Seconda uscita in grotta per i nostri arditi corsari. A Pozzo Comune, quasi in regime di piena. Con Elena, Elisa, Enrico, Fabio, Stefano, Massimiliano, Fabio.
Anche stavolta siamo divisi in due gruppi, ma Fabio, il nostro impareggiabile Direttore del corso, per questa uscita ha preferito la soluzione “2 squadre, nella stessa grotta, in giorni diversi”. Noi siamo la squadra del sabato, domani andra’ l’altra squadra. La mattina, dopo il solito appuntamento a Roma facciamo un rendez vous avanzato al bar Semprevisa a Carpineto.

Preso il caffe’ saliamo a Pian della Faggeta per dare inizio alla preparazione.

Prendo il mio zaino e vado a sistemarmi vicino ad un sasso che approssima decentemente un sedile. Il sasso pero’ e’ gia’ occupato da un minuscolo fungo. Interrompo la preparazione per fargli una foto. Eccolo in tutta la sua magnificenza, sara’ alto almeno 4 cm!

I nostri allievi nel frattempo hanno quasi terminato.

Ecco Elisa pronta a tutto.

Entriamo in grotta. Max inizia ad armare il primo saltino. Noi aspettiamo pazientemente sotto un intenso stillicidio. Ne approfittiamo per dare un’ultima controllata alle attrezzature.

Max termina e va avanti, Stefano lo segue per dargli una mano.

Fabio ed io rimaniamo a fare assistenza ai nostri diletti allievi. Fabio scende il saltino per fare sicura.

Io rimango sopra a ripassare le manovre per montare il discensore grazie all’esempio dei corsari che mi sfilano davanti per provare la discesa.

In men che non si dica siamo alla partenza del P19. Max e Stefano stanno ultimando l’armo. Visto che questo e’ il pozzo piu’ lungo affrontato finora, hanno sistemato due corde, una con il classico deviatore vicino alla partenza ed una con frazionamento a meta’ discesa.

Mentre Max sistema il deviatore, Stefano impegna la seconda corda.

Fabio intanto rimira con malcelata soddisfazione i suoi pargoli. Fa bene ad essere contento, stanno venendo su bene.

Da sotto ci avvertono che e’ tutto a posto. Perdo qualche minuto per ruotare leggermente uno degli anelli, mentre scendevano i nostri amici ho notato che faceva leggermente leva. Sistemato, possiamo iniziare a scendere.

Decidiamo che la corda col deviatore sara’ quella che useremo noi istruttori. Scendo insieme ad Elena e mi fermo sui sassi a meta’ pozzo per dare assistenza a chi passa il frazionamento.

Elena arriva alla base assistita da Stefano che le fa sicura. Max e’ avanti a continuare con l’armo.

Pian pianino passano tutti gli altri. Chi con maggiore eleganza, chi con piu’ sfoggio di forza bruta, ma tutti passano senza eccessiva difficolta’.

Per scendere dal mio trespolo, aspetto che arrivi Fabio, voglio confrontarmi con lui su alcuni aspetti della didattica in grotta. Intanto sotto Stefano porta i nostri corsari al prossimo cimento. Appena Fabio ed io abbiamo terminato, li raggiungiamo. Siamo alla “pozza bastarda”. Non troverete il toponimo da nessuna altra parte, e’ una cosa mia personale. La chiamo cosi’ perche’ ogni volta mi costringe a fare delle spaccate al limite delle mie possibilita’…ed ogni tanto mi ci frega costringendomi a continuare la grotta con i piedi zuppi. Stavolta e’ Fabio ad andare avanti.

Oggi il passaggio in spaccata non sarebbe agevole per la troppa acqua. Max ha armato la corda partendo da molto in alto cosi’ da poter fare un pendolo ed arrivare quasi a fine pozza.

Il pozzo successivo ha una variante rispetto all’armo classico. La corda gira di lato a destra verso la parete verticale e subito dopo c’e’ un frazionamento che permette di evitare l’acqua.

Dopo il pozzo, ci raggruppiamo nella sala del teschio e andiamo in fila indiana ad affrontare lo scivolo di fango e quindi il meandro. C’e’ molta acqua, per chi ha gli stivali poco male, per chi ha gli scarponi, vedi me, la progressione e’ meno agevole del solito. Nonostante questo trovo il tempo per rubare una foto ad Elisa mentre fa capolino da una curva del meandro.

