Prima uscita dell’anno a Campocatino con Valentina e Matteo. Col supporto di Tarcisio e Gianluca, andiamo a fare il rilievo della nuova grotta “La casa di Alice”. Stavolta ho il piacere e l’onore di ospitare anche la relazione scritta a quattro mani da Valentina e Matteo, quindi iniziamo a sentire cosa ci raccontano…
RELAZIONE DI Valentina e Matteo…raccontata da Matteo
Rilievo alla Casa di Alice
Data: 4 Gennaio 2020
Grotta: Casa di Alice, Campocatino, Guarcino (FR)
Partecipanti: Matteo Parente, Valentina Poole, Fabrizio “Bibbo” Toso
“Mi fa un po’ strano andare a Guarcino e non infilarmi nel Sistema del Vermicano”, penso mentre guido in direzione dell’uscita autostradale di Anagni. In macchina siamo io e Valentina, che ci siamo svegliati presto (neanche troppo) per raggiungere Bibbo al casello di Anagni. Appuntamento alle 9:30 per andare con una macchina sola. “Questa macchina ha la ripresa lenta”, commento insultando le automobili di marca francese. “Da 0 a 100 è lenta, poi migliora”, risponde Valentina, rannicchiata sul sedile. Non che io ce l’abbia con le macchine francesi, ma visto l’accadimento di pochi giorni dopo, anche sì. Alle 9:15 siamo al parcheggio di un albergo situato proprio davanti al casello di Anagni. Riceviamo una telefonata di Bibbo: “Vediamoci alla pompa di benzina qualche km piú su” e segue messaggio Whatsapp con posizione satellitare. Finalmente arriviamo, parcheggiamo la macchina e trasferiamo la nostra attrezzatura nella macchina di Bibbo. La scelta ricade sulla sua macchina perché c’è pericolo di ghiaccio sulla strada per Campocatino, e lui ha le gomme da neve. Sono quasi estasiato: in diversi anni di conoscenza, non avevo mai visto Bibbo guidare. A dire il vero, non sapevo neanche che macchina avesse. In una ventina di minuti siamo a Guarcino. Ad attenderci c’è Tarcisio in compagnia di Stefano Gambari (Presidente del CSR, daje Presidente!), il quale andrà a scavare in un’altra zona. Dopo una rapida colazione ed un salto al minimarket locale per comprare un pranzo frugale, iniziamo l’ascesa verso Campocatino. “Decisamente la mia zona preferita”, penso mentre procediamo lungo i tornanti che da Guarcino portano verso la nostra destinazione finale. Parte non irrilevante della mia formazione speleo è avvenuta in questa zona ed ho un legame particolare con essa, soprattutto da quando, trasferitomi nei Paesi Bassi, vedo le montagne un paio di volte l’anno. “Alla fonte qui alle Campore, durante il campo speleo del CSR del 2015, ci sono state alcune scene pietose di lavaggi dal fango delle grotte”, racconto a Bibbo e Valentina mentre continuiamo la nostra salita verso Campocatino. “E qui, all’osservatorio, c’è la strada che porta al complesso del Vermicano”. Va bene, la sto facendo lunga…fatto sta che, dopo alcuni minuti, fermiamo la macchina al bordo della strada perché incuriositi da un paio di buchi che vediamo. Piccole cosette che soffiano un po’ di aria e alle quali proviamo a dare una rapida occhiata sporcandoci ancor prima di entrare nella grotta vera e propria.

Intorno alle 10:30 (ma forse anche leggermente più tardi) siamo al parcheggio di Campocatino. Prepariamo il materiale prendendocela comoda.

In effetti l’obiettivo di oggi è semplice e veloce: si tratta di andare a fare il rilievo di una piccola grotta chiamata “Casa di Alice”, trovata nell’estate precedente, e che si apre dopo un curvone di una delle ex piste di sci della zona.

Durante la camminata che ci porta all’ingresso della grotta, rinveniamo diversi esemplari di rudiste, fossili di molluschi che, Valentina ci spiega, girovagavano da queste parti nel periodo Cretacico (o Cretaceo). Per capirci, il Cretaceo è quel periodo di tempo compreso tra il Giurassico ed il Paleogene, cioè, per renderla comprensibile a chi non sa molto di geologia, tra Jurassic Park (ca. 145 milioni di anni fa) e la grande evoluzione dei mammiferi (ca. 65 milioni di anni fa).

Finalmente giungiamo sul posto. Ci cambiamo velocemente e Bibbo ci fa un ripasso sull’uso del Distox e sull’etica del rilievo.
Nel frattempo sopraggiungono Tarcisio e Gianluca, che ci fanno compagnia per qualche minuto

mentre alcuni motociclisti con moto da cross (credo si chiamino così) ci rompono i gioielli di famiglia sgasando con i loro trabiccoli su per la pista.

L’ingresso della grotta è stato coperto da alcuni massi, per renderlo poco visibile alle (immagino poche) persone di passaggio in quella zona.

Iniziamo il rilievo con una battuta esterna alla grotta e poi ci infiliamo velocemente.

La grotta è una frattura in discesa che si biforca dopo qualche metro in due rami, uno di destra ed uno di sinistra.

