Chiocchio – 22/08/2022

In agosto puo’ capitare anche di andare in grotta di lunedi’. Con Federica, Luca in questa insolita uscita al Chiocchio.

La mattina ci incontriamo di buon ora al casello autostradale di Orte, poi proseguiamo tutti con la mia macchina. Alle 10.30 siamo pronti ad entrare, ma senza dimenticare la foto di gruppo.

Si entra. Per prima cosa faccio una breve deviazione per far conoscere anche a Federica e Luca il piccolo ramo laterale che ho scoperto la volta scorsa. Una cosa velocissima, nemmeno una foto gli dedico.

Iniziamo la discesa vera e propria, nel primo tratto, armato col cavo d’acciaio facciamo un incontro inatteso. Mi fermo per celebrarlo con una bella foto.

Il primo tratto, ci sono i saltini armati fissi, le corde hanno dei nodi per facilitare salita e discesa.

Il simpatico cunicolo con i sassolini, quelli che tanto piacciono alle mie ginocchia.

Si arriva al primo salto, quello prima del pozzo della Cascata bianca. Un attimo di smarrimento mi prende quando vedo che manca la corda. Guardo intorno, per fortuna ce n’e’ una messa da una parte, mettiamo quella e scendiamo. Federica ha appena detto che si aspettava una grotta con piu’ pozzi e se la ride per la battuta, ancora non sa cosa la aspetta.

Luca, sopra il primo saltino attende pacificamente il proprio turno per scendere.

Il pozzo della Cascata bianca.

E questa e’ la Cascata bianca.

Federica e’ arrivata…

..e ora scende anche Luca.

Si cammina un po’, questo tratto e’ ripido e molto scivoloso, non lo amo grandemente ma questa grotta si puo’ permettere di darti qualche disagio.

Siamo al punto in cui si puo’ fare una breve risalita fino ad un laghetto pensile che sul rilievo e’ chiamato: “Sala F. Merini”. Facciamo una sosta meditativa per decidere se salire o meno, alla fine rinunciamo, faremo una prossima volta.

Dopo la discesa viscida inizia una bella sequenza di pozzi, abbiamo in rapida sequenza (lei si, ma noi non tanto!) il pozzo del Panino, il pozzo Alberta e i 3 Novelli. In uno di questi, credo, noto per la prima volta una targa dedicata ad uno speleologo. E’ li’ dal 2001, ho molto spirito di osservazione a notarla solo ora!

Ogni tanto ci fermiamo a curiosare alcune possibili diramazioni ma senza perderci troppo tempo, abbiamo ancora molta strada da fare.

Tra passaggi piu’ o meno aerei scendiamo i pozzi che ci si presentano davanti fino ad arrivare ai 3 Novelli. Lasciamo scorrere un poco di foto mentre li affrontiamo.

Sosta tra un pozzo e l’altro.

Questo lo so! E’ il terzo Novello.

Dopo i Novelli Federica inizia a ricredersi circa la quantita’ di pozzi della grotta e chiede quanto manchi al pozzo del Centenario, nostra meta. Non ne ho la minima idea quindi mi tengo sul vago. Il pozzo successivo e’ quello della Conta, alla sua base la volta scorsa Mauro mi disse che da la’ eravamo quasi arrivati e che mancavano solo 6 o 7 pozzi. Ripeto la stessa cosa a Federica.

Alla base del terzo Novello facciamo pranzo, una pausa ci vuole.

Questo potrebbe proprio essere il pozzo della Conta, spero qualche esperto della grotta non mi lanci imprecazioni perche’ li ho sbagliati tutti.

Il pozzo della Conta viene dato essere un P40, questo mi sembra della misura giusta.

Federica non ama molto i frazionamenti e in effetti e’ qualche mese che non si cimenta nella nobile arte di passarli indenne. Per questo motivo scendiamo i pozzi dove ne troviamo stando abbastanza vicini.

Dopo la Conta sul rilievo viene nominato il pozzo del Chiodo, sara’ mica questo?

Dopo il pozzo del Chiodo viene nominata la strettoia dell’affogato che io onestamente non ricordo. Probabilmente nel tempo ha perso la sua connotazione di strettoia. Quindi abbiamo il pozzo delle Rocce verdi e la traversata Pasquini. Tutto questo prima del sifone di sabbia, vi lascio con le foto, ci rivediamo al sifone.

Eccoci arrivati al sifone di sabbia, per stare piu’ comodi nell’ultimo tratto decidiamo di lasciare qua gli zaini. Ogni volta che passo questo “laminatoio” penso sarebbe opportuno portarsi un maleppeggio per dare una leggera allargata al punto piu’ stretto che ogni volta mi strappa piu’ di un sospiro e qualche imprecazione.

Mi fermo per scattare una foto anche a Luca, col fatto che chiude la fila non lo prendo quasi mai nelle foto.

Quanto manca? Chiede di nuovo Federica. Contando i numerosi tratti su corda appena percorso le rispondo con falsa sicurezza che siamo quasi arrivati. Invece manca ancora la traversata del pozzo dei Cristalli, il pozzo Marcella e il pozzo Fiorenza. Ci si vede al Centenario.

