Dolina Rea – 05/02/2022

Con Gabriele a continuare il lavoro al nuovo pozzo.

In verita’ sarei dovuto andare a Orvieto, alla grotta del Vorgozzino, ma il Covid ci ha messo lo zampino all’ultimo momento.

Cosi’ improvvisamente mi son ritrovato libero da impegni. Che fare? Ma certo, andiamo a Dolina Rea! Scrivo della mia intenzione sul gruppo e ricevo una adesione, quella di Gabriele. La squadra minima e’ fatta. Ci organizziamo e andiamo.

La mattina di sabato Gabriele ed io partiamo che sono quasi le 9. Sosta per fare benzina, sosta per il GPL, sosta per la colazione, sosta per prendere il materiale. Insomma, alle 11.10 siamo a Fondi di Jenne, alle 11.30 siamo pronti per entrare. Sulla piana la neve ora inizia a lasciare il posto ad ampie chiazze di prato bruciato dal gelo.

Entriamo. La prima parte della grotta, con la discesa della dolina, il passaggio della prima strettoia e la breve risalita sono oramai routine. Alla risalita salgo prima io poi facciamo passamano per portare su tutto il materiale. Quando arriva anche Gabriele andiamo direttamente al nuovo pozzo.

Prima di scendere diamo una ulteriore allargata al passaggio. Subito dopo mi infilo piedi in avanti per scendere. Nonostante i nostri sforzi e’ sempre scomodissimo. Mi fermo subito e con l’aiuto di Gabriele che mi passa il necessario, metto un deviatore in maniera che la corda non tocchi.

Fatto quel che dovevo, scendo. Con Gabriele facciamo di nuovo passamano per far scendere i materiali necessari fino alla base del pozzo.

Quando e’ tutto pronto, manca solo Gabriele, gli urlo che puo’ scendere. Mi risponde che preferisce di no, ha una spalla che gli duole e il passaggio e’ troppo scomodo per lui. Avendo preso la decisione di non scendere gia’ da un po’, ha evitato di mandarmi la mazzetta grande, la usera’ per allargare ulteriormente il passaggio nei punti dove non rischia di tirarmi roba addosso.

Iniziamo a lavorare in contemporanea. In effetti qualche sassetto ogni tanto mi arriva addosso, ma e’ piu’ un fastidio che altro. Io dedico le mie attenzioni alla frattura stretta, quella dalla parte opposta rispetto alla saletta che oramai chiamo “il rifugio di Angelica”.

C’e’ un bel blocco di roccia che sarebbe adatto per i punciotti, peccato che io abbia dimenticato di metterli nello zaino. Il rammarico serve a poco, lo caccio e inizio a lavorare di buona lena col trapano.

Ogni tanto scambio qualche urlo con Gabriele, tanto per dirci che va tutto bene. Il lavoro procede bene ma no velocemente come speravo. Passano un paio d’ore, alla fine riesco ad avanzare circa mezzo metro, peccato che avanti si vedano almeno altri 2 metri di stretto.

La prima batteria del trapano mi abbandona per temine della carica, la cambio e continuo. Tra una trapanata e l’altra Gabriele mi urla che inizia ad essere stanco e a sentire freddo. Gli rispondo un ok, mi trattengo solo ancora un po’ ad allargare il passaggio per il rifugio di Angelica. In un quarto d’ora faccio un discreto lavoro, ora ci passo anche io senza troppi sforzi.

Devo salire. Sistemo il materiale nello zaino e vado. Quando sono a circa meta’ del pozzo sistemo i materiali meglio che posso, avverto Gabriele della sosta e tento il passaggio nell’altro lato del pozzo, quello da dove la prima volta arrivava l’aria e che non abbiamo ancora allargato. Mi faccio strada per un tratto ma e’ troppo stretto, torno indietro, prendo il martello e vado a buttare giu’ qualche spuntone. E’ ancora troppo stretto. In compenso uno spuntone che non avevo tolto si aggancia alla manica della tuta e mi procura un bello strappo. Soffoco un paio di bestemmie ed esco. Raduno di nuovo il materiale e arrivo a vista di Gabriele. Gli chiedo un ulteriore sforzo di pazienza, vorrei allagare ancora il passaggio per renderlo completamente “neronabile”.

Lavoriamo assieme per altri venti minuti e alla fine il risultato e’ soddisfacente. Passo lo zaino a Gabriele e provo il passaggio. Bene! Ora entro nel passaggio anche stando sul fianco.

Riunitomi con Gabriele facciamo la cernita del materiale e lo suddividiamo in 2 zaini, come all’andata. Recuperiamo anche una batteria che avevamo scordato la volta scorsa, speriamo sia ancora funzionante.

Scendiamo, passiamo la strettoia, risaliamo la dolina e siamo fuori. E’ ancora giorno, e’ tutto nuvolo ma non ha nevicato. Arriviamo alla macchina e ci cambiamo. Il ritorno e’ il solito, inframezzato solo da una sosta al magazzino a posare il materiale. Troviamo un poco di traffico ma niente di preoccupante.

Ancora una bella giornata cercando la strada per scendere nelle profondita’ di Fondi di Jenne. Cerca cerca, ci riusciremo? La mia fantasia ne ha la certezza. Vedremo. Alla prossima.

Informazioni su fato63

Pratico la speleologia da qualche anno ormai. Mi sono finalmente deciso a tenere un diario delle uscite. Approfitto del blog per renderlo consultabile e commentabile.
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