Doveva essere Ouso di Salvatore ma e’ stato Pozzo comune. Con Giuseppe, Gabriele ed io insieme a tanti amici del gruppo speleologico di Guidonia.
Con Giuseppe e Gabriele ci si vede sotto casa mia, stavolta per andare a Carpineto Romano. La prima tappa e’ come sempre al Bar Semprevisa e quindi al vicino forno.Una volta adeguatamente rifocillati, rimontiamo in macchina per andare alla grotta che abbiamo scelto per oggi, l’Ouso di Salvatore. Arrivati davanti alla strada che porta alla grotta, troviamo il cancello chiuso. Anche questa volta, come la prima di questo inverno, non abbiamo avvisato il proprietario del terreno dove ha l’ingresso la grotta. Non lo abbiamo fatto per cattiva volonta’, i nostri “procuratori”, Vincenzone e Luca non sono riusciti a rintracciarlo e/o ad avere il suo numero. Nel giardino alla nostra destra sentiamo rumore di un tagliaerba. Vedo un signore all’opera e gli faccio segno manifestando l’intenzione di parlargli. Quando ferma il tagliaerba gli spieghiamo perche’ siamo qua e gli chiediamo se per caso avesse il numero che cerchiamo. Scompare alla vista per un paio di minuti poi torna dicendo di non averlo. Visto che vogliamo fare le cose per bene, anche se a malincuore, rinunciamo all’Ouso di Salvatore.
Gabriele, che conosce sempre tutti i movimenti dei gruppi del Lazio, ci comunica che oggi gli amici del gruppo di Guidonia avevano l’intenzione di andare a fare un giro a Pozzo Comune. Decidiamo di aggregarci. Rimontiamo in macchina e raggiungiamo Pian della Faggeta. La piana e’ costellata di gruppi di persone che stanno attrezzandosi per il pic-nic. A fianco strada ci sono moltissime macchine, per fortuna il nostro “solito” posto e’ ancora libero. Appena scesi dalla macchina incontriamo subito Riccardo, a degna rappresentanza degli amici che stiamo cercando.
Prima di prepararci ci prendiamo il tempo per i saluti, sentire come sono organizzati e qualche chiacchiera speleo. Sul posto troviamo anche il buon Vincenzone.
Foto di famiglia.
Dopo i convenevoli, ci prepariamo anche noi. Ci siamo messi d’accordo cosi’, i primi saltini li armeremo doppi, sia sulla parete sinistra che su quella destra. Dopo noi proseguiremo ad armare il 19 lasciando a loro l’altro pozzo. Di quel che viene dopo, ce ne occuperemo noi. L’intenzione e’ di scendere il Pozzo Marilu’, se non c’e’ troppa acqua.
Scendo tra i primi, eccomi in vista dell’ingresso.
Tra i primi a scendere con me ci sono Giuseppe, Riccardo e alcuni altri amici. Giuseppe ed io ci incarichiamo di armare la parete a destra, Riccardo quella a sinistra. Procediamo svelti ed in pochi minuti siamo al secondo saltino, quello che affaccia sulla sala.
Al secondo saltino ci raggiunge anche Gabriele. Ora la nostra squadra e’ al completo. Abbiamo una corda da 100m. Iniziamo ad utilizzarla da qua per non dovercela portare piu’ avanti.
Armato il secondo saltino, facciamo correre la corda ad attraversare la sala e quindi fino al pozzo successivo. Il P19 lo armo io, e’ sempre un buon esercizio arrivare fino ai fix a soffitto. Per il deviatore subito sotto devo lanciare qualche maledizione, serve un bullone e non ne abbiamo portati. Per fortuna i nostri amici sono stati piu’ previdenti di noi e li hanno. Gabriele torna indietro e se ne fa prestare uno. Risalgo a prenderlo dalle mani di Giuseppe e torno indietro a litigare con lo spit per armare il deviatore. Dopo un certo numero di sbuffi e grugniti riesco a sistemarlo. Ho il sospetto sia un poco corto, avverto Giuseppe che in caso gli urlero’ di allungarlo e poi scendo.