Qualche vermicolazione per Fabio che le cerca per studio.

Eccoci arrivati alla partenza del pozzo del Centenario.

Da qua in poi inizia la confusione. Luca dice che vuole scendere il pozzo del Centenario, anche io sarei tentato ma credo che Federica sia un poco stanca. Alla fine per buona pace di tutti mi rassegno a non scendere. Luca scendera’ il pozzo e risalira’ subito. Federica ed io intanto prenderemo la via del ritorno cosi’ da non ammucchiarci tutti e tre sotto i pozzi e provare a velocizzare il ritorno.

Credendo di aver definito tutto come si deve, prendo e parto per risalire. Federica mi segue per un breve tratto. Quando sono al primo pozzo da salire gia’ l’ho persa. Penso sia solo piu’ lenta, lasciamo che provi le sensazioni particolari che si provano procedendo da soli in grotta, si tratta di un breve tratto. Su questi pozzi non ci sono frazionamenti quindi non mi preoccupo, non dovrebbe avere difficolta’. Risalgo ancora un pozzo ma dietro di me sento nessuno ne’ vedo luci. Inizio a preoccuparmi e a chiamare Federica a piena voce. Nessuna risposta. Mi fermo ad aspettare. Dopo una attesa abbastanza lunga mi rassegno, Federica non mi sta seguendo. Non me la sento di tornare nuovamente giu’ per i pozzi e cercarla. A stare fermo inizio a sentire freddo e poi ho sete. Decido di arrivare al sifone di sabbia per muovermi e per recuperare lo zaino con acqua e cibo.

Quando finalmente arrivo a recuperare lo zaino mi tolgo la sete, mangio della frutta secca e poi svuoto e sistemo lo zaino come uno stuoino per riposarmi disteso senza stare a diretto contatto con la roccia. Spengo anche la luce e forse mi assopisco anche un poco.

Quando mi sembra sia passata almeno un’ora inizio a preoccuparmi sul serio. Riaccendo la luce, mi muovo un poco per riscaldarmi, aspetto ancora qualche minuto e poi con rassegnazione torno indietro ripassando il sifone di sabbia. Arrivo trafelato fino alla partenza del pozzo successivo (quello dei Cristalli o pozzo Marcella). Prima di scenderlo provo a chiamare. Con molto sollievo mi rispondono in coro le voci di Federica e Luca. Stanno arrivando. Il sollievo e’ tanto ma ora e’ la rabbia che cresce.

Torno indietro, ripasso il sifone di sabbia e quasi non me ne accorgo. Mi siedo in attesa del loro arrivo. Per vedere le loro luci devo attendere almeno un altro quarto d’ora.

Quando si affacciano dal sifone di sabbia mi trovano la’, vorrei investirli di male parole per la paura e la frustrazione che sento ma resto zitto ad oltranza, non vorrei dire cose di cui mi pentirei. Federica alle mie mancate risposte si allarma, fino a quel momento era stata tranquilla e ignara del mio stato d’animo.

Alla fine sbotto e anche se in maniera “edulcorata”, manifesto tutto il mio malumore. In effetti la sfuriata avrei dovuto farla davanti ad uno specchio perche’ l’unico responsabile sono io, semplicemente non avrei dovuto permettere che si creasse quella situazione. Una lezione che non dimentichero’, non si smette mai di imparare, per fortuna.

Sfogato il malcontento io inizio a stare meglio ma l’atmosfera nel nostro gruppetto si e’ alquanto “freddata”. Prendiamo su le nostre cose e in un silenzio imbarazzato iniziamo a risalire verso l’uscita.

Rifacciamo tutti i pozzi in senso contrario meravigliandoci di quanti siano. Procediamo sempre vicini, io in testa, Federica in mezzo e Luca a chiudere la fila. Nei pozzi con i frazionamenti saliamo scaglionati di un frazionamento in maniera da darci sostegno alla bisogna.

Una breve pausa per bere e mangiare qualcosa.

Si continua a salire.

Al primo Novello approfittiamo del fatto che ci sono 2 vie armate per velocizzare.

Sosta alla base del pozzo della Cascata bianca. Prima di fare la foto dico:”fate la faccia stanca”, questo e’ il risultato!

Saliamo, oramai con la fantasia si sente quasi l’aria da fuori.

Un saluto alla cascata.

Al saltino successivo ci viene il dubbio se levare la corda che abbiamo messo o lasciarla. Alla fine la lasciamo, non mi sembra avesse senso smontarla ma poi riporla in bella vista. Speriamo di non aver infranto una sacra regola non scritta dei frequentatori abituali del Chiocchio.

Alla sala iniziale utilizziamo con gratitudine il cavo d’acciaio per aiutarci a percorrere gli ultimi scivolosissimi metri. Fuori e’ buio, abbiamo fatto tardi, sono quasi le 10 di sera.

Una bella sgambata, serena a meta’, il Chiocchio e’ sempre una grotta che merita una visita. Alla prossima.

Informazioni su fato63

Pratico la speleologia da qualche anno ormai. Mi sono finalmente deciso a tenere un diario delle uscite. Approfitto del blog per renderlo consultabile e commentabile.
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