Alla Doppio Rum per fare il rilievo, con Valentina, Gabriele ed io.
Stavolta siamo una piccola squadra. La mattina Gabriele passa a prendermi poi andiamo al parcheggio Metro della Rustica a prendere Valentina. Alla Metro troviamo anche un simpatico gruppo di amici, primi tra tutti Rosa e Stefano. Molti non li conosco, ma li saluto comunque con allegria. Poi Gabriele mi spieghera’ che sono del gruppo Gullivert e stanno facendo una uscita di corso. Dopo aver completato la nostra squadra, partiamo decisi alla volta di Subiaco. La sosta “colazionatoria” da Cicchetti e’ oramai una abitudine gradita e consolidata. Quando riprendiamo la macchina per proseguire, facciamo il censimento di quel che ci serve per portare a termine il programma giornaliero. Concludiamo di avere gia’ tutto il necessario, possiamo evitare di passare al magazzino del gruppo. Tiriamo dritti su per Livata. Strada facendo telefono a Maurizio per sapere se ha voglia di unirsi a noi, purtroppo non riesco a parlarci. Gabriele propone di fare sosta all’ospedale per un saluto a Nerone. Accettiamo ben volentieri. Lo avvertiamo della visita e saliamo al suo reparto. Nerone in divisa da lavoro e’ uno spettacolo da non perdere, ho scordato in macchina la fida fotocamera, pero’ rimedio con il cellulare. Eccolo in tutto il suo splendore mentre iniziamo a salutarci per andare…dico cosi’ perche’ con Gabriele i saluti di commiato prendono sempre una porzione considerevole del tempo di una visita!Tra una sosta e l’altra, ne facciamo un’altra per le cibarie, finalmente arriviamo a destinazione. Il tempo non e’ dei migliori ed il cielo e’ grigio, ma ancora non piove. Iniziamo a prepararci.
Foto sull’ultimo lembo innevato.
Mentre camminiamo sbocconcello la pizza acquistata all’alimentari di Livata. E’ complicato masticare, camminare e chiacchierare in contemporanea, ma con qualche ansimo, ci riesco. Foto di gruppo con pizza modellata artisticamente ad ometto.
Eccoci in vista della grotta.
Gli ultimi metri, indico il caratteristico recinto neroniano a Valentina, lei e’ la prima volta che viene alla grotta.
Eccoci all’ingresso. Ultime sistemazioni prima di entrare.Tra una foto e l’altra, io preparo l’attrezzatura per il rilievo mentre Valentina e Gabriele fanno esercizi coi nodi e sistemano la corda iniziale.
Si parte. Sono quasi le 11.
Entro prendendo i punti col DistoX. Per il primo tratto faro’ solo la poligonale perche’ a casa ho gia’ il vecchio rilievo fino al vecchio fondo, lo ha fatto Gabriele anni fa. Ci ammucchiamo tutti alla partenza del primo pozzo e partiamo per la discesa.
Sfrutto biecamente i miei amici costringendoli ad indicarmi il punto per il caposaldo successivo.
A meta’ pozzo, al terrazzino fangoso, ci raduniamo nuovamente.
Gabriele parte per primo per la seconda parte del pozzo. Noi rimaniamo immobili per non tirargli dietro palle di fango misto a sassi.
Dopo di lui parte Valentina. Io per ultimo a continuare il rilievo.
Il pozzo successivo parte dopo un passaggio stretto ma breve, Gabriele si infila.
Eccolo mentre scompare nella frattura.
Arrivato alla corda, puo’ partire Valentina.
Valentina si sistema comoda ed attende la libera da Gabriele.
Quando parte pure lei, mi avvicino io, continuando a giocare col DistoX.
I passaggi successivi sono quelli piu’ ostici, ogni pozzo e’ preceduto da un cunicolo allargato a viva forza in lunghi anni di lavoro, da tanti speleo, tra i quali Gabriele. Passarli con tutti gli ammennicoli da rilievo che ho appesi al collo mi richiede alcuni sbuffi e molti sospiri. Delle foto mi scordo proprio. Arriviamo cosi’ al “vecchio” fondo. L’esplorazione era ferma qua da ben 4 anni. L’ultimo tratto allargato e’ in corrispondenza alla base del vecchio fondo. Anche questo si presenta come un lavoro titanico. Il passaggio ricavato ci permette di accedere alla zona nuova. Da qua iniziamo il rilievo vero e proprio. Il nuovo pozzo e’ ampio e sembra proseguire anche verso l’alto. Scarica ancora un poco, i miei amici si tengono bene al riparo mentre scendo.
Arrivo al terrazzo intermedio e rivedo i miei amici. Sono inzeppati in fondo al “nuovo”, speriamo temporaneo, fondo.
Per sicurezza faccio un’altra foto, senza tener conto del fango sull’obiettivo, raccolto durante l’ultimo passaggio stretto.
Eccoci ricongiunti.
Vado avanti a prendere i punti fino a dove inizia la parte ancora da allargare. Fatto questo, chiudo il rilievo e ripongo l’attrezzatura. Nel frattempo Gabriele e Valentina fanno un veloce spuntino. Mi unisco a loro e poi iniziamo a lavorare per allargare. Praticamente ora, dopo l’ultima uscita di Nerone e Valerio, si puo’ andare avanti un altro paio di metri fino ad un ambiente un pelo piu’ largo dove ci si affaccia su un meandro, nel primissimo tratto largo non piu’ di un palmo. I cambi in zona lavori sono dettati dal freddo. Uno solo di noi puo’ stare avanti a scavare. Quando qualcuno di chi sta fermo inizia ad accusare il freddo, ci si scambia. L’uso di mazzetta e scalpello permette di recuperare velocemente una buona temperatura interna.
