Gita solitaria a Doppio Rum.
Sarei dovuto andare domenica con Gabriele a festeggiare il compleanno di Tarcisio. Questo prima che un impegno imprevisto mi costringesse a cambiare programma. Da un momento all’altro, la mattina di sabato, mi sono trovato col sabato libero e la domenica impegnata. Svelto mando un messaggio ai miei amici per avvertire che intendo unirmi al gruppo che va a Doppio Rum. In tutta fretta faccio lo zaino ed esco di casa carico di zaino e buste varie. Nei pressi di via Livorno faccio un simpatico incontro, mentre cammino sento dire alle mie spalle: “Si va in grotta?!?”. Chi ha parlato e’ un uomo sulla settantina, cosi’ a colpo d’occhio, ma ancora in forma. Al mio sguardo incuriosito si sbriga a spiegare, anche lui e’ stato speleologo, ma negli anni ’60. Scambiando qualche chiacchiera scopriamo che proveniamo entrambi dallo SCR. Vado di fretta, lo saluto augurandogli buona giornata e promettendo di salutargli Gianni…Peccato mi sia scordato di chiedere il suo nome!
Recuperata la macchina, mi dirigo decisamente verso la grotta. Naturalmente, solo o in compagnia non posso esimermi dal fare sosta da Cicchetti per una sostanziosa colazione di rinforzo. Tornando alla macchina ricevo un messaggio da Valerio che mi rovina la colazione. “Ero solo”, dice, “e quindi ho rinunciato ad andare”. Mi offro di passare a prenderlo ma non lo convinco. Ora sono io ad essere solo. Ci penso su almeno un decimo di secondo. Oramai ho fatto parecchia strada, mi interessa vedere questa grotta, mi rassegno e decido di proseguire andro’ a visitarla in solitaria. Scrivo al gruppo della mia intenzione e riparto. Strada facendo chiamo Maurizio, magari e’ a Livata, pero’ stavolta e’ rimasto a Roma causa influenza. Nulla da fare, intanto continuo a salire. All’alimentari di Livata faccio incetta di pizza. Allo spiazzo di Campo dell’Osso mi fermo al bar dove lavora Livia per salutarla approfittando anche per un caffe’. Sbrigato tutto quel che dovevo, vado a parcheggiare sotto un albero perche’ il sole oggi scotta parecchio.Mi cambio velocemente, chiudo la macchina e parto. La fotocamera fa di nuovo le bizze, ho fatto appena un paio di foto e gia’ indica che la batteria e’ scarica…brutto segno.
Oramai la neve e’ quasi un ricordo. Pochi passi e sono all’ingresso della grotta.
Non ho molto materiale d’armo con me, ho portato una corda e la sistemo alla meno peggio.
Improvvisamente ricordo di essere solo, non ho nessun amico da martirizzare con le foto. Mi devo rassegnare e farmi un selfie. Il resto delle foto saranno nature morte!
Tolgo la grata di protezione dall’ingresso. La volta scorsa sono arrivato fin qua.
Scendo il primo metro e guardo verso l’alto. C’e’ una zolla di terra farcita di radici e sassi. Con un poco di pazienza tolgo i sassi che rischiano di cadere. Mi riprometto di consigliare a chi viene piu’ spesso una pulizia piu’ attenta alla prossima occasione.
Dal primo frazionamento partono 3 corde, 2 rosse ed una verde. Una di quelle rosse e’ armata con un coniglio molto aperto, un’asola del coniglio sfrega contro la roccia e ne ha leggermente consumato la calza. Provo la verde ma e’ leggerissima, probabilmente,mi dico, e’ frazionata subito sotto. La mia scelta, per esclusione, finisce sulla seconda corda rossa. Inizio a scendere.
Appena entro nel fuso del pozzo vedo delle belle radici che spuntano dalla roccia sul soffitto, fanno un bell’effetto.
Sceso qualche metro scopro perche’ la corda verde era cosi’ leggera…termina li’! La cosa simpatica e’ che penzola senza nodo di fine corda. Deve essere un espediente per istigare al suicidio chi si avventura incautamente in grotte sconosciute. Non mi sembra una cosa ben fatta e mi riprometto di sistemarla al ritorno, intanto mi allungo verso la corda verde e riesco a farci un nodaccio.
Al frazionamento successivo trovo la corda tutta arricciata.
Non ho molto di meglio da fare oltre a visitare la grotta, quindi apro la maglia rapida e districo un poco la corda.
Continuo a scendere, proprio un bel pozzo, non c’e’ che dire. Piu’ avanti si incontra un terrazzino di una metrata, pieno di terra e sassi. Questi formano uno scivolo e facilmente qualcosa la si tira giu’. Sarei tentato di darci una pulita ma non so cosa c’e’ sotto quindi desisto.
Arrivo alla base del primo pozzo.
Mi infilo nella finestra per il pozzo successivo. Le pareti sono decorate da concrezioni, in parte nuovamente consumate dall’acqua che cade dall’alto.
