Bucio Nero’ e Inferniglio – 21/05/2022

La mattina a Bucio Nero’ con Federica e Caterina, il pomeriggio all’Inferniglio con Caterina al seguito degli alunni di Marione.

Una bella uscita “inventata” dal nulla il venerdi’ pomeriggio. Sarei dovuto essere col GsCaiRoma a Pozzo Comune per il corso ma per sabato hanno deciso di fare solo l’armo della grotta. Visto che sono gia’ in 6 o 7 pronti per andare ad armare, rinuncio.

Deciso il cambio di programma mi chiedo: “Cosa fare in alternativa?”. Sento Gabriele, sabato lui andra’ all’Inferniglio ad aiutare Marione a portare i suoi allievi in grotta. Mi interessa, pero’ partira’ solo dopo pranzo…non posso assolutamente perdere in nulla mezza della mia giornata ipogea. Come conciliare l’Inferniglio pomeridiano con qualcosa al mattino? Si potrebbe andare a Bucio Nero’! Non male come idea, mi auto-congratulo per la pensata. Devo solo vedere chi si puo’ unire a me. Federica, una dei nostri corsisti, sarebbe dovuta andare all’uscita extra-corso all’Inferniglio ma ha rinunciato a causa di un impegno serale. La sento tramite “social” e le propongo l’uscita mattutina. Accetta con entusiasmo, andremo assieme a Bucio Nero’ poi la portero’ a Mora Zinna dove suo papa’ la prendera’ con se’ per portarla a casa. Raggiunto il numero minimo di partecipanti, termino la ricerca. Piu’ tardi risento Gabriele, lo aggiorno delle mie intenzioni e chiacchierando mi dice che anche Caterina sara’ all’Inferniglio l’indomani. Ma allora, penso, posso chiedere anche a lei! Detto fatto, la contatto, sempre via social, e anche lei accetta. Un fitto scambio di messaggi nel trio appena formato e siamo a posto.

La mattina mi vedo con Federica e Caterina, oggi non in veste di corsiste ma di amiche, alla fermata metro di Monti Tiburtini. Visto che Federica e’ in ritardo a causa della metro che non passa, accompagno Caterina per negozi a cercare delle barrette energetiche da portare in grotta.

Quando siamo tutti, si parte, una volta tanto andremo con la mia macchina. La salita per Livata cerco di farla molto lentamente, Caterina ha lo stomaco scombussolato dalle curve e probabilmente dal mio stile di guida.

Dopo una sosta al bar di Livata, proseguiamo fino a Fondi di Jenne, nostra destinazione. Ecco le eroine di questa uscita pronte a prepararsi. Non sanno ancora cosa le attende ma sembrano entusiaste ugualmente, questo mi sembra lo spirito giusto e me ne rallegro.

Dopo i preparativi ci dirigiamo verso Bucio Nero’. Strada facendo racconto loro qualcosa sulla piana dove siamo, le doline che la caratterizzano e altre cose a casaccio.

Sto ancora parlando della recente storia della grotta e di tutto il lavoro che abbiamo fatto per renderla agibile quando ci affacciamo e dobbiamo constatare che la grotta…si e’ richiusa! Tutto un costone dell’ingresso e’ crollato e le rocce smosse sono incastrate a bloccare il passaggio.

Guardo alternativamente le mie amiche e il Bucio Nero’ ostruito chiedendomi se il mio desiderio di far vivere loro l’esperienza di “lavorare” in grotta potra’ avere seguito. Sembrano interessate almeno a provare, quindi ripongo la fotocamera, montiamo la corda per scendere e mi calo per liberare il passaggio, o almeno per tentare di farlo.

Lavoriamo per almeno un’ora, se non 2, a disostruire e distruggere i sassi che ci impediscono il passaggio. Usiamo tutte le tecniche disponibili, la forza bruta (poca!), la mazzetta, il trapano demolitore e la corda. Caterina all’inizio rimane un poco delusa dal trapano demolitore al quale aveva attribuito una forza dirompente molto superiore alla realta’. Mentre lo uso approfitto per spiegare loro come e’ meglio sfruttarlo per indebolire la roccia insistendo lungo le fratture che spesso caratterizzano il calcare. Spiego loro cose magari banali per chi le conosce ma per nulla scontate per chi vede un demolitore per la prima volta. Cose del tipo: come si inserisce e blocca la punta, il selettore della funzione demolitore, come bloccare il pulsante del trapano in maniera che non si possa attivare per sbaglio, cose varie, insomma. I blocchi sono troppo grandi per tirarli fuori, devo per forza farli cadere giu’. Per fortuna il piu’ grande, da circa mezzo metro cubo si frantuma cadendo.

