Doppio Rum – 28/12/2019

Una visita di fine anno a prendere tanta tanta acqua. Con Elisa, Matteo, il supporto esterno di Gabriele e la gradita visita di Nerone.

La mattina, in macchina di Gabriele, ci contiamo. Ad andare in grotta saremo solo in tre. Gabriele non si sente in forma, ci accompagna ma non entrera’, Valentina si e’ sentita poco bene ed e’ rimasta a casa, degli ex-corsisti SCR solo Elisa si e’ ricordata dell’appuntamento dato per oggi. Visto che siamo pochi propongo di cambiare grotta. Perche’, invece di andare a Cretarossa, non andiamo a vedere come sta Doppio Rum? Matteo accetta con entusiasmo, Elisa e’ alla sua prima grotta sui Simbruini quindi non si esprime. Detto fatto. Passiamo al magazzino e prendiamo il necessario. Gabriele insiste per prendere uno zaino enorme perche’ e’ pulito. Io, senza pensare alle conseguenze, mi attengo ai suoi desideri. Una ultima sosta all’alimentari a Monte Livata e finalmente siamo al parcheggio vicino alla grotta. La temperatura e’ rigida, c’e’ vento gelido, ma un bel sole ci accompagna durante la vestizione.

A fine preparativi Gabriele litiga col siluro per convincerlo a chiudersi.

Foto di gruppo prima di partire.

Sul sentiero che porta alla grotta c’e’ appena un velo di neve ghiacciata. Strada facendo Gabriele intrattiene Elisa sulle bellezze e le grotte dei monti Simbruini.

La solita foto alla piana che precede la salita per arrivare all’ingresso.

Matteo con uno scatto imperioso arriva primo al recinto che protegge l’ingresso, con la scusa di fargli una foto mi fermo a prendere fiato.

La prima cosa da fare e’ togliere il sassone in bilico all’inizio del primo pozzo. Propongo a Matteo di andare lui ma cortesemente lui declina la mia generosa offerta. Scendo ad imbragare il sasso mentre i miei amici rimangono fuori per sollevarlo. Lo lego meglio che posso, urlo di sollevare un poco. Tolgo le “breccole” che si staccano e poi inizio a risalire accompagnando il sasso. Fuori sento i miei amici sbuffare per il peso. Alla fine i nostri sforzi vengono compensati.

Eccolo fuori, reso inoffensivo.

Ora possiamo entrare. Matteo scende per primo e va subito ad impegnare il primo pozzo. Elisa scende al frazionamento subito dopo di lui, io la seguo.

Gia’ al primo frazionamento la temperatura e’ piu’ gradevole che all’esterno. Elisa ed io aspettiamo pazientemente che Matteo scenda tutto il pozzo e vada oltre la prima strettoia. Voglio controllare se dove c’era il sassone ho lasciato ancora qualcosa da togliere ed e’ meglio che sotto ci sia nessuno. Ho con me lo zaino enorme. Gia’ all’ingresso mi ha dato un saggio di quanto sara’ fastidioso portarlo. Vabbe’, oramai e’ fatta.

Dal fondo del pozzo arriva la “libera” di Matteo. Un ultimo saluto a Gabriele ed al sole e partiamo. Elisa prende la corda senza i frazionamenti iniziali, le mostro come usare la maniglia per neutralizzare il peso della corda mentre monta il discensore.

Scendiamo veloci, senza intoppi, Matteo lo sento poco avanti a noi. Elisa si muove bene, mentre la attendo faccio qualche foto. Lo stillicidio gia’ qua e’ intenso, chissa’ piu’ giu’ cosa troveremo. Riesco addirittura a fotografare un “filo” d’acqua che appare luminoso e scende fino al fondo del pozzo.

Elisa e’ poco sopra di me, ogni tanto cerco di offrirle qualche consiglio utile.

Lo zaino e’ recalcitrante. Nelle strettoie in discesa fa fatica a passare. Aspetto Elisa ad un frazionamento di distanza, ma solo per scrupolo, non sembra avere bisogno di assistenza. L’unica pecca che le posso ascrivere e’ quella di non urlare “SASSO” quando le capita di farne cadere uno. Nel corso della nostra uscita insistero’ molte volte su questo punto.

Al terzo pozzo c’e’ un telo verde ammucchiato da una parte. Probabilmente era stato usato per proteggersi dall’acqua durante i lavori per allargare la strettoia. Ora qua serve a poco, lo impacchetto e lo porto giu’ con me facendomi aiutare da Elisa quando il mio zaino decide di non collaborare. Sceso il quarto pozzo siamo al “campo base”. Matteo e’ gia’ andato avanti. Elisa ed io poggiamo le nostre robe ed andiamo a vedere la strettoia che precede il nuovo pozzo ed, ahime’, la nuova strettoia. Ecco la strettoia, alla sua base scorre un bel rivolo d’acqua.