Nelle uscite precedenti, le lunghe attese devono aver scatenato l’estro artistico di qualcuno, ne troviamo le prove in un pregevole manufatto appoggiato alla parete.
Valentina al lavoro, vado a vedere come procede. Abbiamo deciso di utilizzare i sassi che togliamo da davanti a noi per creare degli scalini dietro che facilitino salita e discesa in zona lavori.
Andiamo avanti parecchio alternandoci spesso. Il lavoro procede bene. Valentina ha il fisico adatto ad assumersi il ruolo di strettoista e quindi appena possibile la mandiamo a vedere cosa succede avanti.
Non ci sono notizie ottime, Valentina riesce ad andare avanti un paio di metri poi il meandro, ritorna ad essere stretto un palmo. Dove restringe fa una curva a sinistra ad angolo retto e, come se non bastasse, un metro piu’ avanti ne fa un’altra ancora ad angolo retto ma a destra. La grotta non si concede mai facilmente, ma questa vuole proprio esagerare. Comunque di aria ce n’e’ e le difficolta’ non ci spaventano. Per oggi abbiamo fatto abbastanza, torneremo. Ci riuniamo alla base dell’ultimo pozzo per darci una sistemata e ricomporre gli zaini. Gabriele sembra avere la barba bionda, ma non vi lasciate ingannare, e’ il fango.
Valentina inizia a salire. Io la seguo ad un frazionamento di distanza ogni volta che posso. Gabriele parte per ultimo, rimaniamo d’accordo che salendo recuperera’ una zappetta, l’abbiamo vista scendendo, e la usera’ sul terrazzino del primo pozzo per liberarlo da un poco di fango. La salita prosegue lenta ma regolare.
Il pozzo nuovo non e’ proprio breve. Evito di guardare verso l’alto e di fare foto perche’ ogni tanto qualche sassetto arriva. Quando riesco a fare foto vengono cose nebbiose perche’ trasudo vapore come una locomotiva.Visti i scarsi risultati, rinuncio alle foto e ripongo la fotocamera. Nel salire ricordo di Marco, mi ha detto che il nostro amico comune, Filippo, usa risalire facendo 10 pedalate, una breve sosta, altre 10 pedalate, altra sosta, e cosi’ via. Filippo oramai si dedica a grotte da -1000 in giu’. Penso, magari e’ una buona tecnica, voglio provare. La adatto subito alle mie capacita’ dimezzando le pedalate a 5 ed allungando la breve sosta. A conti fatti di questa tecnica mi piace solo la parte della sosta, le pedalate erano e rimangono faticose.
Tra ansimi, sbuffi e qualche imprecazione riesco a tenere dietro a Valentina, Gabriele ci segue ad un pozzo di distanza. Arrivati al primo pozzo, Valentina ed io saliamo fino al terrazzino fangoso e ci fermiamo ad aspettare Gabriele. Quando ci prende freddo mandiamo un paio di urla verso il nostro amico ma solo il silenzio ci fa da risposta, la cosa inizia a preoccuparci un poco. Alla fine il freddo vince, riprendiamo la salita. Da questo punto ci sono 2 corde quindi possiamo salire assieme. Nel partire faccio cadere un sasso di sotto, non mi preoccupo di urlare, l’ho fatto pochi secondi fa e nessuno ha risposto. Sentiamo il sasso arrivare alla base del pozzo facendo un discreto rumore. Lui, il sasso, riesce dove le urla avevano fallito. Una vocina viene dal basso, si sente un: “Ma e’ libera?!?”. Urliamo di si con sollievo e riprendiamo la salita facendo molta attenzione a non far cadere altri sassi. Fuori e’ notte, ma che ore sono? Forse abbiamo fatto piu’ tardi di quanto pensavamo. Oltre ad essere buio, fa un freddo cane. L’intenzione di aspettare l’arrivo di Gabriele svanisce come brina al sole. Ci incamminiamo verso la macchina. Siamo arrivati da pochi minuti quando vediamo arrivare una macchina. Con grande sorpresa vediamo che la macchina e’ occupata da Maurizio. Dopo i saluti, ci informa, tutti nel nostro gruppo erano preoccupati. Maurizio essendo in zona e’ venuto a controllare che fosse tutto a posto. Mi spiego la loro preoccupazione quando mi dice l’ora, sono le 9.30 passate!
Valentina ed io tranquilliziamo Maurizio e, mentre lui avverte il resto del gruppo, finiamo di cambiarci. Nel frattempo di Gabriele nemmeno l’ombra. Maurizio decide di andare verso l’ingresso della grotta per vedere quando esce. Lo accompagno, pero’ prima devo cambiare le pile alle lampade. Ora, visto l’orario, capisco perche’ si sono scaricate entrambe.
In corrispondenza della piana con l’ultimo scampolo di neve, vedo una luce nel bosco alla mia destra. E’ Gabriele! Ci riuniamo e torniamo assieme alla macchina.
Provo a fare delle foto ai miei amici mentre camminano ma i risultati sono deludenti. Rimetto la fotocamera a riposare, per oggi ha fatto il suo lavoro.
Alla macchina anche Gabriele si concede il dolce piacere di avere finalmente addosso dei vestiti asciutti. Maurizio si congeda contento di poter andare a riprendere il riposo interrotto. A noi resta altro che tornare senza fretta a Roma. Stavolta e’ troppo tardi per una sosta a Marano, le fettuccine saranno per un’altra volta, la prossima.