A fare foto ed una piccola risalita alla base del primo 50, con Angelica, Giuseppe e Gabriele.
La mattina ci vediamo con calma e partiamo verso Subiaco facendo la sosta di rito da Cicchetti e quindi un passaggio a salutare Nerone. Avrebbe dovuto essere una cosa veloce ma come capita sempre restiamo almeno un’ora persi in piacevoli chiacchiere.

Quando arriviamo all’ingresso ed iniziamo a prepararci siamo quasi a mezzogiorno.

Tra un preparativo e l’altro mi allontano per una passeggiata igienica e trovo il tempo per fotografare i funghi che in questo periodo decorano il bosco.

Ci sono anche molti fiori e la loro vista mette allegria, almeno a me.

Tornando alla macchina passo vicino all’ingresso. Sembra tutto a posto.

Nel cercare di vestirmi per la grotta scopro di aver dimenticato i pantaloni. Mentre mi dispero lamentando l’inizio di demenza senile, che evidentemente comporta queste situazioni incresciose, viene in mio soccorso Angelica. Ha portato un paio di pantaloni in piu’. Li provo con poca speranza possano entrarmi, e invece no! Sono un regalo di suo fratello ed inoltre sono elasticizzati. Riesco a comprimermici dentro senza troppa fatica. Risolto il problema, termino di prepararmi. Ad ora di pranzo siamo davanti all’ingresso pronti per la nostra avventura. Oggi abbiamo in programma di fare foto, di quelle belle, e di fare una piccola risalita alla base del primo P50. Ci dividiamo in 2 squadre. Angelica ed io entreremo per primi per andare a fare la risalita. Gabriele e Giuseppe faranno le foto iniziando dall’ingresso fino alla partenza del P50. Fatte le foto, Gabriele tornera’ fuori e Giuseppe ci raggiungera’ per andare a lavorare alla strettoia del ramo laterale. Fatti i nostri piani di massima per la giornata, Giuseppe sistema la corda d’ingresso e partiamo.

Entro per primo. Visto che e’ un po’ che non vengo, ho piacere di fare le foto ad ogni pozzo. Questo e’ il primo, quello d’ingresso. Prima quasi non lo consideravo un pozzo poiche’ dopo 4 metri c’era un terrazzino che portava alla saletta sotto. Ora, dopo un paio d’anni di terra e detriti, il terrazzino si e’ trasformato in uno scivolo che rende consigliabile l’uso della corda fino alla saletta dove inizia il pozzo successivo.

Il P10 successivo. Anche lui ha la partenza ingombra di terra e foglie. Faccio pulizia buttando giu’ tutto con qualche pedata ben assestata.

Aspetto Angelica, poi parto per scendere il P10.

A meta’ del P10 il soffitto e’ costellato di “zanzaroni” (non mi ricordo proprio quale sia il loro nome!).

Alla base del P10 aspetto la mia amica.

Intanto riprendo il saltino successivo, un P3.

Eccola che arriva in velocita’.

Svelti scendiamo il saltino.

E poi i successivi passaggi per arrivare alla partenza del P25.

Eccolo, e’ lui, il P25. Inizia stretto, poi c’e’ un passaggio che ricorda il buco di una serratura e si arriva ad un terrazzino dove si puo’ tirare il fiato.

Vado, con i soliti sbuffi passo il punto stretto, sono sul terrazzino. Dopo tutta questa ginnastica sono sceso nemmeno 2 metri. Angelica, che ha seguito le mie fatiche, sembra chiedersi la ragione di tanto sbuffare ansimante.

Mentre aspetto che mi raggiunga, volgo la mia attenzione al pozzo. Anche lui sembra essere in ottima salute, non sembra abbia sofferto per la nostra assenza prolungata (anche se qualche mese per una grotta e’ meno di un sospiro).

Ecco il buco di serratura di cui parlavo poco fa, la parte larga e nascosta nel buio.

Angelica arriva ed io parto.

Ci diamo appuntamento al frazionamento successivo.

Quando siamo di nuovo assieme, riparto fino alla base del 25. Aspetto che mi raggiunga facendole qualche foto.

Nel punto davanti a me ci sarebbe la vera partenza del P50 successivo. Ora non si puo’ toccare perche’ e’ un lavoro da fare senza corde sotto, pero’ un giorno, chissa’…

La partenza del P50.

Ecco che arriva Angelica.

Parto per la discesa. Fermo al frazionamento costringo la mia amica a posare per una foto. Non male, direi.

Alla base del P50 poggio lo zaino e ne tiro fuori i materiali che andremo ad usare tra poco. Il punto dove vorrei arrivare oggi e’ quel buco nero. Il tutto dovremo farlo senza toccare le stalattiti. Sono stalattiti particolari e delicatissime, sono fatte interamente di fango o comunque di un qualcosa che si disfa a toccarle.

Per iniziare aspetto Angelica.

Prende terra. Inizio a spiegarle nel dettaglio quel che vorrei fare.

