Ancora una volta Gabriele e io dalle parti di Canterano alla ricerca di Grotta Morritana e poi alla (ri)esplorazione della Bucia dell’ortaia a Rocca di mezzo.
Il venerdi’ pomeriggio arriva una bella sorpresa, avro’ il sabato libero da impegni. Subito chiamo Gabriele e gli propongo una visita alla Bucia dell’ortaia, sono sicuro gli piacera’ l’idea. Lui accetta volentieri e aggiunge ai nostri obiettivi la ricerca della grotta Morritana. Non ho nulla da obiettare, quindi il nostro programma e’ deciso.
La mattina Gabriele passa a prendermi e andiamo. Ci fermiamo al solito bar “Cicchetti” e poi facciamo un salto alla locale ferramenta a prendere alcuni arnesi da scavo. Dopo aver sbrigato tutte le faccende accessorie ci dirigiamo verso il nostro primo appuntamento, la ricerca di grotta Morritana.
Parcheggiamo la macchina allo spiazzo della volta scorsa e ci prepariamo, visto che la volta scorsa sono riuscito a tornare dalla ricerca con una mano sanguinante stavolta mi sono premunito indossando ginocchiere e guanti. Prima di partire facciamo una bella foto del nostro gruppo ristretto.

Come affrontare la ricerca? Gabriele si dice sicuro che salendo ancora lungo la strada asfaltata troveremo un sentiero che ci portera’ alla grotta senza dover affrontare faticosi dislivelli. Non conoscendo bene il posto non trovo alcuna pecca nella sua proposta quindi lasciamo la macchina dove l’abbiamo parcheggiata e saliamo a piedi per la strada.

Arrivati in cima di sentieri non se ne vedono. La strada termina con un piazzale e in fondo inizia una viuzza a scalini che scende nel paese. Mentre siamo ancora interdetti e indecisi vediamo passare un uomo al quale mi affretto a chiedere informazioni. Gli spieghiamo cosa stiamo cercando e stavolta e’ lui a rimanere interdetto, ci dice: “La Morritana e’ la’, da quella parte. Pero’ io sono nato qua e non ho mai sentito parlare di grotte vicine alla Morritana”. Una chiacchiera tira l’altra, tanto che alla fine decide di accompagnarci. Ci indica un sentiero in discesa che porta ad un’altra strada asfaltata di cui non immaginavamo l’esistenza. A meta’ del sentiero ci indica anche un punto in cui un suo conoscente aveva ricavato un riparo per il somaro. Ci inoltriamo subito tra rovi e ginestre per dare uno sguardo ma risulta nulla di interessante.

Arrivati dunque sulla nuova strada, fatti pochi passi ecco che ci si palesa davanti agli occhi una bella parete. Il nostro accompagnatore ce la indica: “Ecco, questa e’ la Morritana”.

Mentre Gabriele cerca di domare gli eternamente ribelli lacci delle sue scarpe faccio una foto alla nostra guida come ringraziamento per la sua disponibilita’. Dopo qualche altro commento sulla Morritana e qualche altra chiacchiera prendiamo commiato dalla nostra simpatica guida e andiamo avanti sulla strada a cercare un qualche sentiero che possa guidarci alla grotta.

Camminiamo di buon passo ma lungo la strada troviamo un susseguirsi di terreni privati ben recintati senza tracce di sentieri. Una fontana piena di pesci e’ l’unica nota interessante che posso riportare dalla nostra ricerca.

Gli faccio anche un paio di foto sott’acqua.


Dopo circa un chilometro di cammino senza alcuna traccia di sentiero ci dichiariamo sconfitti e torniamo alla “nostra” strada. Gabriele afferma con convinzione che il nostro sentiero inizia proprio la’ al piazzale. Torniamo quindi al piazzale e dove inizia il sentiero che abbiamo appena percorso avanti e indietro, ci addentriamo nuovamente tra sterpi, rovi e ginestre. Proseguiamo a fatica rimediando graffi vari e distribuendo generosamente imprecazioni. Quando davanti a noi intravediamo ancora una casa capiamo di aver sofferto invano.

Riprendiamo per il piazzale e andiamo verso la macchina con le pive nel sacco, rassegnati ad affrontare la salita gia’ sperimentata la volta scorsa.

Arrivati alla macchina accendiamo il GPS, leggiamo l’irridente messaggio per cui, secondo lui, mancano circa 200 metri e iniziamo a salire. La salita non e’ migliore della volta scorsa ma stavolta sono meglio equipaggiato e pronto a tutto. Con fatica ci avviciniamo al punto dove dovrebbe esserci l’ingresso della grotta.
Forse sara’ perche’ non gli ho dato fiducia ma quando sono sul punto indicato nulla trovo. Aspetto che Gabriele mi raggiunga poi facciamo degli ampi giri nella speranza che l’ingresso di un qualcosa imparentato con una grotta ci si palesi. Nulla. L’unica cosa cosa interessante sono questi funghi che fotografo per distrarmi dalla delusione.

Dopo circa un’ora di giri a vuoto nei dintorni del punto dove doveva essere l’ingresso della grotta decidiamo di aver perso abbastanza tempo con grotta Morritana. La salutiamo in maniera irriverente, come merita e scendiamo verso la macchina.

Ecco Gabriele che arriva.

Ripreso fiato andiamo a Rocca di mezzo dove ci aspetta la Bucia dell’ortaia, la grotticella che fu esplorata tanti anni fa e riscoperta da noi durante la precedente ricognizione da queste parti.

