Uscita al fondo di Erebus con Stefano ed io.
Durante la settimana tra gli altri amici ed io, avanziamo varie proposte, chi desidera andare in forra, chi si organizza per un sabato pomeriggio alla Rologa, io propongo di andare la domenica al fondo dell’Erebus. Dopo varie consultazioni infrasettimanali, vagliate le varie possibilita’, con Stefano decidiamo per l’Erebus. Al venerdi’ rimaniamo, come sicuri, solo Stefano ed io. Ci vediamo in sede, prepariamo il materiale e fissiamo l’appuntamento a S.Oreste per la domenica mattina alle 9.00. Ci sono ancora degli amici che non hanno deciso la meta in via definitiva. Giriamo loro l’informazione sull’appuntamento confermando che saranno i benvenuti.
Domenica mattina la giornata non e’ pessima, pero’ nemmeno stupenda. Tutto sommato ci si puo’ accontentare. Arrivo puntuale, Stefano e’ gia’ la’. Posteggio e poi andiamo insieme al bar per un caffe’. Passando per la strada incontriamo la pizzeria e l’alimentari (aperto di domenica di agosto!) ma il ricordo del recente risultato delle analisi del sangue mi fanno distogliere lo sguardo, pensiamo alle grotte, che e’ meglio!
Stefano invece, dopo il caffe’, fa tappa in pizzeria per approvvigionarsi adeguatamente. Per passare il tempo mentre lui fa spesa, rubo un foglio di carta al pizzaiolo e ci scrivo su che siamo speleo e siamo alla grotta Erebus. Lo mettero’ sul cruscotto della macchina.
Decidiamo di salire con la macchina di Stefano, sposto i miei zaini e partiamo. Al solito spiazzo parcheggiamo ed iniziamo i preparativi. Il cielo e’ grigio, l’aria piacevolmente fresca, per noi e’ una manna, ci evitiamo una sudata.
Addirittura, probabilmente per la prima volta da quando frequento il Soratte in estate, mi vesto indossando il sottotuta e la tuta. In una estate normale avrei rischiato la completa disidratazione se non un colpo di calore, ma sembra proprio che oggi non correro’ un simile pericolo.
Abbiamo un bel mucchio di materiale, tutte le corde e gli attacchi per armare la grotta, il necessario per lavorare nel punto dove vorrei arrivare, tanta acqua, la pizza di Stefano. Partiamo carichi come muli ma decisi a passare una bella giornata in grotta.
Sono circa le 10.30 quando ci muoviamo dalla macchina. Camminando cerco di far funzionare il Gps per prendere il punto dell’ingresso dell’Erebus. Il Gps pero’ non ne vuole proprio sapere di accendersi (la sera a casa ho visto che si trattava solo delle batterie scariche), dopo ripetuti tentativi decido di riportarlo in macchina. Stefano recupera le chiavi e vado velocemente. Mentre ritorno esce un timido sole, quasi contemporaneamente inizio a sudare. Complimenti per il tempismo!
In cima al Soratte come al solito il panorama e’ splendido, avro’ scattato un centinaio di foto simili a questa ma ne vale sempre la pena
Approfitto per immortalare anche il mio compare con l’eremo sullo sfondo
Oggi, con me a scattare le foto e Stefano come unico bersaglio, credo lo vedrete spesso. Infatti eccolo in posa vicino all’ometto che indica la deviazione per la grotta
ed ecco il nostro Erebus
finiamo svelti di prepararci ed entriamo, oggi sara’ Stefano a divertirsi con l’armo, si carica come un mulo con le corde e gli attacchi e parte. Eccolo alle prese con la (finta) strettoia
e poi ancora un poco piu’ avanti, gia’ in zona broccoletti
Un bello scorcio concrezionato non poteva mancare
In effetti in alcuni punti si sta strettini ma il buon Stefano se la cava egregiamente
Una foto “broccolettata” ora me la merito anche io
La zona e’ niente male, proviamo a fare qualche foto senza flash con un po’ di atmosfera sfruttando le nostre luci
Ecco Stefano in posa plastica che aspetta paziente che io abbia scattato alcune foto, di cui questa e’ una delle poche decenti!
Sembra una adunca mano aliena? Troppa fantasia, ho l’impressione!!!
Al lavoro. Si scava ma e’ sempre stretto ci vorrebbe uno strettoista
Mentre sono in pausa immortalo un po’ di belle concrezioni e nel frattempo sbocconcello golosamente un pezzo di pizza gentilmente offerto da Stefano
Quando siamo stanchi rifacciamo su le nostre cose e prendiamo la strada del ritorno. Naturalmente trovo sempre la forza ed il tempo per costringere il mio amico a posare per delle foto
Eccoci in fase di risalita, oramai prossimi ad uscire
E’ la (finta) strettoia, pero’ vista cosi’ sembra suggestiva, vero?
Ecco l’armatore/disarmatore che nonostante tutto trova ancora la forza di sorridere
L’uscita trionfale e sempre col sorriso
Una foto del tipo prima e dopo le fatiche mi sembra starci tutta
Ancora una foto me la sono meritata
Vista di S. Oreste dal sentiero
Eccolo con tutto il suo carico di materiali
Un selfie non poteva mancare
Un unico rammarico, la mia tuta ha definitivamente ceduto allo strapotere dei broccoletti. L’ho riportata fuori ma a costo di numerosi strappi, una manica e’ quasi staccata, l’altra va un po’ meglio ma proprio di poco. Sul ginocchio sinistro c’e’ un nuovo, vistoso “sette”. La meravigliosa toppa che avevo messo dietro dopo una eroica opera di ricucitura ora e’ piena di nuovi strappi. Insomma credo che per lei questa uscita all’Erebus sia stata il canto del cigno. E’ arrivato il momento di metterla in pensione.
Dopo questa “triste” parentesi, Che dire di piu’? La giornata e’ stata divertente e piacevole, penso che, vacanze permettendo, ci sara’ presto occasione per una nuova visita, quindi non mi resta che lasciarvi con il solito beneaugurante…Alla prossima!
e bravi “strettoisti”!!