A fare il rilievo di pozzo Barbara con Elisa, Giuseppe ed io.
Non pensavo fosse passato tanto tempo. Riguardando le relazioni ho visto che l’ultima volta che sono stato al Vorgozzino era il 2015. E avevo promesso a Giuseppe che sarei tornato a terminare il rilievo.
Me la son presa comoda, diciamo! Oggi quindi e’ il momento di mantenere la promessa fatta.
Con Elisa partiamo da Roma di buon ora e alle 9.30 siamo a Baschi dove Giuseppe ci aspetta. Il tempo dei saluti e un caffe’ e poi si va alla grotta.
Decidiamo di andare ognuno con la propria macchina. Seguiamo Giuseppe che conosce la strada come le sue tasche. Passiamo per Civitella del lago e quindi per Scoppieto fermandoci al casale che ricordavo.
Come gia’ le volte passate ci cambieremo qua prima di andare alla grotta. Lo spiazzo dove lasciamo le macchine e’ sferzato da un vento gelido che rende particolarmente piacevole la vestizione.
Il sentiero che porta alla grotta lo ricordo vagamente, per sicurezza lascio che Giuseppe vada avanti. Dopo il primo pezzo abbastanza libero il sentiero appare invaso dalle ginestre e ancora avanti interrotto da un albero caduto. Nessun problema per noi, pero’ i cartelli persi tra la vegetazione che indicano il sentiero come pista ciclabile mi fanno sorridere.
Arriviamo alla grotta. Degli scalini di legno che aiutavano a scendere verso l’ingresso rimane ben poco, il primo tratto e’ scivoloso, ma nulla di preoccupante. All’albero dove inizia solitamente l’armo Giuseppe entra in azione e inizia a preparare il necessario per scendere.
Negli anni Giuseppe ha subito piu’ di un furto di corde e attacchi che lasciava in grotta. Questo lo ha costretto a decidere di armare e disarmare la grotta ogni volta. Per noi non e’ un gran problema, per lui che viene spesso e’ una gran scocciatura ma purtroppo non c’e’ altro modo per difendersi dalla brutta gente che gira.
Mentre lui arma noi aspettiamo e prepariamo il necessario per il rilievo. Spiego a Elisa a grandi linee quello che faremo, le consegno uno dei 2 pennarelli rossi per segnare i capisaldi. Giuseppe va avanti e lascia libera la prima corda. Lo seguiamo.
Lo raggiungiamo al bordo del primo pozzo serio il P90. In verita’ sul rilievo sono indicati 2 pozzi da circa 45 m, pero’ sono la stessa verticale, la seconda parte leggermente disassata rispetto alla prima, quindi nel raccontare mi piace indicarlo come pozzo unico.
Noi per questa volta non scenderemo il pozzo, bensi’ lo traverseremo diametralmente per arrivare al finestrone che attraverso il “Giro di Peppe” ci portera’ alla “risalita SCO” e quindi ai rami nuovi.
Armare questo tratto e’ abbastanza laborioso quindi Elisa ed io dobbiamo attendere un poco. Quando Giuseppe ci urla la libera per il primo tratto mando avanti Elisa. Sicuramente e’ in grado di cavarsela, pero’ il traverso e’ impegnativo e puo’ essere utile che veda come lo affronta Giuseppe.
Ancora qualche minuto ed e’ il mio turno. Scendo per una decina di metri e passo il primo frazionamento. Ora riesco a vedere il traverso. Quello che ricordavo era molto piu’ “aereo”, era una lunga “V” nel vuoto da parete a parete, molto spettacolare. Ora il tratto nel vuoto e’ molto ridotto, segue una parte di traverso armata su parete e quindi in appoggiata. Segue un altro piccolo tratto nel vuoto. Elisa lo passa senza problemi, anche io lo trovo molto piu’ semplice rispetto a quel che ricordavo.
Mentre sono sul tratto di traverso a parete Giuseppe mi chiede se ho per caso uno spezzone di corda da almeno 5 metri. Non ce l’ho. Noto pero’ che il traverso dove sono ora ha una doppia corda. Mi offro di liberarla e passargliela. Dopo il suo ok inizio a sciogliere i nodi, recupero la corda e gliela passo.
Quando raggiungo lui ed Elisa, Giuseppe sta terminando di armare il saltino di 3 metri a meta’ del “Giro di Peppe”. Scendiamo tutti e andiamo ad affacciarci alla “Risalita SCO”. Da questo punto in poi, avverto i miei amici, bisogna cercare i puntini rossi che indicano i capisaldi del precedente rilievo, quello del 2016. Salgo per ultimo. Perdo qualche minuto a cercare il puntino rosso. E’ un colore che uso da sempre perche’ e’ poco invasivo…e proprio questo lo rende difficile da ritrovare! Alla fine lo trovo e lo annuncio contento ai miei amici. Di rimando loro mi annunciano di averne trovato uno anche loro. Bene, abbandono subito il mio puntino e salgo a prendere possesso di quello loro. Il nuovo rilievo iniziera’ da la’. Giuseppe inizia a scendere il pozzo che porta alla “Sala Lady Oscar” mentre Elisa ed io iniziamo a prendere i dati della nuova poligonale.
Ancora non ho ben capito dove sia il “Pozzo Barbara”, ma una volta arrivato alla “Sala Lady Oscar” mi diventa evidente. Praticamente la sala dove atterro altro non e’ che la base del pozzo che dobbiamo rilevare. La sala e’ anche il punto di partenza per il “cunicolo del fango” oggetto del rilievo fatto nel 2016, ma di loro ho gia’ detto all’epoca.