Arriviamo alla prima pozza prima del Marilu’. E’ stata messa una corda anche qua. Uso le mani per calarmi ed aggirare la pozza. E’ la prima volta in assoluto che uso la corda per superare questa pozza e male me ne incoglie, mi inzuppo ben bene un piede. Alla seconda pozza, quella subito prima del Marilu’, non mi faccio scrupoli e mi arrampico in alto per passare. Approfitto della posizione sopraelevata per fare foto dei miei amici.

Un pipistrello, non sa che rischia grosso a riposare in quel punto. Se arriva la piena, se lo porta via.

Dal Marilu’ oggi parte un getto d’acqua che si trasforma in una cascata di dimensioni rispettabili. Massimiliano ha accompagnato parte degli allievi ad affacciarsi in sicurezza ed ammirare il panorama.

Per i restanti arditi lascia a me il piacere di fare da accompagnatore.

Quando tutti hanno avuto un assaggio della vista dal pozzo Marilu’, riprendiamo la strada di casa. Mi fermo per fare una foto ad un discreto arrivo d’acqua che incontriamo a meta’ meandro.

Alla sala del teschio ci fermiamo a fare pranzo. Provo un paio di foto al gruppo ignaro. La prima piu’ scura ed intima.

La seconda con piu’ luce, ma anche un po’ sfocata.

Anche Max vuole fare una foto di gruppo. Imposta l’autoscatto sul telefono ma poi non riesce a trovare un appoggio consono.

Intanto provo a farla io, la fotocamera ha una base piu’ larga e riesco a tenerla in equilibrio. Peccato la mia luce sia troppo forte e “brucia” quasi tutti i visi.

Per il pranzo Max ha portato del brodo che riscalda sul fornelletto a gas. E’ piacevole sorseggiare qualcosa di caldo cercando di non ustionarsi la bocca. Come contorno, ognuno consuma il proprio pranzo. A fine pasto si riprende a salire.


Fabio sale per primo e va ad attendere i corsari in arrivo. Passati un paio di loro scaliamo. Sale Stefano, poi io quindi Max.

La pozza malefica con la corda alta e’ cosi’ semplice che quasi le tolgo l’appellativo degradandola a pozza semplice!

Al P19 saliamo…i tempi d’attesa sono lunghi, ma lo sapevamo e aspettiamo con fiducia il nostro turno. Salgo insieme ad Enrico. E’ stanco ed all’uscita del pozzo si impiccia facendosi prendere dallo sconforto. Lo tratto male quel tanto che basta da dargli un poco di carica. Alla fine ce la facciamo a farcela. Urliamo la libera e ci avviamo verso l’uscita.
Eccomi fuori. Mi faccio un selfie. Oggi ho provato il casco nuovo…devo dire che e’ stato una delusione. Sulla luce e la durata della batteria nulla da dire, sono favolose. Il problema e’ nel peso del portabatterie posteriore. Questo nuovo casco, che avrebbe dovuto essere bilanciato, mi da comunque problemi. Nonostante tutte le prove fatte oggi in grotta, appena iniziavo a muovermi mi ritrovavo il casco appoggiato sulla nuca con la luce puntata in alto. A condire il tutto un accenno di torcicollo inizia a farsi sentire. Peccato, dovevo provarci, ma peccato.

Ecco Fabio mentre si cambia. Mi pare soddisfatto dell’uscita. Benone.

Anche Elena non sembra dispiaciuta.

Stefano e’ pronto da tempo e scalpita per partire, si aggira per la piana come un lupo in gabbia.

Quando siamo tutti pronti ci dividiamo nelle macchine tra chi rimane a cena e chi torna a Roma…io, nemmeno a dirlo, sono nel gruppo per la cena. Dopo i saluti, partiamo. A Carpineto lasciamo la macchina al parcheggio e saliamo verso la Sbirra.

Fa freddo, ma la prospettiva di un buon pasto gia’ ci rallegra e riscalda.

Nonostante siano poco piu’ delle 4 del pomeriggio i “santi Sbirriani” ci ospitano senza problemi. Eccoci pronti ed affamati.

La cena completa degnamente la giornata. Il ritorno ci trova soddisfatti e rilassati. Alla prossima.