In effetti e’ meglio allungarlo un poco. Lancio un urlo a Giuseppe dicendogli di aggiungere un moschettone, dovrebbe bastare. Domenico nel frattempo e’ sceso per l’altro pozzo e mi raggiunge.
Inizio a cercare un punto dove ancorare la corda prima di trascinare quel che resta di lei all’altro salto. Nel frattempo dal pozzo parallelo iniziano ad arrivare altri amici.
Prendo la corda e la filo fino al saltino successivo, quello con la pozza malefica dove mi bagno i piedi una volta su 2.
Ho appena fissato la corda vicino al salto quando le urla di Giuseppe mi fanno tornare indietro alla svelta. Sono stato poco generoso nel lasciargli la corda ed ora lui non riesce a scendere. Risolvo subito sciogliendo il primo nodo fatto. In un attimo Giuseppe mi raggiunge e torniamo assieme al salto che avevo abbandonato.
La corda da 100m basta giusta giusta per il saltino della pozza “fetente”. Lo armo e scendo. Stavolta ne esco indenne con molta soddisfazione. Quando arriva Gabriele con l’altra corda, proseguo l’armo del pozzo subito successivo, quello che arriva alla “sala da pranzo” (la chiamo cosi’ perche’ di solito ci facciamo sosta per fare uno spuntino prima di proseguire). Per fortuna mentre mi accingo a scendere arriva Riccardo a cui “rubo” un cordino per fare un deviatore a meta’ pozzo.
Come ricompensa gli scatto un paio di foto mentre passa agilmente la “pozza fetente”.
Giuseppe arriva alla Sala da Pranzo.
Mentre aspetto che il gruppo si ricompatti per scendere assieme il meandro, vago in giro per la sala a cercare spunti per qualche foto. Ne trovo uno in queste escrescenze grigie. Mi limito a ritrarle senza investigare oltre.
Nella sala siamo ancora in pochi. Continuo a vagare.
Tento una foto al “grosso” ma e’ un ambiente troppo ampio per quel posso fare oggi.
Intanto la discesa fino alla Sala da Pranzo continua.
Qualcuno prende spunto dal nome che ho appioppato alla sala ed inizia a sgranocchiare qualcosa. Non me lo faccio ripetere 2 volte e metto mano alla cioccolata. E’ fondente con le nocciole ed incontra il favore di molti dei convenuti. Terminiamo la cioccolata appena in tempo per fermare Riccardo. Stava cercando di scendere a destra dove c’e’ un pozzo. Lo avverto che forse e’ meglio prendere a sinistra per lo scivolo di fango. Ricondotti tutti sulla retta via, scendo per lo scivolo di fango e aspetto che arrivino gli altri.
Mi apposto al passaggio basso dopo lo scivolo di fango pronto a riprendere chi arriva.
Purtroppo gia’ dopo l’arrivo di una persona non c’e’ piu’ molto spazio. Vado avanti mentre dietro il gruppo si ricompatta e si avvia lungo il meandro.
Proseguiamo svelti verso il Marilu’.
Arriviamo finalmente al tratto di meandro che preferisco, sembra una scultura fatta da uno scalpellino. Quando mi fermo a fare foto avverto anche Gabriele che, visto lo scorrimento d’acqua che c’e’ oggi, difficilmente scenderemo il Marilu’. Gabriele risponde che oramai che ha portato la corda fin qua non ci pensa proprio di abbandonarla.
La prima pozza d’acqua la passiamo tutti con qualche agile passaggio, non crea problema a nessuno. La seconda sembra piu’ temibile. Passo per primo e vado avanti i pochi metri che mancano per un affaccio al Marilu’. Come pensavo c’e’ troppa acqua per scenderlo. Quando torno indietro trovo i nostri amici che non osano tentare il passaggio in arrrampicata. Per fortuna il caparbio Gabriele ha portato la corda! Salgo su di un paio di metri dove trovo dei fix e sistemo la corda per agevolare il passaggio dei nostri amici.