Davanti a me, o dietro, dipende dai punti di vista, trovo una parete di sassi piu’ o meno tenuti assieme da non so cosa. Non e’ bellissimo a vedersi ma sembra stabile.
Scendo il pozzo, ora diventa un poco stretto.
Verso la fine pero’ allarga di nuovo. Inizio a trovare tracce di “cantieri” di scavo. C’e’ un cunicolo in discesa di almeno 3 metri dove si nota il gran lavoro fatto per poter proseguire.
Proseguo. Lo scivolo e’ quasi comodo, a voler essere schizzinosi, l’uscita e’ un poco macchinosa. Visto pero’ il lavoro fatto, mi sembra un peccato veniale.
Ci sono molti sassi dall’aspetto poco rassicurante ma per il momento non sembrano intenzionati a muoversi da dove sono.
Alla base del terzo pozzo trovo un altro cunicolo in discesa. Anche qua ci sono resti di “cantiere di scavo”. Anche qua tanto di cappello per l’enorme lavoro fatto.
Percorro il cunicolo e sbuco alla partenza di un ulteriore pozzo.
Probabilmente e’ questo il pozzo nuovo di cui mi hanno parlato. Scendo a dare una occhiata.
A meta’ pozzo la verticale si sposta di un paio di metri. In corrispondenza dello spostamento trovo una placchetta. Il nodo sulla corda gia’ c’e’, manca solo un moschettone. Ne sacrifico uno di quelli della longe, ne potro’ fare a meno per un poco.
Continuo la discesa fino alla base del pozzo. Subito dopo la grotta sembra decisa a stringere di nuovo. Forse piu’ avanti uno smilzo riesce a passare. Il segno di uno spuntone di roccia fatto saltare via col martello me ne fanno convinto. Allora, penso, magari sono andati ancora piu’ avanti. Sono molto curioso di vedere cosa c’e’ dopo.
Con pazienza e l’ausilio dell’unica mano abile, sposto qualche sasso. Riesco a liberare la visuale. Riesco addirittura a calarmi giu’ di un metro ma dopo stringe troppo, non potrei farcela. Forse con un martello potrei allargare, ma anche ad averlo non saprei come maneggiarlo con la mano sinistra fuori uso. Comunque lo scavo mi ha convinto che avevo valutato male, non credo che per di qua sia ancora sceso qualcuno. Lo faranno sicuramente alla prossima uscita. In caso chiedero’ a loro di descrivermi cosa c’e’ dopo e cosa provoca il rumore d’acqua che si sente appena dopo la prima curva.
Riprendo fiato e tolgo un poco di fango dalla tuta. Sono riuscito ad infangarmi anche facendo nulla. Vorrei bere un goccio d’acqua ma ho lasciato lo zaino sopra a questo pozzo.
Salgo, rifaccio il cunicolo condendo l’azione con sbuffi ed imprecazioni. Recupero lo zaino e bevo un lungo sorso d’acqua.
La fotocamera inizia a dare segni di stanchezza, devo limitarmi con le foto. La metto al caldo nella tuta e continuo a salire gustandomi la grotta in questa versione inusuale, tutta per me. Chiedo un piccolo sforzo alla fotocamera solo all’ultimo pozzo, ma poi la spengo subito.
Al tetto delle radici mi fermo a prendere respiro. Dopo mi sistemo comodo al frazionamento ed inizio a lavorarci per dare una sistemata. La corda verde la tiro su e la ammatasso legandola poi di lato. Per la corda rossa con la quale sono sceso posso fare poco, la lascio com’e’. A quella col coniglio scambio gli attacchi, metto l’anello che era a destra, a sinistra e ci metto la corda con un bocca di lupo. Recupero cosi’ una maglia rapida che utilizzo a destra per fare in modo che la corda non sfreghi sulla roccia. Al posto del bocca di lupo e’ necessario mettere una maglia rapida ma dovranno farlo i miei amici alla prossima occasione.
Fatte le sistemazioni che mi ero ripromesso, esco. C’e’ un bel calduccio fuori. Disturbo nuovamente la fotocamera per riprendere il salotto composto da Gianluca la volta scorsa.
Eccolo piu’ nel dettaglio. La fotocamera sembra essersi ripresa un poco, facile, ora che non mi serve quasi piu’!.
Sistemo le mie robe e prendo la via del ritorno alla macchina.
Ecco quel che rimane del superbo manto nevoso di un mese fa.
Mi gusto il caldo del sole mentre cammino sorseggiando quel che resta dell’acqua.
Arrivato.
Fiorellino con pigna.
Mi cambio senza fretta, sono le 15 passate, qualche ora di grotta alla fine sono riuscito a farla. Per concludere degnamente la giornata passo di nuovo a salutare Livia. Purtroppo e’ indaffaratissima e mi concede solo un saluto veloce ed una foto quasi rubata. Ci salutiamo augurandoci vicendevolmente di rivederci presto in grotta.
Riprendo la macchina, non ho altro impegno ora che tornare a casa. Sono riuscito comunque a passare qualche ora serena in grotta, ho visitato finalmente Doppio Rum. A conti fatti posso dirmi soddisfatto. Alla prossima.