Matteo e’ gia’ passato e sceso, gli chiedo di risalire per assistere Elisa mentre passa la strettoia e per fare la conta di quel che serve per iniziare i lavori alla nuova strettoia. Elisa passa con tutta l’attrezzatura, senza particolari problemi. Matteo ed io rimaniamo dove siamo mentre Elisa scende il pozzo nuovo. Faccio un paio di andirivieni tra la strettoia ed il campo base per prendere tutto il necessario. Consegno tutto il materiale a Matteo, poi mi tolgo l’attrezzatura lasciandomi pero’ addosso imbrago e pettorale. Passo tutta la mia roba a Matteo e provo la strettoia. La gravita’ gioca a mio favore e , tranne che per qualche centimetro che mi comprime fastidiosamente la cassa toracica, riesco a passare. Per lavorare ci organizziamo cosi’: Elisa e Matteo giu’ alla nuova strettoia, io quassu’ a dare qualche martellata alla “vecchia” strettoia. Ogni tanto lancio un urlo verso Elisa per sentire se ha freddo. L’ultima volta che lo faccio mi risponde che si, ora inizia a sentire freddo. Le consiglio di muoversi per riscaldarsi. Salire il pozzo e’ un buon metodo e lei lo mette subito in atto. Quando siamo insieme alla partenza del pozzo, Elisa decide che vuole passare la strettoia ed andare ad aspettarci al campo base. La aiuto un poco. Al primo tentativo non riesce, le si incastra la maniglia tra il corpo e la roccia. Quando ritenta gliela faccio togliere di mezzo e stavolta riesce a passare. Probabilmente il pensiero della strettoia la inquietava un poco, ora che l’ha passata la sento piu’ tranquilla. Le passo mazzetta e scalpello con il compito di togliere qualche pezzo di roccia alla perfida strettoia. Rimango qualche minuto con lei poi scendo ad aiutare Matteo. Lavoriamo insieme alla nuova strettoia. Sopra di noi Elisa si stanca presto di smazzettare, ci annuncia che aspettera’ al campo base. Le condizioni di lavoro alla strettoia sono quasi proibitive, nonostante Matteo abbia sistemato il telo a protezione dell’acqua, questa arriva comunque a rompere le scatole. Dopo circa un’ora interrompiamo, siamo fradici e poi anche Elisa potrebbe iniziare a sentire freddo. Sistemiamo i ferri da lasciare, ricomponiamo gli zaini con cio’ che dobbiamo riportare fuori e saliamo. Matteo passa la strettoia, con una minima difficolta’. Mentre passa, mi accorgo che una delle sue scarpe si e’ rotta. Lo avverto che il suo tallone e’ quasi a nudo, lui ne prende atto commentando in maniera colorita, con parole che non e’ urbano riferire. Gli chiedo di aspettare mentre tento anche io il passaggio, nel caso mi serva una mano, non si sa mai. Provo una prima volta nella configurazione dell’andata. Niente da fare. Torno indietro e mi tolgo anche imbrago e pettorale. Stavolta ce la faccio seppur con molti sbuffi ed altrettanti sospiri. L’acqua che scorre allegramente alla base della strettoia mi inzuppa tutto il lato sinistro, ma quasi non me ne curo. Mentre riprendo fiato, Matteo sguscia avanti per iniziare a salire assieme ad Elisa. Li raggiungo mentre si apprestano a salire. Per primo va Matteo, lo segue Elisa. Inganno l’attesa rivestendomi, po ricompongo lo zaino “mostruoso” aggiungendovi anche una corda da circa 40m che e’ inutilizzata e qua non serve. In magazzino puo’ essere utile. Mentre faccio tutto cio’, devo stare chino perche’ Matteo ed Elisa continuano a buttare giu’ sassi senza curarsi affatto di urlare il classico avvertimento ai poveretti, in questo caso io, che sono sotto di loro. Mi riprometto di ricordarlo soprattutto ad Elisa. Un sasso che mi arriva giusto sul collo mi rende convinto di dover attuare il proposito.

Tra un sasso e l’altro arriva il mio turno. Provo a sollevare lo zaino. Con l’aggiunta della corda, oltre ad essere enorme, ora e’ anche pesante. Bene! Al primo frazionamento mi appiattisco alla roccia come una patella attaccata agli scogli. Dal rumore suppongo che Elisa ne abbia fatto cadere giu’ uno grosso. Per fortuna si ferma sulla cengia sopra di me.

