Ricognizione a Campocatino e rilievo di Dolina Sfondata.
Si e’ cosi’, e’ difficile crederlo, ma e’ cosi’. Ho scordato a casa la fotocamera! Per fortuna Angelica ha pensato a tutto ed e’ con il consueto piacere che vi presento la sua relazione.
CAMPOCATINO 9-12-2018
RELAZIONE DELL’ESPLORAZIONE
I presenti sono: Tarcisio, Bibbo, Gianluca, Gabriele, Maurizio, Valentina, Irene, la sottoscritta e Luna cane speleo veramente in gamba. Come di proposito io, Bibbo, Gabriele e Vale ci vediamo al solito posto per andare tutti insieme verso la via sublacense; il viaggio con Fabrizio e Gabriele (il gatto e la volpe, cane e gatto, Gianni e Pinotto) è piacevole perché intrattengono sempre con qualche scoop o storiella speleo, l’ultima è divertente “la teoria del gettone”, consiste nel pagamento di ogni uscita speleo alle proprie moglie/mariti con un gettone, Bibbo siccome ha portato Luna dice che il gettone è costato assai caro e probabilmente non lo rivedremo più per un po’ di tempo. Ci sono poi i gettoni neroniani, quelli solo lui li può cumulare ma vanno ad orari scelti dalla consorte.
L’obiettivo del giorno è dirigersi a Campocatino a vedere due buchi in parete segnalati da Gianluca qualche giorno fa, già che ci troviamo in zona il programma prevede di vedere l’ingresso di Grotta Novella tanto lavorata negli ultimi tempi e Dolina sfondata, quest’ultima priva di rilievo il che mi fa accendere una lampadina la sera prima dell’esplorazione, contatto Fabrizio “porti gli attrezzi da rilievo?” non molto deciso lo corrompo dicendo che questa volta avrei pensato io alla documentazione fotografica della giornata e ad una colazione pagata e di fatto si è lasciato corrompere anche se poi la colazione l’ha pagata Gabriele (Pinotto).
Come al solito siamo in leggero ritardo, è colpa della pizza del forno questa volta. Arrivati tutti al punto di incontro ci prepariamo e nel momento della partenza incontriamo altri speleo in lontananza, sporchi e raggianti danno l’idea di esplorazione compiuta a buon fine il che ci dà a tutti un po’ di carica in più.
La salita è soddisfacente, neve e sole è sempre un contrasto piacevole agli occhi ma arrivati sulla cresta la nebbia si fa fitta, il freddo aumenta e, ormai lo sanno tutti, il freddo è un disagio che mi incombe e non mi fa pensare ad altro, piedi gelati, mani immobili ma per fortuna ho il passamontagna di Tarcisio che mi salva ma ad ogni respiro mi si appannano gli occhiali quindi la mia camminata diventa una scommessa alla caduta. La cosa che mi distrae sono le rudiste incastonate nei clasti a terra e qualche raggio di sole che sembra bucare il cielo.
Attraversata la cresta cominciamo a scendere di livello ed entriamo dentro la natura boschiva, sembra di stare dentro una grotta, il silenzio qui è costante, si sentono solo i passi speleo e il collare di Luna super fotogenica che un po’ ci sorveglia e un po’ giustamente ci ignora.Per arrivare ai buchi in parete dobbiamo attraversare una zona boschiva in forte pendio la quale è ghiacciata ed è pericoloso scendere senza gli attrezzi idonei, per cui decidono di farci calare giù con una corda. Mi viene detto di non mettere il discensore ma di immedesimarmi in una situazione di “pericolo” in cui non è possibile usare il discensore. “Attacca la corta con un mezzo barcaiolo”, peccato che non lo so fare e per evitare di arrivare alle pendici degli Ernici da Fabrizio mi faccio seguire mentre li intreccio. Dopo che le nuove leve si calano tutti in questo modo arriviamo tutti in un paretone di roccia in parte muschiata e in parte bucata, uno di questi buchi ha dei bellissimi gioielli di natura: stalattiti di ghiaccio illuminati da Tarcisio come si vede nella foto in basso.
Si prosegue la giornata eliminando dal programma il sopralluogo ai buchi in parete, troppa nebbia e troppo dispendio di energia in una situazione climatica ostica. Decidiamo di risalire, questa volta con croll e maniglia e niente intreccio di nodi. Saliti tutti riprendiamo i nostri passi, attraversiamo il bosco e ritorniamo in cresta, il freddo si è placato e ci sono alternanze di sole e nebbia, a terra si vedono giochi di luci e ombre che scorrono velocemente. Scendiamo di nuovo arrivando in una grande piana priva di alberi, sembra una tundra steppica nordica, per un attimo ho potuto immaginare l’uomo di Neanderthal da lontano, in realtà era Fabrizio. Arrivati a Grotta Novella Gianluca ci spiega la storia della scoperta, cavità sommersa dall’acqua e rinvenuta dal ritiro della medesima ad ottobre scorso, in effetti avendo questo tipo di informazione ai lati si vedono le solcature dell’acqua che ha cambiato la morfologia del terreno circostante la grotta. L’ingresso è carico di detriti posti ai lati e riparati da un marchingegno di pali in legno, insomma si vede un grande sforzo fisico e tanta forza di volontà. Si nota anche una certa attenzione ai resti faunistici che sicuramente si trovavano all’interno, questi sono accatastati tutti in una zona. Si vede la mano di chi queste cose ne ha viste per anni acquisendone un certo tipo di rispetto.
Vale, la pissicologa, a questo punto si cimenta nei riconoscimenti: mandibole, ulne, vertebre, bacini e denti, quasi tutte le ossa sono di mucca e capra, è probabile che i pastori buttassero lì dentro le bestie morte per chissà quale motivo.
Ultima tappa è Dolina sfondata, in effetti se ci guardiamo intorno la zona è piena di doline, danno quasi l’idea che manca un soffio per fa si che tutte diventino sfondate. L’interessata è ancora un cantiere aperto. C’è un pozzetto iniziale di ca. 2 metri che scendiamo in contrasto arrivando a una saletta con una serie di nicchiette ai lati, due di queste nicchiette (una a Nord e una a Sud) proseguono in maniera stretta e viscerante ma nessuno di noi 3 “secche” se la sente di bagnarsi la tuta con tutto il freddo che attende fuori perciò pensiamo al rilievo finalmente: Fabrizio usa il distanziometro, Irene indica i punti, io uso il palmare per disegnare e Vale è uditrice e osservatrice allo stesso modo. Stiamo dentro una quarantina di minuti dopo di che è ora di uscire. Si è fatto buio e il freddo è qualcosa di indescrivibile, l’unica cosa da fare è correre. Io e Vale ci guardiamo, prendiamo gli zaini e ancora in tuta corriamo verso le macchine.
Dopo una cioccolata calda ritorniamo a casa tranne io, Vale, Bibbo e Gabriele che ci fermiamo a cena a Subiaco scambiando quattro chiacchere piacevoli e prendendo in giro Gabriele che senza telefono probabilmente tutte le linee telefoniche del mondo si esaurirebbero.
Verso Roma Fabrizio mette Bennato e buonanotte a tutti, anche Luna si è addormentata. Li sento bisticciare sulle scelte musicali e sui ritardi insistenti di Gabriele.
Alla prossima domenica Shaka Zulu.