Alla fine, come per “Highlander”, ne rimane uno solo, il peggiore, un prisma irregolare di dimensioni rispettabili ed incastrato a meraviglia in una posizione scomoda che riesce ancora ad impedire il passaggio. Proviamo col demolitore ma nulla, sembra un blocco massiccio. Proviamo con la corda, ma e’ un fallimento. Mi accanisco con la mazzetta ma lo scalfisco appena. Sto quasi per darmi per vinto quando noto finalmente una sottilissima crepa nel blocco. Inizia forse a cedere? Mi faccio passare di nuovo il demolitore e attacco con decisione la crepa. In qualche minuto se ne stacca una bella fetta! Quel che resta e’ ancora grande, e’ ancora incastrato, ma sicuramente e’ meglio di prima. Continuo ad infierire su di lui in tutte le maniere e alla fine cede, cadendo con gran fragore e nostra piena soddisfazione.

Ora potremmo andare. Chiedo alle mie amiche se se la sentono ancora di andare. Il loro sguardo deciso e la loro risposta affermativa mi rassicurano. Per prima cosa verifico se il frazionamento, e la roccia dove e’ posto, tengono. Sembra di si. Il deviatore subito sotto invece mi convince poco, lo sposto al fix piu’ in basso, sara’ piu’ scomodo da passare ma piu’ sicuro.

Passato il frazionamento, faccio scendere Caterina e do loro indicazione che dopo, lei e Federica, ripetano questa modalita’, in modo che si controllino a vicenda. Sono brave, ma e’ anche la prima discesa in grotta fuori dal corso, ha tutta un’altra valenza. Quando Caterina e’ sistemata vicino a me, scendo, sistemo il frazionamento successivo e proseguo fino alla saletta dove parte il cunicolo per andare in zona lavori.

Urlo la libera e le sento armeggiare. Mi guardo attorno nella saletta.

Sono costernato, tutti i sassi che bloccavano l’ingresso sono caduti proprio qua. Hanno completamente ostruito l’ingresso al cunicolo dove la grotta prosegue. Ho un momento di scoramento totale (e no, non si tratta di movimenti intestinali!), tanto che mi scordo di fare una foto alla situazione incresciosa in cui trovo l’ingresso al cunicolo. Mentre aspetto l’arrivo di Caterina e Federica mi riprendo ed esamino meglio l’ostruzione. Sara’ difficile, ma forse possiamo farcela a rendere di nuovo transitabile il passaggio. Ripresa la determinazione, senza attendere oltre, mi metto a spostare sassi e a sistemarli nella nicchia che una volta era la seconda diramazione della grotta.

Quando le mie amiche arrivano spiego loro la situazione chiedendo se hanno voglia di provare a disostruire il passaggio. La loro determinazione rafforza la mia. Iniziamo a lavorare di buona lena. Ogni tanto chiedo a Federica di controllare l’ora, ma e’ ancora abbastanza presto. Per spostare alcuni massi serve la forza unita di tutti e tre. Per l’ultimo, uno dei piu’ grossi impieghiamo molto tempo, molto ingegno e forza. E’ grosso e, perdonate il “francesismo”, bastardo assai. E’ rotolato in fondo, circa a meta’ cunicolo. Ma noi stavolta abbiamo l’arma segreta, Federica! Lei si infila nel cunicolo e riesce a passare oltre il masso importuno. Anche spingendolo da questa posizione favorevole non riesce a spostarlo. Caterina entra anche lei nel cunicolo a piedi avanti e, non senza assestare qualche calcio all’amica, riesce ad aiutarla agganciando il sasso coi talloni e tirandolo a se’. Quando il masso arriva in una zona praticabile anche per me, mi aggiungo a dare una mano.

