu’ veloce, siamo gia’ alla medusa.

Proseguiamo.

Federica in una espressione che sembra dire: “basta foto!”. Sono contento, ora col sottomuta ed i guanti si e’ rianimata parecchio e non sembra piu’ soffrire il freddo.

Devo camminare con attenzione, il mio equilibrio non e’ ancora perfetto e con la stanchezza rischio cadute rovinose. Mi attardo un poco, ne approfitto per fare foto.



La doccia. E’ una stalattite marrone che termina con un piatto chiaro da cui esce dell’acqua “a doccia”, da qui il nome che gli ho affibbiato. All’andata me l’ero persa, quindi approfitto ora per descriverla ai miei amici.

Pausa rinfrescante.

Siamo di nuovo alla parte turistica lato Falvaterra. Il nostro giro e’ concluso, presto e bene e con molta soddisfazione da parte mia.

Non possiamo esimerci da una nuova sosta per i tuffi. Federica oramai ci ha preso gusto e si tuffa prima da sola e poi di nuovo assieme a me. Anche gli altri non si fanno pregare.

Provo a riprendere il salto di Giulio ma non sono abbastanza pronto e becco solo lo sbuffo d’acqua che crea a fine tuffo.

Ultime pozze prima di terminare.

Aspetta! Non avete visto la galleria iniziale, vogliamo darci un’occhiata prima di andare? Pare di si, andiamo.

Mi tuffo per primo e aspetto gli altri.

E’ un giro breve per non rischiare di disturbare le trote che “pascolano” pochi metri piu’ avanti. Al ritorno Giulio si prende ancora uno scampolo di refrigerio facendo l’idromassaggio sotto una cascatella.

E quindi uscimmo a riveder…il caldo asfissiante! Il ritorno alla macchina e’ forse la prova piu’ dura. Sfodero il fiatone delle migliori occasioni ma alla fine arranco fino alla meta. Mentre ci cambiamo arriva Giuseppe e ci consiglia un ristorante alternativo a quello di Paola (riapri presto!). Dopo i saluti e gli arrivederci a presto ci dirigiamo al ristorante “Lo chalet sul lago” dove la coppia che lo gestisce ci fa mangiare, bene e con tanta simpatia, nonostante quando arriviamo siano le 3 e mezza passate.
Il ritorno e’ il necessario completamento di una bella giornata. Alla prossima.