Passare le strettoie con il mio amico zaino si rivela essere piacevole come mi aspettavo. Alla base del terzo pozzo trovo un paio di solette. Matteo deve averle seminate senza accorgersi. Le raccolgo e le sistemo nello zaino. All’ultima strettoia, dall’altra parte c’e’ Elisa che attende il suo turno, ne approfitto chiedendole una mano con lo zaino. Tra lei che tira ed io che spingo alla fine lo zaino passa. Mentre passo a mia volta, Elisa inizia a salire l’ultimo pozzo. Alla cengia trova Matteo. Da quel punto le corde sono 2. Mentre io salgo il primo tratto del pozzo, Elisa e Matteo salgono insieme il secondo tratto. Matteo oramai ha il piede sinistro protetto solo dal calzino quindi procede con qualche difficolta’. Elisa inizia giustamente a sentire la stanchezza e fa frequenti soste. Io che sono sotto in attesa, dopo svariati minuti inizio a sentire freddo. Per salire ho scelto la corda di Matteo, quella senza frazionamenti in alto. Tanto per passare il tempo ed ingannare il freddo, inizio a sollecitare Matteo in maniera petulante. Quando arriva alla partenza del pozzo, Matteo lascia inavvertitamente la corda incastrata ad una roccia sporgente. Mentre salgo sento che la corda struscia sinistramente da qualche parte ma la fitta nebbia che abbiamo prodotto mi impedisce di vedere dove. Mi fermo per valutare la situazione. Per fortuna sopra di me c’e’ Elisa che ha appena passato il frazionamento. Le chiedo di guardare cosa stia succedendo alla corda sulla quale sono appeso. Subito mi risponde che e’ incastrata dietro una roccia ma che non riesce a liberarla. Le urlo di aspettare un attimo, usando la sua corda tolgo peso alla mia. Finalmente riesce a sistemarla. Mi districo dall’intreccio di corde che ho fatto e continuo a salire. All’altezza del frazionamento dell’altra corda ecco la roccia sporgente. La cosa era “studiata” bene, prima sarei caduto per la corda rotta dallo sfregamento, il colpo di grazia me l’avrebbe dato la roccia cadendomi addosso. Per fortuna la brava Elisa ha sventato il pericolo. Per evitare futuri incidenti, tolgo definitivamente la sporgenza di roccia. Purtroppo anche la pietra sotto si muove leggermente, la prossima volta dovremo fare una nuova sessione di estrazione e sollevamento massi.

Quando io ed il sacco enorme arranchiamo fuori, troviamo i miei amici che si riscaldano davanti al fuoco. Inizio subito ad insolentire Matteo per la corda incastrata, pero’ lui non e’ cosi’ cattivo come lo disegno, nonostante sia quasi a piedi scalzi, corre a darmi una mano col sacco. Questo suo slancio placa le mie ire, rimane solo la voglia di scherzarci assieme. Fa esperienza, l’importante e’ poterlo raccontare. Mentre sono anche io a crogiolarmi al caldo del fuoco, mi aggiornano, sono quasi le 6 del pomeriggio. Dalle 4 in poi Nerone e Gabriele sono stati qua ad aspettarci. Ora pero’ Nerone e’ dovuto andar via. Si e’ allontanato da pochi minuti. Il caldo e’ piacevole, ma arriva da un solo lato per volta. Sulla schiena il freddo morde con decisione. Meglio i vestiti asciutti, penso. Sistemiamo il fuoco perche’ non faccia danni e ci avviamo. Elisa ed io camminiamo di buon passo, Matteo e Gabriele ci seguono chiacchierando. Quando arriviamo alla macchina troviamo che Nerone non e’ ancora partito, faccio a tempo a salutarlo di persona ed a fargli gli auguri per il nuovo anno. Giusto il tempo di un saluto, dopo il freddo prende il sopravvento e devo sbrigarmi a levarmi gli abiti bagnati. Gabriele accende l’auto e ci comunica che siamo a -6°. I cordini si ghiacciano, leva e corpo dei moschettoni si saldano e non si riesce piu’ ad aprirli, un bel freddo insomma. Ci cambiamo piu’ in fretta possibile mentre un vento gelido viene a favorirci l’operazione. Come speravo i vestiti asciutti aiutano tanto. Nerone ha passato alcuni minuti nella sua macchina per stemperare il freddo preso aspettandoci. Ora per lui e’ il momento di andare, carica in macchina il materiale da riportare al magazzino, e parte. Qualche minuto e siamo pronti anche noi. Con il riscaldamento al massimo, partiamo. La giornata si conclude con un lauto pasto a Marano, da Antonia. Tanti auguri a tutti per un buon 2020. Alla prossima.

Informazioni su fato63

Pratico la speleologia da qualche anno ormai. Mi sono finalmente deciso a tenere un diario delle uscite. Approfitto del blog per renderlo consultabile e commentabile.
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