Iniziamo rilevando il primo tratto in discesa. Giunti alla biforcazione ci dividiamo: Valentina e Bibbo proseguono a rilevare il ramo di destra già esplorato

mentre io mi infilo in quello di sinistra, al quale è stata data una sola occhiata poiché inizia subito a stringersi mortalmente. Mi infilo dentro la strettoia, che soffia un leggero quantitativo d’aria, fino ad un punto in cui una lama di roccia sporgente mi impedisce di infilarmi all’interno di un oblò.

Torno indietro a prendere la mazzetta ed inizio a disostruire quel tanto che basta per procedere. Il lavoro non è dei più agevoli, come sa chiunque abbia dovuto smazzettare compresso all’interno di una strettoia. Dopo una 30na di minuti buoni, e non avendo ancora raggiunto il risultato, torno indietro per andare a verificare come se la stiano cavando gli altri. Tutta la grotta procede a spaccature e terminiamo il rilievo in un’oretta. A quel punto, torno a dedicarmi all’allargamento della strettoia lasciato in sospeso. Daje che te ri-daje, dopo una ventina di minuti e più smoccolamenti detti che ossigeno consumato, la lama si spezza e riesco ad entrare nell’oblò che prosegue con uno scivolo fino ad un altro restringimento, che prosegue a sua volta con un altro scivolo. Un totale di 8 o 10 metri circa che soffiano aria e sui quali ci sarà da lavorare per renderli umanamente praticabili. Torno indietro soddisfatto della piccola esplorazione, e trovo Valentina e Bibbo ad aspettarmi fuori.
Consumiamo il pasto frugale e, ripresa la nostra roba, torniamo sui nostri passi allietando la camminata con discussioni sulle rudiste, Pippo Budo e Giulio Andretti.

Giunti alla macchina, posiamo gli zaini ed andiamo a fare un breve giro a piedi verso due nuove grotte che Tarcisio e Gianluca (con stoica pazienza) stanno scavando da un po’ di tempo: Dolina Sfondata e Grotta Novella.
Il giretto dura non più di una quarantina di minuti (compreso un velocissimo ingresso a Grotta Novella) e termina con una “pattinata” su un minuscolo specchio d’acqua congelata.

Ci cambiamo in fretta e ripartiamo, alla volta della macchina di Valentina e, successivamente, di un ristorante a Ciampino per il meritato pasto serale.
Qua finisce l’avventura…del Signor Bonaventura (citazione che rivela la mia relativa antichita’!). Grazie a Valentina e Matteo per aver condiviso con noi le sensazioni e ricordi di questa giornata.
E ora? Pensavate di esservi salvati?!? Invece no, ora arriva anche il mio breve resoconto della giornata. La mattina arriviamo non troppo tardi a Guarcino. Salutiamo Tarcisio, prendiamo il caffe’ assieme e poi prendiamo la strada che porta a Campocatino. Lungo la salita ci fermiamo a curiosare in un buco a bordo strada.

Valentina ci si infila dentro senza curarsi di infangare la sua bella giacca a vento bianca. Anche Matteo fa la sua parte cercando di farsi largo ma Valentina non molla l’osso.

Dopo qualche minuto il loro verdetto, c’e’ un sasso molto grosso che non permette il passaggio ma dopo si intravede del vuoto. Prendiamo nota allungando ulteriormente la gia’ lunga lista di cose da fare da queste parti.

Continuiamo a salire senza degnare nemmeno uno sguardo alla miriade di buchi che incontriamo. Con questa tattica finalmente arriviamo al parcheggio di Campocatino ed iniziamo a prepararci.

Mentre sono impegnato ad infilare le scarpe vengo “derubato” della fotocamera, ecco quindi che posso sfoggiare anche una mia foto.

Partiamo. La grotta che vogliamo visitare oggi e’ lungo una ex-pista da sci. Credo si chiamasse “pista Vermicano”. La seguiamo ammirando il bel paesaggio.

Ci manca mazzetta e scalpello. Per fortuna Tarcisio e Gianluca stanno salendo, Valentina li chiama chiedendo loro il piacere di portarceli.

Trovo un fossile e lo mostro ai miei amici. Il ritrovamento suscita l’invidia di Matteo che, anche con migliaia di pietre per terra intorno a se, non riesce a trovarne nemmeno uno.

La discesa e’ ripida ma piacevole.

Metodi alternativi per insegnare l’anatomia della mucca.

Un buco lungo la strada ma non e’ la nostra grotta.

Poco piu’ giu’ eccola. Si e’ proprio lei.

Tra 2 strati di calcare ce n’era uno di sabbia, o roba simile. Nel tempo la sabbia si e’ tolta di mezzo ed ora noi abbiamo una nuova grotta.

Per proteggere l’ingresso erano stati messi numerosi sassi, li spostiamo quasi tutti per ricavarci un ingresso transitabile.

Arrivano i nostri amici, Tarcisio e Gianluca. Dopo i saluti ci consegnato la mazzetta e lo scalpello richiesti.