Finalmente il passaggio e’ sgombro. E’ l’una passata, tra poco dovremo uscire ma abbiamo il tempo per dare uno sguardo al fronte esplorativo. Passo per primo facendo vedere loro come affrontare il cunicolo e l’uscita nella minuscola saletta che segue. Quando siamo tutti e tre assiepati nella saletta faccio passare avanti Federica per uno sguardo dove io ancora non riesco ad arrivare. Ci arriva, arriva ad affacciarsi dopo la curva ad angolo retto che limita il passaggio ma e’ stretto anche per lei. Le chiedo il piacere di fare una foto di quel che vede. Un leggero eco quando lei risponde mi riscalda il cuore, piu’ avanti la grotta c’e’. Oggi non c’e’ tanta aria, la grotta soffia leggermente, ma il periodo non e’ molto buono per queste valutazioni, all’esterno c’e’ ancora troppa alternanza caldo-freddo. Facendo queste considerazioni mi tolgo i guanti infangatissimi e imposto la fotocamera col flash forzato, poi la passo a Federica che scatta numerose foto. Quella che vedete mi e’ sembrata la migliore, la piu’ “speranzosa”.

Dopo aver scattato le foto, Federica riesce a ripassarmi la fotocamera ed io la compenso con una foto mentre e’ incastratissima.

Visto che ci sono mi giro e faccio una foto a tradimento anche a Caterina che attende paziente dietro di me.

Quando Federica e’ pronta per uscire dalla strettoia, con qualche contorsionismo mi ritiro in fondo alla saletta, nei pressi del cunicolo di uscita. Federica sgattaiola vicino a me mentre Caterina va a guardare anche lei la strettoia, per ora, finale. Cosi’ a occhio deve essere proprio l’ora di uscire. Avverto Federica e Caterina e imbocco il cunicolo per uscire. Ecco Federica che a sua volta fa capolino dal cunicolo. Mentre e’ la’ ci arriva una vocina dal fondo, solo una parola: “aiuto”, che ci raggela per un istante. Per fortuna il tono della parola e’ tranquillo, per nulla spaventato, mi tranquillizzo. Le chiedo cosa stia succedendo. Si e’ incastrata. Faccio appena a tempo a chiedere a Federica di tornare indietro a darle una mano che Caterina ci avverte di aver risolto. Tutto bene.

Eccola che esce fuori dal cunicolo anche lei contenta e soddisfatta.

Ora Federica puo’ liberare l’orologio dal fango e leggere di nuovo l’ora. Sono le 2 e un quarto! Siamo gia’ in ritardo di tre quarti d’ora. Dobbiamo sbrigarci ad uscire. Alle 3 abbiamo appuntamento col papa’ di Federica al Mora Zinna. Valuto se chiedere a Caterina o Federica di disarmare ma per oggi hanno fatto anche troppo e poi non abbiamo tempo. Fa nulla, proveranno la prossima volta. Ancora una foto e partiamo senza indugi. Mentre loro salgono ripenso al lavoro fatto, minute le ragazze, ma tenaci!

Eccoci quasi tutti fuori.

Perdiamo ancora un poco di tempo, ma proprio poco, per vedere assieme come rifare la matassa di corda, poi ancora una foto e poi via.

Alla macchina ci cambiamo svelti poi scendiamo precipitevolissimevolmente verso Mora zinna. Siamo in ritardo mostruoso, il papa’ di Federica la chiama almeno cinque volte per sapere dove siamo. Finalmente arriviamo, velocemente ci presentiamo al papa di Federica, spostiamo di macchina i bagagli e quindi salutiamo Federica, augurandole un buon proseguimento di giornata.

Con Caterina proseguiamo alla volta dell’Inferniglio. Le ho portato la muta, cosi’ potremo andare anche senza il canotto. Ci cambiamo svelti e, dopo un selfie, andiamo verso la grotta.

Ecco il letto del torrente che forma l’Inferniglio quando e’ in piena.

Saliamo.

Caterina si gusta l’avvicinamento, io mi gusto le espressioni che vedo passarle sul suo viso.

Fuori dalla grotta ci sono 3 ragazzi, sono studenti di Marione che hanno fatto il giro al “primo turno”. Gli altri, ci dicono, sono ancora dentro. Entriamo anche noi. Il laghetto e’ facile da passare, le assi sono quasi completamente fuori dall’acqua. Avverto Caterina di non fidarsi di loro, sono scivolosissime. Con prudenza andiamo avanti fino alla cascata calcitica e la passiamo.

Peccato per le foto, fatte in fretta e con la mia solita imperizia, vengano mosse, pero’ sono comunque simpatiche.

Strada facendo approfitto di Caterina facendola posare per delle foto. Lei si presta con pazienza.

Mi stupisco sempre quando nelle foto incontro il problema di avere troppa luce, mi sembra una contraddizione, ma cosi’ e’. Sbianco completamente il volto di Caterina.

