Questa grotta e’ dedicata a noi, Giuseppe, Gabriele e Fabrizio, il trio inossidabile che il fato ha voluto disfare quando Giuseppe e’ dovuto tornare a casa ,in puglia. Questa e’ l’ultima uscita che abbiamo fatto assieme, da qua il nome che daremo alla grotta.
Anche oggi siamo in tre, Linda, Angelo ed io, andiamo a verificare che il buco trovato tempo fa abbia delle dimensioni degne di farla chiamare grotta.
La prima sorpresa della giornata, oltre alla pioggia, la troviamo quando salendo alla grotta troviamo la strada sbarrata da un camion nei pressi dell’Ouso del Sordo. Aspettiamo un poco suonando il clacson ogni tanto nella speranza che l’autista del camion venga a farci passare. Quando capiamo che non c’e’ speranza, torniamo indietro per parcheggiare al primo posto utile. Non ci facciamo scoraggiare dal contrattempo e iniziamo a prepararci.
Mentre ci cambiamo passa una macchina della polizia municipale di Carpineto. Per fortuna ho tutti i permessi in regola e ci lasciano fare. In compenso ci aggiornano sulla presenza del camion che blocca la strada. La stanno sistemando per farla diventare una pista ciclabile.
Eccoci pronti ad iniziare la nostra avventura.

Iniziamo a salire accompagnati da una pioggia sottile e nemmeno troppo fastidiosa. Sali e poi sali passaimo accanto al buco transennato che vedemmo lo scorso inverno. Faccio fare una deviazione a i miei amici per mostrargliela. Ad uno spiazzo sentiamo una voce salutarci dai cespugli. Ci fermiamo per capire a chi appartenga la voce. Esce fuori dai cespugli un simpatico uomo con cui scambiamo qualche parola. In pratica si rivela essere un vecchio speleologo di Carpineto. Probabilmente e’ uno del gruppo di speleo che insieme a Vincenzone formavano la sezione distaccata dello Speleo Club Roma. Lo sollecito a chiamare il gruppo (SCR) se trova qualche buco nuovo, ci parla di uno che esplorarono negli anni ’70 salendo sul Semprevisa. Lo scambio di chiacchiere per quanto piacevole ha termine, ci salutiamo e proseguiamo ognuno per la propria strada. Noi continuiamo a salire. Intrattengo i miei amici con chiacchiere varie e aneddoti su grotte e persone di questi luoghi, spero di non annoiarli troppo. Saliamo. Da un poco ne avevo l’impressione, ma arrivati a un cartello che non ricordo proprio mi rendo conto di aver sbagliato strada. Lo comunico ai miei amici che accolgono la notizia della passeggiata aggiuntiva ed inutile senza scomporsi troppo. Tiriamo fuori dallo zaino il mio fido GPS, imposto il punto della grotta e torniamo indietro.

Ritrovare la grotta, nonostante il GPS, non e’ semplicissimo, il parcheggio che ricordavo e’ stato arato via dalla ruspa, l’attacco del sentiero sembra non esserci piu’. Seguiamo il GPS con fiducia, purtroppo non possiamo seguire la linea retta che ci indica lui, innumerevoli cespugli di rovi ce lo impediscono.
Alla fine la troviamo. Ci fermiamo al bordo della dolina dove avevo preso il punto GPS in origine. Qua ci mettiamo comodi ed inizio il mio noiosissimo spiegone su come si facevano, si fanno e si faranno i rilievi in grotta. Dopo aver tediato abbastanza i miei amici, Angelo scappa giu’ per la dolina.

Sistemato quel che serve per il rilievo, scendiamo anche Linda ed io. Angelo e’ gia’ affacciato alla grotta.

Siamo davanti alla grotta, sistemo il GPS vicino ai funghi per riprendere il punto dell’ingresso da dove iniziero’ la poligonale.

Angelo scalpita, vuole entrare. Intuendo la cosa gli chiedo di andare a dare un occhio alla grotta mentre termino i preparativi. Non se lo fa ripetere 2 volte.

Chiedo anche a Linda la stessa cosa e anche lei segue volentieri Angelo. Nel frattempo faccio una prima misura per sincerarmi di avere una grotta catastabile. Angelo e’ sul fondo che gia’ scava, punto il DistoX sul suo casco. Il responso della misura e’ confortante 6,74 metri. Possiamo proseguire.

Angelo prova a scavare a mani nude ma e’ troppo anche per lui. Dobbiamo decidere cosa fare. In teoria avevo programmato una visita a Pian dell’Erdigheta dopo aver fatto il rilievo della nuova grotta ma Angelo e’ convinto di voler scavare qua. Ci penso su quasi un paio di secondi poi aggiorno i miei piani per la giornata. Linda ed Angelo torneranno alla macchina a prendere il necessario per scavare, io proseguiro’ col rilievo.
Quando tornano con cofana, mazzetta, maleppeggio, scalpello, cazzuola e demolitore io ho terminato col rilievo e sono fuori ad attenderli. Torniamo indietro nella grotta per scavare.

Ci alterniamo a scavare man mano che le forze ci vengono meno. Il punto in cui si scava e’ stretto, ci si entra a fatica. Proprio la’ dove la grotta sembra approfondire c’e’ un sasso incastrato che non ne vuole sapere. Alla fine e’ Linda ad averne ragione e lo estrae con molta soddisfazione, sia sua che nostra.

Usciamo fuori per prenderci qualche minuto di riposo, faccio una foto ad una foglia che annuncia l’imminente autunno.

Non me ne ero accorto prima, ritrovo anche l’inconfondibile segno dello Shaka Zulu, l’omino stilizzatissimo disegnato sulla parete appena sopra l’ingresso.

Riprendiamo a scavare. Ho allargato di qualche millimetro col demolitore, sembra poco ma vi assicuro che fa la differenza. Il sasso magistralmente tolto da Linda non risolve molto pero’ proseguiamo lo scavo senza demoralizzarci.

Linda e’ sopra di noi ed attende paziente che le passiamo le cofane piene di sassi e terriccio.

Angelo chiede il cambio, vado io. Per avere meno ingombri poggio la fotocamera. Ci guadagno cosi’ una foto all’opera intento.

Continuiamo ad avvicendarci allo scavo. La grotta non vuole concedersi ma noi la blandiamo con dolci mazzettate…chissa’ che prima o poi….

Riprende Angelo, Linda lo assiste, io mi occupo dello scarico delle cofane piene.

Esco un attimo per bere e fare acqua, ecco una vista panoramica della nuova grotta.

Questo e’ un pallone che abbiamo trovato nascosto dietro il sasso tolto da Linda.

E’ quasi ora di andare via, stasera Angelo lavora quindi rientriamo presto. Vado a dare uno sguardo alla situazione. Mi sembra buona, ora il punto dove scavare e’ piu’ largo, e’ solo questione di pazienza…e un poco di fortuna.

Via, si torna. Per andare alla macchina ci guida Angelo, per andare a prendere i ferri per scavare hanno trovato una via piu’ semplice e indicata con un segno di vernice su una pietra.

Mentre mi cambio Linda si impegna a spgliare un cespuglio di tutte le sue more. Alla fine se ne allontana soddisfatta.

Il ritorno e’ tranquillo, non c’e’ ancora molto traffico, lascio i miei amici al bar “fico” vicino Ikea di Anagnina quindi torno a casa. Una bella e proficua giornata. Alla prossima.