C’e’ anche chi si avventura in arrampicata senza alcun aiuto, in effetti il passaggio della pozza e’ piu’ temibile a vedersi che a farsi.
Nel frattempo, sulla soglia della pozza si e’ creato un piccolo ingorgo.
Con l’aiuto della corda pero’ il passaggio riprende regolare.
Chi arriva dall’altro lato puo’ solo affacciarsi al Marilu’ per constatare quanto sia bello e poi porsi in attesa.
Io rimango in alto per dare una mano ed essere pronto a sganciare la corda appena finito.
Visto che non ho altro da fare riprendo uno dei passaggi nei minimi particolari.
Fino all’arrivo.
Avanti il prossimo!
Il buio nasconde il Marilu’ ma vi assicuro che e’ li’.
Intanto i passaggi proseguono.
Terminato l’ultimo passaggio su corda, un rapido consulto rende manifesto che al resto dei partecipanti alla gita importa poco di vedere ancora una volta il Marilu’. Iniziamo quindi il percorso inverso. Smaltita la coda, tolgo la corda e la restituisco a Gabriele con tanti ringraziamenti. Possiamo riprendere il meandro per tornare indietro. Ora sono da ultimo e chiudo la fila.
Ecco Gabriele con il fido zaino gonfio della utile corda.
Trovo Domenico fermo, ad una prima occhiata mi sembra impegnato a prendere appunti. Sbagliato! Sta regolando il cellulare per fare una foto. Visto che sono la’ prendo in carico il cellulare e scatto la foto.
Arrivo in cima allo scivolo di fango e scatto una foto affacciato da li’ verso la “Sala da Pranzo”.
Ognuno che arriva prende posto in sala. Iniziano a sentirsi rumori di carte scartate e buoni odori di panini.
Domenico ha raccolto una costola d’animale da terra ed ora fa finta che sia la sua, guardate come soffre il poveretto!
Attorno a me e’ tutto un masticare, c’e’ anche chi gentilmente mi offre un assaggio ma io resisto stoicamente. Devo tenermi per poter gustare al meglio le fettuccine questa sera…
Riccardo si e’ messo in disparte ma partecipa attivamente all’allegro spuntino.
Alla fine mi lascio corrompere da una cosa strana, dei cubetti di fragola disidratata.
Qualcuno ha terminato di mangiare, gia’ si inizia a pensare all’uscita.
Gabriele spiega qualcosa a…
…Domenico, che ascolta interessatissimo.
Spuntino ufficialmente terminato, il gruppo ripone le proprie cose e si sposta compatto in zona risalita. Rimaniamo indietro solo Giuseppe ed io. Giuseppe si occupera’ del disarmo, io faro ‘ il nullafacente che lo precede. Per passare il tempo Giuseppe si arrampica in una zona dove solitamente non si passa perche’ e’ fuori dal solito percorso.
Sembra un arrivo. Alla fine incuriosisce anche me e salgo a vedere.
Dalla parte opposta si vede il resto del gruppo ancora impegnato nella salita.
Provo a riprendere la lunga colata dell’arrivo che siamo venuti ad ammirare, pero’ la luce non arriva a svelare cose interessanti.
