Con Barbara, Chiara, Giuseppe, Simone, Fabio, Valerio ed io. Supporto esterno di Nerone, Elia ed Alfredo.
La mattina ricevo il messaggio di Valentina, mi avverte che si sente poco bene e non potra’ venire in grotta oggi. Le auguro pronta guarigione e proseguo nei preparativi. Dopo la colazione con Betta, prendo la macchina e parto. Lungo la strada mi accordo con Simone per vederci da Cicchetti. Arrivo al bar con largo anticipo rispetto a loro e ne approfitto per un’aggiuntina di colazione. Quando arrivano facciamo una adeguata sessione di saluti e poi ci organizziamo per proseguire. Lascio la mia macchina e vado con Simone e Chiara. Giuseppe e Barbara ci seguiranno con la loro. Facciamo una rapida sosta al magazzino per prendere il necessario.

La sosta successiva e’ al parcheggio vicino alla grotta dove troviamo Valerio e Fabio gia’ quasi pronti. Iniziamo subito con i nostri preparativi per andare.

Barbara e Giuseppe sono pronti, io ancora no, pero’ perdo tempo a fare foto in giro.

Anche se e’ il cielo e’ nuvoloso ed a tratti ha piovuto, nel momento in cui mi vesto della tuta, esce il sole. Immediatamente inizio a sudare quindi mi sposto sotto gli alberi per infilare l’imbrago. Dopo rimango la’ ad aspettare i miei amici.

Appena pronti, partiamo. Valerio prende la testa del gruppo.

Mentre il resto del gruppo arriva in ordine sparso, mi occupo di spiegare loro qualcosa della grotta. Nel frattempo Valerio monta la corda per l’ingresso.

Facciamo il piano di massima per la giornata. Fabio e Valerio entreranno per primi ed andranno al fondo per proseguire i lavori. Io li seguiro’ dopo aver fatto il primo pozzo insieme al quartetto dei miei amici orvietici. Prima che Valerio parta mi raccomando con lui: “Prendi lo zappetto alla base del primo pozzo, ti sara’ utile per drenare l’acqua in fondo, dove lavorerete”. Mi fa un cenno di assenso e scompare velocemente giu’. In un paio di minuti anche Fabio parte.

Ecco Simone e Chiara. Oggi Chiara non e’ molto in forma e quasi quasi avrebbe rinunciato, pero’ con mille moine alla fine l’abbiamo convinta.

Aspettiamo un quarto d’ora abbondante che la nostra squadra di punta vada abbastanza avanti, in modo da scongiurare pericoli in caso di caduta di sassi, eventualita’ tutt’altro che remota. Della seconda tornata, il primo e’ Simone, lo seguo subito per spiegargli qual’e’ l’armo del primo pozzo che desidero doppiare. Decidiamo insieme cosa fare poi continuo la discesa per fare posto a Chiara. Visto che sono rimasti loro due e poi Barbara e Giuseppe, li lascio soli perche’ possano sfruttare le 2 vie parallele per fare una romantica discesa in coppia. Rimaniamo d’accordo che loro si fermeranno in cima all’ultimo pozzo per valutare se e’ il caso di fare una risalita per dare una sbirciatina.
Gia’ quando arrivo in fondo al primo pozzo noto che oggi lo stillicidio e’ particolarmente intenso, molto piu’ delle altre volte. Come mi aspettavo, lo zappetto giace ancora placidamente la’. Con un sospiro lo prendo e lo infilo nello zaino. Per buona misura alla partenza dell’ultimo pozzo prendo con me anche una cofana, magari servisse per togliere altro fango. Giu’ al fondo lo stillicidio e’ ancora molto forte ma per fortuna la zona lavori ne e’ abbastanza immune. Mi levo l’attrezzatura poi vado a curiosare. Come mi aspettavo sono nel pieno del lavoro. Di acqua alla base della strettoia ce n’e’ in abbondanza, li avverto che ho portato lo zappetto ma ora sono troppo impegnati nello scavo per pensare a tenere i piedi all’asciutto. Mi dispongo dietro a Fabio cercando di dare una mano. La situazione e’ questa, Valerio e’ nella strettoia pigiato come un’acciuga e con i piedi immersi nell’acqua, Fabio passa gli strumenti che mano mano servono, anche lui ogni tanto lancia dei moccoli quando deve poggiare il ginocchio nell’acqua. Mentre faccio del mio meglio per rendermi utile, mi aggiornano brevemente. Valerio e’ ancora l’unico di noi 3 in grado di infilarsi nello stretto passaggio. e’ pero’ convinto di poter passare oltre con poco lavoro. La sua intenzione e’ appunto quella di passare e poi allargare stando dall’altra parte, afferma che sara’ piu’ facile.

Passiamo un paio d’ore circa lavorando di buona lena, sempre nella stessa configurazione, Valerio avanti, Fabio in prima linea ed io nelle retrovie. I miei amici sopra sono arrivati in zona, la partenza dell’ultimo pozzo, da un po’, ne avverto i rumori. Ad un certo punto sento chiamare dall’alto. Salgo fino alla base del pozzo per sentire. E’ Simone, mi avverte che secondo loro la risalita e’ inutile farla, e non la faranno. Oltre a questo, Chiara ha iniziato a sentire mal di gola, tossisce e preferisce uscire. Simone la accompagnera’ fuori. Barbara e Giuseppe, lasciati soli ed inoperosi, decidono di scendere a farci visita. Aspetto che arrivino per far loro delle foto.