Altra breve pausa per prepararci, io mi infilo anche la tuta speleo per risparmiare ai vestiti il fango che sicuramente troveremo. Appena pronti partiamo.

Girato dietro la chiesa prendiamo il sentiero che supera il recinto per gli animali e arriviamo all’ingresso della grottta. Almeno questo lo troviamo senza difficolta’.

Passato il primo punto stretto mi ritrovo all’ingresso vero e proprio. Da qua la grotta fa una “S” prima di proseguire.

Gabriele si attarda per gli ultimi preparativi. Non posso attendere oltre, mi armo di cazzuola, quella appena comprata proprio per spostare la terra che troveremo piu’ avanti, e procedo oltre la “S”.

Ai lati del cunicolo ci sono alcune diramazioni ma sono tutte strette e parzialmente invase da terra.

Sulle pareti trovo ancora molti ragni, li fotografo anche se Gabriele ha decretato che sono nulla di interessante.

Sono al punto dove mi fermai la volta scorsa. Il passaggio basso e’ ingombro di terra ma con poca fatica e l’attrezzo giusto dovrebbe volerci poco a liberarlo. Mentre attendo Gabriele mi applico nello sterro del passaggio.

Mentre scavo di buona lena mi capita di alzare gli occhi e rimanere sbalordito per la mia incredibile distrazione. Proprio sopra di me c’e’ un altro passaggio, comodo comodo. Come ho fatto mai a non vederlo prima? Vabbe’ ho fatto esercizio e creato una via alternativa…che nessuno usera’ mai! Passo e mi ritrovo in un ambiente largo un paio di metri da cui riparte il cunicolo. Ai lati ancora punti interessanti ma interrati.

Il cunicolo scende un poco, in corrispondenza del punto piu’ basso c’e’ un punto interessante, decido di attendere Gabriele prima di andare a darci uno sguardo da vicino.

Oltre il punto basso la grotta risale e si produce in una sala col pavimento interamente in fango che sale con decisione. La grotta deve essere frequentata da qualche animale, forse un istrice, che ha lasciato le sue impronte sul fango nel tentativo di salire o scendere il pendio fangoso.


Mi guardo intorno ammirando le forme tondeggianti della grotta che fanno supporre almeno una componente ipogenica tra le cause della sua formazione.

Sento dei rumori, e’ Gabriele che arriva. Lo chiamo e attendo al varco con la fotocamera pronta.

Ora che ho supporto posso andare a scendere nel punto interessante. Tolgo un paio di sassi, sposto un poco di sassi e creo lo spazio necessario per infilarmi. E’ ancora stretto ma non tantissimo. Scendo un paio di metri poi altro fango mi impedisce di scendere oltre. Con molti sbuffi e qualche mala parola mi sistemo meglio e riesco a liberare il passaggio dal fango molesto. Con qualche contorsionismo mi infilo e riesco a scendere ancora un paio di metri.

Ora ai miei piedi c’e’ ancora fango, la spaccatura diventa stretta e lunga. La grotta sembra proseguire sia davanti a me che alle mie spalle. Trovo un sasso e riesco a lanciarlo alle mie spalle, verso il basso. Lo sento “tonfare” dopo un paio di metri ancora. Davanti non riesco a vedere. Con rassegnazione mi accingo a risalire. Prima di partire faccio una foto a Gabriele che mi assiste dall’alto.

Risalgo con fatica i primi 2 metri dopo aver allargato il passaggio togliendo ancora del fango. Prima di affrontare il passaggio successivo, il piu’ impegnativo, passo la fotocamera a Gabriele per una foto mentre sono incastrato.

Provo prima da un lato ma non trovo appigli. Dopo qualche sbuffo a vuoto rinuncio e mi giro. Ora va meglio, sempre stretto ma piu’ facile da affrontare.

Nel frattempo Gabriele ha trovato delle ossa e insiste per far loro un servizio fotografico.


Riprendiamo la strada per l’uscita. Nella saletta dove si affaccia il pertugio alto io vado avanti e Gabriele si sofferma ad osservare le pareti della piccola sala. “Ma qua ci sono dei nomi incisi!” esclama. Gli ripasso la fotocamera ed eccoli qua.

Tra i nomi ci sono anche alcune date, addirittura una firma completa datata 1977. Magari qualcuno si riconoscera’ leggendo questa relazione!


Dopo le firme mi becco anche io una foto.

Quando recupero la fotocamera provo a ricambiare ma con scarso successo.

Mi rifaccio all’uscita.

Terminata la nostra breve esplorazione andiamo alla macchina dove approfittiamo delle panchine al sole per riprendere fiato.

Il sole e’ piacevole e anche il panorama e’ per nulla male.

Dopo il riposo riprendiamo le nostre cose e prendiamo la strada di casa. Lungo la via incontriamo un bel portale e dobbiamo fermarci a controllare di cosa si tratta.

E’ chiuso da un muro, ci sporgiamo a guardare dentro ma l’impressione e’ che sia una cavita’ artificiale, almeno nella parte che riusciamo a vedere. Rimandiamo una ulteriore analisi a un altro giorno.

Ci sarebbero altre grotte da rivedere vicino l’autostrada, ma ora non abbiamo voglia, la nostra sete di ricerca e’ stata gia’ sfogata, si torna a casa. Una bella giornata nata per caso. Alla prossima.