Fatta la nostra brava esplorazione, torniamo alla base. Inizio a sentire freddo. Visto che mi sono portato un pile leggero, sai che faccio? Me lo metto. Inizio la paziente svestizione indispensabile a raggiungere il mio scopo. Come al solito stare a torso nudo, per i primi minuti e’ piu’ confortevole che avere addosso la maglietta bagnata. Il pile asciutto e’ molto piu’ piacevole. Quando termino di rivestirmi noto che finalmente la spiacevole sensazione di freddo che si stava facendo strada, e’ definitivamente scomparsa. Ora posso affrontare l’attesa senza patemi e senza fretta. Ad ogni modo tra esplorazione e cambio abiti di tempo deve esserne passato perche’ la fila e’ terminata ed e’ praticamente il mio turno. Veramente sarebbe Gabriele a dover risalire, pero’ si offre di disarmare lui questo pozzo quindi scaliamo tutti di un posto. Finisco di sistemare l’attrezzatura per la salita e vado. Aspetto Giuseppe sopra alla “pozza fetente” che riesco a passare indenne ancora una volta, quasi un record.
Quando vedo che Giuseppe mi ha quasi raggiunto, vado al P19 ed inizio a risalirlo, sono in 2 ad occuparsi del disarmo, e’ inutile creare file. Davanti a me sento rumoreggiare. Il resto del nostro gruppo ha scelto di risalire solo dal pozzo parallelo. Quando arrivo su dal P19, visto che c’e’ tempo, vado all’arrivo del pozzo parallelo per documentare l’arrivo dei prodi che lo risalgono.
Il primo classificato!
Avanti il prossimo.
Arriva, un poco affannato, ma tutto sommato benone.
Il riposo del giusto.
Mi appresto a documentare la risalita del successivo ardito quando sento rumori dalle parti del P19.
Torno verso il P19 e ci trovo Giuseppe. Gabriele oggi ha deciso di fare esercizio ed ha deciso di occuparsi anche di questo pozzo.
L’eliminazione del deviatore lo impegna oltre ogni dire ma alla fine ne esce vittorioso.
Commosso da tanto impegno e desideroso di dare il mio contributo mi offro di togliere gli ultimi attacchi da questo pozzo. E’ un ottimo esercizio per gli addominali ed un’ottima preparazione per la cena! Sistemato il P19 continuiamo col recupero della corda da 100m fino ai saltini iniziali dove ritroviamo i nostri amici.
Facciamo praticamente assieme il disarmo dell’ultimo saltino.
Giuseppe e Gabriele intanto finiscono di recuperare e filare nel sacco la corda da 100m.
L’ultimo salto e’ questione di secondi.
E quindi uscimmo a riveder le stelle…Una citazione ci sta’ sempre bene anche se nel nostro caso c’e’ ancora il sole.
Salendo verso la macchina ci viene incontro qualcuno, contro luce non lo vedo bene pero’…Ma si! E’ Luca. Mi sbrigo a fargli una foto.
Dopo i saluti con Luca riprendiamo la salita.
Qua alle macchine sono in corso strani riti, pero’ non indaghiamo, la nostra meta oramai e’ la macchina con i vestiti asciutti.
Che la grotta sia fonda o meno, difficile, facile, rimane sempre il fatto che l’arrivo alla macchina e’ sempre piacevole.
Dopo esserci messi in abiti comodi, asciutti e puliti andiamo a salutare il gruppo. Purtroppo nessuno di loro puo’ fermarsi per cena. Faremo la prossima. Dopo la loro partenza rimaniamo col problema di come occupare l’oretta che ci separa dalla cena. E’ Luca a risolverci brillantemente il problema con un aperitivo a base di birra e olive.
L’ora passa, anche in abbondanza, ma la compagnia e’ piacevole e non abbiamo fretta di andarcene.
Quando sentiamo che la temperatura inizia ad abbassarsi sensibilmente, prendiamo commiato da Luca e scendiamo verso Carpineto. Destinazione la Sbirra.
Alla Sbirra, tutte le mie aspettative vengono rispettate e posso concedermi finalmente un bel piatto di fettuccine.
Dopo il lauto pasto confesso di aver dormicchiato durante tutto il viaggio di ritorno. Per fortuna il buon Gabriele ha una buona resistenza e ci porta in salvo fino a casa. Alla prossima.