Eccoli felici e sorridenti.

Mentre stiamo completando il loro book fotografico, fa la sua comparsa Valerio. Dice di essere distrutto dal freddo e dalla stanchezza. Evito di rammentargli che avrebbe fatto meglio ad usare lo zappetto per poter lavorare a piedi asciutti. Non voglio infierire. Non e’ riuscito a passare, ma ha comunque fatto un gran lavoro.

Ecco ancora Valerio mentre riprende fiato e si organizza per uno spuntino.

Visto l’abbandono per ko tecnico di Valerio, l’abbandono di Simone e Chiara per avverse condizioni di salute, il freddo incombente che inizia a ghermire sia Fabio che me, decidiamo di chiudere qua la giornata di scavo. Proseguiremo la prossima volta, con migliori risultati, speriamo. Ad ogni modo una buona notizia la portiamo a casa, Valerio si e’ affacciato oltre lo stretto ed ha visto un pozzetto di circa 5 metri.
Dopo lo spuntino si parte per la salita. Valerio sale per primo, lo segue Fabio. Barbara, Giuseppe ed io procediamo in coda. Come terzo parto io, oramai il freddo si e’ impossessato di me, ma la salita lo sconfigge presto. Dopo di me sale Giuseppe. Andiamo ad un frazionamento di distanza l’uno dall’altro. Al secondo frazionamento muovo inavvertitamente una roccia col piede. Diventa instabile tutto un gruppo di rocce incastrate in una fessura. Le tengo ferme ed intanto chiedo a Barbara di mettersi al riparo ed a Giuseppe di raggiungermi prima che puo’. Ci assicuriamo ancora un paio di volte che Barbara sia al riparo poi…scateniamo l’inferno. tolto il primo sasso, di seguito cadono anche decine di altri. I piu’ grossi li spostiamo poco piu’ in alto senza farli cadere. Molti altri, della grandezza di una mela, cadono giu’ per la gioia di Barbara. Alla fine raggiungiamo una situazione abbastanza sicura. Mi riprometto, la prossima volta, di scendere, togliere la corda e fare pulizia per bene. Sara’ faticoso ma non si puo’ rischiare in questa maniera.
Proseguiamo la salita sempre ad un frazionamento di distanza l’uno dall’altro. Saliamo cosi’ fino alla strettoia successiva.

Qua facciamo cambio, aspettiamo che arrivi Barbara e Giuseppe la fa passare avanti. Ora e’ Barbara che mi segue ed e’ Giuseppe a chiudere la fila.

La salita dei pozzi e le strettoie successive non sono un gran problema. Dopo la seconda strettoia, continuo ad salire senza aspettare i miei amici. Mi fermo al terrazzino di fango fino a che non sento i loro rumori.

Senza fretta mi approprio di una delle 2 corde che salgono l’ultimo tratto e vado verso lo sprazzo di luce che indica l’uscita.

Fuori trovo Simone e Chiara che aspettano, sono andati alla macchina, si sono cambiati e poi son tornati qua. Valerio e Fabio invece sono ancora in tenuta fangosa. Proprio mentre metto la faccia fuori dalla grotta, dei loschi figuri si avvicinano dal sentiero. Ma sono Nerone, Elia ed Alfredo! Come promesso sono venuti a preparare un allegro spuntino caldo per chi e’ andato in grotta.

Sono un poco sorpresi di vederci gia’ fuori, gli spieghiamo che oggi c’era troppa acqua in grotta, che Valerio era “finito” dal freddo e che inoltre io devo essere a Roma presto per festeggiare con Betta la festa della mamma.

Ad ogni modo i nostri eroici vivandieri non si perdono d’animo ed in pochi minuti son gia’ in grado di allietarci con pane croccante e scamorza fusa. Per le “zazicchie” ci vuole piu’ tempo, ma non molto.

Simone e’ vicino all’ingresso per sentire come procede la salita per Barbara e Giuseppe.

Chiara invece si e’ impossessata di un panino piu’ grande di lei e tenta Simone proponendogli di spartirlo.

Dopo un fugace spuntino inizio a sentire freddo ed inoltre l’ora si fa tarda. La festa della mamma mi reclama. Saluto tutti con la speranza di poter ripetere un tale festino senza vincoli di tempo, e prendo la strada della macchina.

La nebbia copre la zona dei bagordi impedendomi un’ultimo sguardo di invidia.

I soliti 4 passi e sono alla macchina.

Come sempre, se all’andata e’ uscito il sole nel momento meno indicato, ora, per mantenere il tradizionale tempismo, inizia a piovere. Per fortuna la veranda del vicino caseggiato ci accoglie mentre indossiamo vestiti asciutti.
Per il recupero della macchina costringo Chiara e Simone a darmi un passaggio fino da Cicchetti. Magari loro avrebbero preferito assaggiare le prelibatezze preparate dai nostri vivandieri, pero’ sara’ per la prossima volta. Nerone infatti li ha invitati tutti al campo estivo dove ci sara’ occasione per una allegra mangiata in compagnia e senza vincoli di tempo. Il ritorno a Roma e’ senza storia e come tale non merita descrizioni particolari. Alla prossima.