Passiamo il traverso, camminando cerco di illustrare la grotta a Caterina parlando a vanvera.

Iniziamo a sentire delle voci…e qualche lucina fa capolino in fondo alla maestosa galleria che stiamo percorrendo.

Al lago successivo troviamo Irene, Gabriele e Luca. Li salutiamo con allegria. Il canotto intanto sta ritornando dalla traversata del laghetto.

Ecco lo sbarco.

I ragazzi di Marione e si avviano velocemente verso l’uscita.

Caterina ed io rimaniamo indietro ad aiutare Nerone e Luca a riporre il canotto.

Caterina poi si offre anche di aiutare Nerone a portarlo fuori, io mi limito a fotografare la collaborazione.

Raggiungiamo il resto del gruppo ai laghetti prima della cascata calcitica.

Li passiamo mentre i ragazzi di Marione affrontano la discesa della cascata.

Riesco a “sbiancare” anche Luca.

Siamo quasi passati anche noi.

Ma guarda un po’ chi c’e’! Daniele, saranno almeno 3 anni che non ci si incontra. Gli rubo subito una foto.

Scendo la cascata e poi mi volto a fare una foto al gruppetto rimasto su, una alunna di Marione che subito rinomino in “Mimetica” per la tuta che indossa, Caterina, Irene e Luca.

Manca solo il laghetto che i nostri neofiti ipogei devono passare cercando di non bagnarsi, impresa non banalissima. Ecco ancora “Mimetica” al passaggio, aiutata da Nerone e Gabriele.

Siamo gli ultimi. Io entro in acqua e ne approfitto per dare una pulita alla tuta infangata. Chiedo a Caterina di darsi anche lei una lavata per togliere il poco di fango attaccatosi alla muta. Irene passa sulle tavole con la sua consueta eleganza.

La sosta per una foto con Caterina e’ doverosa.

Ma facciamo anche 2, non ci facciamo parlare dietro!

Fuori troviamo tutto il gruppo che commenta l’esperienza appena fatta. Ecco Gabriele mentre inizia a cambiarsi.

Marione e parte dei suoi ragazzi con Daniele che chiude il gruppo.

“Mimetica” si e’ levata la sua giacca cosi’ particolare quindi non la distinguo piu’, non che sia migliore o peggiore degli altri, solo che la sua giacca l’aveva resa piu’ individuabile ed era stata a portata di fotocamera nella parte finale della grotta.

Ad ogni modo formulo ad alta voce l’augurio che un giorno questi ragazzi vogliano provare a fare un corso di speleologia. Nella confusione dei preparativi il mio augurio arriva poco o nulla, ma chissa’. Faccio delle foto a casaccio mentre tutti si preparano per l’ultimo tratto fino alla strada.

Scendiamo.

Eccoci alla strada. Ancora una foto poi vado a cambiarmi. Ho perso di vista Caterina, forse si e’ fermata a chiacchierare con Gabriele. Apro la macchina e torno indietro. La aspetto chiacchierando con Daniele. Dopo un buon quarto d’ora decido che forse e’ passata e non l’ho vista. Vado alla macchina a cambiarmi.

Alla macchina di Caterina nemmeno l’ombra, pero’ su uno dei tavolini da picnic c’e’ la sua muta. Probabilmente e’ passata e non me ne sono accorto. Mi cambio. Quando sono pronto torno indietro e trovo un gruppetto di miei amici che chiacchierano accanto alla macchina di Gabriele. Un simpatico gruppo composto da Gabriele, Nerone, Caterina e Daniele.

Mi avvicino facendo foto. Una a Caterina.

E una all’indecifrabile ed intramontabile Nerone.

Ed infine una cumulativa per Gabriele e Daniele.

Presto Nerone ci saluta, tra poco deve andare a lavorare, fara’ la notte, annuncia. Caterina ed io torniamo alla macchina e terminiamo di sistemare le nostre robe. Partiamo, abbiamo appuntamento al bar di Subiaco per un aperitivo prima di tornare a Roma. Tutto bene anche per questa parte della giornata, compreso il viaggio di ritorno a Roma passato con Caterina ad ascoltare e canticchiare canzoni di F. De Andre’. Alla prossima.

Informazioni su fato63

Pratico la speleologia da qualche anno ormai. Mi sono finalmente deciso a tenere un diario delle uscite. Approfitto del blog per renderlo consultabile e commentabile.
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