Siamo ancora ai saluti quando da sotto si sente un rombo. Dopo qualche secondo una moto sfreccia in salita lisciando di poco i nostri zaini. Ci fermiamo ad osservare i centauri. In breve tempo ne passano ben 3.

Tarcisio e Gianluca, fatta la consegna richiesta ci salutano e prendono commiato, devono andare a scavare un’altra grotta. Non voglio immaginare quale altro lavoro monumentale si staranno inventando. Noi ci prendiamo ancora qualche minuto di sole, il tempo di fare uno spuntino.

E’ ora di entrare in grotta. Matteo entra per primo. Il sasso al centro dell’ingresso si muove in maniera poco confortante, ci sistemiamo una zeppa sotto per convincerlo a non muoversi oltre.

Valentina ed io ci attardiamo qualche minuto per prepararci a fare il rilievo.

Dentro l’impressione avuta all’esterno e’ confermata, la grotta si sviluppa tra 2 strati di calcare e ne segue l’inclinazione.

Un minuscolo festone di “broccoletti” attorno ad un sasso.

Siamo tutti e 3 nel punto iniziale, abbastanza largo da contenerci. A sinistra, per me che guardo verso l’alto, c’e’ una zona ingombra di massi. E’ stretta, quindi e’ pane per i denti di Matteo. Mentre lui si addentra, Valentina ed io continuiamo il rilievo nella parte transitabile.

Altri simpatici broccoletti in formazione sparsa.

Dallo spazio iniziale si prosegue giu’ dritti lungo il ramo, diciamo, principale. Dopo qualche metro troviamo una diramazione a destra ed i primi segni di scavo.

Valentina prende le misure col Distox per imparare come utilizzarlo. Sicuramente inizia a sbuffare dentro di se’ alla mia cinquantesima raccomandazione di non far subire troppi colpi a quell’attrezzo ombroso che e’ il Distox. Per fortuna Valentina e’ una ragazza paziente e non se la prende.

In breve arriviamo al termine del ramo principale e torniamo indietro per rilevare il ramo a destra.

Matteo termina con l’esplorazione del ramo sinistro e viene a darci una mano. Il ramo a destra scende un paio di metri, poi risale. Anche quello chiude dopo qualche metro.

Ci spostiamo di nuovo per rilevare il ramo sinistro. Matteo si infila e Valentina lo segue. Lascio a loro il piacere di prendere i punti col Distox. Io mi limito a scaricarli su Topodroid ed aggiornare il disegno.

Il nostro lavoro e’ terminato. Anche l’esplorazione del ramo sinistro per oggi non puo’ proseguire oltre. Tra l’altro, come si dice, mi sto “puzzando” di freddo. Esco per primo a riprendermi con gli ultimi raggi di sole che ci regala questa bella giornata.

Ed ecco il risultato delle nostre fatiche!

Ci cambiamo svelti e torniamo verso Campocatino.

Cammin facendo il freddo ci passa, convinciamo di avere ancora abbastanza energie per andare a visitare Dolina Sfondata e Grotta Novella che Matteo ancora non conosce.

Andiamo senza fretta alla macchina a posare gli zaini.

E poi ripartiamo in direzione di Dolina Sfondata.

Matteo entrerebbe volentieri a visitarla, pero’ il cumulo di neve che si e’ accumulato all’ingresso non glielo permette.

Senza perderci d’animo proseguiamo per Grotta Novella.

Lo scavo monumentale impressiona ancora me, figurarsi Matteo. In un attimo decide di volerlo visitare.

Valentina ci pensa qualche secondo, poi lo segue. Io me ne rimango fuori.

Dopo averli visti scomparire dentro la grotta me ne vado a fare un giro nei dintorni, tanto per ingannare il freddo.

La prima sosta la faccio alla “stele di Pitagora” non lo avevo mai notato prima. Mi domando chi sia l’autore, ma qualche sospetto l’ho gia’. Lasciamo pero’ che il mistero avvolga questa opera inconsueta.

Faccio un ampio giro salendo lungo il bordo della piana. Un velo di nebbia ogni tanto tende ad oscurare la vista.

Ecco i miei amici di ritorno dalla loro visita.

Mi riunisco a loro. Ancora una breve sosta al laghetto accanto a Dolina Sfondata. Ora e’ completamente ghiacciato e possiamo tentare qualche scivolata.

Alla macchina ci cambiamo con piacere. L’aria ora e’ decisamente fredda.

Il piazzale ora e’ deserto, i bar sono chiusi, la nebbia continua a provarci.

Mentre scende la sera, scendiamo guardando a lato della strada per cercare la macchina dei nostri amici. Li incontriamo a meta’ percorso. Hanno appena terminato una lunga sessione di scavo alla nuova grotta. Ci fermiamo per un saluto e qualche chiacchiera per aggiornarci reciprocamente sulla giornata appena trascorsa.

Dopo aver salutato i nostri amici proseguiamo decisi verso casa. Visto che tornando a Roma passeremo vicino casa di Valentina, ci propone di fermarci sulla via dei Laghi ad un ristorante che conosce lei. Proposta accettata.

Una buona cena e’ il miglior suggello per chiudere una bella giornata. Alla prossima.