Subito decidiamo che non sara’ lei a farmi sicura durante la risalita. Peso quasi il doppio di lei! Per partire con la risalita utilizziamo 2 attacchi a parete. Probabilmente erano stati messi come partenza del P50 successivo. Metto la corda e vado col primo fix. Proseguo salendo a piccoli tratti, Angelica attende con pazienza. Mentre salgo cerco di raccontarle quel che faccio. Arrivato all’altezza utile guardo sopra di me nel caso ci fossero passaggi piu’ ampi. Non mi pare. L’ultimo tratto, praticamente orizzontale lo passo utilizzando un armo naturale. Un ultimo sbuffo e sono sul terrazzino, ben sopra le stalattiti. Sistemo l’armo per la risalita, ripulisco di qualche sasso in bilico ed invito Angelica a salire.

Mentre stiamo valutando se e’ possibile passare la strettoia che ci preclude la vista dell’ambiente che si intuisce subito dopo, arriva Giuseppe. Mentre e’ ancora su corda, ne approfitto per chiedergli di guardare, dall’alto, nel caso ci fossero passaggi piu’ agevoli di quello che stiamo valutando noi. Pare che anche lui non trovi di meglio. Angelica fa un primo tentativo di passaggio ma la strettoia si rivela stretta anche per lei. Tanto per dire, a me ci entra un braccio e avanzano non piu’ di 3 dita di spazio. Giuseppe ci passa il necessario per allargare e lavoriamo di buona lena per circa un’ora. I nostri sforzi vengono ripagati. Al secondo tentativo Angelica riesce a passare e va in esplorazione. Le passo la fotocamera per documentare quel che trova. Vi lascio con le sue foto.







Quando esce la assaliamo con le domande, la curiosita’ e’ troppa. Praticamente ci dice di essere stata in una sala di circa 15m per 6m. Sopra di lei saliva un pozzo di almeno 10m. Non ha trovato prosecuzioni.

Per oggi una piccola soddisfazione ce la siamo presa. Magari la prossima volta riusciro’ a passare anche io. Mentre Angelica si riposa delle fatiche esplorative, dico a Giuseppe se vuole andare a lavorare alla strettoia del ramo laterale. Giuseppe guarda l’orologio, sono quasi le 6 del pomeriggio. E’ il caso di risalire, per oggi il nostro tempo e’ esaurito.

Riponiamo le nostre cose negli zaini e prendiamo la via del ritorno. Giuseppe parte per primo perche’ vuole fare delle foto mentre noi risaliamo il P50. Come seconda parte Angelica ed io rimango solo soletto ad aspettare il mio turno. Con Angelica saliamo ad un frazionamento di distanza, oramai il P50 e’ abbastanza pulito da permetterlo. Ad ogni modo al frazionamento intermedio mi sistemo di lato in un punto al coperto.

Angelica sale veloce, pochi minuti ed e’ al deviatore, le mancano gli ultimi 10 metri. Giuseppe intanto fa le foto.

E’ quasi arrivata.

Sento che urla la libera. Parto.

Al deviatore mi fermo a riprendere fiato e a fare una foto.

Eccomi arrivato al frazionamento di partenza. Raggiungo i miei amici.

Per il P25 Giuseppe cambia strategia. Angelica salira’ per prima col faretto fino al terrazzino intermedio, io saro’ a meta’ strada con la mia luce e lui di sotto comporra’ la foto.

E’ tutto pronto, possiamo andare.

Facciamo le foto e poi proseguiamo per il secondo tratto del P25.

Angelica passa la buca di serratura, le passo il mio zaino e poi aspetto Giuseppe.

Passo il punto stretto. Quando anche Giuseppe arriva su, prendo il suo zaino Facciamo il passamano degli zaini fino alla partenza del P10. La povera Angelica se li deve accollare sempre lei essendo la prima della fila. Fuori troviamo un gioviale Gabriele ad attenderci. Qua ha un po’ l’aria da esploratore, tipo: “Doctor Livingstone I presume”. Mi faccio i complimenti da solo per la foto.

Mentre aspettiamo il nostro fotografo, Angelica ci offre degli snack. Sono i croccantini ricoperti al cioccolato. Vinco la brutale botta di golosita’ che mi prende e mi accontento di gustarne una meta’. Devo tenermi leggero per le fettuccine!

Arriva anche Giuseppe.

Si chiudono i battenti.

Purtroppo sono quasi le 9 quando finiamo di cambiarci. Non potremo essere a Marano, da Antonia, prima delle 10. Decidiamo di provare comunque a farle una telefonata. Disdetta! Il numero di telefono che abbiamo risulta non attivo. Mi rassegno, anche stavolta no fettuccine. Telefoniamo a Nerone per una alternativa. Ci consiglia una pizzeria e noi ci affrettiamo ad andarci.

Mangiamo la nostra pizza ed intanto guardiamo l’opera del nostro Giuseppe, oggi nelle vesti di fotografo. Le guardo con una punta di invidia, difficilmente riusciro’ mai a farne di simili…ma diciamo che le mie hanno carattere! La pizza, i fritti e la birra saziano a dovere la nostra fame. Il ritorno e’ sonnacchioso, per fortuna il nostro Gabriele e’ vigile e mi fa sbarcare sotto casa sano e salvo. Alla prossima.