Una volta messo comodo vedo Giuseppe gia’ in parete lungo la risalita. Elisa e’ in attesa del suo turno. Le ricordo che deve indicarmi il punto migliore per il prossimo caposaldo. Proseguiamo col lavoro. Giuseppe ci urla la libera. Alla base della risalita aspetto che Elisa salga fino ad un punto utile per il caposaldo successivo. Sembra una cosa semplice, ma non e’ propriamente banale, infatti Elisa sale troppo e col laser del DistoX non riesco a raggiungerla. Alla fine scelgo un punto facilmente riconoscibile e ne faccio un caposaldo intermedio. Mentre salgo per raggiungerlo, disgrazia, mi cade lo stilo che utilizzo per disegnare su TopoDroid. Da qua in avanti dovro’ accontentarmi della poligonale.
Raggiungo Elisa, Giuseppe e’ entrato in una diramazione laterale sulla mia destra dove dice si arriva al “pozzo della lacrima”. Andro’ dopo a rilevarlo. A circa 5 metri dalla sommita’ del pozzo, chiude a cupola, le corde piegano verso sinistra verso un’altra diramazione. La seguiamo continuando con il rilievo. Ci porta sul bordo di un altro pozzo, il “pozzo della malasorte”. Sul bordo del pozzo ci fermiamo, anche Giuseppe ci raggiunge, ne approfittiamo per fare uno spuntino.
Dopo il frugale pranzo riprendiamo le nostre cose e ci prepariamo a scendere. Vado avanti per primo spostandomi lateralmente per andare a rilevare anche il “pozzo della lacrima”. Prendo i punti che mi servono e faccio per tornare indietro quando Giuseppe mi chiede il piacere di disarmare questa diramazione. Lo farei volentieri ma e’ armato con un misto di fix da 8mm e da 10mm. Mi manca la chiave per i fix piu’ grandi. Che problema c’e’? Giuseppe ce l’ha e senza tanti complimenti me la tira.
Faccio quel che devo, recupero tutti gli attacchi, rifaccio la corda e metto tutto nello zaino che ho trovato sul posto. Nel frattempo Elisa e Giuseppe sono scesi fino alla base del “pozzo Barbara”. Ho la libera, scendo anche io.
Nel frattempo i miei amici sono andati avanti. Raggiungo Giuseppe vicino al pozzo iniziale, il P90. Lo raggiungo perche’ mi ha aspettato, si occupera’ lui di disarmare quanto ha armato all’andata. Chiamo Elisa per sincerarmi che sia tutto a posto. E’ in mezzo al traverso e va via tranquilla senza problemi. La seguo.
Quando esco la trovo seduta vicino all’albero dove parte l’armo, sorride, sembra soddisfatta della nuova esperienza, ne son contento.
La notevole differenza di temperatura tra il tepore in grotta e il vento gelido che troviamo fuori inizia a farsi sentire quasi subito. Chiedo a Elisa di avviarsi alla macchina per iniziare a cambiarsi, io rimarro’ ad attendere Giuseppe.
Elisa va, pochi minuti e Giuseppe fa capolino con la sua solita aria inperturbabile. Lo aiuto a sistemare le corde e poi partiamo anche noi verso le macchine.
Allo spiazzo delle macchine il vento gelido c’e’ ancora, con la tuta bagnata e’ un vero piacere. Prendo la mia roba e cerco un angolo riparato dove cambiarmi. Vado a pochi metri dalla macchina, ad una casetta abbandonata che ha davanti una panchina. C’e’ tanto vento anche qua ma almeno staro’ comodo.
Come sempre i vestiti asciutti sono di molto conforto, il tempo necessario per indossarli e’ gelidamente memorabile. Giuseppe ha chiamato Barbara per avvisarla che siamo usciti sani e salvi, me la passa per salutarla. Decidiamo seduta stante che andremo a prendere l’autostrada ad Orvieto cosi’ potremo incontrarci con lei e prendere un caffe’ assieme. Appuntamento tra una mezz’ora al Food Village che e’ vicinissimo al casello autostradale.
La strada per arrivare a Orvieto non la ricordo per nulla, seguo Giuseppe. Al Food Village aspettiamo qualche minuto l’arrivo di Barbara e poi entriamo per il cappuccino. Purtroppo Giuseppe ha scordato di portare il green pass quindi consumiamo prima noi dentro e poi usciamo per tenere compagnia a Giuseppe che beve il suo cappuccino al freddo e al gelo.
Dopo esserci ristorati passiamo ai saluti, ci ripromettiamo di non far passare di nuovo anni prima di andare nuovamente al Vorgozzino…speriamo di farcela questa volta.
Il ritorno e’ tranquillo, l’arrivo sarebbe stato tranquillo se non fosse che al bivio sull’autostrada prendo la direzione sbagliata quindi devo uscire a Guidonia e da la’ tornare sulla Salaria, a Settebagni dove ci aspetta la mamma di Elisa per darle un passaggio fino a casa. A parte questo piccolo intoppo, tutto a posto. Una bella giornata e del lavoro da fare nei prossimi giorni per aggiornare il rilievo della grotta. Giuseppe spera si faccia in tempo per il prossimo raduno degli speleo umbri. Alla prossima.